Leopold Alois Hoffmann

Leopold Alois Hoffmann in una litografia d'epoca

Leopold Alois Hoffmann (Niederwittig, 22 gennaio 1760Wiener Neustadt, 2 settembre 1806) è stato uno scrittore, giornalista, agente segreto, germanista, drammaturgo e massone austriaco.

Secondo molti suoi contemporanei, nel periodo dei malumori dovuti alle riforme di Giuseppe II, Hoffmann fu una spia governativa.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Hoffmann nacque a Niederwittig presso Kratzau (attuale Chrastava) al confine settentrionale della Boemia, che all'epoca era parte della monarchia asburgica. Suo padre, Johann Friedrich Hoffmann (1720–1767), era un ciabattino e sarto di successo in città. Leopold frequentò il prestigioso Matthias-Gymnasium a Breslavia, tenuto dai gesuiti, per poi trasferirsi a studiare per un breve periodo a Vienna e quindi, nel 1777, a Praga dove si lanciò come scrittore.[1] La sua prima pubblicazione fu un volume di ballate e poemi religioso-patriottici che ottennero l'approvazione di Michael Denis, una delle figure più importanti della scena letteraria viennese.

Nel 1782 si trasferì definitivamente a Vienna dove si pose al servizio dell'editore pubblicista Johann Ferdinand von Schönfeld. L'ascesa al trono di Giuseppe II del Sacro Romano Impero come nuovo imperatore nel 1780 aprì la strada al pensiero illuminista. Scrivendo anonimamente o sotto uno dei suoi molteplici pseudonimi, produsse diversi pamphlets e scrisse per diverse testate giornalistiche. Nel 1783 divenne massone: gran parte del tono politico dei suoi scritti durante questo periodo fu radicale proprio in relazione al suo appoggio alla massoneria.[2] Il giornale principale per cui scrisse dal 1782 al 1784 fu il "Verità settimanali sui predicatori a Vienna" ("Wöchentlichen Wahrheiten für und über die Prediger in Wien"), che metteva in relazione o criticava i sermoni settimanalmente detti durante le messe nelle chiese di Vienna con gli standard dell'"giuseppinismo illuminato".[3] Divenne quindi segretario di Otto Heinrich von Gemmingen-Hornberg che nel 1783 divenne il principale giornalista della testata per cui lavorava. Fu attraverso von Gemmingen che Hoffmann entrò in contatto con la massoneria viennese e col circolo degli "Illuminati", di cui divenne membro col nome d'ordine di Sulpicius [4]. Nell'aprile del 1783 venne accettato come membro nella loggia massonica "Alla Beneficenza" ("Zur Wohltätigkeit"), che era stata da poco fondata da von Gemmingen e di cui, dal novembre del 1783, Hoffmann divenne segretario.[5] Successivamente, Hoffmann e von Gemmingen entrarono in conflitto. L'origine di questi dissidi ancora oggi non è del tutto chiaro.[6] Hoffmann, come segretario della loggia, accusava von Gemmingham di non avergli corrisposto da tempo il suo onorario e di non aver mantenuto alcune promesse fattegli.[6] Nel 1785 Hoffmann lasciò Vienna, sfruttando la sua amicizia personale col diplomatico Gottfried van Swieten, coinvolto direttamente nelle riforme sull'educazione di Giuseppe II e molto influente a corte, per ottenere una cattedra di lingua tedesca all'Università di Pest, dove rimase sino al 1790.[2]

A Pest Hoffmann incontrò Franz Gotthardi, un ex mercante di caffè entrato poi in bancarotta e ora commissario di polizia sotto copertura. I due divennero amici e Hoffmann si offrì di fargli da spia e da corriere. I germanofoni erano una minoranza a Budapest, e spesso coloro che erano identificati come impiegati governativi erano mal visti. Quando la situazione politica iniziò a fremere in Ungheria, Hoffmann e Gotthardi fecero ritorno insieme a Vienna nel 1790.[2] Il nuovo imperatore Leopoldo II del Sacro Romano Impero, con lo scoppio della Rivoluzione Francese ad ovest, abolì molte delle riforme illuminate del fratello, mentre i massoni vennero generalmente visti come giacobini.[2] Sempre grazie all'amicizia con Gotthardi nel 1790 o nel 1791 Hoffmann ottenne la cattedra di lingua tedesca all'Università di Vienna, nomina che solo in apparenza fu una concessione personale dell'imperatore.[7] Nel 1790 Hoffmann scrisse due pamphlets intitolati "Babele" e "Ninive" contro i ribelli ungheresi, ma questi non fecero presa sul sovrano. Si dice che l'imperatore Leopoldo II abbia affermato a tal proposito: "Questo è un coglione, lo so, ma mi ha reso un servizio eccellente come spia".[8][9] Ad ogni modo, Leopoldo II morì nel marzo del 1792.

Negli anni '90 del Settecento, Leopold Alois Hoffmann divenne sempre più insistente nelle sue visioni reazionarie.[10] Fulminò con le sue parole il neonato giornale "Wiener Zeitschrift", accusando l'illuminismo di aver provocato la Rivoluzione Francese, denunciando come "giacobini" i suoi ex compagni massoni e altri partigiani dell'illuminismo.[2] La sua eloquente ipocrisia non mutò. Un altro autore di pamphlets, Franz Xaver Huber, sfruttò il proprio giornale "Das politische Sieb" per attaccare Hoffmann in un articolo col titolo retorico "Può uno scrittore come il professor Hoffmann [permettersi] di avere influenza sul carattere del popolo tedesco e sui suoi principi?"[3][11] Fu probabilmente da quel titolo che nella mente di molti iniziò a stamparsi chiara l'idea che Hoffmann fosse un'eminenza grigia al servizio del governo e dell'imperatore. Quello di Huber ad ogni modo non fu l'unico attacco che Hoffmann subì in quel periodo: Johann Baptist von Alxinger pubblicò nel 1792 l'"Anti-Hoffmann" mentre Adolph Freiherr Knigge, anonimamente, pubblicò la satira "Le ultime carte del Signor Segretario di Stato santificato Samuel Conrad di Schaafskopf" ("Des seligen Herrn Etatsraths Samuel Conrad von Schaafskopf hinterlassene Papiere"),[12] seguito nel 1793 da ulteriori contributi di Karl Theodor Anton Maria von Dalberg.[1]

Ad ogni modo, ciò che pose fine alla carriera di Hoffmann non furono i suoi detrattori, quanto piuttosto la morte del sovrano che lo proteggeva. Sotto il nuovo imperatore Francesco II, infatti, vennero iniziate delle indagini che misero in dubbio la preparazione di Hoffmann come professore.[3] Hoffmann venne costretto a chiudere il suo "Wiener Zeitschrift" e, alla fine delle indagini, venne costretto a ritirarsi con una modesta pensione.[3] Amareggiato, si trasferì a Wiener Neustadt, appena fuori Vienna, dove visse per il resto dei suoi giorni, continuando a pubblicare articoli aggressivi contro i suoi contemporanei, in particolare contro gli ungheresi, ritenendoli parte della cospirazione massonica allo stato.

Assieme alle sue poesie, Hoffmann pubblicò anche diversi drammi per teatro, spesso rappresentati al Burgtheater ("Teatro di corte") di Vienna.[1]

Hoffmann morì a Wiener Neustadt il 2 settembre 1806. I suoi scritti vennero ben presto dimenticati, ma vennero poi recuperati qualche decennio dopo durante la presidenza del governo di Klemens von Metternich, quando alcuni suoi lavori vennero pubblicati nuovamente.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Kurt Vancsa, Hoffmann, Leopold Alois (eigentlich Franz Leopold, Pseudonym Berger, Genz, Hartberg, Kleeraube, Knauf, Schwab, Straus): Schriftsteller, Publizist, * 29.1.1760 Niederwittig bei Kratzau (Nordböhmen), † 2.9.1806 Wiener Neustadt. (katholisch), in Neue Deutsche Biographie, vol. 9, Historische Kommission bei der Bayerischen Akademie der Wissenschaften (HiKo), München, 1972, p. 433. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  2. ^ a b c d e f Constantin von Wurzbach, Hoffmann, Leopold Alois, in Biographisches Lexikon des Kaisertums Österreich (austrian literature online), Neunter Teil, gennaio 1863, pp. 161–164. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  3. ^ a b c d Leopold Alois Hoffmann, in Epoche Napoleon von der Bastille bis Waterloo. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  4. ^ Pierre-Yves Beaurepaire, L'Europe des francs-maçons, XVIIIe-XXI siècles, Belin, Paris, 2002 p. 200.
  5. ^ Helmut Reinalter, Nachwirkung des Josephismus, in Josephinismus als Aufgeklärter Absolutismus, Böhlau Verlag Wien, 2008, pp. 328–331, ISBN 978-3-205-77777-9.
  6. ^ a b Otto Heinrich von Gemmingen, in Epoche Napoleon von der Bastille bis Waterloo. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  7. ^ Rudolf Vierhaus, Hitz - Kozub, Walter de Gruyter, 1º gennaio 2006, p. 64, ISBN 978-3-11-094653-6.
  8. ^ Franz Xaver Huber, Beytrag zur Characteristik und Regierungs-Geschichte der Kaiser Josephs II. Leopolds II. und Franz II.: Zur Prüfung für die Zeitgenossen und zum Behufe für künftige Historio- und Biographen dieser Monarchen, Deferrieres, 1799, p. 117.
  9. ^ Der Kerl ist ein Esel, ich weiß es; aber er leistet mir als Spion sehr gute Dienste.
  10. ^ Andrea Seidler, Das deutsche Zeitschriftenwesen des Donauraumes (Wien—Pressburg—Pest-Buda) in der zweiten Hälfte des 18. Jahrhunderts (PDF), in A magyar nyelv és kultúra a Duna völgyében / Die ungarische Sprache und Kultur im Donauraum, Nemzetközi Magyar Filológiai Társaság, 1989, p. 111. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  11. ^ "Kann ein Schriftsteller, wie Herr Professor Hoffmann, Einfluss auf die Stimmung der deutschen Völker, und auf die Denkart ihrer Fürsten haben?"
  12. ^ Verteidigung der Aufklärung: Friedrich Nicolai in religiösen und politischen Debatten, Königshausen & Neumann, 1998, p. 185, ISBN 978-3-8260-1975-3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Leslie Bodi: Tauwetter in Wien. Zur Prosa der österreichischen Aufklärung 1781–95. Frankfurt am Main 1977.
  • Erich Donnert: Antirevolutionär-konservative Publizistik in Deutschland am Ausgang des Alten Reiches : Johann August Starck (1741–1816), Ludwig Adolf Christian von Grolman (1741–1809), Friedrich Nicolai (1733–1811). Lang, Frankfurt am Main u. a. 2010, ISBN 978-3-631-61301-6, p. 30–33.
  • Josef Fried: Leopold Alois Hoffmann (1760–1806). Eine Monographie. Dissertation. Wien 1930 (Typoskript; mit Schriftenverzeichnis).
  • Ingrid Fuchs: Leopold Alois Hoffmann. Seine Ideen und seine Bedeutung als Konfident Kaiser Leopold II. Dissertation. Wien 1963.
  • Gustav Gugitz: Leopold Alois Hoffmann und die Wiener Zeitschrift. Die reaktionäre Sendung eines Deutsch-Böhmen. In: Deutsche Arbeit. 10, 1911, p. 533–538.
  • Bernhard M. Hoppe: Wöchentliche Wahrheiten für und über die Prediger in Wien. Ein Periodikum des Josephinischen Zeitalters. Dissertation. München 1989.
  • Bruno Jahn: Die deutschsprachige Presse. Saur, München 2005, ISBN 3-598-11710-8, p. 471.
  • Catherine Julliard: La ›Wiener Zeitschrift‹ de Leopold Alois Hoffmann. In: Voix Conservatrices et Réactionnaires dans les Périodiques Allemands de la Révolution Française à la Restauration. Hrsg. Pierre-André Bois u. a. Bern u. a. 1999, p. 299–323.
  • Wynfrid Kriegleder: Hoffmann, Leopold Alois. In: Wilhelm Kühlmann (Hrsg.): Killy Literaturlexikon. Autoren und Werke des deutschsprachigen Kulturraumes. 2., vollst. überarb. Auflage. de Gruyter, Berlin 2009, vol. 5, p. 527
  • Gustav Krüger: Die Eudämonisten: Ein Beitrag zur Publizistik des Ausgehenden 18. Jahrhunderts. In: Historische Zeitschrift. Band 143, H. 3, 1931, p. 467–500.
  • Helmut W. Lang, Ladislaus Lang: Bibliographie der österreichischen Zeitschriften 1704–1850. Saur, München 2006, ISBN 3-598-23386-8.
  • Marianne Lunzer-Lindhausen: Leopold Alois Hoffmann – Wiener Publizistik im Schatten der Reaktion. In: Wiener Geschichtsblätter. vol. 15, 1960, p. 104
  • Helmut Reinalter: Gegen die ›Tollwuth der Aufklärungsbarbarei‹. Leopold Alois Hoffmann und der frühe Konservatismus in Österreich. In: Von ›Obscuranten‹ und ›Eudämonisten‹. Hrsg. Christoph Weiß. St. Ingbert 1997, p. 221–244.
  • Friedrich Sommer: Die Wiener Zeitschrift (1792–1793). Die Geschichte eines antirevolutionären Journals. Phil. Diss. Univ. Bonn 1929. Sporn, Zeulenroda u. a. 1932 (Sonderdruck aus der Zeitschrift Das Freimaurer-Museum. 7).
  • Ferenc Szäs: Hoffmann, Leopold Alois. In: Christoph König (Hrsg.), unter Mitarbeit von Birgit Wägenbaur u. a.: Internationales Germanistenlexikon 1800-1950. Band 2: H–Q. De Gruyter, Berlin/New York 2003, ISBN 3-11-015485-4, p. 776–777.
  • Fritz Valjavec: Die Anfänge des österreichischen Konservativismus. Leopold Alois Hoffmann. In: Festschrift Karl Eder zum siebzigsten Geburtstag. Hrsg. von Helmut J. Mezler-Andelberg. Innsbruck 1959, p. 169–179.

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