Loligo vulgaris

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Calamaro
Loligo vulgaris
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Mollusca
Classe Cephalopoda
Ordine Teuthida
Sottordine Myopsina
Famiglia Loliginidae
Genere Loligo
Specie L. vulgaris
Nomenclatura binomiale
Loligo vulgaris
Lamarck, 1798
Sinonimi

Loligo affinis, Loligo berthelotii, Loligo breviceps, Loligo mediterranea, Loligo microcephala, Loligo neglecta, Loligo pulchra, Loligo rangii

Nomi comuni

calamaro europeo
calamaro comune

Sottospecie
  • Loligo vulgaris reynaudi
    Orbigny, 1839
  • Loligo vulgaris vulgaris
    Lamarck, 1798

Il calamaro[1] (Loligo vulgaris Lamarck, 1798) in senso proprio, conosciuto anche come calamaro europeo o calamaro comune, è un mollusco cefalopode della famiglia Loliginidae.

Denominazioni dialettali italiane[modifica | modifica wikitesto]

Il calamaro è conosciuto, nelle varie regioni italiane, con nomi dialettali diversi come:[2]

Regione Denominazione
Liguria Caamà
Marche Troffello
Friuli V.G. Totano del riso
Sicilia Calamaru
campania cummarello

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome comune ha lo stesso etimo di "calamaio", dal greco kalamos (calamo), che da astuccio per le penne è passato a indicare nel medioevo il vasetto dell'inchiostro, con allusione quindi alla forma del mollusco e al secreto difensivo di colore nero che emette quando minacciato (analogo al nero di seppia).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È caratterizzato da una conchiglia interna (detta gladio o penna) e un corpo allungato con pinne laterali che raggiungono l'estremità posteriore della sacca.

Possiede 10 arti ricoperti da più file di ventose, divisi tra 8 braccia e 2 tentacoli, questi ultimi di maggior lunghezza. Il colore è roseo-trasparente con venature rosso scuro e violetta. Raggiunge una lunghezza di 30–50 cm.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Si trova abbondante nelle acque costiere a partire dal Mare del Nord fino a quelle del Mar Mediterraneo e lungo la costa occidentale dell'Africa. Questa specie vive dalla superficie fino a profondità di 500 m e viene estensivamente sfruttata dall'industria della pesca[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La riproduzione avviene tra gennaio e luglio, periodo in cui si avvicinano alle coste.[3] La femmina depone uova piuttosto grandi, in ammassi gelatinosi e tubolari.[4]

Parassiti[modifica | modifica wikitesto]

Spesso si rinvengono colonie infestanti di Anisakis.

Può presentare il copepode parassita Pennella varians[5].

Uso culinario[modifica | modifica wikitesto]

Specie affini[modifica | modifica wikitesto]

A livello commerciale, la dizione "calamaro" senza aggettivi è consentita per due specie strettamente affini: Loligo vulgaris e Loligo forbesi.[1] Volgarmente, quando serve distinguerle, le due specie sono indicate rispettivamente con i nomi di "calamaro comune" e "calamaro nordico".

Il genere Loligo comprende anche altre specie, tra cui Loligo reynaudii, il calamaro di Capo di Buona Speranza, che veniva in passato considerata una sottospecie del L. vulgaris.[6]

In commercio è consentito indicare come calamari altre specie di generi affini, a condizione di far seguire alla parola "calamaro" una specificazione definita dal Mipaaf, p.es. "calamaro atlantico" (Doryteuthis ocula, Doryteuthis pealeii), "calamaro del Pacifico" (Doryteuthis opalescens, Heterololigo bleekeri, Loliolus beka, Loliolus japonicus, Uroteuthis chinensis, Uroteuthis sibogae) ecc.[1] Molte di queste specie erano un tempo incluse nel genere Loligo (p.es. Doryteuthis opalescens sin. Loligo opalescens).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Mipaaf - Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it. URL consultato il 26 aprile 2018.
  2. ^ dissapore.com [1]
  3. ^ a b Costa F., Costa M., Salpietro L., Turano F., Enciclopedia illustrata degli invertebrati marini, Arbitrio editori, 2002.
  4. ^ Alessandro Minelli, Il grande dizionario illustrato degli animali, Firenze, Edizioni primavera, 1992, p. 69, ISBN 8809452445.
  5. ^ (EN) Loligo vulgaris, in WoRMS (World Register of Marine Species).
  6. ^ Vecchione, M. & R.E. Young. (2010). Loligo reynaudii Orbigny 1845. Tree of Life Web Project.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Trainito, Egidio, Atlante di flora e fauna del Mediterraneo, Milano, Il Castello, 2005, ISBN 88-8039-395-2.

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