Loreto Mattei

Loreto Mattei

Loreto Mattei (Rieti, 4 aprile 1622Rieti, 24 giugno 1705) è stato un poeta e storico italiano, considerato il maggiore dei letterati reatini[1]. Fu esponente della cultura controriformista e pioniere della poesia dialettale.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato dai nobili Pietro Paolo e Orinzia Pennicchi, fu istruito da un precettore per poi intraprendere gli studi di umanità e retorica presso il collegio pubblico di Rieti.[2] Nel 1641 si sposò con la nobile reatina Porzia Cerroni. Le sue opere giovanili, prevalentemente di carattere religioso, riscossero un certo successo anche fuori città.[2]

Insegnò alla scuola di eloquenza e filosofia di Rieti.[2] Negli anni quaranta del Seicento fu segretario dell'Accademia letteraria del Tizzone e partecipò attivamente alla vita pubblica della città.[2] Nel 1650 fu tra i membri della commissione incaricata di erigere, nel duomo di Rieti, una cappella dedicata alla patrona della città Santa Barbara; la commissione riuscì ad ingaggiare per il progetto della cappella Gian Lorenzo Bernini, il quale si trovava in città per visitare le sue tre nipoti, monache nel convento di Santa Lucia.[2] Il Mattei fu gonfaloniere di Rieti nel 1651 e nel 1656. Il 16 marzo 1659 fu eletto podestà e pretore.[2]

Dopo la morte improvvisa della moglie (avvenuta il 10 luglio 1661), dalla quale aveva avuto nove figli, il Mattei decise di farsi prete ed iniziò lo studio della teologia.[2] Da questo studio nacque l'idea di tradurre in italiano i centocinquanta Salmi, nella forma di metri lirici, traduzione che dopo nove anni di lavoro fu pubblicata con il titolo di Il Salmista toscano.[2] Grazie all'intervento del conte Agostino Fontana, che la diffuse nelle corti di tutta Italia, quest'opera riscosse un grande successo; il Mattei ricevette numerose lettere di elogio da personalità importanti, tra cui quella dell'imperatrice Eleonora Gonzaga-Nevers, la quale diventò un'ammiratrice del Mattei e continuò a leggere le sue opere successive.[2]

Successivamente il vescovo reatino Ippolito Vincentini lo nominò esaminatore sinodale, un ruolo di primo piano all'interno del Seminario di Rieti.[2] In questo periodo lavorò alla parafrasi dei canti biblici e continuò a proporre le sue opere all'imperatrice d'Austria, con la quale rimase in stretti rapporti fino alla morte di lei.[2]

Il 2 febbraio 1692 entrò a far parte dell'Accademia dell'Arcadia, con il nome di Laurindo Acidonio.[2]

Morì nel 1705 in seguito ad una caduta accidentale dalle scale di casa.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Mattei contenuto nelle Vite degli Arcadi illustri di Giovanni Mario Crescimbeni (1710) - incisione di Pier Leone Ghezzi
Opere giovanili
  • Il gigante Golia - opera scenica in versi sciolti, andata perduta
  • Il figliuol prodigo - dramma per musica, andato perduto
  • 1645 - Morte paterna - una serie di componimenti ispirati dalla morte del padre, andati perduti
  • La patria difesa dalle ingiurie del Tempo - discorso celebrativo della storia di Rieti, pronunciato all'inaugurazione dell'anno scolastico della scuola di eloquenza e filosofia - è la prima opera pervenuta, pubblicata per la prima volta a Rieti nel 1890
Opere della maturità
  • 1671 - Il Salmista toscano, Macerata
  • 1679 - Metamorfosi lirica d’Horatio parafrasato, e moralizato, Rieti. Ristampato a Bologna nel 1682, a Bologna nel 1686 (insieme alla traduzione dell' Ars Poetica), a Roma nel 1682 (insieme alla traduzione del Divae Clarae triumphus, oratorio scritto da Francesco Noceti e musicato da Bernardo Pasquini).
  • 1686 - Le parafrasi toscane, cioè sette cantici biblici, e li tre evangelici, et il cantico de’ ss. Ambrogio, et Agostino con le parti principali della christiana dottrina e finalmente il Cantico de’ cantici di Salomone esposto in senso morale, Vienna
  • 1689 - Hinnodia sacra, Bologna
  • 1695 - L’asta d’Achille, che ferisce, per sanare il Salmista toscano, Modena
  • 1695 - Teorica del verso volgare, e prattica di retta pronuntia, con un problema della lingua latina, e toscana in bilancia - Venezia. In quest'opera, il Mattei sostiene la superiorità del toscano sulla lingua latina.
  • L’Erario reatino, historia dell’antichità, stato presente, e cose notabili della città di Rieti (incompiuto), edito a Rieti nel 1995
  • Sonetti in vernacolo reatino - editi a Rieti nel 1829

Il Salmista toscano[modifica | modifica wikitesto]

È l'opera più famosa del Mattei, tanto che se ne pubblicarono numerose edizioni nel giro di pochi anni.[2] Dedicata al patriarca d'Alessandria, monsignor Alessandro Crescenzi, fa parte del filone della poesia davidica ispirata dalla cultura tridentina.[2] L'edizione di Bologna del 1679 raccoglie le numerose lettere encomiastiche ricevute dall'autore.[2]

Nel 1681 Domenico Bartoli, firmandosi con l'anagramma Nicodemo Librato, scrisse al Mattei per contestargli alcune licenze e imperfezioni grammaticali nella traduzione del Salmista. La risposta del Mattei, che si firmò con l'anagramma Orelto Tameti, fece nascere una controversia erudita tra i due intellettuali, che durò fino all'anno seguente. In difesa da queste accuse, il Mattei scrisse un'opera intitolata Scudo di Pallante, che tuttavia venne accantonata quando la contesa tra i due si risolse positivamente e anzi si tramutò in amicizia. Dall'esperienza di questa «amichevole zuffa» nacque qualche anno più tardi L’asta d’Achille, che ferisce, per sanare il Salmista toscano.[2]

Su richiesta dell'imperatrice d'Austria, nel 1687 il Mattei iniziò a lavorare alla parafrasi di altre scritture sacre, che dovevano essere pubblicate in una ristampa del Salmista a Vienna, ma a causa della morte dell'imperatrice fu eseguita a Bologna nel 1688.[2]

L'Erario reatino[modifica | modifica wikitesto]

In quest'opera, rimasta incompiuta per via della sua morte, il Mattei torna ad occuparsi di storia locale (come aveva già fatto nella Patria difesa dalle ingiurie del Tempo). È rimasta a lungo inedita, ed è stata pubblicata solo nel 1995 sulla rivista reatina Il Territorio.[3]

L'opera è dominata dalla mentalità tridentina, che rifiuta i classici greci e latini e accetta come unica fonte certa la Sacra Scrittura. Per questo motivo la prima parte dell'opera ricostruisce le origini di Rieti in modo piuttosto stravagante; al contrario è molto interessante la parte in cui descrive in dettaglio la Rieti del suo tempo, con gli edifici, la vita politica e le tradizioni religiose.[3] L'Erario reatino costituisce ancora oggi un'importante fonte per la storia della città, insieme al De antiquitatibus Italiae et urbis Reatis di Mariano Vittori (1566) e alla Descrittione della città di Rieti di Pompeo Angelotti (1635) dei quali costituisce un ideale completamento.[4]

I Sonetti[modifica | modifica wikitesto]

Accanto alla sua produzione "ufficiale", tipica dell'intellettuale pontificio dell'epoca (controriformista e ligio alla dottrina), esiste una parte della sua produzione poetica rimasta a lungo inedita, la cui importanza è stata rivalutata solo di recente. Si tratta dei Sonetti in vernacolo reatino, nei quali il poeta esibisce stili e contenuti stravaganti e trasgressivi, che anticiparono di oltre un secolo l'apparizione delle prime raccolte di poesia dialettale come quelle del Belli o di Carlo Porta. Lo stesso Gioachino Belli conosceva i sonetti del Mattei e molto probabilmente ne trasse ispirazione.[2][1]

I Sonetti del Mattei circolarono per molto tempo in modo non ufficiale, e furono probabilmente trasmessi anche in modo orale. La loro prima apparizione a stampa si ebbe solo nel 1829, editi a Rieti a cura di E. Valentini e con prefazione di Angelo Maria Ricci, ma non prima che quest'ultimo, di parte papalina, si curasse di rimuovere i sonetti più sconvenienti e di modificare non pochi versi.[2] Una riedizione critica dei Sonetti, curata da Gianfranco Formichetti, è stata pubblicata nel 1997 in un numero monografico della rivista Il Territorio.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Pietro Gibellini, L'infelicità umana dalla lingua al dialetto: Marino riscritto da Mattei e da Belli (PDF), in Italianistica anno XXXVI n. 1-2, gennaio/agosto 2007.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u Gianfranco Formichetti, MATTEI, Loreto, in Dizionario Biografico degli Italiani, volume 72 (2008)
  3. ^ a b c Biografia di Loreto Mattei, in AA. VV., Rieti - Percorsi tra ambiente, storia, cultura, Fondazione Varrone, 2007, pp. 99-100.
  4. ^ I PERSONAGGI, su Rieti 2000. URL consultato il 10 dicembre 2016.

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Controllo di autoritàVIAF (EN2502249 · ISNI (EN0000 0000 6134 4027 · SBN CFIV166017 · BAV 495/82428 · CERL cnp01423397 · GND (DE101974586X · BNE (ESXX1025605 (data) · BNF (FRcb121099337 (data) · WorldCat Identities (ENviaf-2502249