Lucito

Lucito
comune
Lucito – Stemma
Lucito – Bandiera
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Molise
Provincia Campobasso
Amministrazione
SindacoGiovanni Marasca (lista civica Per Lucito) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate41°44′N 14°41′E / 41.733333°N 14.683333°E41.733333; 14.683333 (Lucito)
Altitudine480 m s.l.m.
Superficie31,56 km²
Abitanti631[1] (31-12-2022)
Densità19,99 ab./km²
Comuni confinantiCastelbottaccio, Castellino del Biferno, Civitacampomarano, Limosano, Morrone del Sannio, Petrella Tifernina, Sant'Angelo Limosano, Trivento
Altre informazioni
Cod. postale86030
Prefisso0874
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT070033
Cod. catastaleE722
TargaCB
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 959 GG[3]
Nome abitantilucitesi
Patronosan Nicola di Bari
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Lucito
Lucito
Lucito – Mappa
Lucito – Mappa
Posizione del comune di Lucito nella provincia di Campobasso
Sito istituzionale

Lucito è un comune italiano di 631 abitanti[1] della provincia di Campobasso, in Molise.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

La visione consolidata sulle origini di Lucito derivava dalle ricerche di Gennaro Piedimonte (fine '800 - inizi '900),[4] che però aveva ignorato fonti importanti o malinterpretato riferimenti trovati nelle cronache del Ciarlanti. Queste considerazioni avevano ingenerato diversi malintesi sulle effettive origini di Lucito. Solo recenti studi (2019[5]) hanno riportato alla luce le denominazioni basso-medievali di Lucito, ovvero "Licetum" (Rationes Decimarum 1308-1310),[5] ma anche un'altra con riferimento geografico annesso: "Lucitum prope Calcabuccacium" (cit. Registri Angioini 1278-94)[5]. Gli stessi studi hanno dato voce all'ipotesi formulata tra prima e seconda metà del '900 dalla studiosa di storia medievale dell'Italia meridionale, Evelyn Jamison, la quale, cercando di identificare i feudi all'interno della Contea di Molise durante il periodo Normanno (XII sec. anni 1150-1168), attribuisce al feudo chiamato "Nucium"[6] il borgo odierno di Lucito, sia sulla base di assonanza che di coerenza geografica. In questo modo va a perdere credibilità la vaga ipotesi "Lucus", spesso romanticizzata negli ultimi decenni. Se l'ipotesi Nucium è valida, allora questa sarebbe la prima menzione nella storia (documentaristica) di una versione insediativa medievale di Lucito. In base a queste considerazioni si può, sia ipotizzare una continuità tra le denominazioni Nucium e Licetum-Lucitum per relazione fonetica residua, oppure una cesura tra i due toponimi avvenuta nel XIII sec.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Si ipotizza che i primi feudatari del nucleo originario fossero i Pietravalle che, oltre a Nucium, possedevano tra l'altro anche i feudi di: Petravalda (territorio di Salcito) e il feudo di Gambatesa[5] (ora contrada disabitata nel territorio di Lucito da non confondere con Gambatesa (CB)). Nel XIII sec. Licetum passò alla famiglia Marchisio[7], nota per essere anche titolare di Castelbottaccio, Lupara e Campodipietra. Nel XIV sec. Lucito passò ai Di Sangro, titolari di un cospicuo numero di feudi nel Mediobiferno (inclusi Castelbottaccio e Civitacampomarano di cui è noto il castello). Alla morte dell'ultimo Salvatore Di Sangro, i feudi della zona, incluso Lucito, vengono ereditati dalle figlie (in assenza di figli maschi) che, fattesi poi monache, cedono i feudi alla madre Adriana Tomacelli. Questa sposatasi col celebre nobile napoletano, Alfonso Piscicelli, cede in seguito al figlio Gianfrancesco Piscicelli, i feudi di Lucito e Castelbottaccio. Recentemente alcuni autori[5] hanno rintracciato e riportato alla luce sia stemmi gentilizi che lapidi commemorative dimenticate (con chiari riferimenti a Lucito e Castelbottaccio) della famiglia Piscicelli presso la loro personale cappella nella basilica di Santa Restituta all'interno del Duomo di Napoli. Nel 1655 Lucito viene venduta sub-asta da Berardino Piscicelli a Francesco Capecelatro, duca di Nevano. La famiglia Capecelatro restò a Lucito fino all'eversione della feudalità (1806). Evento cruciale nella storia di Lucito è l'annessione al demanio comunale nel 1811 del vicino territorio di Ferrara (ex feudo) appartenuto ai De Attellis di Sant'Angelo Limosano, che ampliò notevolmente il territorio comunale[5][8], permettendo il soddisfacimento dei bisogni della crescente popolazione lucitese.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma di Lucito è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 26 ottobre 1928[9] e si può blasonare:

«Di azzurro, alla lettera maiuscola L d'argento, sormontata da tre stelle di cinque raggi dello stesso, ordinate in fascia centrata. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone, concesso con regio decreto del 10 giugno 1929[9], è costituito da un drappo di azzurro.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Nicola di Bari[modifica | modifica wikitesto]

Le origini della chiesa madre dedicata a San Nicola di Bari sono incerte. Nelle Rationes Decimarum[10] appare però la prima menzione di un clero, "Clerici Liceti" (1308-1310). È possibile che con il terremoto del 1456 la chiesa abbia subito gravi danni. Dopo la ricostruzione di incerta durata, la chiesa fu ampliata nel XVI sec..

Tra il 1601 e 1602 la confraternita del Rosario di Lucito, con la mediazione del secondo Alfonso Piscicelli[5], commissionò e acquistò dal noto pittore napoletano Fabrizio Santafede, una "Madonna del Rosario e Misteri" che divenne parte integrante del patrimonio della Chiesa Madre di Lucito. Nella stessa è presente anche un dipinto chiamato "Sacra Famiglia" (1680) di Benedetto Brunetti (pittore di Oratino CB).

Nel 1805 un nuovo grande terremoto scosse il Molise e la chiesa fu restaurata completamente nel 1897.

Palazzo Capecelatro[modifica | modifica wikitesto]

In origine era il castello medievale. La famiglia Capecelatro comprò il castello nel 1655 trasformando la struttura in residenza baronale. Il palazzo a pianta rettangolare ha due piani inferiori e uno nobile, con annessi agli esterni gli stemmi antichi. Sono conservati i bastioni e i due portali di accesso.

Sant' Angelo in Altissimo (ruderi monastero)[modifica | modifica wikitesto]

Nella parte settentrionale dell'agro di Lucito, nei pressi del tratturo Celano-Foggia sono presenti i ruderi (località Morgia S.Angelo) dell'ex chiesa/monastero dedicato a San Michele Arcangelo, uno dei primi in assoluto dedicati al santo nel Sannio. Eretta in epoca longobarda, la chiesetta fu subito donata (774 dC.)[11] insieme ai terreni circostanti e ad alcune famiglie di servi, dal principe longobardo Arechi II al monastero di Santa Sofia di Benevento, che ne restò titolare fino alla soppressione del monastero beneventano all'inizio del XIX secolo. Nel corso della sua storia il feudo di S. Angelo in Altissimo fu oggetto di contese tra baroni locali[12], nonostante i terreni fossero periodicamente dati in affitto da Santa Sofia a signori di fiducia. Rimasto nelle pertinenze territoriali di Civitacampomarano per più di 1000 anni, la piccola chiesetta arroccata iniziò a gravitare intorno a Lucito con l'espansione verso nord del territorio lucitese[12] agli inizi del XIX secolo.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[13]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
19 giugno 1985 19 maggio 1990 Antonio Michele Marasca - Sindaco [14]
19 maggio 1990 24 aprile 1995 Antonio Michele Marasca lista civica Sindaco [14]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Vincenzo Perazzelli Partito Popolare Italiano Sindaco [14]
24 giugno 1999 14 giugno 2004 Giovanni Marasca lista civica Sindaco [14]
14 giugno 2004 8 giugno 2009 Fabiola De Marinis lista civica Sindaco [14]
8 giugno 2009 26 maggio 2014 Fabiola De Marinis lista civica Sindaco [14]
26 maggio 2014 27 maggio 2019 Fabiola De Marinis lista civica Per Lucito Sindaco [14]
27 maggio 2019 in carica Giovanni Marasca lista civica Per Lucito Sindaco [14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ PIEDIMONTE G., "Notizie civili e religiose di Lucito", Colitti Editore 1899 . NOTA: Piedimonte aveva confuso Lucito in prov. di Campobasso con il feudo di Monte Lucito nella serra di Staffoli, vicino Agnone (prov. di Isernia).
  5. ^ a b c d e f g LOMBARDI Michelino e LOMBARDI Marco, Nucium : intrecci medievali e di epoca moderna : Lucito delineata attraverso Salcito e i Pietravalle, Castelbottaccio, Lupara, Civitacampomarano, S. Angelo in Altissimo, Pianisi, Gambatesa, il Santafede nel Molise, Lampo, stampa 2019, ISBN 978-88-31936-33-0, OCLC 1154471177. URL consultato il 6 aprile 2021.
  6. ^ JAMISON Evelyn (a cura di), Catalogus Baronum, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Roma 1972..
  7. ^ Ferrante Della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forastiere o non comprese ne' Seggi di Napoli, imparentate colla Casa della Marra, Napoli, Appresso Ottavio Beltrano, 1641.
  8. ^ Nicolino De Rubertis, Il Molise da Lucito, Campobasso, Editoriale Rufus, 1994.
  9. ^ a b Lucito, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 12 dicembre 2022.
  10. ^ SELLA P., Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV Aprutium - Molisium, Città del Vaticano 1936.
  11. ^ MARTIN Jean Marie, Chronicon Sanctae Sophiae, Vol. 2, Roma: istituto storico italiano per il medio evo, 2000.
  12. ^ a b Marco, <omonimi non identificati> Lombardi, Sant'Angelo in Altissimo : una vedetta sul tratturo Celano-Foggia : intrecci medievali nel mediobiferno : ecclesia-monastero-casale-feudo-rudere ("Edificare precepimus" Arechi 2., ISBN 978-88-31936-43-9, OCLC 1238147391. URL consultato il 7 aprile 2021.
  13. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  14. ^ a b c d e f g h http://amministratori.interno.it/

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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