Maiori

Maiori
comune
Maiori – Veduta
Maiori – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Salerno
Amministrazione
SindacoAntonio Capone (lista civica "Con Antonio Capone sindaco") dal 1-6-2015 (2º mandato dal 20-9-2020)
Territorio
Coordinate40°38′55″N 14°38′20″E / 40.648611°N 14.638889°E40.648611; 14.638889 (Maiori)
Altitudinem s.l.m.
Superficie16,67 km²
Abitanti5 320[1] (31-12-2023)
Densità319,14 ab./km²
FrazioniErchie, Ponteprimario, San Pietro, Santa Maria delle Grazie, Vecite
Comuni confinantiCava de' Tirreni, Cetara, Minori, Ravello, Tramonti, Vietri sul Mare
Altre informazioni
Cod. postale84010
Prefisso089
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT065066
Cod. catastaleE839
TargaSA
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona C, 977 GG[3]
Nome abitantimaioresi
PatronoSanta Maria a Mare
Giorno festivo15 agosto - terza domenica di novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Maiori
Maiori
Maiori – Mappa
Maiori – Mappa
Posizione del comune di Maiori all'interno della provincia di Salerno
Sito istituzionale

Maiori (AFI: [maˈjori][4], Majùrë in campano[5]) è un comune italiano di 5 320 abitanti[1] della provincia di Salerno in Campania. Il territorio comunale è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, analogamente al resto della costiera amalfitana.

 Bene protetto dall'UNESCO
Maiori
 Patrimonio dell'umanità
TipoArchitettonico, paesaggistico
CriterioC (ii) (iv) (v)
PericoloNessuna indicazione
Riconosciuto dal1997
Scheda UNESCO(EN) Maiori
(FR) Scheda

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Maiori vista dal suo porto turistico.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Costiera amalfitana, Golfo di Salerno e Monti Lattari.

La città è situata a 5 m.s.l.m. lungo la costiera amalfitana, nel Golfo di Salerno, alla confluenza del torrente Reginna Major. Il territorio comunale, che ha una superficie di 16,67 km², è prevalentemente montuoso, comprende parte dei monti Lattari.

Maiori possiede la spiaggia più lunga dell'intera Costa d'Amalfi (quasi 1 km di piano dovuto all'alluvione del 1954), caratterizzata da una sabbia scura di origine vulcanica e una spiaggia minore (circa 200 m), nella frazione di Erchie[6] oltre a varie cale minori come la Spiaggia di Glauco, Capo d’Orso o Cala Bellavia. Nell'area comune sono presenti anche altri luoghi di interesse naturalistico come la Grotta di Pandora[7].

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Ravello.

La stazione meteorologica più vicina è quella di Ravello. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +7,3 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +23,4 °C. Ma con l'aumentare della temperatura a luglio può raggiungere e superare i +40 °C[8].

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Secondo lo storico locale Filippo Cerasuoli, il nome originario di Maiori, come quello del corso d'acqua che attraversa la città stessa, è "Rheginna", derivante dal nome del lucumone etrusco che la fondò[9]. Solo successivamente, durante il dominio romano, per un problema toponomastico di confusione con una più piccola e vicina cittadina dallo stesso nome, a "Rheginna" venne aggiunto l'appellativo di "Major" da cui, passando per Maiuri[10], deriverà l'attuale denominazione della città. All'altra cittadina invece venne aggiunto l'appellativo di "Minor", da cui deriverà l'attuale denominazione di Minori[11][12]. Decisivo in questi secondi appellativi il rapporto stesso tra i due centri abitati, cui appunto uno maggiore ed uno minore, che ne assicurarono il nome[9].

Corso Reginna

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La fondazione di Maiori secondo la leggenda[modifica | modifica wikitesto]

La leggenda principale, narrata dallo scrittore latino Plinio[senza fonte], vuole che la città di Maiori discenda dalla dea Maia, il quale nome, tradotto dal latino, assume il significato di "colei che porta crescita"[2] oppure "colei che è grande"[4][5], in correlazione al nome stesso della città. Altre leggende dicono che a Maiori i greci avessero dedicato un tempio alla dea BoxsturaI o che Ercole fosse arrivato fino al Falerzio: pare che nell'agro dove odiernamente trova spazio la frazione maiorese di Erchie si ergesse un tempio dedicato all'eroe[11]. Altre leggende parlano di un Dio Greco che scelse di incarnarsi in un corpo umano, Maximilianòs, Dio del fuoco, della metallurgia, e dell'artigianato . Figlio di Zeus[13] ed Hera[13] è il fabbro degli Dei. Affascinato dalle bellezze della costiera decise di costruire un tempio dedicato a sé stesso proprio a Maiori.

Storia antica[modifica | modifica wikitesto]

Periodo etrusco e romano[modifica | modifica wikitesto]

La fondazione della città, come già si è detto, si attribuisce al popolo etrusco[12]. Alla sopracitata tesi di Cerasuoli però lo storico A. M. Fresa volle aggiungere la tesi secondo la quale la città venne fondata dagli abitanti del vicino insediamento di Marcinna (odierna Vietri sul Mare), fuggiti dalla città in seguito ad una forte alluvione o ad un saccheggio. Questo ipotetico trasferimento della popolazione di Marcinna giustificherebbe anche, secondo lo storico, la forte evoluzione marinara che la città sviluppò nel tempo[11].

Nel IV secolo a.C. i Picentini, popolo italico attestato in Campania dal III secolo a.C. insediatosi nella costiera amalfitana, furono vinti dai Romani che, nella romanizzazione dell'area, restaurarono la città[11]. Nel periodo della caduta dell'Impero Romano d'Occidente vi furono altri insediamenti.

Repubblica Amalfitana[modifica | modifica wikitesto]

«... la vetusta celebrità amalfitana non derivò dalla fantasticata topografia, né la grandezza di Amalfi consistette nell’iperbolico numero dei suoi abitanti; chè bensì l’uno e l’altra furono parto di sagacia, di bravura, di ingegno dei popoli costituiti nell’amalfitana confederazione»

Nell'842 le realtà urbane della costa (le città tra Lettere e Tramonti e tra Cetara e Positano, come anche Capri), si riunirono nella "Confederazione degli Stati Amalfitani". I loro abitanti, in maniera collettiva, vennero chiamati "amalfitani". Ogni città in quel periodo mantenne il proprio nome e la propria autonomia amministrativa, svolgendo un ruolo specifico nella Confederazione: Maiori fu sede dell’ammiragliato, della dogana, del fondaco del sale e di numerosi arsenali[9][11]. Si distinse poi nella pesca, nell'agricoltura, nel commercio e nell'industria cartaria[9].

Le città della Confederazione presero poi parte, nel 872[14], alla più antica repubblica marinara mai fondata, quella di Amalfi.

Durante questo periodo la città attuò una forte politica di fortificazione, con la costruzione di varie fortificazioni e bastioni[9] come quello di San Sebastiano (i cui resti si trovano sotto l'omonima chiesa), e castelli, come quello di San Nicola de Thoro-Plano (tuttora esistente), o la Rocca Sant'Angelo (di cui oggi non si hanno resti poiché sostituita dalla Collegiata di Santa Maria a Mare)[11].

«... in Majori erano i cantieri, gli arsenali, la stazione delle flotte; quivi le rappresentanze marittime, piazza d’arme ..., i più imponenti fortilizi»

Intorno al 1000 Maiori passò a fare parte del Principato di Salerno e ne seguì le vicende storiche.

Periodo saraceno, normanno e pisano[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'anno mille fecero la comparsa in Italia Meridionale i guerrieri normanni, assoldati di volta in volta nelle contese locali dal potente di turno. In particolare si segnalò la famiglia degli Altavilla, tra cui spiccava Roberto il Guiscardo, sposò la principessa di Salerno Sichelgaita, figlia del duca Guaimario IV, che nel 1076 assediò ed espugnò Salerno prendendo il titolo di Duca di Puglia, Calabria e Sicilia e quindi anche il potere sulla città maiorese. Fu durante la dominazione normanna della penisola che a Maiori venne costruita la Torre Salicerchio (tuttora esistente).

Nel XIII secolo venne rinvenuta nelle reti di alcuni pescatori una statua in legno di cedro della Madonna, questa sarà poi trasportata nella chiesa del Castello di San Michele Arcangelo ed eletta a patrona principale col titolo di Santa Maria a Mare[9], che sarà poi trasferito a tutta la pre-esistente chiesa.

In seguito alle invasioni prima saracene, poi pisane (saccheggi del 1135[9], del 1137[9] e del 1268[10][15]), e alla conquista normanna, Maiori visse un periodo di crisi che riportò l'economia locale all'agricoltura, alla pesca e all'artigianato: il lento declino dell'economia marittima maiorese contribuì ad un cambiamento dell'assetto urbano della città, che riprese a svilupparsi lungo il corso del Reginna Major e non più sulla costa[11]. A peggiorare la crisi ci fu poi nel 1343 un devastante maremoto menzionato anche in una lettera di Francesco Petrarca indirizzata al cardinale Giovanni Colonna, e nel 1348 l'arrivo della peste.

Nel 1415 ottenne la visita della Regina di Napoli Giovanna II, che soggiornò per tre giorni nella frazione "San Pietro" in località "Due Porte"[9].

Storia moderna[modifica | modifica wikitesto]

Regno di Sicilia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1505 Papa Giulio II promosse la Chiesa di Santa Maria a Mare al rango di "Insigne Collegiata", dotandola di un Prevosto con insegne e poteri vescovili[9].

Passata al Regno di Sicilia, nel 1662 fu elevata a Città Regia dal Re di Sicilia Filippo III[9][16][17][18][19].

Durante questo periodo si verificarono due significative alluvioni; nel 1735 e nel 1773, ed una terribile pestilenza nel 1656[9].

Regno delle Due Sicilie[modifica | modifica wikitesto]

Passata al Regno delle Due Sicilie, Maiori è stata, dal 1811 al 1860, capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al Distretto di Salerno.

Durante questo periodo si verificò un'epidemia di colera, nel 1837, e un'alluvione, nel 1846.

Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Passata al Regno d'Italia col plebiscito del 1860, Maiori è stata fino al 1927 capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al Circondario di Salerno.

Durante questo periodo si verificò un'altra grave alluvione, nel 1910, che portò alla visita della città da parte del Re d'Italia Vittorio Emanuele III[20]. L'anno seguente invece ci fu un'altra epidemia di colera.

Nel 1943 a Maiori, durante l'operazione militare dello sbarco di Salerno e il conseguente arrivo delle truppe alleate anglo-americane, tre battaglioni ranger sbarcarono nella spiaggia della città, che scelsero come base, al fine di arrivare a Nocera.

Piano d'invasione Alleato dello Sbarco di Salerno.

Repubblica Italiana[modifica | modifica wikitesto]

Passata alla Repubblica Italiana come semplice comune, Maiori venne riconosciuta come città solo nel 2015 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella[21][22].

Durante questo periodo si verificò la grave alluvione di Salerno del 1954.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Maiori.

L'odierno stemma della città è stato disegnato dallo storico-araldista Maurizio Ulino e concesso ufficialmente con decreto del presidente della Repubblica del 27 ottobre 2015[23].

Il gonfalone cittadino di Maiori

«D'azzurro, alla pianticella di maggiorana, sradicata, con nove rametti disposti a ventaglio, di verde, cimata dalla corona formata dal cerchio gemmato con due cordonate lisce sui margini, sostenente cinque gigli visibili alternati a quattro basse punte visibili, il tutto d'oro. Ornamenti esteriori da Città.»

Ѐ costituito da uno scudo sannitico di sfondo azzurro, timbrato da una corona turrita da città d'Italia, dove sono rappresentate una corona a cinque punte che sovrasta una pianta di maggiorana. Adornano lo scudo un ramo d'alloro e uno di quercia sostenuti da un nastro tricolore[24]

Il gonfalone civico è costituito da un drappo di giallo con la bordatura di azzurro[23][25], caricato dello stemma civico sovrastato dalla scritta "Città di Maiori".

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Maiori fu riconosciuta come Città Regia già nel 1662 dal Re di Spagna Filippo IV[9][16][17][18][19] ma, con la caduta della monarchia in Italia, questo titolo finì per essere dimenticato[26].

Solo nel 2014 il Comune si attivò per riottenere l'antico privilegio: la sua giunta, presieduta dal sindaco Antonio Della Pietra, incaricò uno studio araldico di ottenere lo stemma originario di Maiori al fine di un riconoscimento ufficiale[27]. Nello stesso anno, dopo gli studi effettuati dallo storico-araldista incaricato, Maurizio Ulino, il comune presentò la richiesta ufficiale per l'incoronazione di Maiori a Città d'Italia[28].

La richiesta fu accolta l'anno seguente, sotto la giunta del sindaco Antonio Capone, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che riconobbe l'antico diritto di Maiori di essere Città Regia, concedendole di fregiare il proprio stemma con una corona adeguata il 9 giugno 2015[24][29], cosa che avverrà qualche mese dopo[23][30].

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
«Antico diritto[16]»
— 1662

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Collegiata vista dal basso

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Immagine Santa Maria a Mare
  • Insigne Collegiata di Santa Maria a Mare (XII secolo).
  • Chiesa di Santa Maria del Carmine, si trova accanto alla Collegiata di Santa Maria a Mare.
  • Chiesa di San Giacomo.
  • Chiesa di San Sebastiano.
  • Chiesa di San Francesco.
  • Chiesa di San Rocco, che corrisponde all'antica Chiesa di San Sebastiano, si trova nella piazza Raffaele Amato. La Chiesa di S. Sebastiano fu distrutta durante le incursioni dei Pisani, successivamente ricostruita e quindi dedicata a San Rocco, il patrono delle pestilenze.
  • Chiesa ed ex convento del Santo Rosario: eretta e donata nel 1662 dal maiorese Leonardo Russo, fu chiusa a causa del terremoto 1980 e riaperta al culto l'8 agosto 2014. Nota anche con il nome di chiesa di San Domenico.
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie: ha origini già dal IV secolo, è stato distrutto dall'alluvione nel 1910 e successivamente ricostruito. Di particolare interesse sono il dipinto "La Visitazione" del XIV secolo e il fonte battesimale del XIII secolo. Anche il campanile e la facciata del secolo XVII sono degni di nota.
  • Chiesa di San Martino, si trova nella località Vecite. La sua struttura è di matrice romanica ed è trinavata, con colonne inglobate nei pilastri dopo i rifacimenti barocchi.
  • Chiesa di San Pietro in Posula si trova nella omonima località. Secondo Filippo Cerasuoli fu visitata dalla Regina di Napoli Giovanna II d'Angiò, durante il suo soggiorno in Maiori, ospite nel palazzo dei nobili de Ponte.
  • Chiesa di Santa Maria del Principio, si trova nella frazione Ponteprimario. La prima edificazione della Chiesa risale al VII secolo, ma è stata ricostruita varie volte. Al suo interno si conserva una statua lignea della Madonna, opera di un pastore del XIII secolo. La statua andò perduta e fu poi miracolosamente rinvenuta da un contadino del luogo.
  • Chiesa di Santa Maria Assunta, ex Abbazia benedettina, si trova nella frazione Erchie. Nel suo interno si venera la Beata Vergine Maria Assunta in Cielo (14/08). Da notare la cornice del portale in tufo, le colonne originali del battistero, il capitello posto sopra il crocifisso e le due colonne originali dell'altare oltre all'altare stesso.
  • Abbazia di Santa Maria de Olearia è stata fondata nel 973 da monaci benedettini che in quel luogo ebbero un frantoio per la produzione di olio. Da ciò proviene anche il nome di "S. Maria Olearia".
  • Chiesa e convento di Santa Maria della Pietà. La casa del Convento di Santa Maria della Pietà ebbe inizio in data 27 settembre 1515. In questa data il dottor Luca Staibano inserisce nel suo testamento il trasferimento di un casamento con giardino al Comune di Maiori che determinava che venisse fondato un monastero di monache clarisse. Circa quattro anni più tardi furono iniziati i lavori che terminarono attorno al 1530. Venne quindi fondato il Monasterium S. Luca seu Pitatis Ordini S. Francisci Obsrvantiae della Pietà. Donzelle nobili poterono entrare nel convento e nel 1661 il numero di esse era già salito a quindici. Tra di esse si possono trovare i nomi delle famiglie più note: de Ponte, Aurisicchio, Confalone. Nella piccola chiesa, ricca di opere artistiche, appartenente al convento sono, tra l'altro, presenti opere di Girolamo Cenatiempo e Nicola Vaccaro. A causa della soppressione dei patrimoni ecclesiastici nel 1866 il complesso passò allo Stato e poi al Comune di Maiori. In data 1º settembre 1932 il complesso passò alle Suore di Pompei.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Castello di San Nicola
  • Il Palazzo Mezzacapo è stato sede degli uffici comunali fino al 23 maggio 2009 e si trova a metà di Corso Reginna, la via centrale di Maiori. Testimonia il fiorente passato di Maiori, in quanto un tempo residenza dei marchesi Mezzacapo.

Il palazzo è stato costruito nella prima metà dell'Ottocento e completamente restaurato dalla famiglia Mezzacapo.

  • Recentemente le decorazioni del palazzo sono state analizzate in letteratura scientifica, con una proposta interpretativa.[31]
  • Il palazzo è stato costruito in epoca moderna, ed è stato ristrutturato completamente dalla famiglia Mezzacapo. Il suo attuale aspetto corrisponde grossomodo a quello assunto nel XVIII secolo. Durante una recente ristrutturazione i restauratori hanno rilevato che uno degli affreschi potrebbe essere stato eseguito da Ludwig Richter. Accanto al palazzo si trovano i giardini Mezzacapo la cui disposizione forma una Croce di Malta.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

La Torre Normanna

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[33]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2020, a Maiori risultavano residenti 131 cittadini stranieri (circa il 2,3% della popolazione), in gran parte provenienti da Ucraina (36) e Romania (14)[34].

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni.

La maggioranza della popolazione è di religione cristiana di rito cattolico;[35] il comune appartiene alla forania di Maiori-Minori-Tramonti dell'arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni ed è suddiviso in cinque parrocchie.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Scuole[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Maiori sono presenti: 2 scuole dell'infanzia, 2 scuole primarie, 1 scuola secondaria di primo grado, 3 scuole secondarie di secondo grado.

La scuole sono raggruppate in 1 Istituto Comprensivo e 1 Istituto superiore.[36]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

«i posti dove si è stati bene e che si ama, dove sono dei poveri diavoli che si sono convinti di aver visto il demonio. Gli abitanti della costiera sono dei pazzi, degli ubriachi di sole. Ma sanno vivere valendosi di una forza che pochi di noi posseggono: la forza della fantasia»

Maiori è stata scelta da Roberto Rossellini per girare film come Paisà (1946), Il Miracolo (secondo episodio della pellicola Amore, 1948) e La macchina ammazzacattivi (1952)[15].

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Frazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Erchie, unica frazione a trovarsi sul mare;
  • San Pietro;
  • Santa Maria delle Grazie;
  • Vecite;
  • Ponteprimario.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

L'economia si basa essenzialmente sulle attività turistiche, sviluppate lungo tutta la costa. E l'attività agricola lungo le montagne della vallata.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

  • Strada statale 163 Amalfitana, principale asse viario di accesso al territorio comunale.
  • Strada Provinciale 2/b Chiunzi-Polvica-Maiori.
  • Strada Provinciale 156 Innesto SS 163-Erchie.

Porti[modifica | modifica wikitesto]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Mezzacapo, sede del Municipio

Sindaci[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1861 1870 Beniamino Cimini Sindaco
1870 1878 Francesco Conforti fu Giuseppe Sindaco
1879 1886 Gaetano Cimini Sindaco
1887 1893 Gaetano d'Amato Sindaco
1894 1898 Pietro Pisacane Sindaco
1898 1901 Leopoldo Conforti Sindaco
1902 1902 Francesco Paolo d'Amato Sindaco
1902 1905 Andrea d'Amato Sindaco
1905 1905 Angelantonio Confalone Sindaco
1906 1909 Ernesto d'Amato Sindaco
1909 1912 Gaetano Cimini Sindaco
1913 1922 Francesco Conforti fu Andrea Sindaco
1923 1926 Salvatore d'Amato Sindaco
1926 1932 Salvatore d'Amato Podestà
1932 1940 Carlo d'Amato Podestà
1940 1940 Domenico Del Pizzo Podestà
1940 1943 Carlo d'Amato Podestà
1944 1957 Salvatore Confalone Sindaco
1957 1960 Franco Ulderico Forcellino Sindaco
1960 1965 Gaetano Vitagliano Sindaco
1966 1968 Gaetano Vitagliano Sindaco
1970 1972 Giuseppe Della Pietra Sindaco
1972 1975 Gennaro Capone Sindaco
1975 1978 Giuseppe Della Pietra Sindaco
1978 1979 Francesco Di Martino Sindaco
1979 1980 Martino Apicella Sindaco
1980 1980 Mario Civale Sindaco
1980 1982 Antonio Amatruda Sindaco
1982 1984 Martino Apicella Sindaco
1984 1989 Giuseppe Della Pietra Sindaco
1989 1992 Andrea Savastano Sindaco
1992 1994 Salvatore Della Pace Sindaco
1994 1998 Salvatore Della Pace Sindaco
1999 2004 Stefano Della Pietra Sindaco
2004 2005 Francesco Amato Sindaco
2005 2010 Stefano Della Pietra Sindaco
2010 2015 Antonio Della Pietra Sindaco
2015 in carica Antonio Capone Lista civica Sindaco

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Le competenze in materia di difesa del suolo sono delegate dalla Campania all'Autorità di bacino regionale Destra Sele.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Ha sede nel comune la società di calcio Costa d'Amalfi, che ha disputato campionati dilettantistici regionali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Luciano Canepari, Maiori, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
  5. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 371.
  6. ^ Le spiagge di Maiori e Minori - Costiera amalfitana, su positano.com. URL consultato il 5 ottobre 2016.
  7. ^ Enjoy the Coast, su enjoythecoast.it. URL consultato il 5 ottobre 2016.
  8. ^ Tabella climatica mensile e annuale (TXT), in Archivio climatico DBT, ENEA (archiviato dall'url originale il 2016 circa).
  9. ^ a b c d e f g h i j k l m "Reghinna - Reghinna Major, un tracciato storico dell'antica e nobile Città di Maiori", piastra storica affissa a Palazzo Mezzacapo, il Municipio di Maiori
  10. ^ a b Maiori: breve storia Maiori, su maiori.it. URL consultato il 7 ottobre 2016.
  11. ^ a b c d e f g Cenni storici, su comune.maiori.sa.it. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  12. ^ a b Cerasuoli, Filippo. Scrutazioni storiche, archeologiche, topografiche con annotazione e documenti della Città di Maiori ed. 1865
  13. ^ a b (EN) Apollodoro, Biblioteca I, 3.5, su theoi.com. URL consultato il 10 giugno 2019.
  14. ^ Anno di elezione del primo Duca di Amalfi.
  15. ^ a b Maiori, storia di un borgo che ha incantato l'Umanità, su vesuviolive.it. URL consultato il 7 ottobre 2016.
  16. ^ a b c Gli stemmi della Città di Maiori, su comune.maiori.sa.it. URL consultato il 29 settembre 2016.
  17. ^ a b Famiglia Mezzacapo, su nobili-napoletani.it. URL consultato il 29 settembre 2016.
  18. ^ a b Famiglia Imperato, su nobili-napoletani.it. URL consultato il 29 settembre 2016.
  19. ^ a b Limone Costa d'Amalfi IGP - Maiori, su limonecostadamalfiigp.com. URL consultato il 29 settembre 2016.
  20. ^ A 100 anni dall'alluvione Cetara e Maiori ricordano - la Repubblica.it, in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 6 luglio 2018.
  21. ^ Maiori elevata al titolo di Città, ora si attende rielaborazione dello stemma civico, su ilvescovado.it, 25 giugno 2015. URL consultato il 5 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2016).
  22. ^ La Città di Maiori riscopre la maggiorana e si riappropria del suo antico stemma civico /FOTO, su ilvescovado.it, 24 marzo 2016. URL consultato il 5 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2016).
  23. ^ a b c Maiori (Salerno) D.P.R.27.10.2015 concessione di stemma e gonfalone, su presidenza.governo.it.
  24. ^ a b Maiori – Araldicacivica, su araldicacivica.it. URL consultato il 13 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  25. ^ Maiori, su AraldicaCivica.
  26. ^ Antonino, Positano News - RICONOSCIMENTO A MAIORI DEL TITOLO DI CITTA'. L'INTERVENTO DEL SINDACO ANTONIO CAPONE, su positanonews.it. URL consultato il 29 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2016).
  27. ^ Atto Deliberativo n. 16 del 23.01.2014.
  28. ^ Atto Deliberativo n. 9 del 2.9.2014.
  29. ^ D.P.R. 9 giugno 2015 (PDF).
  30. ^ Copia archiviata, su araldicacivica.it. URL consultato il 6 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  31. ^ (EN) Gianpasquale Greco, Il racconto dell’amor coniugale: dèi, eroi, nobiltà e famiglia nella decorazione di Palazzo Mezzacapo a Maiori, in "Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana", 57-58 (gennaio-dicembre 2019), n.s., XXIX, pp. 223-248., in Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana. URL consultato il 22 luglio 2020.
  32. ^ Castello di S. Nicola de Thoro-Plano, su amalficoast.it, 30 luglio 2009. URL consultato il 3 ottobre 2016.
  33. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  34. ^ Dati Istat.
  35. ^ Diocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni
  36. ^ Scuole di Maiori, Tuttitalia
  37. ^ [1]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Avellino, Mario Rosario. S. Maria della Pietà – Tra Storia ed Arte ed. 2006
  • Cerasuoli, Filippo. Scrutazioni storiche, archeologiche, topografiche con annotazione e documenti della Città di Maiori ed. 1865
  • Criscuolo, Vincenzo. Le Pergamene dell'archivio della Collegiata di Maiori con un'appendice di documenti dall'Archivio Segreto Vaticano. Amalfi, Centro di Cultura e Storia Amalfitana, 2003
  • Di Martino, Crescenzo Paolo. "In vico ecclesiae Sancti Iohannis de Campulo". Origini e sviluppo di un casale in Costa d'Amalfi tra Medioevo ed Età Moderna: Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana 26 (2003)
  • Greco, Gianpasquale, Il racconto dell’amor coniugale: dèi, eroi, nobiltà e famiglia nella decorazione di Palazzo Mezzacapo a Maiori, in "Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana", 57-58 (gennaio-dicembre 2019), n.s., XXIX, pp. 223–248.
  • Primicerio, Giuseppe. La città di Maiori origini ai tempi odierni ed. 1983

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