Marco Ferreri

Marco Ferreri

Marco Ferreri (Milano, 11 maggio 1928Parigi, 9 maggio 1997) è stato un regista, sceneggiatore, attore, produttore cinematografico e scenografo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Marco Ferreri nel 1953

Ferreri nacque a Milano l'11 maggio del 1928. Suo padre, Michelangelo, lavorava come ragioniere presso un'agenzia delle assicurazioni Generali, mentre sua madre, Carolina, era casalinga. Marco Ferreri era ateo.[1] Dopo aver condotto studi regolari ed iniziato a studiare veterinaria a Milano, iniziò il suo apprendistato nel mondo del cinema come soggettista e produttore cinematografico. Dopo aver fatto la comparsa nei film Il cappotto (1952) e La spiaggia (1953), entrambi di Alberto Lattuada, viaggiò tra Italia, Francia e Spagna come pubblicitario.

Nel 1955 mentre era in Spagna per conto di una ditta di obiettivi, incontrò a Madrid Rafael Azcona[2] ed assieme scrissero e lui diresse il film El pisito (1958), cui seguirono Los chicos (1959) e El cochecito - La carrozzella (1960). Il discreto successo di questa triade spagnola consentì a Ferreri e Azcona, una volta tornati in Italia, di dirigere due degli undici episodi di Le italiane e l'amore (1961), scritti da Azcona che divenne il suo sceneggiatore. Come disse a Maurizio Costanzo in un'intervista televisiva, il suo progetto di vita era diventare veterinario ed il caso lo ha fatto diventare regista.

Una storia moderna, L'harem, Dillinger è morto[modifica | modifica wikitesto]

Con il film Una storia moderna - L'ape regina (1963) interpretato dall'alter-ego di Ferreri, Ugo Tognazzi, e da Marina Vlady, iniziò il suo impegno intellettuale nel cinema. Il film subì pesanti censure e solo nel 1984 si avrà la versione integrale. Seguì il film La donna scimmia (1964), grottesca storia di un uomo che sposa una donna affetta da ipertricosi e la sfrutta come attrattiva circense; dopo l'episodio Il professore di Controsesso (1964), trattò il tema dell'adulterio e del rapporto che la Chiesa ha con esso in Marcia nuziale (1965).

Diresse poi Marcello Mastroianni e Catherine Spaak ne L'uomo dei cinque palloni, che per volere del produttore Carlo Ponti, per niente convinto della sua buon riuscita presso il pubblico, venne fortemente accorciato per poter venir inserito nella commedia ad episodi Oggi, domani, dopodomani (1965); soltanto nel 1969 il regista riuscí, seppur limitatamente, a farne circolare la propria director's cut dal titolo riedito di Break-Up. Dopo una breve partecipazione al film dell'amico Tognazzi Il fischio al naso (1967), realizzò L'harem (1967), con Renato Salvatori e Gastone Moschin; l'anno seguente diresse Dillinger è morto, visione onirica del gioco di un adulto interpretato da Michel Piccoli.

L'udienza[modifica | modifica wikitesto]

Marco Ferreri durante la contestazione del 1968 alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

In Porcile (1969) di Pier Paolo Pasolini interpretò un grottesco fascista: nello stesso anno firmò la regia del surreale e visionario Il seme dell'uomo, in cui si assiste a scene di sesso e di antropofagia. Continuò con L'udienza (1971), in cui un uomo cerca in tutti i modi di essere ricevuto dal Papa per dirgli qualcosa che nel film non viene svelato. La sua impresa incontra ogni tipo di difficoltà; lui cerca aiuto e trova compassione da una prostituta di alto bordo, da un poliziotto e da un monsignore; subisce umiliazioni e perfino la detenzione in un convento, arrivando a compiere gesti clamorosi. Finisce per morire a San Pietro, dove la storia è incominciata. Il film ricevette aspre critiche nonostante lo straordinario cast, che comprendeva Enzo Jannacci, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Alain Cuny, Michel Piccoli e Claudia Cardinale.

La cagna[modifica | modifica wikitesto]

Continuò con il film La cagna (1972) tratto dal racconto Melampo di Ennio Flaiano, sull'isolamento di un uomo dalle velleità del mondo quotidiano e del suo amore per una ragazza che lo segue sempre; il cast è formato dal duo Deneuve-Mastroianni.

La grande abbuffata[modifica | modifica wikitesto]

Il più noto tra i film di Ferreri è senz'altro La grande abbuffata (1973), dove alcuni amici (interpretati da Tognazzi, Noiret, Mastroianni, Piccoli) si incontrano in una villa, e lì consumano cibo, bevande, sesso, amicizia, fino a stare male, fino a uccidersi.

Non toccare la donna bianca[modifica | modifica wikitesto]

Nel film Non toccare la donna bianca (1974), Ferreri traspose la battaglia del Little Bighorn e la sconfitta del Generale Custer da parte di Toro Seduto, nella Parigi moderna. Il film fu girato durante i radicali lavori che cambiarono una parte del centro di Parigi e diedero un nuovo volto al quartiere di Les Halles; Ferreri filmò la voragine al centro di Parigi come fosse un canyon del Far West. Gli "indiani" sono gli abitanti del quartiere, il "potere" sono gli industriali sedicenti promotori del progresso; questi chiamano Custer a togliere di mezzo gli indiani che ostacolano il progresso. Ma questa volta, sono gli indiani a vincere.

L'ultima donna, Ciao maschio, Storie di ordinaria follia, Chiedo asilo[modifica | modifica wikitesto]

Con L'ultima donna (1976) troviamo il concetto di homo eroticus e di donna-oggetto che viene scelta secondo canoni sessuali, pure se alla fine si vendica spingendo l'uomo ad evirarsi; il cast formato da Gérard Depardieu e Ornella Muti li vede completamente nudi per quasi tutta la durata della pellicola.

Continuò su questa scia di denuncia antropologica e nel 1978 uscì Ciao maschio in cui il protagonista sceglie di allevare una scimmia anziché sua figlia, quindi la commedia Chiedo asilo (1979) con un inedito Roberto Benigni, Storie di ordinaria follia (1981), ispirato a una raccolta di racconti di Charles Bukowski, con Ben Gazzara e Ornella Muti, Storia di Piera (1983), versione romanzata della vita dell'attrice Piera Degli Esposti, sulla base della sua autobiografia scritta a quattro mani con Dacia Maraini: il film contiene un piccolo cameo di Loredana Bertè che canta Sei bellissima. Il futuro è donna (1984), scritto sempre in collaborazione con la Maraini e la Degli Esposti, che tratta il tema della violenza sessuale e I Love You (1986), sulle indecisioni del maschio.

Ultimi film[modifica | modifica wikitesto]

Dopo La casa del sorriso (1990), terzultimo film italiano ad aver vinto l'Orso d'oro al Festival del Cinema di Berlino, e La carne (1991), Ferreri diresse Diario di un vizio (1993), interpretato da Jerry Calà e Sabrina Ferilli, dove affidò la parte musicale a due musicisti argentini, Gato Barbieri e Victorio Pezzolla. La sua ultima opera, di carattere prevalentemente documentaristico, fu Nitrato d'argento (1996). Morì d'infarto il 9 maggio 1997, due giorni prima di compiere 69 anni.[3] È sepolto nel cimitero del Verano a Roma.

Nel 2017 Anselma Dell'Olio diresse il documentario La lucida follia di Marco Ferreri, vincitore del David di Donatello per il miglior documentario.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regista[modifica | modifica wikitesto]

Cortometraggi
Documentari
Lungometraggi

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Sceneggiatore[modifica | modifica wikitesto]

Attore[modifica | modifica wikitesto]

Produttore[modifica | modifica wikitesto]

Scenografo[modifica | modifica wikitesto]

Prosa televisiva Rai[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Ferreri a Cannes nel 1991.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tonino Lasconi, Dieci... per amore. Una lettura cristiana dei comandamenti, Paoline Editoriale Libri, 2010, p. 31.
  2. ^ Maria Pia Fusco, E nella Spagna franchista arrivò il ciclone Ferreri, su La Repubblica, 28 novembre 1997.
  3. ^ La morte di Marco Ferreri diventa un giallo, su bresciaoggi.it. URL consultato il 15 aprile 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Catalogo Bolaffi dei registi, Torino 1975
  • Accialini Fulvio, Collucelli Lucia, Marco Ferreri, Il Formichiere, 1979
  • Farinotti Pino, Dizionario di registi, SugarCo, Milano 1993
  • Grande Maurizio, Marco Ferreri, La Nuova Italia (collana "Il Castoro Cinema" n. 11), Firenze 1974
  • Masoni Tullio, Marco Ferreri, Gremese Editore, Collana: I grandi del cinema, 1998, ISBN 88-7742-215-7
  • Migliarini Angelo, Marco Ferreri. La distruzione dell'uomo storico, ETS 1984
  • Scandola Alberto, Marco Ferreri, Il Castoro Cinema n. 215, Editrice Il Castoro, 2004, ISBN 88-8033-309-7

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