Mariassalto

Mariassalto
Descrizione generale
Attiva1943 - 1945
NazioneBandiera dell'Italia Italia
Servizio Regia Marina
Tipoflottiglia di mezzi d'assalto e siluranti
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Mariassalto fu una unità militare della Regia Marina, dotata di MAS (Motoscafo armato silurante), costituitasi dopo l'8 settembre 1943. Dipendeva dall'Ispettorato generale MAS con sede a Taranto, comandato dall'Amm. Duca Aimone di Savoia-Aosta.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Con l'armistizio dell'8 settembre 1943, anche le Flottiglie MAS furono divise in due parti. Nella 10ª Flottiglia MAS coloro che rimasero fedeli al re e al nuovo governo Badoglio nel Regno del Sud e non seguirono nella Xª della RSI il principe Junio Valerio Borghese, al comando del capitano di vascello Ernesto Forza furono inquadrati in una nuova unità denominata Mariassalto. A questi si unirono anche Antonio Marceglia, Luigi Durand De La Penne e gli altri incursori fatti prigionieri dagli inglesi e rimpatriati nel 1944 dopo la prigionia. Fu così uno dei primi reparti della Marina Cobelligerante Italiana.

Questa unità partecipò ad azioni al fianco delle unità alleate corrispondenti, in particolare per mantenere aperto il porto della Spezia, insieme con omologhe unità inglesi, contro il tentativo dei tedeschi di affondare delle navi alla sua entrata. In particolare vennero effettuate due operazioni di rilievo. La prima, denominata "QWZ"[2], nella notte del 21 giugno 1944 nel porto di La Spezia portò all'affondamento dell'incrociatore pesante Bolzano, ultimo superstite della sua classe e all'ulteriore danneggiamento dell'incrociatore Gorizia, già in riparazione per i danni subiti in un bombardamento. L'incursione, partita dal cacciatorpediniere Grecale (Capitano di fregata Benedetto Ponza di San Martino) e dalla motosilurante 74 appoggiati da un M.T.S.M., venne diretta dal capitano di vascello Forza che con due operatori gamma, i guardiamarina Francesco Berlingieri e Andrea De Angelis, un pilota di SLC, il sottocapo nocchiero Corrado Gianni e il sottotenente di vascello della Royal Navy Causer, penetrò nel porto con i chariot, i corrispondenti inglesi degli SLC, attaccando i due incrociatori[2]. Per questa azione verranno conferite tre medaglie d'argento al valor militare, tre di bronzo e una croce di guerra al merito.

La portaerei Aquila semiaffondata a Genova nel 1944

La seconda, denominata "Toast", venne svolta nella notte del 19 aprile 1945 da un gruppo di incursori, tra cui il sottotenente di vascello Nicola Conte[3] e il sottocapo Evelino Marcolini, e aveva come obiettivo l'affondamento nel porto di Genova di quella che sarebbe dovuta diventare la prima portaerei italiana[4], l'Aquila, per impedire che venisse affondata dai tedeschi bloccando così l'ingresso del porto. Per l'affondamento dell'Aquila il sottocapo Marcolini e il sottotenente Conte vennero decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare[5]. Come menzionato nelle motivazioni del conferimento delle medaglie, gli incursori utilizzarono del materiale di dubbia efficacia, residuato delle operazioni precedenti, poiché non esisteva alcuna possibilità di rimpiazzo visto che i luoghi deputati alla ricerca, allo sviluppo e alla produzione erano tutti nelle mani dei tedeschi.

In questo gruppo era inquadrato anche il reparto NP (Nuotatori Paracadutisti) del reggimento San Marco, che effettuò numerose operazioni di infiltrazione dietro le linee nemiche, sbarcando da MAS italiani o da sommergibili, di norma autonomamente ma a volte portando un ufficiale di collegamento alleato[6]. Il reparto venne ricostituito a Taranto e operò dal giugno 1944 sino alla fine del conflitto[7]. Inizialmente l'attività venne concentrata su sbarchi e recuperi di informatori, rifornimento di materiali a gruppi partigiani e sabotaggi. Gli incursori venivano portati in zona sui mezzi della Regia Marina, poi raggiungevano la costa con battelli in gomma. Una zona dove vennero effettuate frequenti infiltrazioni era il delta del Po. A volte vennero portate a termine anche operazioni di dragaggi di mine in prossimità di punti presidiati dai tedeschi.

Tra gli esponenti più rappresentativi di questa unità figura il sottotenente Angelo Garrone. Questo ufficiale guidò molte spedizioni dietro le linee tedesche, come ad esempio quella del 20 luglio 1944 quando, sbarcati dal MAS 61 presso Ortona, fecero saltare un tratto di strada per interrompere il traffico sulla statale 16 Adriatica[8]; ancora il 18 novembre 1944 un altro sabotaggio partendo da un mezzo statunitense, conclusosi con la scoperta tedesca del gruppo e una rapida fuga; nel dicembre 1944 furono eseguite altre due missioni: la prima nella notte tra il 4 e il 5 dicembre con la Patrol Torpedo Boat statunitense Rebel, per rifornire i partigiani e alcuni informatori, Montanino e Maletto; alla testa di 12 NP italiani era il capo di 3ª classe Vittorio Fanchin, subordinato agli ordini dell'ufficiale statunitense Crislow[9][10]. Altra missione in novembre nei pressi di Ancona, quando un gruppo di 15 NP al comando del sottotenente Ambrosi, trasportato sul MAS 31, con l'obiettivo di far saltare dei ponti (due ponti stradali e uno ferroviario) fallisce l'obiettivo[8].

Gli NP furono il primo reparto alleato a entrare in Venezia il 30 aprile 1945, dove si trovavano alcuni reparti tedeschi che non avevano ottemperato all'ordine di resa. Alle ore 17 del 27 aprile, in seguito a un'offensiva di reparti partigiani cominciata il 22, gli NP sbarcavano sull'isola di Bacucco (oggi chiamata Isolaverde), che si trova alla foce del Brenta[11]. Preso contatto con un gruppo di tedeschi, gli NP li impegnano in combattimento catturandone 14, dopodiché i tedeschi si diedero alla fuga. Lasciati i prigionieri sotto sorveglianza, il gruppo comandato dal sottotenente Garrone inseguì i fuggiaschi e ne catturò 12 unitamente a un barcone a motore, armi, una tonnellata di viveri e 5 cavalli[12]. Il giorno dopo agli avamposti degli incursori si presentarono alcuni ucraini arruolati dai tedeschi, per trattare la resa del loro reparto nelle mani di una formazione regolare e non di partigiani. Accettata la resa, con la condizione che i prigionieri non sarebbero stati restituiti ai russi, alle ore 08:00 del 28 aprile gli incursori sbarcano a Chioggia acclamati dalla popolazione; il 30 il reparto arriva a Venezia[12].

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Mezzi d'assalto - Mariassalto (al 2 maggio 1945)
    • Reparto Mezzi d'assalto di superficie
    • Reparto Mezzi d'assalto subacquei
    • Reparto Nuotatori "Gamma"
    • Reparto Nuotatori Paracadutisti
    • Scuola Sommozzatori e Palombari
  • I Flottiglia MAS, comandata da Vincenzo Fusco
  • V Flottiglia MAS (Brindisi)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ http://xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/regia_marina_2_maggio_1945.html
  2. ^ a b Resoconto dell'attività di Mariassalto, su Anaim.it.
  3. ^ L'affondamento dell'Aquila sul sito della Marina Militare, su marina.difesa.it.
  4. ^ Biografia di Marcolini sul sito della Marina Militare, su marina.difesa.it.
  5. ^ Motivazioni della MOVM a Conte sul sito della Marina Militare, su marina.difesa.it.
  6. ^ Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna - vol. XIII - "Una patria, due marine"
  7. ^ Decima Mas Network - Gli N.P. del nord e gli N.P. del sud, su www.decima-mas.net. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  8. ^ a b Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna - vol. XIII - "Una patria, due marine", p. 49
  9. ^ Decima MAS Network - Gli NP del nord e gli NP del sud, su decima-mas.net.
  10. ^ Zarotti, NP NUOTATORI PARACADUTISTI, Auriga Milano. p. 194
  11. ^ Foto del faro di Bacuddo da Panoramio.com, su panoramio.com (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2018).
  12. ^ a b Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna - vol. XIII - "Una patria, due marine", p. 51

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bonvicini Guido, Decima marinai! Decima Comandante. La fanteria di Marina 1943-45 Milano, Mursia, 1988, 2016 ISBN 978-8842521082
  • Erminio Bagnasco, Spertini, Marco, I mezzi d'assalto della Xª Flottiglia MAS 1940-1945, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1991, ISBN 978-88-85909-25-0.
  • Luciano Barca, Buscando per mare con la decima MAS, Roma, Editori Riuniti, 2001, ISBN 978-88-359-5101-8.
  • Alfredo Brauzzi, I mezzi d'assalto della Marina Italiana, Roma, Rivista Marittima, 1991, ISBN non esistente.
  • Giuseppe Fioravanzo, La Marina italiana dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto, vol. 15, Ufficio storico della Marina militare, 1971.
  • Giorgio Giorgerini, Attacco dal Mare. Storia dei mezzi d'assalto della Marina Italiana, Milano, Mondadori, 2007, ISBN 978-88-04-51243-1.
  • L. Emilio Longo, I reparti speciali italiani nella seconda guerra mondiale, Milano, Mursia, 1991, ISBN 978-88-425-0734-5.
  • Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra, Bologna, Lo Scarabeo, 2008, ISBN 978-88-8478-115-4.
  • Beppe Pegolotti, Gli assaltatori della Xª Flottiglia MAS, Associazione Amici di Teseo Tesei, 2007.
  • Arrigo Petacco, Le Battaglie navali del Mediterraneo nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1995, ISBN 978-88-04-42412-3.
  • Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, Rivista Marittima, 1987, ISBN 978-88-04-43392-7.
  • Serra, Roberto, ORIONE 1943 - L'ultima missione della DECIMA FLOTTIGLIA MAS, Modena, Artestampa, 2014, ISBN 978-88-6462-246-0
  • Virgilio Spigai, Cento uomini contro due flotte, Marina di Carrara, Associazione Amici di Teseo Tesei, 2007, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]