Mario Pieri (letterato)

Mario Pieri (Corfù, 24 febbraio 1776Firenze, 20 maggio 1852) è stato un letterato italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dalla originaria Corfù, o Corcira, come si compiaceva dottamente di chiamarla, Mario Pieri fu per la prima volta in Italia nel 1796, prima di stabilirvisi definitivamente dal 1804.

Visse alcuni anni a Padova, dove, frequentando l'Università, entrò in contatto con quella che sarà la sua figura di riferimento, Melchiorre Cesarotti, da lui chiamato “gran padre”. Con Cesarotti stabilì uno stretto rapporto: ne registrò le lezioni trascrivendole sul suo Diario o Giornale, annotandovi i momenti salienti delle conversazioni letterarie che intratteneva col “maestro”.

Nel 1808 si trasferì a Treviso, nel cui liceo aveva ottenuto la cattedra di Belle Lettere e di Storia, ma si sottrasse spesso al poco gradito soggiorno con viaggi a Padova, Venezia, Verona, Milano, ma anche a Firenze, Pisa, Livorno, Napoli, Torino, Roma. Questi viaggi gli permisero i contatti con la società più in vista, la frequenza dei salotti letterari e la conoscenza degli esponenti della cultura.

Numerosi i letterati con cui ebbe rapporti:[1] Ugo Foscolo, Vincenzo Monti, Ippolito Pindemonte, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Benedetto del Bene, Antonio Cesari, Gian Stefano Carli, Antonio Canova, Raffaello Morghen, Bertel Thorvaldsen, Niccolò Tommaseo, Giambattista Niccolini e Jacopo Antonio Vianelli.

Nell'ottobre 1815 Pieri ottenne temporaneamente dal governo asburgico la cattedra di Storia Universale dell'Università di Padova. Nell'agosto 1823 si trasferì a Firenze, dove iniziò a frequentare soprattutto Niccolini, Vieusseux, Capponi, le case Certellini e Rosellini e la conversazione di Carlotta de' Medici Lenzoni.

A Firenze collaborava all'"Antologia" di Vieusseux, e continuò a dedicarsi intensamente ai suoi studi. Nel 1824 gli fu offerta la cattedra di Letteratura italiana nella Università appena costituita a Corfù, ma Pieri decise di rinunciarvi per trascorrere tutto il resto della sua vita a Firenze, dove morirà il 20 maggio 1852.

Autobiografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1838 iniziò a scrivere il primo libro della sua Vita, intitolato I miei primi venzett'anni per riallacciarsi alle Memorie del suo Giornale o Diario, che cominciavano infatti soltanto dal giugno 1804. In seguito, ormai avanti con gli anni, compose gli altri cinque libri della sua Vita che costituirono così la sua autobiografia completa (destinata alla pubblicazione), in forma più breve e succinta rispetto alle Memorie manoscritte. Negli ultimi anni di vita si dedicò alla pubblicazione delle sue Opere coi tipi di Le Monnier (1850-51), da lui definite il suo “testamento letterario”.

Egli fu testimone colto e curioso della cultura della sua epoca, riflessa in scrittori ed opere, dal Foscolo al Manzoni Nelle sue Memorie autografe (di cui solo recentemente si sono pubblicati integralmente i primi due volumi) è riportata quasi quotidianamente la cronaca dettagliata di eventi artistici e teatrali, delle serate nei salotti letterari, dei suoi incontri con i principali letterati ed intellettuali, delle sue visite alle gallerie d'arte. Una miniera di notizie di prima mano sull'Italia e l'Europa neoclassica e romantica da parte di uno dei principali esponenti della corrente classicistica.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Contributi per altri autori[modifica | modifica wikitesto]

  • Versi, 4 ottobre 1804 (1810) (ne Il Codice di Arquà)
  • Per una festa accademica, celebrata in occasione che fu trasportato il busto di Melchiorre Cesarotti nella sala dell'Accademia di Scienze Lettere e Arti di Padova. Canzone a Giuseppe Barbieri (1821) (in Componimenti di vari autori, pubblicati per le nozze Comello-Papadopoli)
  • Intorno alla vita ed agli scritti di Ippolito Pindemonte (1829) (in Antologia)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ come si desume da Lettere di illustri italiani a Mario Pieri pubblicate per cura di David Montuori e Lettere inedite di M. Cesarotti, I. Pindemonte, L. Carrer, M. Pieri, P. Negri, A. Meneghelli, G.A. Moschini, G. Michieli, I. Albrizzi, A. Marsand, G.M. Pujati a Maria Petrettini
  2. ^ libro pubblicato postumo

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • F.L. Polidori, Biografia di Mario Pieri corcirese, Firenze, Tip. Galileiana di M. Cellini, 1853
  • A. Pasquali Petrettini [a c. di], Lettere inedite di M. Cesarotti, I. Pindemonte, L. Carrer, M. Pieri, P. Negri, A. Meneghelli, G.A. Moschini, G. Michieli, I. Albrizzi, A. Marsand, G.M. Pujati a Maria Petrettini, Padova, A. Bianchi, 1852
  • D. Montuori (a c. di), Lettere di illustri italiani a Mario Pieri , Firenze, F. Le Monnier, 1863
  • [T. Casini - S. Morpurgo (a c. di)], Mario Pieri a Verona (1805-1821). Dal suo diario, Prato, Giachetti, 1895
  • R. Masini, Mario Pieri: un testimone del suo tempo, in Critica storica, 1991, numero 3, pp. 528–544.
  • Egidio Bellorini, PIERI, Mario, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. Modifica su Wikidata
  • M. Pieri, Memorie I, a c. di R. Masini, Roma, Bulzoni, 2003.
  • M. Pieri, Memorie II, a c. di C. Chiancone, Ariccia, ARacne, 2017

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