Mezzogiorno (Italia)

Mezzogiorno
StatiBandiera dell'Italia Italia
Territorio
Superficie123 024 km²
Abitanti19 807 730[1] (31-12-2022)
Densità161 ab./km²

Il Mezzogiorno o Meridione d'Italia è un'area geografica italiana comprendente l'Italia meridionale e quella insulare.

L'estensione geografica del Mezzogiorno d'Italia corrisponde a grandi linee al bacino territoriale e storico-culturale un tempo occupato dai due Regni di Sicilia e di Napoli (ufficialmente nominati con la singola espressione di Regnum Siciliae ultra Pharum e citra Pharum, ovvero "Regno di Sicilia al di là del Faro" e "al di qua del Faro"), riuniti nel 1816 nel Regno delle Due Sicilie, il più esteso Stato preunitario comprendente le attuali regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e parte della regione Lazio (nello specifico, gli ex circondari di Gaeta e Sora, nonché quello di Cittaducale)[2][3][4][5][6][7]. La Sardegna, per quanto al di fuori di detto bacino, è nei dati comunque spesso aggregata al Mezzogiorno[8][9].

Lo sviluppo di quest'area, così considerata in termini socio-economici, è oggetto di studi da parte di enti quali la Svimez[10], con sede a Roma, e l'Associazione studi e ricerche per il Mezzogiorno[11], con sede a Napoli.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Italia meridionale e Italia insulare.
Mappa cronologica dei principali eventi sismici nel Mezzogiorno tra XVII e XX secolo

Il Mezzogiorno italiano confina a nord-ovest con il Lazio, a nord-est con le Marche, e a est, ovest e sud con il mar Mediterraneo. Il suo territorio è prevalentemente collinare-montuoso, le pianure più estese sono: il Tavoliere delle Puglie (seconda pianura più estesa della penisola italiana), la pianura salentina, il Campidano, la piana di Metaponto, la piana del Sele, la Piana di Sibari, la piana di Catania e la pianura campana.

È attraversato da nord a sud dalla catena montuosa degli Appennini, le vette più elevate sono: il Gran Sasso d'Italia 2 912 m, monte Amaro 2 793 m, monte Miletto 2 050 m (Massiccio del Matese), il monte Terminio 1 806 m e il monte Cervialto 1 809 m (Appennino campano), il monte Pollino 2 248 m, serra Dolcedorme 2 267 m, monte Papa 2 005 m, monte Alpi 1 900 m (Appennino lucano), monte Botte Donato 1 930 m (Appennino calabro), Montalto (Aspromonte) 1 956 m. Aspromonte che rientra nel territorio del parco nazionale dell'Aspromonte, di cui costituisce una delle principali attrattive; il monte Cervati 1 899 m e il monte Gelbison (o Sacro Monte di Novi Velia) i quali si trovano ambedue nel parco nazionale del Cilento, il Roccamonfina alto 1 006 m.

I mari che bagnano le regioni del Mezzogiorno sono l'Adriatico, lo Ionio e il Tirreno; pertanto, si potrebbero classificare in:

Il tempio di Apollo a Kyme (Cuma)

Le sette città metropolitane del Mezzogiorno sono quelle di Cagliari, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Messina, Catania e Palermo.

Il clima è tipicamente mediterraneo sulle coste e temperato umido sui rilievi.

Il territorio meridionale è caratterizzato da elevata attività sismica; tra i principali eventi sismici che colpirono l'area vi furono il terremoto dell'Aquila del 2009, il terremoto dell'Irpinia del 1980, che provocò 2 914 morti e 280 000 sfollati, e ancora prima quelli della Marsica del 1915 e di Messina del 1908, tuttora il più grave disastro naturale mai registrato in Europa.

Colonie greche nella Magna Graecia

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I primi insediamenti umani[modifica | modifica wikitesto]

Cartina del Sud Italia in epoca augustea
Tempio della Concordia, V secolo a.C. ad Akragas (Agrigento)

Le prime tracce umane nel Mezzogiorno risalgono al Paleolitico in base ai ritrovamenti di utensili tipo "amigdala" a Capri (NA) e a Castelpagano (BN) e i manufatti di tipo "musteriano" a Palinuro (SA), Tufara (CB), Grottaminarda (AV), Nerano (NA), Montemiletto (AV)[12], nonché alla sella di Camporeale presso Ariano Irpino (AV)[13]. Considerando, inoltre, i più antichi nuclei indo-europei dei Siculi (1000-650 a.C.) e dei Sanniti (1000 a.C.)[14], l'Italia meridionale fu colonizzata dai Greci che, nell'VIII secolo a.C. con un flusso migratorio originato da singole città greche, fondarono città come Zankle (Messina), Syrakousai (Siracusa), Akragas (Agrigento), Gela, Pithekusa (sull'isola di Ischia), Rhegion (Reggio Calabria), Kroton (Crotone), Kyme (Cuma), Metapontion (Metaponto) e Taras (Taranto)[15]. Le colonie greche, che si estendevano dalla Calabria alla Sicilia, dalla Campania alla Puglia, divennero così la culla della civiltà europea e non solo.

In Sardegna, all'elemento etnico autoctono si affiancò invece quello fenicio, col quale i rapporti lungo le zone costiere furono perlopiù pacifici, e in seguito cartaginese, nei cui confronti si è ipotizzato un lungo processo di integrazione e/o di pervicace resistenza da parte delle tribù native; la battaglia del Mare Sardo delineò definitivamente la sfera d'influenza punica nel Mediterraneo occidentale, in cui la Sardegna rientrava interamente. La diffusione di manufatti punici presso i Sardi nuragici e viceversa attesta una grande vitalità, intorno al IV secolo a.C., degli scambi interni. La presenza camito-semitica esercitò una profonda influenza sulla civiltà isolana, segnandone l'approdo alle forme urbane e la scoperta della scrittura; i Romani avrebbero faticato a eroderne la struttura sociale, come attestano la grande partecipazione di protosardi e sardo-punici alla rivolta di Ampsicora del 215 a.C., le continue campagne militari contro i Sardi fino al II secolo a.C., una penetrazione italica assai scarsa e, infine, la sopravvivenza del punico fino ad almeno il II secolo d.C. inoltrato[16].

Dall'età romana fino al 1733[modifica | modifica wikitesto]

Il Regno di Sicilia durante la sua massima espansione, nel corso del dodicesimo secolo

A partire dal IV secolo a.C., il Sud Italia fu progressivamente conquistato dai Romani, che diedero grande impulso alle unità urbane, costruendo strade, città, templi, palazzi, acquedotti e altre infrastrutture, imponendosi definitivamente dopo la seconda guerra punica[17]. Nel Mezzogiorno ci sono i più grandi ritrovamenti romani come Pompei, Ercolano, Stabia, Pozzuoli, Oplonti, Boscoreale e una delle più grandi e antiche collezioni si trova nel museo di Napoli.

Dopo la caduta di Roma e la costituzione del Regno d'Italia ostrogoto, la guerra greco gotica, che sancì la divisione dell'Italia fino al 1861, l'invasione longobarda e l'insediamento degli Arabi in Sicilia, il Mezzogiorno italiano rimase diviso in diverse entità statali: per esempio, la Puglia, la Calabria e il Ducato di Napoli erano formalmente unite all'Impero bizantino, ma formarono ducati autonomi retti dalla nobiltà locale; la provincia di Caserta e La zona meridionale del Lazio era sotto il dominio del Principato di Capua, l'attuale provincia di Salerno e parte della Lucania era governata dal Principato di Salerno, l'Abruzzo e parte del Sannio erano governati dal principato di Benevento, la città di Amalfi formò la prima nonché una delle più storicamente rilevanti repubbliche marinare, e infine la Sicilia era governata dagli Arabi. Una volta instauratosi l'Emirato di Sicilia, Palermo divenne un importante centro culturale e politico del mondo musulmano. Questo equilibrio fu rotto dai Normanni che, conquistando tutto il Mezzogiorno, rimase da allora in poi unito, anche se con alcuni intervalli, fino all'unità d'Italia.

Il Mezzogiorno italiano vide dunque l'alternarsi di molte entità politiche: Normanni, Svevi, Angioni, Aragonesi e infine Spagnoli dalla fine delle guerre d'Italia alla guerra di successione spagnola; dopodiché, fu un Viceregno austriaco che finì con l'autonomia concessa con la conquista di Carlo II di Borbone, il quale fece iniziare il dominio borbonico che resse il Mezzogiorno quasi ininterrottamente fino al 1861.

Il Regno di Sicilia nel 1154

Regno delle Due Sicilie[modifica | modifica wikitesto]

Il Regno delle due Sicilie nasce, nel dicembre del 1816, dalla volontà di Ferdinando I di unire la corona di Sicilia con quella di Napoli. L'economia del regno si sviluppò molto nei primi anni di regno di Ferdinando II, anche se dipendeva molto dal capitale dello Stato e delle imprese straniere ed era sviluppata in modo poco omogeneo. Le zone costiere, e specialmente nella zona di Napoli e Caserta, avevano un modesto sviluppo industriale: ciò è dimostrato dalle officine di Pietrarsa, dalle acciaierie in Calabria, dai più grandi cantieri navali dell'Italia a Castellammare che fecero salpare il primo piroscafo, nonché dalla costruzione della Napoli-Portici.

Inoltre, il bilancio del Regno delle Due Sicilie era in attivo, pur avendo una spesa sociale non indifferente[18]. Rimanevano rilevanti problemi nelle campagne: un'economia fondata sul latifondismo, la mancanza di strade asfaltate e infrastrutture nell'interno.

Nelle città meridionali si sviluppò una vivace borghesia, che portò alla nascita dell'illuminismo partenopeo e di altre correnti culturali fondamentali per lo sviluppo dell'Europa moderna. Questa vivace borghesia, nata sotto il periodo borbonico, sarebbe diventata sempre più ostile alla monarchia, che era ben voluta dalla chiesa e dal proletariato urbano e rurale. Questo determinò diverse rivoluzioni, fra cui quella del 1799, quella del 1821 e quella del 1848.

Province e distretti delle Due Sicilie

Dall'Unità d'Italia al periodo fascista[modifica | modifica wikitesto]

La batteria Santa Maria della fortezza di Gaeta dopo l'assedio. Sullo sfondo, la squadra navale che partecipò ai bombardamenti.

In seguito all'Unità d'Italia, la mancata integrazione economica della parte appena annessa del Paese, la chiusura di numerosi impianti industriali presenti nel territorio, la mancata redistribuzione delle terre promessa dai garibaldini, l'introduzione della leva obbligatoria, l'inserimento di nuove tasse per diminuire il debito causato dalle guerre d'indipendenza, la debolezza del neonato Stato portarono a numerose rivolte nelle campagne e a un depauperamento del territorio portò al brigantaggio e a partire dal 1870, alla "questione meridionale" e a una corrente di pensiero e ricerca storica detta "meridionalismo"[19].

Dopo il 1880, a seguito della crisi agraria che interessò il Mezzogiorno, si inasprì la povertà delle regioni meridionali, favorendo una massiccia emigrazione verso le Americhe. La crisi fu determinata dal crollo delle esportazioni dei prodotti agrari a causa della politica nazionale economica riguardante i dazi sui manufatti industriali stranieri: senza dazi alle frontiere, infatti, i manufatti nazionali erano molto più costosi di quelli stranieri. Ciò, unito all'introduzione da parte dei Paesi stranieri di dazi sui prodotti italiani, causò la rovina del settore agricolo meridionale e veneto. Le esportazioni di prodotti agrari crollarono e le campagne furono letteralmente abbandonate, poiché al contempo si verificarono le prime ondate d'emigrazione[20][21]. Tutti i governi che si sono succeduti nel corso del XX secolo si sono adoperati, spesso con scarsi risultati, con interventi speciali sulle aree interessate, al fine di diminuire lo squilibrio che a molti livelli lasciava il Mezzogiorno lontano dalle restanti regioni italiane, a partire dalla legge speciale per il risanamento di Napoli, voluta fortemente da Francesco Saverio Nitti.

Durante il periodo fascista, parte dell'attuale Lazio (il circondario di Sora e quello di Gaeta) fu scorporata dalla ex provincia di Terra di Lavoro del Regno delle Due Sicilie e quindi dal Mezzogiorno. Lo stesso accadde a territori abruzzesi come l'area di Amatrice, Cittaducale e Leonessa, assegnata al Lazio da Mussolini e si arrivò a un'enorme differenza di reddito tra le regioni del Nord e quelle del Sud per via della volontà del regime di creare uno Stato autarchico e dell'inizio della battaglia del grano, questo fu in parte colmato grazie agli interventi fatti durante il miracolo economico.

Dal dopoguerra a oggi[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la seconda guerra mondiale, fu istituito un apposito ente pubblico che aveva funzioni di realizzare politiche incentivanti la produzione e sussidiarie delle economie locali: la Cassa per il Mezzogiorno (CASMEZ). L'attività di tale ente, che soprattutto nei suoi primi venti anni di vita aveva contribuito a ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, è cessata negli anni novanta ed è stata più volte oggetto di sospetti per una presunta gestione clientelare da parte della politica a partire dagli anni ottanta, mentre nel corso del Novecento sono diventate sempre più forti le organizzazioni criminali.

Nel dopoguerra le direttrici migratorie si spostarono verso l'Europa centrale e settentrionale (Francia, Germania, Svizzera e Belgio) e, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, verso l'Italia settentrionale (segnatamente Piemonte e Lombardia) quando la ricostruzione richiamò manodopera per il lavoro nelle fabbriche.

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Dalla fine del XX secolo e in particolare dagli inizi del XXI secolo molte aree del Mezzogiorno vivono una condizione di costante spopolamento, dovuto sia a un marcato fenomeno di cali delle nascite e sia alla consolidata emigrazione verso l'estero o altre aree del Paese[22][23]. La popolazione residente nel Mezzogiorno ammonta a 19 807 730 abitanti al 31 dicembre 2022[1], suddivisa tra:

Regioni[modifica | modifica wikitesto]

Regione Capoluogo Abitanti Superficie

(km²)

Densità

(ab./km²)

Comuni Pil procapite in euro (2017) Città metropolitane, province e liberi consorzi comunali
Abruzzo L'Aquila 1 269 860 10 831,84 117,23 305 24 700[25] L'Aquila, Chieti, Pescara, Teramo
Basilicata Potenza 536 659 10 073,32 53,28 131 21 100[25] Matera, Potenza
Calabria Catanzaro 1 841 300 15 221,90 120,96 409 17 200[25] Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria
Campania Napoli 5 592 175 13 671,00 409,06 550 18 200[25] Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno
Molise Campobasso 289 840 4 438,00 64,98 136 19 800[25] Campobasso, Isernia
Puglia Bari 3 900 852 19 540,9 199,62 258 18 400[25] Bari, Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto
Sardegna Cagliari 1 575 028 24 100,02[26] 65,35 377 20 600[25] Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Sud Sardegna
Sicilia Palermo 4 802 016 25 832,39[27] 185,89 391 17 500[25] Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani

Comuni più popolosi[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito si riporta l'elenco della popolazione residente nei comuni con più di 50.000 abitanti al 31 dicembre 2022[28].

In corsivo i comuni non capoluogo di provincia. In grassetto i comuni capoluogo di regione.

# Comune Regione Città metropolitana, provincia o

libero consorzio comunale

Abitanti Superficie

(km²)

Densità

(ab./km²)

Altitudine

(m s.l.m.)

1 Napoli Campania Napoli 913 462 119,02 7 789,39 17
2 Palermo Sicilia Palermo 630 167 160,59 3 924,07 14
3 Bari Puglia Bari 316 015 117,39 2 720,38 5
4 Catania Sicilia Catania 298 762 182,9 1 633,47 7
5 Messina Sicilia Messina 218 786 213,23 1 023,56 3
6 Taranto Puglia Taranto 188 098 249,86

Acque interne: 71,53 km² (28,63%)

752,81 15
7 Reggio Calabria Calabria Reggio Calabria 170 951 236,02 715,16 31
8 Cagliari Sardegna Cagliari 148 117 85,01 1 742,35 23
9 Foggia Puglia Foggia 145 348 509,26 285,41 76
10 Salerno Campania Salerno 127 186 59,85 2 125,08 2
11 Giugliano in Campania Campania Napoli 123 679 94,62 1 307,11 97
12 Sassari Sardegna Sassari 121 021 547,04 221,23 225
13 Pescara Abruzzo Pescara 118 657 33,95 3 495,05 4
14 Siracusa Sicilia Siracusa 116 244 207,78 559,46 17
15 Andria Puglia Barletta-Andria-Trani 97 146 402,89 241,12 151
16 Lecce Puglia Lecce 94 517 238,93 392,19 49
17 Barletta Puglia Barletta-Andria-Trani 92 427 149,35 618,86 15
18 Catanzaro Calabria Catanzaro 84 670 112,72 751,15 320
19 Brindisi Puglia Brindisi 82 694 332,98 248,35 15
20 Torre del Greco Campania Napoli 80 508 33,7 2 628,4 43
21 Marsala Sicilia Trapani 79 809 243,26 328,08 12
22 Pozzuoli Campania Napoli 76 331 43,44 1 757,16 28
23 Casoria Campania Napoli 74 021 12,13 6 102,31 60
24 Ragusa Sicilia Ragusa 73 159 444,67 164,52 502
25 Caserta Campania Caserta 72 805 54,07 1 346,5 68
26 Gela Sicilia Caltanissetta 71 217 279,07 255,19 46
27 Altamura Puglia Bari 69 880 427,75 161,99 467
28 L'Aquila Abruzzo L'Aquila 69 558 473,91 146,77 721
29 Quartu Sant'Elena Sardegna Cagliari 68 585 96,41 711,39 6
30 Lamezia Terme Calabria Catanzaro 67 026 162,43 412,65 216
31 Potenza Basilicata Potenza 64 406 175,43 367,13 819
32 Cosenza Calabria Cosenza 63 760 37,86 1 684,1 238
33 Vittoria Sicilia Ragusa 63 316 182,48 346,98 168
34 Castellammare di Stabia Campania Napoli 62 772 17,81 3 524,54 6
35 Afragola Campania Napoli 61 712 17,90 3 447,6 43
36 Olbia Sardegna Sassari 61 048 383,64 159,13 10
37 Matera Basilicata Matera 59 685 392,09 152,22 401
38 Caltanissetta Sicilia Caltanissetta 58 532 421,25 138,95 149,07
39 Crotone Calabria Crotone 58 445 182,00 321,13 8
40 Acerra Campania Napoli 58 322 54,71 1 066,02 26
41 Marano di Napoli Campania Napoli 57 777 15,64 3 694,18 151
42 Molfetta Puglia Bari 57 329 58,97 972,17 15
43 Cerignola Puglia Foggia 56 978 593,43 95,93 120
44 Benevento Campania Benevento 56 201 129,00 429,54 135
45 Trapani Sicilia Trapani 55 559 273,13 203,42 3
46 Agrigento Sicilia Agrigento 55 512 245,32 226,28 230
47 Trani Puglia Barletta-Andria-Trani 54 941 103,41 531,29 7
48 Manfredonia Puglia Foggia 53 902 354,54 152,03 5
49 Bisceglie Puglia Barletta-Andria-Trani 53 534 69,25 773,05 16
50 Modica Sicilia Ragusa 53 503 292,37 183 296
51 Montesilvano Abruzzo Pescara 53 275 23,57 2 260,29 5
52 Bitonto Puglia Bari 53 168 174,34 304,97 118
53 Bagheria Sicilia Palermo 52 928 29,84 1 773,73 76
54 Avellino Campania Avellino 52 198 30,55 1 708,61 348
55 Portici Campania Napoli 52 054 4,52 11 516,37 29
56 Teramo Abruzzo Teramo 51 548 152,84 337,27 265
57 Cava de' Tirreni Campania Salerno 50 539 36,53 1 383,49 180
58 Acireale Sicilia Catania 50 515 40,43 1 249,44 102
59 Ercolano Campania Napoli 50 124 19,89 2 520,06 44
60 Mazara del Vallo Sicilia Trapani 50 039 274,64 182,2 8

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Economia d'Italia e Mafia in Italia.

Nonostante i mutamenti occorsi nella seconda metà del XX secolo, sussiste un divario economico tra le regioni settentrionali e quelle meridionali.[29]

A peggiorare la situazione concorrono diversi fattori: in primis i problemi dell'offerta per la quale si perdono più posti di lavoro durante le fasi di recessione di quanto se ne creino durante le fasi di espansione; secondariamente, i problemi della domanda che vede acuirsi la distanza tra beni di mercato e tra servizi sociali alimentati rispettivamente dalla produttività del Nord e dall'assistenzialismo del Sud[30].

Il Mezzogiorno rappresenta circa un terzo della forza lavoro dell'Italia, eppure oltre il 20% della popolazione è esclusa dal mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione, in particolare, colpisce i giovani sotto i 24 anni per oltre il 50%[31].

Tra le cause di tale problema concorrono, tra l'altro, la carenza di investimenti, la dotazione di infrastrutture, la diffusione di attività illegali caratterizzate da penetrazione mafiosa e la bassa accumulazione di capitale sociale.

Nel 2017 il pil delle regioni del Mezzogiorno era pari a 387 667 milioni di euro, contribuendo al 22,5% del prodotto interno lordo nazionale; il pil pro capite ammontava a 18 550 euro, rappresentante il 65% circa del pil pro capite nazionale di 28 500 euro.[32]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

La cultura artistica del Mezzogiorno italiano è il ricco portato delle sue varie esperienze storiche, fra cui la plurisecolare presenza antica (italica, messapica, fenicia, greco-romana, etc.), il lascito dei bizantini, degli arabi e dei normanni, degli angioini, nonché una certa perdurante influenza aragonese-spagnola. La cultura meridionale, fiorendo nelle sue varie espressioni, ha avuto modo di esprimersi tanto nello Stato nazionale moderno quanto a livello internazionale, nei quali si è radicata conoscendo un vasto numero di reintepretazioni (si pensi, per esempio, a livello culinario, alla pizza o al calzone, affermatisi lungo tutto lo Stivale, o alla pizza siciliana o - in ambito estero - a quella in stile newyorchese).

Alla precoce unificazione nel Regno di Sicilia, la cui superficie politica risultò pressoché immutata fino all'unità d'Italia, fa anche seguito una qual certa identità linguistica: le lingue popolari più diffuse tra i locali, in una situazione di diglossia, sono infatti i dialetti italiani centro-meridionali, di ceppo italo-romanzo e italo-dalmata, suddivisi nei due rami meridionale intermedio (da cui discende la lingua napoletana) e meridionale estremo (comprendente la lingua siciliana).

Diverso è il caso della Sardegna, patria di una specifica storia e cultura e di una sua lingua romanza: il sardo.

Numerose in tutto il Mezzogiorno sono, infine, le isole linguistiche, alcune delle quali di origine non latina.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Dato Istat al 31 dicembre 2022
  2. ^ Regno delle Due Sicilie, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. URL consultato il 2 dicembre 2022.
    «Con questa denominazione si indica lo Stato costituito nel dic. 1816 con l'unificazione dei regni di Napoli e di Sicilia, che restaurava l’autorità borbonica su tutta l’Italia meridionale; fu mantenuta fino all’ott. 1860, quando, tramite plebiscito, fu votata l’annessione al regno di Sardegna.»
  3. ^ «Meridionale: in part.: che fa parte delle regioni continentali e insulari del Mezzogiorno d'Italia (delimitate convenzionalmente dai fiumi Garigliano e Sangro), le quali, in età prerisorgimentale, costituivano il Regno delle due Sicilie.» Battaglia, Salvatore (1961). Grande dizionario della lingua italiana, UTET, Torino, V. X, p.160.
  4. ^ «Il regno meridionale, Napoli e Sicilia con 6 milioni e 200 mila abitanti,... pare in principio per certa foga di riforme e per valori d'ingegni filosofici e riformisti gareggiare con la Lombardia austriaca.» Carducci, III-18-21, citato in Grande dizionario della lingua italiana, UTET, Torino, V. X, p.160.
  5. ^ La programmazione dei fondi strutturali comunitari (DOC), su ciofs-fp.org (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2011).
  6. ^ Francesca Canale Cama; Daniele Casanova; Rosa Maria Delli Quadri, Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo, Napoli, Guida Editori, 2017, p. 173.
    «Tra le maggiori novità del secolo ci fu proprio il ritorno all'indipendenza del regno meridionale, che riunì in un unico stato indipendente e sovrano il Mezzogiorno insulare e continentale.»
  7. ^ (EN) Mezzogiorno, su britannica.com, Encyclopædia Britannica. URL consultato il 23 luglio 2016.
    «Mezzogiorno, region in Italy roughly coextensive with the former Kingdom of Naples.»
  8. ^ Il rapporto annuale Svimez sull'economia del Mezzogiorno, su regione.sardegna.it, Regione Autonoma della Sardegna, 10 luglio 2007. URL consultato il 21 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2020).
    Sardegna, su sr-m.it, S.R.M. Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, 2017. URL consultato il 21 aprile 2014.
  9. ^ Gert J. Hospers, Regional Economic Change in Europe, LIT Verlag Münster, 2004.
  10. ^ Sito Svimez, su svimez.it.
  11. ^ Sito SRM, su srmezzogiorno.it.
  12. ^ La Porta G. (1994) Neapolis, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, p. 15
  13. ^ Regione Campania, Centro di Servizi Culturali di Ariano Irpino, Progetto itinerari turistici Campania interna - La Valle del Miscano, a cura di Claude Albore Livadie, vol. 2, Avellino, Ruggiero, 1995, pp. 13-28.
  14. ^ Aa., Vv. (1995) Le genti sicule, in “Viaggio nelle meraviglie dell'archeologia”, Istituto Geografico De Agostini, Novara, p. 9; Id., La civiltà nuragica, p. 133; Id., Le tribù del sannio, p. 361, ISBN non esistente
  15. ^ I cinque libri del sapere. Il libro della storia, p. 77.
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