Mistica

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La mistica, e i relativi termini misticismo e misticità, indicano quel sentimento di contemplazione, venerazione o adorazione della dimensione del sacro o della divinità, implicandone un'esperienza diretta al di là del pensiero logico-discorsivo.[1] Questa condizione di intensa partecipazione al divino può interessare i sensi del corpo, o soltanto la sua parte immateriale e trascendente (talora chiamata anima), in forma non o sovra-razionale e talora persino in stati vicini all'incoscienza (come la trance medianica), culminando con l'estasi.

Un'illustrazione di Gustave Doré del paradiso dantesco, che raffigura la visione mistica delle anime beate.

Come il credo spirituale e la pratica religiosa al quale sono collegate, resta oggettivamente difficile proporre una definizione sintetica e onnicomprensiva delle possibili esperienze mistiche, così come delle relative condizioni in grado di determinarle o predisporle.[2]

L'esperienza mistica è in genere ritenuta possibile soltanto col necessario intervento di Dio, angeli, demoni, o di una qualche entità non umana o soprannaturale; alcune dottrine professano tuttavia che il singolo essere umano possa giungervi da solo mediante un cammino di ascesi, ed un sufficiente potenziamento delle proprie conoscenze e capacità magiche.

Etimologia e storia del significato[modifica | modifica wikitesto]

Persefone apre la cesta (λίκνον) mistica (μυστικών) contenente gli oggetti sacri propri dell'iniziazione. Pinax (πίναξ) rinvenuta nel santuario di Persefone a Locri, risalente al V sec. a.C. e conservata al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.

L'italiano "mistico" deriva dal latino mystĭcus,[3] derivante a sua volta dal greco antico mystikós (μυστικός) usato per indicare i misteri propri dei culti iniziatici, dato che mýstēs (μύστης) significava appunto «iniziato».[4]

«I misteri erano cerimonie di iniziazione, culti nei quali l'ammissione e la partecipazione dipendono da qualche rituale personale da celebrare sull'iniziando. La segretezza e, nella maggior parte dei casi, un'ambientazione notturna sono elementi concomitanti di questa esclusività.»

"Mistero"[6] indicava dunque una cerimonia sacra di carattere segreto, passando poi a significare in italiano ciò che sfugge alle normali possibilità di conoscenza, ciò che è "enigmatico" o appunto "segreto".

L'etimologia di «mistico» attiene dunque alle antiche iniziazioni (in latino initiatio), ed ai termini greci mystikós, mystḕrion, mýstēs che nell'ambito delle religioni misteriche ineriscono alle relative "iniziazioni" cultuali, e alla loro concomitante "segretezza", ma il suo espresso riferimento alla contemplazione del "divino" lo si deve per la prima volta alla lettura che ne dà Plotino:

Plotino coi suoi discepoli
(GRC)

«Τοῦτο δὴ ἐθέλον δηλοῦν τὸ τῶν μυστηρίων τῶνδε ἐπίταγμα, τὸ μὴ ἐκφέρειν εἰς μὴ μεμυημένους, ὡς οὐκ ἔκφορον ἐκεῖνο ὄν, ἀπεῖπε δηλοῦν πρὸς ἄλλον τὸ θεῖον, ὅτῳ μὴ καὶ αὐτῷ ἰδεῖν εὐτύχηται.»

(IT)

«È questo il significato della famosa prescrizione dei misteri: "non divulgare nulla ai non iniziati". Proprio perché il Divino non dev'essere divulgato, fu proibito di manifestarlo ad altri, a meno che questi non abbia già avuto per sé stesso la fortuna di contemplare.»

La categoria concettuale dela mistica, sebbene preparata dagli antichi culti iniziatici, sorge dunque in ambito neoplatonico con l'avviamento alla contemplazione dell'Assoluto, da cui deriva la sua associazione con la pratica del silenzio.[7]

Analogamente Paolo di Tarso, che pure precede Plotino, e così i primi cristiani, si appropriano dei termini misterici riferendoli al loro nuovo culto:[7] «Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio».[8]

Il primo autore che utilizza i termini relativi alla "mistica" in un senso puramente "spirituale" (avulso dai significati misterici precedenti)[9] è Dionigi l'Areopagita, vissuto nel V-VI secolo, ritenuto uno scrittore cristiano[10] e autore della Teologia mistica (Περὶ μυστικῆς θεολογίας), il quale presenta quelle nozioni proprie del tardo neoplatonismo in un linguaggio cristiano[9]:

(GRC)

«σὺ δέ, ὦ φίλε Τιμόθεε, τῆι περὶ τὰ μυστικὰ θεάματα συντόνωι διατριβῆι καὶ τὰς αἰσθήσεις ἀπόλειπε καὶ τὰς νοερὰς ἐνεργείας καὶ πάντα αἰσθητὰ καὶ νοητὰ καὶ πάντα οὐκ ὄντα καὶ ὄντα καὶ πρὸς τὴν ἕνωσιν, ὡς ἐφικτόν, ἀγνώστως ἀνατάθητι τοῦ ὑπὲρ πᾶσαν οὐσίαν καὶ γνῶσιν· τῆι γὰρ ἑαυτοῦ καὶ πάντων ἀσχέτωι καὶ ἀπολύτωι καθαρῶς ἐκστάσει πρὸς τὸν ὑπερούσιον τοῦ θείου σκότους ἀκτῖνα, πάντα ἀφελὼν καὶ ἐκ πάντων ἀπολυθείς, ἀναχθήσηι.»

(IT)

«Tu, o caro Timoteo, con un esercizio attentissimo nei riguardi delle contemplazioni mistiche, abbandona i sensi e le operazioni intellettuali, tutte le cose sensibili e intelligibili, tutte le cose che non sono e quelle che sono; e in piena ignoranza protenditi, per quanto è possibile, verso l'unione con colui che supera ogni essere e conoscenza. Infatti, mediante questa tensione irrefrenabile e assolutamente sciolto da te stesso e da tutte le cose, togliendo di mezzo tutto e liberato da tutto, potrai essere elevato verso il raggio soprasostanziale della divina tenebra.»

Il trasferimento dei lemmi di ambito "mistico", riferito al "divino", dall'alveo neoplatonico "pagano" a quello cristiano operato da Dionigi l'Areopagita, il quale lo addita come vertice della teologia in quanto consente di giungere all'Assoluto, ovvero al Dio trinitario, per mezzo di paradossi che intendono superare i limiti del pensiero logico-discorsivo, sarà ampiamente ereditato dalle Chiese cristiane greche e orientali[11].

Il teologo Jean de Gerson (1363-1429), cancelliere della Sorbona, definì, nel XV secolo, la teologia mistica come «una conoscenza sperimentale di Dio, ottenuta abbracciando l'amore unitivo».

Mistica e religione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Misticismo cristiano.

Si può ottenere l'estasi mistica al termine di un procedimento di progressivo distacco sia dalla conoscenza sensibile sia da quella razionale, fino alla perdita dell'"io" nel "tutto", inoltre può essere anche raggiunta spontaneamente, improvvisamente e senza cause apparenti. Gli episodi di estasi spontanea sono le apparizioni ai semplici pastorelli come i momenti fondanti nel percorso di un grande maestro o, addirittura, di una religione.

«L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.»

Si possono distinguere tre fasi dello sviluppo di una religione. Il primo stadio è quello primitivo, nel cui contesto Levy-Bruhl parla di "partecipazione mistica", dove il divino è semplicemente presente ovunque, nelle piante, nei fiumi, nella terra, in cielo, negli animali, in ogni cosa e non vi sono distinzioni nella coscienza umana. Il secondo stadio è il momento creativo, a seguito di una rottura con lo stato primordiale diventa necessaria una ricomposizione, questo è il momento creativo di una religione in cui le energie sono rivolte allo sviluppo dei temi e dei miti relativi, la mistica non ha un ruolo in questa fase perché le energie sono dedicate alla costruzione ma quando una religione ha raggiunto un impianto consolidato, una diffusione ed una istituzionalizzazione con gerarchie e riti, in quel momento si sente il distacco dal contatto originale con il divino e lo si ricerca di nuovo, per colmare il baratro che si è venuto a creare. E si sviluppano le mistiche[12].

In tutte le grandi religioni del mondo vi sono correnti mistiche. Fondate sulla ricerca personale e sul contatto diretto col divino, le correnti mistiche possono apparire anarchiche ed in contrasto con le istituzioni delle Chiese, e se è vero che queste ultime hanno compiuto forme di repressione verso i movimenti estremistici o verso singoli esponenti che esprimevano una teologia "eretica", è vero anche che tutte le Chiese hanno eletto mistici come i massimi esempi della propria fede[12]. Come scrive Giordano Berti nel "Dizionario dei Mistici" (Milano 1999, p. 7), "ogni religione è in grado di offrire diverse strade mistiche, che possono assumere toni estremi, persino aberranti, ma che corrispondono evidentemente a una necessità interiore (si pensi solo alle penitenze cui si sottopongono certi monaci medioevali, alle torture sciamaniche, ai prolungati digiuni degli asceti induisti e jainisti). Dunque, la mistica può essere al tempo stesso un punto di contatto oppure un fattore di netto distacco e fra le diverse religioni proprio perché è relativa a differenti bisogni spirituali, in parte innati e in parte indotti dalle culture e dalle tradizioni locali.

  • Nel cristianesimo fin dai primi tempi si ritrovano correnti mistiche, alcune integrate e altre espulse come eretiche, lo gnosticismo, in Asia minore ed in Egitto i Padri del deserto. Nell'Ortodossia sono ammesse forme di ricerca mistica come l'esicasmo. In ambito cattolico, tra le personalità mistiche si possono ricordare Ildegarda di Bingen, Meister Eckhart, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, in quello protestante Jakob Böhme; ma la mistica non disdegna gli umili, per esempio la piccola Bernadetta di Lourdes. San Tommaso d'Aquino, la cui opera non è certo di stampo mistico, pure sembra avere vissuto alcune intense esperienze mistiche verso la fine della sua vita[13] riportate anche nel famoso inno Adoro te devote. Nel 1900 si è sviluppata in Italia una corrente mistica all'interno del movimento pentecostale guidata da Domenico Zaccardi inquadrabile però di più nell'incavo mistico rigorista; questo movimento che esiste ancora oggi cercava di cancellare dall'uomo tutti i suoi desideri, a cominciare dalla sessualità per sostituirli con un amore totale verso Cristo Gesù.
  • Nell'ebraismo, la cabala è la corrente esoterica che affonda le radici negli stessi luoghi e negli stessi tempi della formazione delle correnti mistiche cristiane ma si sviluppa vigorosamente dal X secolo in poi (Abramo Abulafia), vi è poi cassidismo nato in Polonia nel XVIII secolo e l'anomalo movimento del sabbatianesimo di Sabbatai Zevi nel XVII secolo.
  • Nell'islam, le correnti mistiche si raccolgono attorno al sufismo, ma tutta la religione ha una impronta mistica. Le personalità: Al Ghazali, Gialal al-Din Rumi, Ibn Arabi
  • Il manicheismo si strutturava in classi dove potevano diventare sacerdoti solo i predestinati scegliendo una via di ascesi.
  • Il buddhismo basato gnosticamente sulla ricerca individuale ha consentito lo sviluppo di correnti mistiche come, ad esempio, lo Zen.
  • Nelle religioni dei popoli primitivi, lo sciamanesimo consente il contatto diretto con le divinità; spesso tramite l'utilizzo di sostanze psichedeliche. Riti quali quello dei misteri elusini, derivano probabilmente da questa antica tradizione di incontro tra l'essere umano e l'immemore e trascendentale universo della pura coscienza, raggiungibile in pochi minuti dopo aver assunto una delle sostanze psichedeliche dette "classiche". Sostanze aliene al corpo non sono strettamente necessarie per il raggiungimento di certi risultati sulla coscienza, ma sicuramente sono una via molto veloce, potente e non duratura. La meditazione viene utilizzata per raggiungere effetti simili a quelli di sostanze quali dimetiltriptammina.

I mistici possono avere comportamenti semplicemente anticonformisti o estremi. Nei primi secoli del cristianesimo gli stiliti vivevano sulle colonne una vita di digiuno e di preghiera, i maestri zen impartivano insegnamenti con azioni che erano apparentemente contro ogni logica.

La mistica ha influenzato l'alchimia in una fase prescientifica e poi la psicologia con Carl Gustav Jung. Nella musica ricorderemo Arturo Benedetti Michelangeli.

Mistica e politica[modifica | modifica wikitesto]

Anche in ambito politico, affinché un ideale o un indirizzo spirituale possa illuminare la condotta di un partito o di una nazione, si è dato luogo a correnti di pensiero come quelle della mistica fascista e del misticismo nazista.

Mistici[modifica | modifica wikitesto]

Cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

San Francesco in meditazione con teschio, Francisco de Zurbarán, 1658, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Lo stesso argomento in dettaglio: Mistica cristiana.

Ebraismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cabala ebraica.

Islam[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sufismo e Confraternita islamica.

Bahaismo[modifica | modifica wikitesto]

Induismo[modifica | modifica wikitesto]

Sikhismo[modifica | modifica wikitesto]

Buddhismo[modifica | modifica wikitesto]

Taoismo[modifica | modifica wikitesto]

Jainismo[modifica | modifica wikitesto]

Shintoismo[modifica | modifica wikitesto]

Altri[modifica | modifica wikitesto]

  • Osho (1931-1990)
  • Sri Aurobindo (1869-1916)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dizionario di storia della Treccani, su treccani.it.
  2. ^

    «The term mysticism, like the term religion itself, is a problematic but indispensable one. Identifying a broad spectrum of ideas, experiences, and practices across a diversity of cultures and traditions, it is a generic term rather than the name for any particular doctrine or mode of life.»

  3. ^ Il sostantivo femminile "mistica" è entrato nella lingua italiana nel XVII secolo, derivando dall'aggettivo, sempre italiano, "mistico", questo entrato nella lingua italiana nel XIV secolo. Il sostantivo maschile "misticismo" entra invece nella lingua italiana solo nel XIX secolo.
  4. ^ Il termine mýstēs (μύστης) deriva infatti da mýo (μύω, "celare"), questo dall'atto di socchiudere gli occhi, come le labbra e gli occhi dei partecipanti ai misteri di Eleusi. Sull'etimologia di quest'ultimo termine e sulla sua correlazione con μύστης, nota Pierre Chantraine:

    «[...] on en a conclue que le μύστης est proprement celui qui ferme les yeux, ce qui n'apparaît pas très naturel; ce peut être aussi bien celui qui ne répète rien, qui tient les lèvres closes [...]»

  5. ^ Ancient Mystery Cults, introduzione al saggio Antike Mysterien, Funktionen und Gehalt, President and Fellows of Harvard College, 1987, trad. it.: Bari, Laterza, 1989, p. 13.
  6. ^ Derivante dal termine latino mystērĭum con analogo significato, e a sua volta dal greco antico mystḕrion (μυστήριον).
  7. ^ a b «La categoria della mistica nasce con l'applicazione di tale osservanza alla contemplazione dell'Assoluto neoplatonico, l'Uno inaccessibile. Già il filosofo Plotino (204-270) richiama alla disciplina misterica del silenzio [...]. I maestri a lui successivi seguono le sue orme, tratteggiando l'iter contemplativo sulla falsariga della prima ipotesi del Parmenide platonico, mentre estendono la terminologia relativa ai misteri a diversi risvolti della dottrina da essi insegnata e alle sue fonti: oltre a Platone, Pitagora, gli Oracoli caldaici e gli scritti orfici. Ciò riflette un clima culturale e cultuale largamente diffuso, in cui un alto numero di esperienze religiose e soteriologiche di matrice orientale si appropria dell'etichetta di "misteri", in origine usata per cerimonie elleniche. Lo stesso Paolo se ne serve per la propria fede, e i padri orientali lo seguono, applicando l'aggettivo "mistico" a una serie di referenti prettamente rituali» (Mario Piantelli, Mistica in "Dizionario delle religioni". Torino, Einaudi, p. 490).
  8. ^ «Οὕτως ἡμᾶς λογιζέσθω ἄνθρωπος ὡς ὑπηρέτας Χριστοῦ καὶ οἰκονόμους μυστηρίων Θεοῦ» (Paolo di Tarso, Prima lettera ai Corinzi, 4,1).
    Si pensi anche, sempre in ambito proto-cristiano, all'accezione che il termine mystikós riserva alla verità rivelata sottintesa nel significato letterale delle Scritture e quindi non ancora nel comune significato di particolare relazione con il divino:

    «Nor does the early Christian term mustikos correspond to our present understanding, since it referred to the spiritual meaning that Christians, in the light of revelation, detected under the original, literal meaning of the scriptures.»

  9. ^ a b Mario Piantelli, Mistica in "Dizionario delle religioni", Torino, Einaudi, p. 490.
  10. ^ Su questo autore, che nei suoi scritti indica sé stesso come contemporaneo di Paolo di Tarso, esistono numerose problematicità. Mentre Massimo il Confessore, Scoto Eriugena, Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e Nicola Cusano gli offrono credibilità considerandolo, tra l'altro, Theologorum Maximus, a partire dal Rinascimento si è certi che le opere del Corpus Dionysiacum non siano altro che degli pseudoepigrafi redatti secoli dopo la data attestata dagli stessi. Recentemente uno studio di Carlo Maria Mazzucchi (cfr. Dionigi Areopagita, Tutte le opere, Milano, Bompiani, 2010, pp. 707-762), sostiene l'ipotesi che dietro il nome di Dionigi l'Areopagita si celi l'ultimo scolarca di Atene, il "pagano" Damascio, intenzionato a trasferire nelle teologie cristiane ormai dominanti i contenuti propri delle teologie neoplatoniche "pagane". Giovanni Reale non segue ma la prende in seria considerazione (cfr. Introduzione a Dionigi Areopagita, Tutte le opere, Milano, Bompiani, 2010, pp. 9 e sgg.).
  11. ^ Mario Piantelli, p. 490
  12. ^ a b Gershom Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica Milano, 1965
  13. ^ Biografia di San Tommaso su santiebeati.it

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • I Mistici, a cura di Elémire Zolla. Milano, Garzanti, 1963 ( antologia di scritti di Mistica classica precristiana e Mistica cristiana di Autori europei; indirizzo eclettico del Curatore; all'opera collaborò con alcune traduzioni, non accreditate nel testo, la poetessa Cristina Campo).
  • Gianni Baget Bozzo, in collaborazione con Giorgio Sacchi, Manuale di mistica, Milano, Rizzoli, 1984.
  • Giorano Berti, Dizionario dei Mistici. I grandi Maestri dello spirito di ogni tempo e religione, Milano, Vallardi, 1999.
  • Luigi Borriello et al., Dizionario di mistica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1998.
  • G. Esposito, - S. Consiglio, La relazione mistica. Esperienza e coscienza cristiana di Dio, Cantagalli, 2006
  • Bernard McGinn, The Presence of God: A History of Western Christian Mysticism, New York, Crossroad, 1991-2020 (6 volumi).
  • Kurt Ruh, Storia della mistica occidentale, Milano, Vita e Pensiero, 1993-1997 (2 volumi).
  • Gershom Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, Milano, Il Saggiatore, 1965 (Die jüdische Mystik in ihren Hauptströmungen, Zürich, 1957).
  • Marco Vannini, Storia della mistica occidentale, Milano, Mondadori, 1999.

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