Molpide di Sparta

Molpide di Sparta (in greco antico: Μόλπις?; Sparta, ... – ...; fl. II-I secolo a.C.) è stato uno storico e antiquario greco antico vissuto probabilmente tra il II ed il I secolo a.C.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di Molpide non possiamo dire nulla, se non che fosse di Sparta, come lo definisce Ateneo, unica fonte ad avercene conservato la menzione; inoltre, l'attenzione antiquaria dimostrata da questo storico lo ricondurrebbe alla temperie della fine del periodo ellenistico[1].

Costituzione di Sparta[modifica | modifica wikitesto]

L'unica sua opera di cui abbiamo notizia è una Costituzione di Sparta (Λακεδαιμονίων πολιτεία). Ateneo ne ha trasmesso il titolo e 4 brevi frammenti, tutti relativi ai pranzi degli spartani[2].

Il primo frammento si incentra sullo spiegare un pranzo tipico spartano, composto da torta d'orzo, pagnotta di grano, carne, verdura cruda, brodo, fichi, noci e lupini [3]

Nel terzo frammento, il più ampio citato da Ateneo, Molpide si sofferma sull'usanza dello epaiklon nei banchetti, spiegandoː «Dopo il pasto, è sempre consuetudine che qualcuno provveda qualcosa, a volte anche più persone, un piatto (mattya[4]) preparato nelle proprie case, e chiamato epaiklon[5]. Nessuno ha l'abitudine di contribuire con tutto ciò che ha comprato con l'acquisto al mercato, poiché contribuiscono non a soddisfare il loro piacere o l'avidità dello stomaco, ma a dare prova della propria bilità nella caccia. Anche molti di loro che allevano greggi ne danno una parte generosa. E così il mattya può consistere di tortore, oche, tortore, tordi, merli, lepri, agnelli e capretti. I cuochi annunciano alla compagnia i nomi di coloro che portano qualcosa per l'occasione, affinché tutti si rendano conto della fatica spesa per la caccia e dello zelo manifestato per se stessi»[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ D. Tober, Politeiai and spartan local history, in "Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte", Bd. 59, H. 4 (2010), pp. 412-413.
  2. ^ Editi da Felix Jacoby in FGrHist 590.
  3. ^ Ateneo, Deipnosophistae, IV, 140AB.
  4. ^ Definito così in F 2 J., sempre in Ateneo, IV, 140E.
  5. ^ Identificato da Molpide con il mattya, come veniva chiamato nel resto del mondo grecoː cfr. F 4 J.
  6. ^ Ateneo, Deipnosophistae, IV, 140F (trad. A. D'Andria).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • F. Jacoby ed., Die Fragmente der Griechischen Historicher, Berlin-Leiden, Weidmann-Brill, 1923-1998, N. 590, vol. III B, pp. 704-5.
Controllo di autoritàVIAF (EN2858213 · CERL cnp00285224 · GND (DE102399808
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