Monserrat (Buenos Aires)

Monserrat
Stemma ufficiale
Stemma ufficiale
In senso orario: la Plaza de Mayo, il Cabildo di Buenos Aires, la Casa Rosada, panorama del quartiere.
StatoBandiera dell'Argentina Argentina
Città Buenos Aires
CircoscrizioneC1
Superficie2,2 km²
Abitanti43 560 ab. (2012)
Densità19 800 ab./km²
Mappa dei quartieri di
Mappa dei quartieri di

Monserrat (o Montserrat) è uno storico barrio (quartiere) della capitale dell'Argentina Buenos Aires. Ha 43 560 abitanti su un'area di 2,2 km².[1]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il confine nord, quello con San Nicolás, è segnato da Avenida Rivadavia, quello est (Puerto Madero) da Avenida Ing. Huergo, quello sud (San Telmo) da Chile, Chacabuco e Avenida Independencia, e quello ovest (Balvanera) da Avenida Entre Ríos.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La storia del quartiere affonda le sue radici direttamente alle origini della città di Buenos Aires, fondata dagli Spagnoli nel 1580. Nel 1594 fu costruito un fortino e, nel 1608, furono garantiti ai Gesuiti alcuni appezzamenti di terra sui quali poi eressero la chiesa di Sant'Ignazio e la Manzana das Luces. Nel 1765 fu aperta al culto la chiesa di Nostra Signora di Montserrat che diede poi il nome all'intero quartiere.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Situata nella parte più storica e centrale della capitale argentina, il barrio di Monserrat ospita alcuni tra i più importanti monumenti e siti culturali di Buenos Aires. Tra i più noti spiccano la Plaza de Mayo, il Cabildo di Buenos Aires, la Casa Rosada, Avenida de Mayo, il Café Tortoni, palazzo Barolo, il Palazzo della Legislatura della Città di Buenos Aires, Plaza del Congreso, Casa Escasany, la chiesa di Sant'Ignazio, la Basilica di San Francesco, il Convento di San Domenico, la Manzana de las Luces, la chiesa di Nostra Signora di Montserrat e la chiesa degli Italiani.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Montserrat, su barriada.com.ar, barriada.com. URL consultato il 17-03-2012 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2011).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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