Mores

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Mores
comune
(ITSC) Mores
Mores – Bandiera
Mores – Veduta
Mores – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sardegna
Provincia Sassari
Amministrazione
SindacoEnrico Euclide Virdis (lista civica) dall'11-10-2021
Territorio
Coordinate40°32′53″N 8°49′58″E / 40.548056°N 8.832778°E40.548056; 8.832778 (Mores)
Altitudine366 m s.l.m.
Superficie94,86 km²
Abitanti1 691[1] (30-11-2023)
Densità17,83 ab./km²
Comuni confinantiArdara, Bonnanaro, Bonorva, Ittireddu, Ozieri, Siligo, Torralba
Altre informazioni
Cod. postale07013
Prefisso079
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT090042
Cod. catastaleF721
TargaSS
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona D, 1 611 GG[3]
Nome abitanti(IT) moresi
(SC) moresos
Patronosanta Caterina d'Alessandria
Giorno festivo25 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Mores
Mores
Mores – Mappa
Mores – Mappa
Posizione del comune di Mores
nella provincia di Sassari
Sito istituzionale

Mores è un comune italiano di 1 691 abitanti della provincia di Sassari in Sardegna.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Rinvenimenti archeologici fanno dedurre che il territorio circostante fosse abitato fin da tempi antichi (3000 a.C.), come testimoniano le domus de janas ("case delle fate") e i vari dolmen, tra i quali spicca quello di Sa Coveccada. L'area fu abitata anche in epoca nuragica, per la presenza nel territorio di alcuni nuraghi, e in epoca punica e romana, per la presenza di alcune necropoli.

Acquamanile da San Salvatore, museo archeologico nazionale di Cagliari

Nel medioevo appartenne al Giudicato di Torres, e fece parte della Curatoria di Meilogu. Alla caduta del giudicato (1259) passò sotto il dominio della famiglia genovese dei Doria, e successivamente, intorno al 1350, fu conquistato dagli aragonesi. Nel corso della guerra avvenuta nel 1478 tra il marchese di Oristano, Leonardo Alagon, e il viceré aragonese dell'Isola, Nicolò Carroz, il paese si schierò a favore del primo e ospitò un figlio dell'Alagon, Artaldo, e il visconte di Sanluri, Giovanni De Sena, suo alleato, dopo che essi furono costretti ad abbandonare l'assedio messo al castello di Ardara, allora roccaforte aragonese. Sconfitto il marchese, Mores tornò agli aragonesi. Nel 1614 fu incorporato nel marchesato omonimo, che venne dato in feudo ad Antonio Manca in quanto sposo di Caterina Virde.

Nel 1795 il paese prese parte alla insurrezione contro i feudatari, e il palazzo degli stessi feudatari venne distrutto.

Il paese fu riscattato agli ultimi signori nel 1839, con la soppressione del sistema feudale.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone del comune di Mores sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 17 maggio 1985.[4]

«Stemma semitroncato partito: il primo, di azzurro, al sole d'oro; il secondo, di verde, alla campana d'oro, legata di rosso; il terzo, d'oro, all'olivo di verde, fruttato di cinque di nero, piantato sulla pianura di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di azzurro.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile della chiesa parrocchiale

Al centro del paese sorge la chiesa parrocchiale di Santa Caterina coll'imponente campanile, progettato dall'architetto morese Salvatore Calvia Unali, padre del celebre poeta sassarese Pompeo Calvia, che rappresenta una delle più belle realtà del Neoclassicismo sardo; con i suoi 47 metri di altezza inoltre è la torre campanaria più alta dell'isola[5].
Da segnalare anche il convento settecentesco dei frati cappuccini con adiacente la chiesa di Sant'Antonio e la chiesa di Santa Croce. Nell'agro si trovano le chiese di San Giovanni Battista, Santa Lucia di Lachesos e Nostra Signora di Todorache.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

il dolmen di Sa Coveccada

• Il ponte romano • Domus de Janas

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[6]

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

La variante del sardo parlata a Mores è quella logudorese settentrionale.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

L'economia del paese si regge prevalentemente sulla pastorizia. È da segnalare a questo proposito la Cooperativa Allevatori di Mores (C.A.M.), conosciuta e apprezzata per la qualità dei suoi prodotti che esporta in tutto il mondo.[7]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
6 giugno 1993 27 aprile 1997 Domenico Serra lista eterogenea Sindaco [8]
27 aprile 1997 13 maggio 2001 Domenico Serra liste civiche di centro-sinistra Sindaco [9]
13 maggio 2001 28 maggio 2006 Pasquino Porcu lista civica Sindaco [10]
28 maggio 2006 15 maggio 2011 Pasquino Porcu lista civica Sindaco [11]
15 maggio 2011 5 giugno 2016 Antonio Demartis lista civica "Mores" Sindaco [12]
6 giugno 2016 11 ottobre 2021 Giuseppe Ibba lista civica "Unidos Pro Sa'Idda" Sindaco [13]
11 ottobre 2021 in carica Enrico Euclide Virdis lista civica "Nuova realtà Mores" Sindaco [14]

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Impianti sportivi[modifica | modifica wikitesto]

L'autodromo "Franco di Suni" di Mores

Nel territorio comunale è presente l'autodromo nazionale "Franco di Suni", in località Su Sassu. Il circuito, nato da un'idea di Uccio Magliona, è stato inaugurato il 15 marzo 2003. Il 23 luglio 2006 ha ospitato il Gran Premio di Sardegna, prova valida per il Campionato mondiale Supermoto S1.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2023.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Mores, decreto 1986-05-17 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato.
  5. ^ Lisai, Gianmichele., Il giro della Sardegna in 501 luoghi : l'isola come non l'avete mai vista, Newton Compton, 2017, ISBN 978-88-227-0437-5, OCLC 1045883834. URL consultato il 28 dicembre 2020.
  6. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  7. ^ La Nuova Sardegna, Gli Usa dicono sì ai formaggi di Mores, 18 settembre 2018.
  8. ^ Comunali 06/06/1993, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  9. ^ Comunali 27/04/1997, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  10. ^ Comunali 13/05/2001, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  11. ^ Comunali 28/05/2006, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  12. ^ Comunali 15/05/2011, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  13. ^ Comunali 05/06/2016, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  14. ^ Comunali Sardegna 10/11 ottobre 2021, su elezioni.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 17 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2021).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Areddu, Mores nei dispacci della regia Segreteria di Stato (1804-1847),Roma, Gruppo l'Espresso, 2017.
  • Antonio Areddu, Il Marchesato di Mores. Le origini, il duca dell'Asinara, le lotte antifeudali, l'abolizione del feudo e le vicende del marquis de Morès, Cagliari, Condaghes, 2011.
  • Fabiola Antonella Masci, Società e istruzione a Mores (1860-1911), Gruppo editoriale l'Espresso, Roma, 2016.
  • Chiara Sau, Raccontando Mores, Documenta, 2007.
  • Stefano Flore, Mores e sa zente sua, Editrice la Grafica, Sassari, 2005
  • Manlio Brigaglia, Salvatore Tola, Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2006
  • Annalisa Poli, Sandro Roggio, Il campanile di Mores. Storia di un'architettura favolosa nella Sardegna dell'Ottocento, Sassari, AM&D, 1999

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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