NASCAR Cup Series

NASCAR Cup Series
CategoriaStock car (Vetture derivate da modelli di serie)
NazioneBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Prima edizioneStagione 1949
Pilotia numero aperto
Squadrea numero aperto
Motori3 case costruttrici:
Bandiera degli Stati Uniti Chevrolet
Bandiera degli Stati Uniti Ford
Bandiera del Giappone Toyota
PneumaticiG Bandiera degli Stati Uniti Goodyear
Pilota campione
(2023)
Ryan Blaney
Squadra campione
(2023)
Penske Racing
Sito web ufficialeNASCAR.com
Stagione dell'anno corrente
NASCAR Cup Series 2024
Vetture della Cup Series durante una gara

La NASCAR Cup Series è il più importante campionato automobilistico organizzato, gestito e di proprietà della "National Association for Stock Car Auto Racing" (NASCAR). In origine la serie si chiamava "Strictly Stock Series" (1949) e poi "Grand National Series" (1950–1970). Quando la NASCAR iniziò ad affittare i diritti sul nome della serie alla R. J. Reynolds Tobacco Company la serie venne chiamata "Winston Cup Series" (1971–2003). Quando lo stesso contratto venne stipulato con la Sprint Nextel Corporation la serie diventò "NEXTEL Cup Series" (2004–2007). Dal 2008 la NEXTEL decise di promuovere il marchio Sprint, di sua proprietà, ed alla serie venne attribuito il nome di "Sprint Cup Series"[1]. Nel Dicembre 2016 fu annunciato che dal 2017 la serie avrebbe preso la denominazione di "Monster Energy NASCAR Cup Series". Dal 2020 ha preso il nome di "NASCAR Cup Series".[2].

Il vincitore del campionato piloti è determinato da un sistema di punteggio in cui i punti vengono assegnati in base ai piazzamenti al termine della gara e al numero di giri in cui il pilota è stato in testa alla gara stessa. La stagione è divisa in due parti. Dopo le prime 26 gare, i primi 10 piloti della classifica, più i due piloti che hanno ottenuto il maggior numero di vittorie e che si sono classificati tra l'undicesimo ed il ventesimo posto ai punti, diventano gli unici a poter competere per il titolo, lottando nelle ultime 10 gare con una differenza di punti (arbitrariamente) ridotta al minimo. Questo sistema viene chiamato "Chase for the Championship" (lett. "Inseguimento per il campionato")[3].

La serie ha radici profonde nel sud-est degli Stati Uniti d'America, area in cui si corrono metà delle 36 gare stagionali. Nel 2009 la Daytona 500, la gara più prestigiosa, è stata seguita in TV, di circa 16 milioni di spettatori nei soli Stati Uniti[4]. Nonostante tutte le gare si tengano negli Stati Uniti d'America, in passato alcune gare si sono corse in Canada, ed alcune gare di spettacolo (promozionali, fuori campionato) si sono svolte sia in Giappone che Australia.

Le vetture della Cup Series sono uniche nel mondo dell'automobilismo. I motori sono sufficientemente potenti da permettere di raggiungere velocità superiori ai 320 km/h (200 mph) ma il peso elevato, unito ad un pacchetto aerodinamico (relativamente) semplice, rende le auto poco maneggevoli. Il regolamento sulla forma delle vetture e sui telai è molto restrittivo per garantire la parità tra le squadre e l'elettronica è generalmente spartana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Strictly Stock & Grand National[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1949, la NASCAR presentò la divisione "Strictly Stock" dopo aver approvato le gare della divisione "Modified and Roadster" nel 1948. Si corsero 8 gare, su sette differenti ovali da "dirt track" e sul circuito cittadino di Daytona Beach (il Daytona Beach Road Course)[5].

La primissima gara di NASCAR "Strictly Stock" si corse sulla Charlotte Speedway il 19 giugno 1949. La gara fu vinta da Jim Roper dopo che Glenn Dunnaway venne squalificato quando si scoprì che le molle delle sue sospensioni posteriori erano state modificate. Il primo campione della serie fu Red Byron. La divisione fu rinominata "Grand National" per la stagione 1950, riflettendo l'intenzione della NASCAR di rendere il proprio settore sportivo più professionale e più prestigioso. Questo nome venne mantenuto fino al 1971.

Negli annali della NASCAR si parla della stagione "Strictly Stock" del 1949 come della prima stagione della storia della "Grand National", diventata poi "Cup Series". La Martinsville Speedway è la sola pista del programma del 1949 ad essere anche nel programma della stagione in corso.

Il sette volte campione della Winston Cup Richard Petty.

Invece di un programma fisso che prevede una gara per ogni week-end con più partecipanti che concorrono in ogni evento come avviene oggi, il programma della "Grand National" includeva vari eventi (più di sessanta in alcune stagioni) e poteva capitare che due o tre eventi si svolgessero nello stesso fine settimana e, talvolta, che due gare si svolgessero lo stesso giorno in due Stati differenti.

Nei primi anni, la maggior parte delle corse della "Grand National" si tennero su piste ovali sterrate corte dove la lunghezza di un giro di pista andava da meno di un quarto di miglio (400 metri) a poco più di mezzo miglio (800 metri) o su ovali sterrati più grandi, le cui dimensioni andavano da mezzo miglio ad un miglio. 198 delle prime 221 corse della "Grand National" si tennero su piste sterrate. La Darlington Raceway venne inaugurata nel 1950 e divenne la prima pista completamente asfaltata della serie, con una lunghezza di oltre un miglio (1,6 km). Nel 1959, quando venne inaugurata la Daytona International Speedway, il programma prevedeva ancora più gare su piste sterrate che su piste asfaltate. Durante il corso degli anni '60 con la costruzione di nuove "superspeedway" (piste di almeno 2 miglia) e con l'asfaltatura delle vecchie piste sterrate il numero di gare su sterrato diminuì[6].

L'ultima gara su una strada sterrata si svolse il 30 settembre 1970 sul "mezzo-miglio" della State Fairgrounds Speedway a Raleigh, Carolina del Nord. Fu vinta da Richard Petty su una Plymouth che era stata venduta dalla Petty Enterprises a Don Robertson e ripresa indietro in affitto per quella gara.[6]

Winston Cup[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1972 fino al 2003, la serie principale serie gestita dalla NASCAR si chiamò "Winston Cup Series". Era sponsorizzata dal marchio "Winston" dall'azienda produttrice di sigarette "R. J. Reynolds Tobacco Company". Nel 1971, negli Stati Uniti, venne emanata la legge "Public Health Cigarette Smoking Act" che vietava la pubblicità delle sigarette in televisione ed alla radio. Le aziende produttrici di tabacco cominciarono, allora, a sponsorizzare eventi sportivi sia per spendere il denaro previsto nel budget di pubblicità, sia per aggirare il divieto della legge sulla pubblicità del tabacco in televisione. Negli ultimi anni la sponsorizzazione della R.J.R. divenne più controversa a seguito delle forti restrizioni sulla pubblicità del tabacco imposte dalla legislazione statunitense.

I cambiamenti che risultarono dal coinvolgimento della RJR, così come la riduzione del calendario da 48 a 31 gare all'anno, segnarono, nel 1972, l'inizio dell'"era moderna" della NASCAR. La stagione venne accorciata ed il sistema di punteggio venne modificato varie volte nei 4 anni successivi. Le gare sui "dirt track" (piste sterrate) vennero tolte dal calendario così come le gare su tracciati ovali più corte di 250 miglia (402 km). Il fondatore della NASCAR, Bill France Sr., passò il controllo della NASCAR a suo figlio maggiore, Bill France Jr.. Nell'agosto del 1974, France Jr. chiese al pubblicista della serie, Bob Latford, di progettare un sistema di punteggio in cui si fossero assegnati gli stessi punti in tutte le gare, senza considerare la lunghezza delle gare o l'ammontare del premio in denaro che viene assegnato al vincitore delle singole gare[7]. Questo sistema faceva sì che i piloti migliori avrebbero dovuto correre tutte le gare per poter diventare campioni della serie. Questo sistema di punteggio venne adottato, senza modifiche, dal 1975 finché non venne istituita la "Chase for the Championship" nel 2004.

Il sette volte campione della Winston Cup Dale Earnhardt.

Sin dal 1982 la Daytona 500 è stata la prima gara non "di spettacolo" dell'anno.

Il canale televisivo ABC Sport trasmise delle telecronache parziali o totali delle gare della Grand National di Talladega, North Wilkesboro, Darlington, Charlotte e Nashville nel 1970. Questi eventi furono molto meno entusiasmanti della gran parte delle corse della Grand National e la ABC smise di trasmettere le dirette. Alcune gare furono comunque trasmesse, in differita e rimontate, nel programma sportivo della ABC "Wide World of Sports"[8].

Nel 1979 la Daytona 500 divenne la prima gara di "stock car" ad essere trasmessa in tutti gli Stati Uniti dall'emittente CBS. All'inizio dell'ultimo giro i due piloti in testa, Cale Yarborough e Donnie Allison, si urtano, vanno a sbattere contro il muro e sono costretti al ritiro regalando, così, a Richard Petty la vittoria. Subito dopo, Yarborough, Allison, e il fratello di quest'ultimo, Bobby Allison, vengono ripresi dalla televisione nazionale mentre fanno a pugni. Questo evidenziò la drammaticità e quanto fosse emozionante questo sport, facendolo diventare più "appetibile" per le trasmissioni televisive. Fortunatamente per la NASCAR, la gara avvenne proprio mentre era in atto una grande tempesta di neve lungo costa orientale degli Stati Uniti e ciò fece sì che un pubblico numerosissimo, costretto in casa dal cattivo tempo, venisse a conoscenza di questo sport.

A partire dal 1981, una cena di premiazione si svolgeva il primo venerdì sera di dicembre, presso l'hotel Waldorf-Astoria di New York, inizialmente nella sala Starlight. Nel 1985 la cerimonia venne spostata nella "Grand Ballroom", una sala più ampia, dove si tenne fino al 2001. Nel 2001 non ci fu la cena e si optò per una cerimonia di premiazione più semplice. Nel 2002 la cerimonia si tenne presso la "Hammerstein Ballroom", una famosa sala da ballo di Manhattan. Dal 2003 si tornò alla formula classica della cena presso la Grand Ballroom del Waldorf-Astoria Hotel.

Nel 1985 la Winston presentò un nuovo premio chiamato "Winston Million" (il milione della Winston. Tra il 1985 ed il 1997, ad ogni pilota che avesse vinto tre delle quattro gare più prestigiose della serie sarebbe stato dato un milione di dollari. Questo premio è stato vinto solo due volte nel corso della sua esistenza. Bill Elliott lo vinse nel 1985 e Jeff Gordon nel 1997. Nel 1998 venne sostituito con un premio simile, il "Winston No Bull 5", che assegnava un milione di dollari ad ogni pilota che avesse vinto una gara prestigiosa dopo aver finito almeno nei "Top 5" della precedente gara prestigiosa[9].

La serie ha avuto una grande crescita di popolarità negli anni '90[10]. Nel 1994, la NASCAR tenne la prima Brickyard 400 sulla Indianapolis Motor Speedway. Tra il 1997 ed il 1998, il monte-premi per il vincitore della Daytona 500 triplicò. Questo coincise con un calo di popolarità dell'"American Championship car racing".

Nel 1999, la NASCAR approvò un nuovo contratto di trasmissione televisiva con Fox Broadcasting Company, Turner Broadcasting System, ed NBC. Questo particolare contratto televisivo, firmato per otto anni dalla Fox e sei anni da NBC e Turner, è stato valutato in 2,4 miliardi di dollari[11].

Nextel & Sprint Cup[modifica | modifica wikitesto]

Jimmy John Liautaud sponsor di Kevin Harvick con il trofeo della Sprint Cup

Nel 2003 la R.J.R. annunciò che dall'anno successivo non avrebbe più sponsorizzato la massima serie; la NASCAR trovò allora un nuovo sponsor nella NEXTEL, una società di telecomunicazioni. Dal 2004 la serie venne, quindi, chiamata "NEXTEL Cup Series".

Nel 2006 la fusione tra Sprint e NEXTEL fece sì che la serie venisse rinominata "Sprint Cup Series" , a partire dalla stagione 2008[1].

Il trofeo Sprint Cup è disegnato dalla Tiffany & Co., è d'argento e rappresenta un paio di bandiere a scacchi che sventolano.

Per il 2009, il boom di popolarità degli anni '90 era finito. Gli indici di ascolto televisivi nel corso degli ultimi dieci anni era stato più o meno stagnante. Nelle critiche dei tifosi di lunga data si aveva la sensazione che la serie avesse perso il suo fascino tradizionale, abbandonando i luoghi del sud degli Stati Uniti in favore di nuovi mercati. Veniva espresso anche un certo malcontento per l'introduzione nella serie della Toyota, unica azienda non statunitense in tutto il complesso della NASCAR[12]. L'amministratore delegato Brian France, figlio di Bill France Jr., diventò il principale obiettivo delle critiche dei tifosi[13].

Monster Energy[modifica | modifica wikitesto]

La sponsorizzazione con Sprint è terminata dopo la stagione 2016. Il 1º dicembre 2016, la NASCAR ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Monster Energy per diventare il nuovo sponsor.[14] Il 19 dicembre 2016, NASCAR ha annunciato il nuovo nome della serie, Monster Energy NASCAR Cup Series (MENCS), nonché il nuovo logo della serie e il nuovo logo NASCAR.[15] L'11 aprile 2018, Monster Energy ha annunciato un'estensione della sponsorizzazione della serie fino alla fine della stagione 2019.[16]

Nel 2017 sono state introdotti gli "stage". Le gare sono state suddivise in tre fasi (stage), quattro nel caso della gara più lunga della NASCAR Cup Series, la Coca-Cola 600. Ogni fase consiste in una normale gara seguita da una bandiera gialla esposta ad un giro designato. I primi 10 classificati in ciascuna delle prime due fasi ottengono punti bonus in campionato, 10 punti per il vincitore, 9 punti per la seconda auto, fino a 1 punto per la decima posizione. I punti guadagnati vengono aggiunti al totale dei punti stagionali di un pilota / proprietario, mentre il vincitore di uno stage riceve un punto aggiuntivo che viene aggiunto al totale dei punti, dopo il reset, se entrano nei playoff NASCAR. La lunghezza degli stage varia in base alla pista, ma le prime due fasi sono, in genere, circa la metà della gara. La fase finale (che assegna punti a tutti i piloti) di solito è l'altra metà.

NASCAR Cup Series[modifica | modifica wikitesto]

A partire dalla stagione 2020, il massimo livello di competizione della NASCAR è diventato noto come NASCAR Cup Series. Come parte di un modello di sponsorizzazione a più livelli, Busch Beer, Coca-Cola, GEICO e Xfinity sono diventati i Premier Partner della serie, con Coca-Cola che ha anche assunto i diritti di denominazione del trofeo della stagione regolare.

Il design del trofeo MENCS è stato mantenuto con il nuovo nome della serie, anche se è stato ribattezzato Bill France Cup.

Chase for the Cup[modifica | modifica wikitesto]

Il sette volte campione della NEXTEL/Sprint Cup Jimmie Johnson.

Quando, nel 2004, la NEXTEL inizio a sponsorizzare la serie principale della NASCAR si usò una nuova formula per la definizione del campione della serie usando a modello il sistema adottato dalla USARacing Pro Cup Series per sviluppare le principali modifiche nel sistema di assegnazione dei punti[17]. Dopo le prime 26 gare avviene un taglio ed i piloti e le scuderie ai primi 10 posti della classifica a punti (ed eventualmente quelli che sono a pari punti - senza spareggi) vengono inseriti nella "Chase for the Championship". Ai partecipanti alla "Chase" vengono aumentati i punti in classifica fino ad un livello matematicamente irraggiungibile dagli altri piloti esclusi dalla "Chase" (circa 1800 punti di vantaggio sul primo pilota rimasto fuori dalla "Chase"). Dalla prima Chase del 2004 a quella del 2010 il totale dei punti di ogni pilota che prendeva parte alla Chase veniva azzerato e gli venivano assegnati 5000 punti più 10 punti aggiuntivi per ogni vittoria ottenuta nelle prime 26 gare. Il formato delle corse rimane lo stesso ed i punti vengono assegnati allo stesso modo nelle ultime 10 gare. Colui che è in testa ai punti dopo la trentaseiesima gara viene incoronato campione della Sprint Cup.

Tra gli importanti cambiamenti nel sistema di punteggio entrati in vigore nel 2011, sono stati modificati anche i criteri di idoneità e il ripristino punti. Ora, i primi 10 piloti della classifica si qualificano automaticamente per la Chase. Ad essi si aggiungono altri due piloti in "wild card", per la precisione i due piloti con il maggior numero di gare vinte che si sono classificati tra l'11º ed il 20º posto nella classifica piloti. Il loro punteggio di base viene azzerato e vengono loro assegnati manualmente 2.000 punti, un livello che dovrebbe essere di circa 1.000 punti superiore a quello del primo pilota al di fuori della Chase. Notare che col nuovo sistema di assegnazione dei punti, il vincitore della gara può guadagnare un massimo di 48 punti, a differenza dei 195 che si potevano guadagnare col vecchio sistema in uso prima del 2011. I 10 qualificati automaticamente ricevono un bonus di 3 punti per ogni gara vinta durante la stagione regolare, mentre i due "wild card" non ricevono alcun bonus del genere. Come in passato, il formato di gara per le ultime 10 gare resta lo stesso, senza modifiche al sistema di assegnazione dei punti rispetto alle prime 26 corse[18].

Per incoraggiare la competizione continua tra tutti i piloti, vengono assegnati anche dei premi ai piloti che concludono la stagione pur non rientrando nella Chase. Il pilota meglio piazzato al di fuori della Chase (dal 2007, è il 13º posto al termine della stagione) viene assegnato un bonus (circa 1 milione di dollari) e una posizione sul palco al banchetto di premiazione di fine stagione. Il banchetto di premiazione si concentra ora sulla sola Chase, e tutti gli altri premi e sponsorizzazioni sono spostati ad un pranzo all'hotel Cipriani il giorno prima del banchetto.

Per il 2014, la NASCAR ha annunciato ampie modifiche al formato della Chase[19]:

  • Il gruppo di piloti che si qualifica per la Chase viene ora ribattezzato NASCAR Sprint Cup Chase Grid.
  • Il numero di piloti qualificati aumenta da 12 a 16.
  • Quindici dei 16 posti nella Chase Grid sono riservati ai piloti con il maggior numero di vittorie nelle prime 26 gare. Il posto rimanente è riservato al leader della classifica punti dopo 26 gare, ma solo se quel pilota non ha una vittoria. Se meno di 16 piloti hanno conquistato una vittoria nelle prime 26 gare, i posti rimanenti vengono riempiti da piloti senza vittorie in ordine di punti guadagnati durante la stagione. Tutti i piloti della Chase Grid hanno i punti resettati a 2.000, con un bonus di tre punti per ogni vittoria nelle prime 26 gare.
  • La Chase è ora divisa in quattro round. Dopo ciascuno dei primi tre round, i quattro piloti della Chase Grid con il minor numero di punti vengono eliminati dalla griglia e dalla contesa al campionato. Qualsiasi pilota della Chase Grid che vince una gara nei primi tre round avanza automaticamente al round successivo. Tutti i piloti eliminati dalla Chase riottengono i punti che avevano all'inizio del Round di 16, (gara 27) più tutti i punti guadagnati nelle successive gare, usando lo schema dei punti della stagione normale.

Nel 2016 il nome dei round è stato cambiato da Challenger, Contender, e Eliminator round in Round of 16, Round of 12 e Round of 8.

  • Round of 16 (Gare 27–29)
    • Inizia con 16 piloti, ciascuno con 2.000 punti, più un bonus di 3 punti per ogni vittoria nelle prime 26 gare.
  • Round of 12 (Gare 30–32)
    • Inizia con 12 piloti, ognuno con 3.000 punti.
  • Round of 8 (Gare 33–35)
    • Inizia con otto piloti, ciascuno con 4.000 punti.
  • Championship Four (gara finale)
    • Gli ultimi quattro piloti in lizza per il titolo della stagione iniziano la gara con 5.000 punti, con il miglior arrivato in gara a vincere il titolo. A questi quattro piloti non vengono assegnati punti bonus. Se uno dei quattro piloti vince la gara, il punteggio massimo che può ottenere è 40.

Questo sistema ad eliminazione è stato messo in pratica principalmente per aumentare la competizione per i punti nelle ultime gare della stagione, ed indirettamente, per aumentare l'audience durante la stagione della NFL che inizia più o meno quando inizia la "Chase" (ricordiamo che il campionato di football americano è molto popolare negli Stati Uniti). Per di più, la "Chase" forza anche le squadre a dare il meglio durante tutte le tre fasi della stagione: la prima e la seconda parte della stagione regolare e la "Chase"[20].

Fino all'introduzione del sistema della "Chase", un pilota avrebbe potuto vincere il campionato con una o più gare d'anticipo rispetto alla fine della stagione (come avviene ancora oggi nella Formula 1) in quanto era matematicamente impossibile per gli altri piloti guadagnare abbastanza punti per raggiungere il pilota in testa alla classifica prima della fine del campionato. Con l'introduzione della "Chase for the Championship" ciò non si è mai verificato, nonostante sia matematicamente possibile fino a che non si corrano le ultime due gare.

Negli Stati Uniti, tra il 2004 ed il 2006 la "Chase" è stata trasmessa in TV da NBC e TNT. Tra il 2007 ed il 2009, è stata la ESPN on ABC a trasmettere tutte e dieci le gare della "Chase" in quanto parte dei nuovi contratti televisivi stipulati con la NASCAR. Nel 2010 solo la corsa tenutasi sulla Charlotte Motor Speedway è stata trasmessa sulla ABC, tutte le altre gare sono andate in onda sulla ESPN.

Vincitori delle edizioni disputate con il format a playoff[modifica | modifica wikitesto]

Anno Pilota (numero di campionati vinti) Proprietario scuderia Numero Costruttore Partenze (Gare totali) Pole Vittorie Top 10 Punti (margine)
2004 Kurt Busch Jack Roush 97 Ford 36 (36) 1 3 21 6506 (8)
2005 Tony Stewart (2) Joe Gibbs 20 Chevrolet 36 (36) 3 5 25 6533 (35)
2006 Jimmie Johnson Jeff Gordon
Rick Hendrick
48 Chevrolet 36 (36) 1 5 24 6475 (56)
2007 Jimmie Johnson (2) 48 Chevrolet 36 (36) 4 10 24 6723 (77)
2008 Jimmie Johnson (3) 48 Chevrolet 36 (36) 6 7 22 6684 (69)
2009 Jimmie Johnson (4) 48 Chevrolet 36 (36) 6 7 22 6492 (141)
2010 Jimmie Johnson (5) 48 Chevrolet 36 (36) 2 6 23 6622 (39)
2011 Tony Stewart (3) Tony Stewart
Gene Haas
14 Chevrolet 36 (36) 1 5 19 2403 (0)
2012 Brad Keselowski Roger Penske 2 Dodge 36 (36) 0 5 23 2400 (39)
2013 Jimmie Johnson (6) Jeff Gordon

Rick Hendrick

48 Chevrolet 36 (36) 4 6 24 2419 (19)
2014 Kevin Harvick Tony Stewart

Gene Haas

4 Chevrolet 36 (36) 8 5 20 5043 (1)
2015 Kyle Busch Joe Gibbs 18 Toyota 25[21] (36) 1 5 16 5043 (1)
2016 Jimmie Johnson (7) Jeff Gordon

Rick Hendrick

48 Chevrolet 36 (36) 1 5 16 5040 (3)
2017 Martin Truex Jr. Barney Visser 78 Toyota 36 (36) 3 8 26 5040 (5)
2018 Joey Logano Roger Penske 22 Ford 36 (36) 1 3 26 5040 (5)
2019 Kyle Busch (2) Joe Gibbs 18 Toyota 36 (36) 1 5 27 5040 (5)
2020 Chase Elliott Rick Hendrick 9 Chevrolet 36 (36) 1 5 22 5040 (5)
2021 Kyle Larson Rick Hendrick 5 Chevrolet 36 (36) 2 10 26 5040 (5)
2022 Joey Logano (2) Roger Penske 22 Ford 36 (36) 4 4 15 5040 (6)
2023 Ryan Blaney Roger Penske 12 Ford 36 (36) 0 3 18 5035 (1)

Albo d'oro[modifica | modifica wikitesto]

Anno Pilota Nome del campionato
1949 Red Byron Strictly Stock
1950 Bill Rexford Grand National
1951 Herb Thomas
1952 Tim Flock
1953 Herb Thomas
1954 Lee Petty
1955 Tim Flock
1956 Buck Baker
1957 Buck Baker
1958 Lee Petty
1959 Lee Petty
1960 Rex White
1961 Ned Jarrett
1962 Joe Weatherly
1963 Joe Weatherly
1964 Richard Petty
1965 Ned Jarrett
1966 David Pearson
1967 Richard Petty
1968 David Pearson
1969 David Pearson
1970 Bobby Isaac
1971 Richard Petty
1972 Richard Petty Winston Cup
1973 Benny Parsons
1974 Richard Petty
1975 Richard Petty
1976 Cale Yarborough
1977 Cale Yarborough
1978 Cale Yarborough
1979 Richard Petty
1980 Dale Earnhardt
1981 Darrell Waltrip
1982 Darrell Waltrip
1983 Bobby Allison
1984 Terry Labonte
1985 Darrell Waltrip
1986 Dale Earnhardt
1987 Dale Earnhardt
1988 Bill Elliott
1989 Rusty Wallace
1990 Dale Earnhardt
1991 Dale Earnhardt
1992 Alan Kulwicki
1993 Dale Earnhardt
1994 Dale Earnhardt
1995 Jeff Gordon
1996 Terry Labonte
1997 Jeff Gordon
1998 Jeff Gordon
1999 Dale Jarrett
2000 Bobby Labonte
2001 Jeff Gordon
2002 Tony Stewart
2003 Matt Kenseth
2004 Kurt Busch Nextel Cup
2005 Tony Stewart
2006 Jimmie Johnson
2007 Jimmie Johnson
2008 Jimmie Johnson Sprint Cup
2009 Jimmie Johnson
2010 Jimmie Johnson
2011 Tony Stewart
2012 Brad Keselowski
2013 Jimmie Johnson
2014 Kevin Harvick
2015 Kyle Busch
2016 Jimmie Johnson
2017 Martin Truex Jr. Monster Energy Cup
2018 Joey Logano
2019 Kyle Busch
2020 Chase Elliott NASCAR Cup Series
2021 Kyle Larson
2022 Joey Logano
2023 Ryan Blaney

Campionati vinti dai piloti[modifica | modifica wikitesto]

Pilota Totale Stagioni
Richard Petty 7 1964, 1967, 1971, 1972, 1974, 1975, 1979
Dale Earnhardt 1980, 1986, 1987, 1990, 1991, 1993, 1994
Jimmie Johnson 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2013, 2016
Jeff Gordon 4 1995, 1997, 1998, 2001
Lee Petty 3 1954, 1958, 1959
David Pearson 1966, 1968, 1969
Cale Yarborough 1976, 1977, 1978
Darrell Waltrip 1981, 1982, 1985
Tony Stewart 2002, 2005, 2011
Herb Thomas 2 1951, 1953
Tim Flock 1952, 1955
Buck Baker 1956, 1957
Joe Weatherly 1962, 1963
Ned Jarrett 1961, 1965
Terry Labonte 1984, 1996
Joey Logano 2018, 2022
Kyle Busch 2015, 2019
Red Byron 1 1949
Bill Rexford 1950
Rex White 1960
Bobby Isaac 1970
Benny Parsons 1973
Bobby Allison 1983
Bill Elliott 1988
Rusty Wallace 1989
Alan Kulwicki 1992
Dale Jarrett 1999
Bobby Labonte 2000
Matt Kenseth 2003
Kurt Busch 2004
Brad Keselowski 2012
Kevin Harvick 2014
Martin Truex Jr. 2017
Chase Elliott 2020
Kyle Larson 2021
Ryan Blaney 2023

Gare vinte dai piloti[modifica | modifica wikitesto]

Pilota Grand National
(1949-1971)
Winston Cup
(1972-2003)
Era dei playoff
(2004-2022)
Tot.
Petty, Richard Richard Petty 119 81 0 200
Pearson, David David Pearson 58 47 0 105
Gordon, Jeff Jeff Gordon 0 64 29 93
Allison, Bobby Bobby Allison 18 66 0 84
Waltrip, Darrell Darrell Waltrip 0 84 0 84
Yarborough, Cale Cale Yarborough 14 69 0 83
Johnson, Jimmie Jimmie Johnson 0 6 77 83
Earnhardt, Dale Dale Earnhardt 0 76 0 76
Busch, Kyle Kyle Busch 0 0 60 60
Harvick, Kevin Kevin Harvick 0 4 54 58
Wallace, Rusty Rusty Wallace 0 54 1 55
Petty, Lee Lee Petty 54 0 0 54
Jarrett, Ned Ned Jarrett 50 0 0 50
Johnson, Junior Junior Johnson 50 0 0 50
Tony Stewart 0 17 32 49
Thomas, Herb Herb Thomas 48 0 0 48
Hamlin, Denny Denny Hamlin 0 0 48 48
Baker, Buck Buck Baker 46 0 0 46
Elliott, Bill Bill Elliott 0 44 0 44
Martin, Mark Mark Martin 0 33 7 40

In arancione i piloti ancora in attività.

Campionati vinti dai costruttori[modifica | modifica wikitesto]

Il Campionato Costruttori fu assegnato per la prima volta nel 1952 alla casa automobilistica Hudson.

Questa tabella mostra l'albo d'oro del campionato per case costruttrici[22].

Costruttore Totale Stagioni
Chevrolet 42 1958, 1959, 1960, 1961, 1972, 1973, 1974, 1976, 1977, 1978, 1979, 1980, 1983, 1984, 1985, 1986, 1987, 1988, 1989, 1990, 1991, 1993, 1995, 1996, 1998, 2001, 2003, 2004, 2005, 2006,

2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2021, 2022, 2023

Ford 17 1956, 1957, 1963, 1964, 1965, 1966, 1967, 1968, 1969, 1992, 1994, 1997, 1999, 2000, 2002, 2018, 2020
Toyota 3 2016, 2017, 2019
Hudson 3 1952, 1953, 1954
Buick 2 1981, 1982
Dodge 2 1970, 1975
Plymouth 1 1971
Pontiac 1 1962
Oldsmobile 1 1955

In arancione i costruttori ancora in attività.

Le vetture[modifica | modifica wikitesto]

Generazioni della NASCAR[modifica | modifica wikitesto]

Generazione 1 (1949-1966)[modifica | modifica wikitesto]

La categoria nacque nel 1948 con il nome “Strictly Stock” (divenne poi Grand National dal 1950), il che implicava che le auto fossero modelli di serie senza modifiche, le uniche che vennero implementate avevano lo scopo di ridurre al minimo la quantità di vetro lasciata sul tracciato in caso di incidente: si correva coi finestrini abbassati, spesso i fari venivano rimossi o coperti con del nastro e gli specchietti retrovisori venivano rimossi. Le cinture di sicurezza erano obbligatore ed era obbligatorio un semiasse posteriore per evitare che le auto si ribaltassero durante la gara.

È particolare come questa generazione sia l’unica ad utilizzare auto con delle portiere vere e proprie.

Alcune tra le auto più utilizzate furono la Hudson Hornet, la Oldsmobile rocket, la Ford Galaxie, la plymouth Belvedere e la Chevrolet Impala.

Generazione 2 (1967-1980)[modifica | modifica wikitesto]

A partire da metà anni ’60 cominciarono a diffondersi auto con telaio modificato, la NASCAR fu forzata ad introdurre diverse regole di omologazione, tra cui quella che almeno 500 per modello dovessero essere prodotte, oppure che almeno un’auto per ogni rivenditore nel paese avesse venduto almeno un’auto al pubblico.

Nacquero alcune auto pensate proprio per correre in NASCAR, come la Ford Torino Talladega, la Dodge Charger Daytona e la Plymouth Superbird, con un’ala posteriore oltre l’altezza del tetto e muso affilato, che le permettevano di correre regolarmente a 200 mph (~ 320 km/h).

Generazione 3 (1981-1991)[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 1981, la NASCAR decise di imporre alcune nuove regole per riavvicinare le auto usate nelle gare alla loro controparte di tutti i giorni. Il passo delle auto venne ridotto a 110 pollici (~279,4 cm) ma la carrozzeria venivano ancora acquistate direttamente dai produttori.

I cambiamenti più rilevanti furono comunque quelli dal punto di vista aerodinamico: gli spoiler diventarono più grandi e le carrozzerie divennero sempre più affusolate.

Fu durante questa generazione, in particolare nel 1987 a Talladega, che venne percorso il giro più veloce nella storia delle qualifiche della NASCAR: Bill Elliott percorse il circuito in 44.998 secondi, con una velocità media di 212.809 mph (ossia 342.483 km/h). Ma fu proprio a causa di quella particolare gara che la storia della NASCAR sui superspeedway cambiò permanentemente: al giro 21, la gomma posteriore destra di Bobby Allison esplose a causa dello sforzo eccessivo dovuto all’alta velocità, l’auto decollò e finì quasi negli spalti. A seguito di questo evento, vennero imposti dei carburatori più piccoli e dall’anno successivo i restrictor plates, così da rallentare e rendere più sicure le auto.

Specifiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Un classico motore da NASCAR Sprint Cup Series.


Rappresentanti delle case costruttrici[modifica | modifica wikitesto]

Costruttore Modello Anni di attività Campionati
Alfa Romeo Bandiera dell'Italia Alfa Romeo Giulietta 1962[25] 0
American Motors Bandiera degli Stati Uniti Nash Ambassador primi anni cinquanta 0
Hudson Hornet primi anni '50 3
AMC Matador 1971–78 0
Aston Martin Bandiera del Regno Unito Modello sconosciuto 1953 0
Austin-Healey Bandiera del Regno Unito Austin-Healey Sprite 1961–62 0
Chrysler Bandiera degli Stati Uniti Dodge Coronet 1953–57; 1965–68 2
Dodge 440 1964
Dodge Charger/Daytona 1966–77; 2005–2007
Dodge Magnum 1978–80
Dodge Mirada 1980–82
Dodge Intrepid 2001–04
Dodge Avenger 2007 (COT)
Dodge Charger R/T 2008–2012
Chrysler 300 1954–56 0
Chrysler Imperial 1983–85
Plymouth Belvedere 1959–67 1
Plymouth Road Runner/Superbird 1968–74
Plymouth Savoy anni cinquanta
DeSoto 1952 e 1959 0
Ford Bandiera degli Stati Uniti Ford Fairlane 1955–59 e 1966–67 17
Ford Fusion 2006–2018
Ford Galaxie 1960–66
Ford Mustang GT 2019-oggi
Ford Taurus 1998–2005
Ford Torino/Talladega 1968–77
Ford Thunderbird 1959–60; 1977–97
Mercury Monterey anni cinquanta 0
Mercury Comet/Cyclone 1966–67
Mercury Cyclone/Mercury Montego 1968–80
Lincoln 1949–57 0
Edsel 1959 0
General Motors Bandiera degli Stati Uniti Buick Regal 1981–85, 1988–91 2
Buick Century 1976–80
Buick LeSabre 1986–87
Cadillac 1949–55 0
Chevrolet Bel Air 1955–58 30
Chevrolet Chevelle/Malibu 1964–80
Chevrolet Chevelle Laguna 1973–77
Chevrolet Impala 1979–80; 2010–2012[26]
Chevrolet Impala SS 2007(COT)-2009
Chevrolet Lumina 1989–94
Chevrolet Monte Carlo/Monte Carlo SS 1971–88, 1995–2007
Chevrolet SS 2013-2017
Oldsmobile 88 1949–60 4
Oldsmobile Cutlass/Cutlass Supreme 1976–94
Oldsmobile Delta 88 1986–87
Pontiac Catalina 1959–63 3
Pontiac Firebird 1970
Pontiac Grand Prix 1981–2003
Jaguar Bandiera del Regno Unito Jaguar XK120 1953–56 0
Kaiser-Frazer Bandiera degli Stati Uniti Henry J 1949–54 0
MG Motor Bandiera del Regno Unito MG T-type 1954 0
MG MGA 1960–63
Packard Bandiera degli Stati Uniti Modello sconosciuto 1950-56 0
Porsche Bandiera della Germania Porsche 356 1953–54 0
Studebaker Bandiera degli Stati Uniti Modello sconosciuto 1950-62 0
Toyota Bandiera del Giappone Toyota Camry 2007–oggi 3
Triumph Motor Company Bandiera del Regno Unito Modello sconosciuto 1960 0
Tucker Bandiera degli Stati Uniti 1948 Tucker Sedan 1950 0
Volkswagen Bandiera della Germania Volkswagen Beetle 1953 0
Willys Bandiera degli Stati Uniti Modello sconosciuto 1952-54 0

I record della Cup Series[modifica | modifica wikitesto]

  • Maggior numero di vittorie per un singolo modello di vettura: 59 vittorie (tra il 1957 ed il 1960), Chevrolet del 1957
  • Maggior numero di campionati vinti: Richard Petty, Dale Earnhardt e Jimmie Johnson (7 tutti e tre)
  • Maggior numero di campionati con la "Chase for the Cup": Jimmie Johnson (5)
  • Maggior numero di campionati vinti consecutivamente: Jimmie Johnson (5, dal 2006 al 2010)
  • Campione più giovane: Bill Rexford, 23 anni
  • Campione più anziano: Bobby Allison, 45 anni
  • Minor numero di vittorie in una stagione di campionato: 1 (alla pari) Benny Parsons, Bill Rexford, Ned Jarrett, Matt Kenseth
  • Maggior numero di vittorie in carriera: 200, Richard Petty
  • Maggior numero di vittorie nell'era moderna (dal 1972 ad oggi): 85, Jeff Gordon
  • Minor numero di partenze prima di vincere una gara (alla pari) Jamie McMurray, Trevor Bayne
  • Maggior numero di vittorie in una stagione: 27, Richard Petty
  • Maggior numero di vittorie in una stagione dell'era moderna: 13 (alla pari), Jeff Gordon e Richard Petty
  • Maggior numero di partenze in carriera: 1185, Richard Petty
  • Margine di vittoria minore: 0,002 secondi (alla pari): Jimmie Johnson, Aaron 499 2011; Ricky Craven, Carolina Dodge Dealers 400 2003
  • Margine di vittoria più ampio in giri: 22 giri, Ned Jarrett, Spartanburg 1965
  • Margine di vittoria più ampio in distanza: 19,25 miglia (30,98 km), Ned Jarrett, Southern 500 1965
  • Maggior numero di stagioni consecutive con almeno una vittoria: 18, Richard Petty, 1960-1977
  • Maggior numero di partenze consecutive: 788 partenze, Ricky Rudd (soprannominato "Iron Man", "l'uomo di ferro")
  • Pilota più giovane a vincere una gara: Joey Logano, 19 anni, 35 giorni (Lenox Tools 301 2009)
  • Pilota più anziano a vincere una gara: Harry Gant, 52 anni, 219 giorni (alla Champion Spark Plug 400 del 1992)
  • Maggior numero di cambi di piloti alla testa di una gara: Aaron's 499 del 2010 (88 cambi di leadership tra i 29 piloti)
  • Pilota più giovane a vincere la Daytona 500: Trevor Bayne, 20 anni e 1 giorno, nel 2011
  • Velocità di qualifica più alta: Bill Elliott, 212.809 mph (342,5 km/h) sulla Talladega Superspeedway (First Union 400 del 1987)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Officials to announce series name change to Sprint Cup, su nascar.com, 6 luglio 2007. URL consultato il 24 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2011).
  2. ^ (EN) NASCAR, Monster Energy announce premier series entitlement partnership, su nascar.com, 1º dicembre 2017. URL consultato il 1º dicembre 2016.
  3. ^ (EN) All About NASCAR, su shavemagazine.com. URL consultato il 24 settembre 2011.
  4. ^ (EN) Sprint Cup Series Television Ratings 2009, su jayski.com. URL consultato il 24 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2011).
  5. ^ (EN) NASCAR Strictly Stock Results for 1949, su racing-reference.info. URL consultato il 24 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2007).
  6. ^ a b (EN) Fielden, Greg, "NASCAR Cleans Up", Speedway Illustrated, September 2004.
  7. ^ (EN) Jason Mitchell, "How Do They Do That?: Winston Cup Point System", in Stock Car Racing, vol. 36, n. 10, ottobre 2001, ISSN 0734-7340 (WC · ACNP).
  8. ^ (EN) Greg Fielden, NASCAR Chronicle, Lincolnwood, Illinois, USA, Publications Intl., 2006 [agosto 2003], p. 36, ISBN 0-7853-8683-1.
  9. ^ (EN) Winston to Substitute "No Bull 5" for "Winston Million", su theautochannel.com, 10 ottobre 1997. URL consultato il 24 settembre 2011.
  10. ^ (EN) NASCAR's Greatest Moments - Part 3 - 1990 - Present Day, su autoracing1.com, 26 luglio 2001. URL consultato il 24 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2011).
  11. ^ (EN) NASCAR Pulls Into Prime Time, su forbes.com, 10 luglio 2003. URL consultato il 24 settembre 2011.
  12. ^ (EN) Is NASCAR losing traditional fan base?, su deseretnews.com, 18 aprile 2006. URL consultato il 24 settembre 2011.
  13. ^ (EN) Rebecca Gladden, NASCAR's Brian France: Finally Answering the Clue Phone?, su insiderracingnews.com, 25 gennaio 2008. URL consultato il 24 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  14. ^ Monster energy è il nuovo sponsor della Nascar cup series, su eu.usatoday.com, 1º dicembre 2016. URL consultato il 18 novembre 2019.
  15. ^ La Nascar rivela i nuovi loghi, su athlonsports.com, 21 dicembre 2016. URL consultato il 18 novembre 2019.
  16. ^ Monster Energy estende il contratto con la Nascar, su espn.com, 10 aprile 2018. URL consultato il 19 novembre 2019.
  17. ^ (EN) The USAR Championship Trail, su circletrack.com, febbraio 2009. URL consultato il 26 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  18. ^ (EN) 10-race Chase for the Cup crowns series champ, su nascar.com, 28 gennaio 2011. URL consultato il 2 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2011).
  19. ^ Nascar annuncia cambiamenti al forma della Chase, su nascar.com, 30 gennaio 2014. URL consultato il 18 novembre 2019.
  20. ^ (EN) Nextel Cup finale gets big ratings, su usatoday.com, 22 novembre 2004. URL consultato il 21 ottobre 2011.
  21. ^ Kyle Busch da un incidente alla vittoria nel campionato, su foxsports.com, 29 dicembre 2015. URL consultato il 18 novembre 2019.
  22. ^ (EN) NASCAR Cup Series Page, su racing-reference.info. URL consultato il 2 giugno 2022.
  23. ^ (EN) diandra, Why the New Car Won't Turn, Part I: The Center of Gravity, su stockcarscience.com, 19 maggio 2008. URL consultato il 24 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2011).
  24. ^ Race Engine Technology Issue 027
  25. ^ (EN) 1962 International 200, su racing-reference.info. URL consultato il 24 ottobre 2011.
  26. ^ (EN) Chevrolet working hard on its car of the future, su nascar.com, 18 gennaio 2011. URL consultato il 24 ottobre 2011.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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