NS-Frauenschaft

NS-Frauenschaft
(DE) Nationalsozialistische Frauenschaft
AbbreviazioneNSF
Tipoala femminile
Affiliazione internazionalePartito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori
Fondazione1931
FondatoreGertrud Scholtz-Klink
Scioglimento1945
Sede centraleBandiera della Germania Berlino
Area di azioneGermania nazista
LeaderBandiera della Germania Gertrud Scholtz-Klink
Lingua ufficialetedesco

La Nationalsozialistische Frauenschaft (traducibile in "Lega delle donne nazionalsocialiste"[1] o "Organizzazione delle donne nazionalsocialiste"),[2] spesso abbreviato NS-Frauenschaft e anche nota con la sigla NSF, era l'ala femminile del partito nazista.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Prima che venisse fondata la Lega delle donne nazionalsocialiste, la principale organizzazione femminile nazionalsocialista era la Deutscher Frauenorden ("Ordine delle donne tedesche"), che nacque nel 1926.[3] La NS-Frauenschaft venne invece fondata nel 1931 dall'aggregazione di varie associazioni, fra cui l'appena citata Deutscher Frauenorden.[4] Il primo relatore dell'organizzazione fu Guida Diehl. Nel 1932, l'organizzazione aveva 110.000 membri tra le sue file, mentre alla fine dell'anno seguente il loro numero salì a un milione e mezzo.[5] Nel 1938, la NS-Frauenschaft raggiunse un totale di due milioni di iscritti, che corrispondevano al 40% del totale dei membri del partito nazista.[6] Dal mese di febbraio del 1934 fino al 1945, anno della fine della seconda guerra mondiale, la Lega nazionalsocialista venne guidata da Gertrud Scholtz-Klink, che aveva così assunto il titolo di Reichsfrauenführerin ("guida delle donne del Reich").[7]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La NS-Frauenschaft era sotto il diretto controllo del partito nazionalsocialista, ed era composta da ragazze e giovani donne che rientravano nella giurisdizione della Lega delle ragazze tedesche. All'interno della NS-Frauenschaft, le donne imparavano a usare prodotti come il burro e il rayon, partecipavano a corsi, e venivano educate a usare merci di fabbricazione tedesca per rispettare i prerequisiti di auto-sufficienza a cui doveva venire incontro l'economia del Terzo Reich.[8] Durante la guerra, la NS-Frauenschaft forniva anche rinfreschi nelle stazioni ferroviarie, recuperava rottami metallici e altri materiali a fini utilitaristici, gestiva corsi di cucina, e stanziava i domestici arruolati nell'est della Germania a famiglie numerose.[8] La NS-Frauenschaft divenne la principale organizzazione di propaganda femminile della Germania nazista.[9] Nel corso della sua attività, la NS-Frauenschaft gestiva anche una rivista bisettimanale intitolata NS-Frauen-Warte.[10] Numerosi appartenenti al NSF collaborarono con il Nationalsozialistische Volkswohlfahrt (NSV) e il Winterhilfswerk-nelle vesti di "corpo ausiliare femminile".[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jason Stanley, Noi contro loro - Come funziona il fascismo, Solferino, 2019, pp. 1 - Il passato mitico.
  2. ^ Cecilia Talamini, Liebe Toni, Youcanprint, 2020, p. 77.
  3. ^ Steigmann-Gall, 2003, p. 109.
  4. ^ Steigmann-Gall, 2003, p. 175
  5. ^ Gellately, 2005, p. 32.
  6. ^ Payne, 1995, p. 184.
  7. ^ Rupp, 1979, p. 105.
  8. ^ a b (EN) Richard Grunberger, Richard Grunberger, p. 258.
  9. ^ (EN) Leila J. Rupp, Mobilizing Women for War, 1978, p. 105.
  10. ^ (EN) NS-Frauenwarte: Paper of the National Socialist Women's League, su ub.uni-heidelberg.de. URL consultato il 17 settembre 2021.
  11. ^ Steigmann-Gall, 2003, p. 251

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) Concepción Campos,Aurora Luque, Mujeres y dictaduras en Europa y América: El largo camino, Universidad de Málaga, 1996.
  • (ES) Robert Gellately, No sólo Hitler: la Alemania nazi entre la coacción y el consenso, Crítica, 2005.
  • (EN) Stanley G. Payne, A History of Fascism 1914-1945, University of Wisconsin, 1995.
  • (EN) Leila J. Rupp, Mobilizing Women for War: German and American Propaganda, 1939–1945, Princeton University, 1979.
  • (ES) Richard Steigmann-Gall, El Reich sagrado, Akal, 2007.

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