Ndyuka

Ndyuka
 
Nomi alternativiDjuka, Aukan, Okanisi sama
SottogruppiOpu, Bilo
Luogo d'origineSuriname, Guyana francese
Popolazione20.000
Linguandyuka, olandese, francese
Gruppi correlatiParamaccani, Aluku, Akan
Distribuzione
Bandiera del Suriname Suriname20.000
Bandiera della Guyana francese Guyana francese9700

Gli Ndyuka, noti anche come Djuka, Aukan o Okanisi sama, sono un gruppo etnico residente in Suriname orientale e Guyana francese, discendente dei cimarroni.

Lingua[modifica | modifica wikitesto]

Gli Ndyuka parlano una lingua creola, lo ndyuka, fortemente basata sull'inglese e sulle lingue niger-kordofaniane, ma con prestiti minori anche dall'olandese, dal francese e dalle lingue native americane. Lo ndyuka ha la caratteristica di possedere un proprio sillabario, denominato Afaka.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Donne Ndyuka socializzano con un bianco.

Gli Ndyuka rappresentano la seconda comunità organizzata di cimarroni della Guyana per antichità, dopo i Saramaccani: la nascita della comunità, infatti, viene attestata attorno al 1757, quando a seguito di una grande rivolta gli schiavi (provenienti in massima parte dalla Costa d'Oro, corrispondente grossomodo all'attuale Ghana) fuggiti da sei piantagioni (fra cui una denominata Auka, da cui il nome "Aukan") risalirono lungo il corso del fiume Commewijne e si unirono a un gruppo di cimarroni fuggiti in precedenza nei pressi di un ruscello denominato Ndjukakreek.

Il 10 ottobre 1760, gli Ndyuka ratificarono proprio all'interno della piantagione Auka un trattato col governo olandese (ufficialmente padrone della colonia del Suriname) che garantiva loro autonomia territoriale e amministrativa in cambio della cessazione delle ostilità nei confronti dei coloni: questo giorno è ancora oggi celebrato come festività dalle comunità Ndyuka e dall'intero Suriname, che dal 2010 celebra in questa data il "giorno dei cimarroni".
Dopo essersi spostati verso il Tapanahony, nel 1809 gli Ndyuka rinnovarono il trattato stipulato con gli olandesi col governo inglese, che nel 1804 aveva preso possesso della colonia. Dopo il ritorno del Suriname in mani olandesi nel 1816, nel 1837 esso venne ratificato nuovamente con delle piccole modifiche, e vent'anni dopo, nel 1857, il governo coloniale olandese riconobbe al gaanman l'assegnazione di un salario mensile: dal 1836, era stata designata come residenza dei gaanman l'isola di Drietabbetje, sul Tapanahony.

Rimasti relativamente isolati dalla vita politica del Suriname, fra gli anni ottanta e gli anni novanta il territorio abitato dagli Ndyuka divenne teatro della guerra civile del Suriname fra le truppe governative ed i Jungle Commando di Eddie Brunswijk, egli stesso di etnia Ndyuka: la guerra causò numerose vittime e soprusi nei confronti della popolazione civile, motivo per cui molti di essi emigrarono nella limitrofa Guyana francese o verso la capitale Paramaribo.
Il turbolento avvicinamento alla cultura occidentale è continuato sul finire del XX secolo con l'arrivo nel territorio dei garimpeiros brasiliani, dei minatori e dei taglialegna interessati allo sfruttamento delle risorse locali, con l'introduzione nella comunità Ndyuka di fenomeni sociali quale alcolismo, prostituzione e gioco d'azzardo.

Struttura sociale[modifica | modifica wikitesto]

La comunità Ndyuka si divide in due grossi gruppi: gli Opu ("sopra"), che vivono lungo il medio corso del fiume Tapanahony, e i Bilo ("sotto"), stabilitisi più a valle. Si riconoscono inoltre quattordici parentele (lo) su base matrilineare, ciascuna delle quali (dodici ancestrali più due di formazione più recente) si fraziona a sua volta in bee, gruppi di familiari di tre generazioni, e ciascun bee conta più case (osos), ciascuna delle quali contiene un nucleo familiare.

I singoli villaggi sono retti da un capitano (kapten) assistito dai basjas: l'intera comunità è rappresentata da un granman o gaaman, che periodicamente tiene un consiglio (krutus) coi kapten, i basjas e gli anziani per dirimere le questioni più delicate. Il primo gaanman fu Fabi Labi Beyman del lo di Dikan, in seguito alla pace con gli olandesi del 1760: come simbolo del proprio potere, i gaanman portano con sé uno scettro d'argento.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Huttar, George L. & Mary L. Huttar, Ndyuka. London / New York: Routledge
  • Köbben, A.J.F., 1967 Unity and disunity - Cottica Djuka as a kinship system, Bijdragen tot de Taal-, Land- en Volkenkunde 123 (1967), no: 1, Leiden, 10-52, KITLV
  • Köbben, A.J.F., 1968, Continuity in change - Cottica Djuka society as a changing system, Bijdragen tot de Taal-, Land- en Volkenkunde 124, no: 1, 56-90, KITLV
  • André R.M. Pakosie, Benpenimaunsu: Gaanman der Ndyuka van 1759-heden van Fabi Labi tot Gazon Matodja. Utrecht: Siboga/Stichting Sabanapeti, 1993. (Siboga, 3 (1993), nr. 1.)
  • André R.M. Pakosie, 'Maroon leadership and the Surinamese state (1760-1990).' In: Journal of Legal Pluralism and Unofficial Law, 1996, nr. 37-38, pp. 263–277.
  • André R.M. Pakosie, Gazon Matodja: Surinaams stamhoofd aan het einde van een tijdperk. Stichting Sabanapeti, 1999.
  • André R.M. Pakosie, De Marrons van Suriname. In: Siboga jrg. 15, nr. 1, 2005. Stichting Sabanapeti, 1999.
  • Thoden van Velzen, H.U.E., The Great Father and the Danger: Religious Cults, Material Forces, and Collective Fantasies in the World of the Surinamese Maroons. Dordrecht: Foris Publications, 1988
  • Thoden van Velzen, H.U.E., In the Shadow of the Oracle: Religion as Politics in a Suriname Maroon Society. Long Grove (Illinois): Waveland Press, 2004 (met W. van Wetering).
  • Thoden van Velzen, H.U.E., Een Zwarte Vrijstaat in Suriname. De Okaanse samenleving in de 18e eeuw. Leiden: KITLV Uitgeverij, 2011
  • Thoden van Velzen, H.U.E., Een Zwarte Vrijstaat in Suriname. De Okaanse samenleving in de 19e en 20e eeuw. Leiden: E.J. Brill, 2013
  • Vernon, Diane, 1989, Some prominent features of Ndjuka Maroon medicine, New West Indian Guide / Nieuwe West-Indische Gids 63, no: 3/4, Leiden, 209-222, KITLV
  • Wilhelmina van Wetering, Hekserij bij de Djoeka; een sociologische benadering. Proefschrift Universiteit van Amsterdam, 1968

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