Nino Giuffrè

Nino Giuffrè, all'anagrafe Antonino Giuffrè, (Caccamo, 21 luglio 1945) è un ex mafioso e collaboratore di giustizia italiano.

È da considerare tra i pentiti più importanti della storia mafiosa[1][2][senza fonte].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ha avuto una posizione di vertice all'interno di Cosa Nostra. Con l'ascesa dei Corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano (a quest'ultimo in particolare è stato vicino) e l'arresto del boss di Caccamo Francesco Intile, diventa capo del mandamento di Caccamo.[3]

Conosciuto nell'ambiente mafioso come "Manuzza", poiché la sua mano destra sembra essere paralizzata dalla poliomielite (ma secondo altre fonti si ferì la mano in un incidente di caccia), era stato addestrato ed arruolato come specialista in scienze agricole.

È stato arrestato la mattina del 16 aprile 2002 in un ovile vicino Roccapalumba (PA). Le forze dell'ordine, al momento dell'arresto, gli trovarono addosso centinaia di pizzini.

Testimonianze su Andreotti[modifica | modifica wikitesto]

Giuffrè è stato testimone in molti importanti processi. Parlò alla corte del precedente primo ministro Giulio Andreotti, il quale fu un contatto chiave per la mafia durante la sua lunga carriera politica. Giuffrè ha rivelato che i boss mafiosi hanno chiesto ad Andreotti di far loro da scudo contro l'operato dei magistrati.

Testimonianze su Calvi[modifica | modifica wikitesto]

Diede anche una testimonianza nel processo nell'omicidio di Roberto Calvi[4], dichiarando che fu per la sua cattiva amministrazione del denaro dei boss che questi ordinarono di ucciderlo. Fece il nome di Giuseppe Calò, indicandolo come l'uomo che organizzò l'omicidio. "All'interno di Cosa Nostra ci siamo fatti grandi risate quando abbiamo letto nei giornali che Calvi commise un suicidio", disse Giuffrè. "I problemi di Cosa Nostra si risolvono in un modo solo: con l'eliminazione". Tutti gli imputati nel processo Calvi sono stati poi assolti.

Rivelazioni su Forza Italia[modifica | modifica wikitesto]

Il 7 ottobre 2009, nel corso del processo Mori per la mancata cattura di Bernardo Provenzano, Giuffrè ebbe modo di dichiarare: «Quando Dc e Psi si avviarono al tramonto, in Cosa nostra nacque un nuovo discorso politico. Un nuovo soggetto politico andava appoggiato: era Forza Italia»[5]. Oggigiorno Giuffrè è in pericolo di vita poiché Matteo Messina Denaro ha chiesto ai boss di Palermo la sua esecuzione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ MAFIA: CHI È GIUFFRE', IL PENTITO CHE FA TREMARE COSA NOSTRA, su www1.adnkronos.com, Adnkronos, 23 novembre 2002. URL consultato il 20 dicembre 2019 (archiviato il 20 dicembre 2019).
    «[...] era il boss indiscusso del mandamento di Caccamo»
  2. ^ Secondo il N° 2 di Cosa nostra, Nino Giuffrè, la mafia appoggiò il governatore Totò Cuffaro, su guidasicilia.it, 6 luglio 2004. URL consultato il 20 dicembre 2019 (archiviato il 20 dicembre 2019).
  3. ^ Attilio Bolzoni, Il racconto di Giuffrè "Così sono stato tradito", su repubblica.it, la Repubblica.it, 18 ottobre 2002. URL consultato il 20 dicembre 2019 (archiviato il 5 dicembre 2002).
  4. ^ Francesco Viviano, Anche Antonino Giuffré nell'inchiesta Calvi, su repubblica.it, la Repubblica.it, 13 ottobre 2002. URL consultato il 20 dicembre 2019 (archiviato il 21 dicembre 2002).
  5. ^ https://www.repubblica.it/online/cronaca/giuffretre/dellutri/dellutri.html

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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