Numidia

Regno di Numidia
Dati amministrativi
Nome ufficialeRegno di Numidia
Lingue ufficialiberbero
punico
Lingue parlatelingua berbera
CapitaleCirta
Politica
Forma di governoMonarchia
Fine113 a.C. Guerre Giugurtine
Territorio e popolazione
Evoluzione storica
Succeduto daNumidia (provincia romana)
Una cartina della Numidia, insistente ad ovest dell'Africa.

Numidia è la denominazione, nell'antichità, di quella parte del Nordafrica compresa tra la Mauretania (all'incirca l'attuale Marocco) e i territori controllati da Cartagine (la zona dell'attuale Tunisia). Corrispondeva quindi, grosso modo, alla parte nord-orientale dell'attuale Algeria (anche se spesso nella storia i suoi confini mutarono anche di molto). Essa ospitò diversi regni berberi e divenne in seguito una provincia dell'Impero romano.

Territorio e popolazione[modifica | modifica wikitesto]

Il termine Numidia andò precisandosi nella sua determinazione geografica in età romana. Da principio, esso indicava genericamente i territori a occidente di Cartagine: Polibio ed altri storici lo usavano per indicare tutto il territorio fino al fiume Molochat (oggi Muluia), a circa 150 km a ovest di Orano.

Era abitata dai Numidi, nome che probabilmente riproduce un nome locale di popolazione, ma che molti hanno interpretato come equivalente alla parola greca Nomades indicante "pastori" nomadi, e ne hanno dedotto che i Numidi erano in origine popolazioni nomadi dedite alla pastorizia. È però un dato di fatto che la maggior parte dei Numidi erano agricoltori sedentari. Addirittura Erodoto, descrivendo le popolazioni del Nordafrica (Storie IV, 191), opera una netta distinzione tra i "Libi agricoltori" (arotêres), in tutti i territori a ovest della Libia (coincidenti in gran parte con la Numidia), e quelli nomádes a est della Tripolitania.

Il regno indipendente[modifica | modifica wikitesto]

Nel III secolo a.C., i Numidi erano divisi in due regni, corrispondenti a due grandi gruppi tribali, i Massili nella Numidia orientale, e i Massesili in quella occidentale. Trovandosi nella sfera di influenza di Cartagine, i Numidi fornivano tradizionalmente al suo esercito una rinomata cavalleria.

All'epoca della seconda guerra punica, i Massesili, comandati da Siface, si schierarono con i Cartaginesi, mentre i Massili (il cui territorio era stato occupato da Siface), sotto il comando di Massinissa, si allearono con i Romani. Alla fine della guerra, i Romani, vittoriosi, concessero tutta la Numidia a Massinissa, il cui territorio arrivò così ad abbracciare una vasta regione che dalla Mauretania arrivava fino ai confini del territorio cartaginese, e a sudest giungeva fino alla Cirenaica, in modo che la Numidia circondava completamente Cartagine, tranne che per il lato verso il mare (Appiano, Punica, 106).

Alla morte di Massinissa, nel 148 a.C., Scipione Emiliano volle che il regno fosse condiviso tra i tre figli del re, Micipsa (il maggiore), Gulussa e Mastanabale. Rimasto unico sovrano dopo la morte dei fratelli, Micipsa combatté a fianco dei Romani nella terza guerra punica. Quando morì lasciò il potere, in condivisione, ai suoi due figli Aderbale e Iempsale, ed al nipote e figlio adottivo Giugurta. Quest'ultimo, intenzionato a ristabilire l'unità del regno, fece assassinare Iempsale, mentre Aderbale si era rifugiato presso i Romani. Questi colsero il pretesto per scatenare le cosiddette guerre giugurtine nel 113 a.C., ricordate da Sallustio nel suo Bellum Iugurthinum: Giugurta venne sconfitto da Mario, portato prigioniero a Roma e messo a morte nel Carcere Mamertino nel 105 a.C. La Numidia occidentale venne incorporata nei possedimenti di Bocco, re di Mauretania, mentre il resto (ad esclusione di Cirene e delle regioni più orientali) continuò ad essere governato da re indigeni, sostanzialmente vassalli di Roma.

La Numidia romana[modifica | modifica wikitesto]

Posizione della Numidia nell'Impero Romano
Lo stesso argomento in dettaglio: Africa (provincia romana).

Questa situazione durò fino alla guerra civile tra Giulio Cesare e Pompeo: dopo la sconfitta di quest'ultimo, il re di Numidia Giuba I, che era stato suo alleato, venne sconfitto a Tapso e si diede la morte nel 46 a.C. La maggior parte del suo regno divenne una Provincia romana, col nome di Africa Nova. Al figlio dell'ultimo re, Giuba II, venne assegnato il regno di Mauretania nel 25 a.C., mentre l'antico territorio del regno di Numidia fu spartito tra il nuovo regno di Mauretania e la provincia dell'Africa Nova.

Sotto Settimio Severo (nel 193), la Numidia venne separata dall'Africa Proconsolare,[1] e governata da un procuratore imperiale, sebbene il legatus legionis della legio III Augusta già sotto Caligola (38 d.C.) era stato reso indipendente dal governatore dell'Africa.[2][3] Alla fine, nel quadro della riorganizzazione dell'impero operata da Diocleziano, la Numidia divenne una delle sette province della diocesi d'Africa, col nome di Numidia Cirtensis.

La Numidia fu molto romanizzata, e disseminata di città. L'invasione dei Vandali nel 428 diede inizio alla sua lenta decadenza accompagnata da fenomeni di desertificazione. Il regno vandalo durò fino al 534.

Riconquistata dai generali di Giustiniano, la Numidia restò bizantina fino alla conquista araba, avvenuta tra il 696 e il 708.

Città della Numidia[modifica | modifica wikitesto]

Le città principali della Numidia Romana erano: a nord, Cirta (oggi Costantina), la capitale, con il suo porto di Rusicadae (oggi Skikda); Hippo Regius (Ippona, oggi Annaba), nota come la sede vescovile di sant'Agostino. A sud, nell'interno, delle strade militari conducevano a Theveste (oggi Tébessa) e Lambaesis (oggi Lambèse) dove vi sono ancor oggi numerosi resti romani, collegate rispettivamente con Cirta e Ippona.

Lambaesis fu la sede della Legio III Augusta, oltre ad esser il centro strategicamente più importante, dal momento che controllava i passi del Mons Aurasius (Aurès), un massiccio montuoso che separava la Numidia dai territori abitati dai Getuli, tribù nomadi del deserto, e che venne gradualmente occupato per intero dai Romani. Oltre a queste città ve ne sono almeno una ventina di altre di cui si sa che, in questa o quell'occasione, ricevettero il titolo e lo statuto di colonie romane; e nel V secolo la Notitia Dignitatum enumera non meno di 123 sedi episcopali che furono rappresentate al concilio di Cartagine nel 479.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Numidia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  • Numidia, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  • Numidia, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
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