Orlandi (famiglia)

Orlandi
Scaccato d'oro e d'azzurro
Stato Margraviato di Toscana
Repubblica di Pisa
Repubblica di Firenze
Granducato di Toscana
Casata di derivazioneIgnota famiglia di cavalieri toscani
Titoli
FondatoreRodilando Orlandi
Data di fondazioneX secolo
Data di estinzione1519 (linea principale)
Etniaitaliana
Rami cadetti
Linea Principale
Orlandi della Sassetta
Orlandi di Pescia
Orlandi-Cardini
Lensi Orlandi-Cardini
Orlandis di Maiorca
Orlandis-Asburgo

Rami tuttora esistenti

(dal XII secolo)
(dal XV secolo)
(dal XV secolo)
(dal 1938)
(dal 1963)

Rami estinti

(XII secolo-XVI secolo)

Gli Orlandi furono una famiglia della nobiltà toscana, protagonista delle vicende economiche e politiche toscane fino al XVI secolo.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la leggenda, la famiglia Orlandi trae origine da uno dei sette baroni toscani ai quali l’imperatore Ottone I di Sassonia affidò l’Etruria nell’anno 961, dopo la sua incoronazione a Roma. Tali affermazioni tuttora non hanno alcun riscontro con fonti certe.

Tuttavia, gli Orlandi traggono origine con molta probabilità da un'antica e potente famiglia toscana, che visse prevalentemente nei territori appartenuti alla diocesi lucchese, in periodo feudale.

Un plausibile fondatore della famiglia degli Orlandi fu Soaverico (anche detto Soavizo), padre di Rodilando, quest'ultimo storicamente accertato da vari documenti del X secolo con il cognome Orlandi, e quindi considerato il capostipite.

Sintesi genealogica delle origini:

Soaverico
Pietro *X secoloXI secolo
Ildebrando *X secoloXI secolo
Rodilando Orlandi (capostipite della linea principale) *X secoloXI secolo

I figli di Soaverico, inizialmente, risiederono presso Lucca ma successivamente decisero di spostare i propri interessi economici verso sud.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

X-XI secolo: La repubblica di Pisa[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine del X secolo e l'inizio dell'XI secolo, la famiglia Orlandi si spostò verso Pisa, divenendo ben presto una delle famiglie più importanti della nascente Repubblica di Pisa. I primi discendenti di Soaverico, difatti potettero godere dell'appoggio dell'omonimo vescovato, il quale concesse in loro favore numerose terre come: le zone limitrofe al Porto Pisano, le Colline Livornesi e numerosi altri appezzamenti; tra cui anche Livorna (odierna Livorno).[1][2] Oltre a ciò la famiglia potette godere anche del sostegno politico di Enrico III il Nero, imperatore del Sacro Romano Impero che conferì il feudo della Selva Palatina a Rolando Orlandi, figlio di Rodilando.

Tali concessioni comportarono una veloce espansione economico-politica della famiglia che poté beneficiarne tramite: la raccolta delle tasse e l'intensivo sfruttamento delle terre.

Le diocesi di Pisa e di Lucca nell'XI secolo

Gli Orlandi, inoltre si prodigarono anche in campo militare. Nelle cronache pisane dell'XI secolo, infatti, compare l'ammiraglio Carlo Orlandi, che nel 1003, con il naviglio affidatogli dal consiglio cittadino, affondò la flotta saracena al largo di Civitavecchia, andando in soccorso a papa Giovanni XVIII.[3] Successivamente compaiono, secondo le fonti pervenutaci, Lamberto Orlandi anch'egli ammiraglio e Giovanni Orlandi, inizialmente ammiraglio ed in seguito eletto duce di Pisa.

Nel 1030, Lamberto Orlandi guidò 100 navigli pisani verso Cartagine (odierna Tunisi), facendola capitolare. Tornato in patria, nel 1033 ripartì, guidando questa volta una spedizione verso le città di: Bona (attuale Annaba) e Ustica. Tale impresa fu un successo, i saraceni vennero sconfitti e numerosi ostaggi furono liberati.

Nel 1063, Giovanni Orlandi saccheggiò Palermo ai danni dei musulmani portando grandi ricchezza alla propria città, infatti grazie alla sua impresa fu finanziata la costruzione del Duomo di Pisa.[4] Dopo tale vittoria, le espansioni saracene nell’alto Mediterraneo ebbero fine.

«In questo tempo i Pisani fecero l'impresa di Palermo, e si mossero irritati dai Saracini, che abitavano in detta città, i quali venivano ad infestare le loro spiagge marittime di Toscana, onde per vendicarsi, e rimediare a' gran danni, che universalmente facevano ai Cristiani, con una grossa armata, che di già si ritrovava in que' mari , sotto il comando di Giovanni Orlandi ammiraglio, uomo ricco, generoso, ed espertissimo in guerra, si condussero in Sicilia ed arrivati alla città di Palermo, vi posero l'assedio.»

Nel 1081, il re Enrico IV di Franconia confermò a Gualando, nipote del capostipite Rodilando, il feudo della Selva Palatina; così facendo favorì notevolmente il già potente gruppo familiare. Tre anni dopo, nel 1084, il medesimo re ormai divenuto imperatore del Sacro Romano Impero concesse a Lamberto, cugino di Gualando, altre terre nel Valdiserchio pisano.

Oltre alle numerose imprese militari e politiche al servizio della Repubblica di Pisa, la famiglia degli Orlandi tra l'XI e il XIV secolo instaurò forti legami con alcune famiglie pisane creando diverse consorterie (come ad esempio: gli Orlandi-Gatti, gli Orlandi-Del Nicchio e gli Orlandi-Pellari), incrementando ulteriormente il proprio potere politico nella repubblica.

XII secolo: Il periodo consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel XII secolo, la famiglia continuò ad espandersi sia a livello territoriale sia a livello politico; divenendo una delle famiglie consolari della Repubblica di Pisa. Tra i consoli più importanti di questa famiglia si ritrova: Ildebrando, Enrico, Pellario e Rodolfo Orlandi.

Nel 1112, il feudo della Selva Palatina, ormai facente parte del casato Orlandi da quasi un secolo, fu confermato anche dalla contessa Matilde di Canossa e successivamente anche dal marchese Rabodone.

Nel 1114, a Ildebrando Orlandi fu affidato il comando delle truppe pisane nella spedizione alle isole Baleari, con la quale ottenne un'iniziale vittoria. Con tale spedizione furono liberati numerosi ostaggi cristiani e fu debellata la pirateria di Maiorca; tuttavia la conquista durò solo pochi mesi. Nel 1116, infatti, le isole furono riconquistate dagli Almoravidi provenienti dalla penisola iberica.

Nel 1120, Enrico Orlandi firmò il trattato di pace tra le repubbliche marinare di Pisa e Amalfi consentendo un consistente aumento dei traffici commerciali, ciò comportò un breve periodo di prosperità per entrambe le repubbliche.

La testa della statua del console Rodolfo Orlandi

Nel 1124, il popolo pisano dedicò al console ed eroe della Repubblica, Rodolfo Orlandi, una statua (chiamata dai pisani dell'epoca Il gigante); tale statua fu posta in Via Santa Maria (oggi Piazza Carrara), e perdurò fino al 1595 quando fu rimpiazzata dal monumento, tuttora esistente, dedicato a Ferdinando I de' Medici.[5]

Intorno al 1158, un esponente della famiglia Orlandi, il console Pellario, venne inviato dalla Repubblica di Pisa nel Nord Italia, per prestare servizio a Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero; in suddetta missione egli fu accompagnato anche dal conte di Donoratico (Gherardo della Gherardesca). La famiglia degli Orlandi e la famiglia dei Della Gherardesca contribuirono con il proprio manipolo di uomini a conquistare la città di Crema, Pavia e infine porre sotto assedio la città di Milano, con la sua conseguente distruzione.

In questo secolo, inoltre, una parte della consorteria degli Orlandi di Pisa si trasferì a Pescia e a Sassetta, creando i rami cadetti delle omonime città.

XIII secolo: L'inizio della decadenza[modifica | modifica wikitesto]

Gli Orlandi di Pisa, nel XIII secolo, con l'avvento delle famiglie magnatizie borghesi, iniziarono ad indebolirsi a livello politico.

Nella prima metà del Trecento, comunque, nonostante le ingerenze esterne, alcuni uomini della famiglia riuscirono a ricoprire ruoli istituzionali di notevole importanza. Tra le figure più importanti si hanno: Aldobrando Orlandi e Sigerio d'Orlando Orlandi.

Nel 1217, infatti tra i firmatari dell'accordo di pace tra Genova, Venezia e Pisa promosso da papa Onorio III, figura Aldobrando Orlandi. Tale patto contribuì a rafforzare i ranghi della Quinta Crociata. Aldobrando, inoltre, nello stesso anno, ricoprì la carica di capo della magistratura di Pisa, al tempo una delle cariche istituzionali più importanti.

Nel 1256, invece, Sigerio d'Orlando Orlandi ricopriva il ruolo di generale dell'esercito della suddetta città.

Tale situazione di stallo però mutò completamente nel 1284, quando la Repubblica di Pisa scese in guerra contro la Repubblica di Genova e subì la sua più grave sconfitta navale, nella famosa Battaglia della Meloria; ciò comportò l'inizio della fine per la famiglia Orlandi che nella suddetta battaglia armò 4 navi a proprie spese insieme all'aiuto dei rami cadetti.

Quattro anni dopo, l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini aizzò la famiglia Orlandi, originariamente ghibellina, e numerose altre famiglie come i Gualandi, i Sismondi, i Lanfranchi, ed i Ripafratta contro il conte Ugolino della Gherardesca passato alla fazione guelfa, che vantava tra le tante accuse quella di aver disertato dalla Meloria. Con questo atto ostile nei confronti dei Della Gherardesca, la famiglia Orlandi si fece nuovi nemici e si indebolì ulteriormente, anche se per breve periodo riuscì a beneficiarne.

XIV secolo: La lotta per il potere[modifica | modifica wikitesto]

Nel XIV secolo, la linea principale della famiglia Orlandi, ricoprì pochi incarichi pubblici a Pisa, difatti si registra soltanto un Orlandi appartenente al Consiglio di credenza (nel 1317), due consiglieri facenti parte del Consiglio superiore degli anziani (nel 1302 e 1316) ed un senatore (nel 1322). In questo secolo, inoltre, la famiglia Orlandi fu confinata più volte dalla fazione guelfa pisana, questo come conseguenza al loro orientamento politico e alle loro continue azioni bellicose.

Gli Orlandi, rimasero sempre fedeli al fronte ghibellino anche quando vi era al potere la fazione guelfa, cercando addirittura di contrastarla militarmente.

Per far sì che il potere ricadesse in mano ai ghibellini, intrattennero forti legami con il condottiero di ventura, Uguccione della Faggiola e con il duca di Lucca, Castruccio Castracani.

Il più importante esponente degli Orlandi nel XIV secolo fu senza dubbio Gherardo Orlandi, vescovo di Aleria e amministratore della diocesi di Pisa per conto di Ludovico il Bavaro.

Nel gennaio del 1332, con l'appoggio di Lucca e di Parma, Gherardo Orlandi tentò d'impadronirsi militarmente della città di Pisa, con l'obiettivo di liberarla dal giogo guelfo, ma venne respinto da Fazio Novello della Gherardesca e dall'esercito fiorentino venuto in suo soccorso.[6]

Nel 1347, secondo alcune fonti, la popolazione gravava sotto la tirannia del giovane conte Ranieri II della Gherardesca, figlio del fu Fazio della Gherardesca, e anch'egli appartenente alla fazione guelfa. Per ovviare a tale problema la famiglia Orlandi con il supporto della famiglia Gualandi riuscì ad avvelenarlo, e a riportare la "pace" a Pisa. Gli Orlandi, comunque, nonostante il successo, ne uscirono notevolmente indeboliti.

Tra il 1388 e il 1389, le navi mercantili delle repubbliche marinare di Genova e Pisa furono prese d'assalto dai corsari del re di Tunisi; ciò comportò notevoli problemi economici per entrambe le repubbliche. Per risolvere tale situazione, le due repubbliche marinare unirono le forze e incaricarono Francesco Orlandi e Raffaello Adorno nello scacciare la flotta corsara. Francesco e Raffaello dimostrarono notevole valore in battaglia ottenendo in pochi mesi una vittoria schiacciante sul nemico.

XV-XVI secolo: la fine[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1406, la Repubblica di Pisa cessò di esistere, con la vendita effettuata da Gabriele Maria Visconti alla Repubblica di Firenze.

Nel 1494, il duro regime attuato dalla Repubblica di Firenze nei confronti del popolo pisano, comportarono un forte risentimento e una nascente voglia d'indipendenza. L'8 novembre dello stesso anno sopraggiunse in città Carlo VIII, il quale si stava preparando per la discesa verso Napoli. Il sovrano francese, ricevette a nome del popolo pisano, Simon Francesco Orlandi che gli spiegò le condizioni in cui gravava Pisa; in tale azione egli mise a rischio la propria vita essendosi esposto anche davanti ai fiorentini. Simon Francesco, dopo aver proferito parola, ottenne il favore del re e dopo questo fatto scoppiò la rivolta di Pisa con la conseguente cacciata delle autorità fiorentine e l'instaurazione della Seconda Repubblica Pisana.

Il 6 dicembre 1494, l'ambasciatore Simon Francesco Orlandi insieme ad una delegazione pisana, raggiunse Siena per incontrare Carlo VIII, anticipando così di ben due giorni la delegazione fiorentina che chiedeva la restituzione di Pisa. L'esponente degli Orlandi anche in questo caso riuscì ad ottenere i favori del sovrano francese.

Alla fine del Quattrocento, Benedetto Orlandi, facente parte di quel che rimaneva delle consorterie di Pisa, lasciò la propria città natia per spostarsi a Maiorca, qui diede vita al ramo cadetto degli Orlandis.

Nel 1519, l'ultimo esponente maschio della linea principale di Pisa, tale Gregorio Orlandi morì senza figli.

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tavole genealogiche della famiglia Orlandi.

Altri rami familiari[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alla più celebre linea principale di Pisa, che si estinse nella medesima città nel 1519, esistono anche altri rami derivati la cui creazione risale da prima del Duecento fino alla seconda metà del Quattrocento. Tra questi ricordiamo:

  1. Orlandi della Sassetta - Il ramo di Sassetta, ebbe inizio nel XII secolo e perdurò fino al XVI secolo, periodo della sua estinzione. Tale ramo è passato alla storia principalmente per la sua vena militarista, infatti tra i suoi ranghi si prodigarono numerosi condottieri di ventura, primo fra tutti, il celeberrimo Rinieri della Sassetta citato dall'allora vice Cancelliere di Firenze, Niccolò Machiavelli, che lo descrisse come un pericolo per la sua amata città. Il ramo col tempo ottenne la signoria di Sassetta, titolo che mantenne per diversi secoli.
  2. Orlandi di Pescia - Da Orlando Orlandi, vissuto intorno al XII secolo, deriva il ramo degli Orlandi di Pescia, che a loro volta diedero i natali al ramo degli Orlandi-Cardini. Accanto alla cura degli interessi feudali, tale ramo era riuscito ad assicurarsi alte posizioni gerarchiche sia in campo politico sia in quello amministrativo; il più importante esponente fu Adolfo Orlandi, priore di Firenze. Questo ramo della famiglia, oltre a quanto già detto, ebbe l'onore di ospitare San Francesco d'Assisi. Il ramo è tuttora esistente.
  3. Orlandis di Maiorca - Annoverato come l'ultimo ramo cadetto della più illustre linea principale, si formò a Maiorca nel XV secolo, per volontà di Benedetto Orlandi in fuga da Pisa. Tale ramo è noto per essersi unito in matrimonio con gli Asburgo-Lorena di Toscana. Nel 1963 da Juan Bautista Orlandis y Asburgo-Lorena nacque il ramo degli Orlandis-Asburgo. Il ramo è tuttora esistente.

Un presunto ramo fiorentino potrebbe avere una connessione con il ramo pisano ma per mancanza di fonti storiche accreditate, le ricostruzioni non sono da considerare attendibili.

Condottieri e personaggi illustri[modifica | modifica wikitesto]

(in ordine temporale)

Orlandi di Pisa (linea principale)[modifica | modifica wikitesto]

Orlandi della Sassetta[modifica | modifica wikitesto]

Orlandi di Pescia[modifica | modifica wikitesto]

Orlandi-Cardini[modifica | modifica wikitesto]

Orlandis di Maiorca[modifica | modifica wikitesto]

Orlandis-Asburgo[modifica | modifica wikitesto]

  • Juan Bautista Orlandis y Asburgo-Lorena (1928-1977), capostipite del ramo cadetto degli Orlandis-Asburgo, barone di Pinopar.

Armoriale[modifica | modifica wikitesto]

I vari stemmi della famiglia Orlandi.

Dimore[modifica | modifica wikitesto]

Castelli, rocche e feudi appartenuti alla famiglia Orlandi in Toscana (dati parziali)

Castelli[modifica | modifica wikitesto]

I principali castelli appartenuti alla famiglia Orlandi furono:

Palazzi[modifica | modifica wikitesto]

I principali palazzi appartenuti alla famiglia Orlandi furono:

Ville[modifica | modifica wikitesto]

Le principali ville appartenute alla famiglia Orlandi furono:

  • Villa Orlandi-Cardini (provincia di Firenze).

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Nella composizione lirica Faida di Comune, il poeta e scrittore Giosuè Carducci cita un certo Tigrin della Sassetta tra i protagonisti dell'assedio di Lucca del 1314; trattasi però di un'invenzione del poeta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (IT) Mauro Zucchelli, Livorno era un castello e ha almeno mille anni, su iltirreno.gelocal.it. URL consultato il 22 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2019).
  2. ^ (IT) Giacomo Salvini, Livorno-Pisa, oltre al pallone c’è di più. La rivalità è anche antropologica, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 22 dicembre 2019.
  3. ^ (IT) Daniele Vanni, Accadde oggi, 6 Agosto: 1284, Battaglia della Meloria, su ditv.it. URL consultato il 22 dicembre 2019.
  4. ^ (IT) Oggi 6 agosto “Lo die di San Sisto”. 730 anni fa la sconfitta alla Meloria, su pisanews.net. URL consultato il 22 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2019).
  5. ^ L’area dei Lungarni di Pisa nel tardo Medioevo (XIV–XV secolo) (PDF), su amsdottorato.unibo.it. URL consultato il 26 novembre 2018.
  6. ^ Della Gherardesca, Bonifazio Novello, su treccani.it. URL consultato il 9 dicembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Villani, Nova Cronica, Firenze, 1348.
  • Guccio Nauesi, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane, et vmbre, Firenze, 1671.
  • Paolo Tronci, Memorie istoriche della città di Pisa raccolte da monsignor Paolo Tronci, Livorno, 1682.
  • Giorgio Viviano Marchesi, La galeria dell'onore, Forlì, 1735.
  • Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores, 1738.
  • Giuseppe Batini, Memorie della gran Contessa Matilda restituita alla patria Lucchese, Lucca, 1756.
  • Flaminio Dal Borgo, Raccolta di scelti diplomi Pisani, Pisa, 1765.
  • Giovanni Battista Fanucci, Orazione accademica sull'istoria militare Pisana, Pisa, 1788.
  • Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi, Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, Capolago, 1813.
  • Francesco Bertini, Memorie e documenti per servire all'istoria del Principato lucchese tomo 1, Lucca, 1816.
  • Emanuele Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, 1835.
  • Ranieri Grassi, Storica e artistica di Pisa, Pisa, 1838.
  • Ferdinando Grassini, Biografia dei pisani illustri, Pisa, 1838.
  • Enrico Leo, Storia degli stati italiani dalla caduta dell'impero romano fino all'anno 1840, Firenze, 1842.
  • Enrico Montazio, Annali di Pisa... fino all'anno 1840, Lucca, 1843.
  • Leo S. Olschki, Archivio storico italiano, Firenze, 1844.
  • Goffredo Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino, 1845.
  • Florido Zamponi, Cento rimembranze italiane, Firenze, 1847.
  • Noticias histórico-topográficas de la isla de Mallorca, Maiorca, 1864.
  • Emilio Cristiani, Nobiltà e popolo nel comune di Pisa. Dalle origini del podestariato alla signoria del Donoratico, Napoli, 1900.
  • M. Cecchi, E. Coturri, Pescia ed il suo territorio. Nella storia, nell'arte e nelle famiglie, Pistoia, 1961.
  • Emma Falaschi, Carte dell'Archivio Capitolare di Pisa (930-1050), Roma, 1971.
  • Carte dell'Archivio della Certosa di Calci (1151-1200), 1971.
  • Bollettino Storico Pisano, 1974.
  • Gino Benvenuti, Storia della repubblica di Pisa, Pisa, 1982.
  • Giuseppe Scalia, Il Console Rodolfo e Ferdinando I De Medici. Per la storia di due statue pisane, 1987.
  • Claudio Donati, L'Idea di nobiltà in Italia, Laterza, 1988.
  • Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, Quaderni Stefaniani, Pisa, 1989.
  • Mauro Ronzani, Figli del comune o fuoriusciti? Gli arcivescovi di Pisa di fronte alla città-stato fra la fine del Duecento e il 1406, 1990.
  • Roberto Ciabani, Le famiglie di Firenze, Firenze, 1992.
  • Mauro Ronzani, Nobiltà, chiesa, memoria famigliare e cittadina a Pisa fra XI e XV secolo, Spoleto, 1994.
  • E. Rosati, A.M. Carassiti, Dizionario delle battaglie, Genova, 1996.
  • Anel Anivac, Repubbliche e città marinare, Roma, 2009.
  • Giuseppe Milianti, E' una torre! Da Castel Guiscardo a Palazzo Montalvo. Gli Orlandi della Sassetta, 500 anni di storia sassetana, Firenze, 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]