Palazzo Municipale (Avezzano)

Palazzo Municipale
di Avezzano
Il palazzo municipale a 30 giorni dal Giro d'Italia 2024
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàAvezzano
IndirizzoPiazza della Repubblica 8
Coordinate42°01′50.52″N 13°25′36.13″E / 42.030701°N 13.426704°E42.030701; 13.426704
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1921-1927
Inaugurazione15 dicembre 1927
UsoSede del comune di Avezzano
Realizzazione
ArchitettoSebastiano Bultrini
CostruttorePaolo Ciocci
ProprietarioComune di Avezzano

Il Palazzo Municipale di Avezzano è situato in piazza della Repubblica, nel centro urbano della città abruzzese. È sede del comune di Avezzano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lapide commemorativa in ricordo di Nazario Sauro
Targa dell'impresa Elia Micangeli (1931)

La costruzione del municipio, progettato nel 1919 dall'ingegnere Sebastiano Bultrini, ebbe inizio il 2 luglio 1921 vicino al luogo dove, precedentemente al terremoto della Marsica del 1915, era collocato il palazzo della famiglia Mattei che ospitava la sala comunale[1]. Il nuovo edificio fu inaugurato nella prima metà degli anni venti e completato definitivamente il 15 dicembre 1927[1], circa tredici anni dopo il sisma che rase quasi completamente al suolo la città di Avezzano[2]. Le procedure del completo collaudo del nuovo edificio terminarono nel 1936[3]. In occasione dell'emergenza causata dal terremoto l'attività comunale proseguì in un prefabbricato acquistato dalla giunta di Ercole Nardelli, primo sindaco dopo il drammatico evento del 1915[4].

Nella prima fase della ricostruzione di Avezzano la nuova sede municipale, così come altre opere pubbliche, dovette scontare alcuni problemi di ordine burocratico che ne rallentarono il completamento. Nel 1925 il commissario prefettizio, il ragioniere Raffaele Flamingo, affidò il completamento dell'opera alla ditta del cavaliere Paolo Ciocci[5] dopo lo scioglimento dell'Unione Edilizia Nazionale, prima affidataria dei lavori con delibera del 20 marzo 1920 a firma del facente funzioni, Francesco Benigni[1]. Furono deliberate inoltre alcune opere nel piazzale antistante la nuova sede municipale in favore della ditta di Elia Micangeli che nel 1931, a lavori conclusi, appose una targa raffigurante gli stemmi del comune e del fascismo[5].

Con l'inaugurazione del municipio il commissario prefettizio approvò il progetto delle decorazioni della sala consiliare, che dovevano evidenziare il nuovo regime e la ricostruzione della città, che nel frattempo aveva velocemente recuperato l'indice demografico di 11.000 abitanti[6]. In alcuni locali sotterranei del nuovo palazzo vennero collocati nel 1935 i reperti del museo lapidario marsicano, istituito ufficialmente il 5 giugno 1888[7] e trasferito nel 2012 presso il polo espositivo Aia dei Musei[8].

Nel 1936 il podestà Silvio Bonanni firmò una transazione con il pittore messinese Ferdinando Stracuzzi, che aveva vinto il concorso per la realizzazione nell'arco di sei mesi di un grande quadro con i simboli littori e di due dittici laterali, uno che doveva rappresentare la bonifica del Fucino, l'altro la ricostruzione di Avezzano. Le opere, che furono al centro di polemiche sia per la lunga durata di circa 5 anni, sia per la tecnica pittorica murale che fu adottata al posto dei dittici, furono realizzate da Ciro Mantegna sui bozzetti dell'artista siciliano[9].

A causa dei bombardamenti che durante la seconda guerra mondiale devastarono la città appena ricostruita, il palazzo subì danni non irreparabili. Nel 1946 il sindaco del dopoguerra Antonio Iatosti affidò al pittore Francesco Antonio Bianchi il compito di sostituire i simboli fascisti con elementi raffiguranti fiori e grano[10][11][12].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo illuminato di rosso in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Pittura murale che raffigura la ricostruzione di Avezzano dopo il sisma del 1915
Balcone e trifore

Il primo progetto della nuova casa municipale risale al 1917; bloccato dagli eventi bellici del periodo, fu ripreso e rivisto nel 1920[13] dall'ingegnere Sebastiano Bultrini, autore di diversi progetti architettonici della nuova città, già incaricato prima del sisma di predisporre la sala comunale nel palazzo Mattei[1]. Stilisticamente il palazzo, con una pianta ad "L" su due piani, si presenta come una residenza toscana del quattrocento in stile neogotico, caratterizzato da elementi architettonici neomedievali ed una facciata affiancata da due altane simmetriche con finestre circolari sulla parte superiore e bifore su quella inferiore. Le tre finestre trifore sono posizionate sul corpo centrale dotato di un balcone[3]. Sul tetto venne installata nel 1936[14] la sirena antiaerea che durante la seconda guerra mondiale, una volta azionata, avvertiva la popolazione degli imminenti raid aerei. Ancora funzionante, suona per pochi secondi ogni giorno per indicare il mezzodì[15].

Il piano terra è caratterizzato da un porticato su pilastri in cui l'8 febbraio 1931, in occasione dell'inaugurazione del monumento ai caduti per la Patria di piazza Risorgimento (successivamente ricollocato in piazza Torlonia)[16], fu installata una lapide commemorativa, opera dell'architetto Luigi Gallo, in ricordo di Nazario Sauro, patriota, militare ed esponente dell'irredentismo italiano, che soccorse con immediatezza la popolazione colpita dal sisma del 1915[17][18]. Al lato sinistro del portone è posta una targa in marmo che riporta la motivazione della concessione della medaglia d'argento al valor civile conferita il 31 dicembre 1961. La cerimonia di consegna avvenne il 26 agosto del 1962 alla presenza del ministro dell'interno Paolo Emilio Taviani[19].

Le pitture dell'aula consiliare, realizzate da Ciro Mantegna sui bozzetti di Ferdinando Stracuzzi, raffigurano i lavori per la bonifica dell'area fucense e la ricostruzione della città dopo il 1915[1][10][12]. L'addobbo in legno è opera dell'artigiano Antonio Quinzi[16].

Alcuni piattini raffiguranti i 10 stemmi ufficiali del comune, realizzati da Carlo Albani di San Marino, sono esposti nella sala delle conferenze[20], intitolata nel 2017 al dirigente comunale Franco De Nicola[21]. Nelle adiacenze del palazzo municipale di Avezzano l'ingegnere Loreto Orlandi, dirigente del genio civile, rinvenne negli anni settanta alcuni ruderi di fondamenta appartenenti ad un'antica costruzione di epoca normanna[22].

Il giardino romantico, in cui sono posizionati due sarcofagi in pietra calcarea provenienti dalla necropoli di Santa Maria in Vico, circonda posteriormente il palazzo, che è affiancato da un edificio in cui sono ospitati gli uffici tecnici dell'ente[23].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Fabrizi, 2009, p. 9.
  2. ^ Ciranna, Montuori, 2015, pp. 108-109.
  3. ^ a b Patrizia Monitori, Sebastiano Bultrini (1867-1936) ingegnere, architetto e urbanista, su academia.edu. URL consultato il 21 giugno 2016.
  4. ^ Belmaggio, 2000, p. 249.
  5. ^ a b Belmaggio, 2000, p. 255.
  6. ^ Belmaggio, 2000, p. 257.
  7. ^ Fiorenzo Catalli, Museo Lapidario, su avezzano.terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 31 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2018).
  8. ^ Le due nuove sale dell'Aia dei Musei, su leditoriale.com, L'Editoriale (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2016).
  9. ^ Belmaggio, 2000, p. 269.
  10. ^ a b Fulvio D'Amore, La casa comunale di Avezzano: una costruzione neomedievale del periodo fascista (1920-1932), su terremarsicane.it, Terre Marsicane, 23 luglio 2020. URL consultato il 23 luglio 2020.
  11. ^ Belmaggio, 2000, p. 294.
  12. ^ a b Palmieri, 2006, p. 90.
  13. ^ Archivio Storico Comune Avezzano, bb. 37, 38 e 40.
  14. ^ Giovanbattista Pitoni, Quando la città finì sotto le bombe, su ilcentro.it, Il Centro, 22 maggio 2010. URL consultato il 15 novembre 2018.
  15. ^ La sirena.., su ilcentro.gelocal.it, Il Centro. URL consultato il 21 giugno 2016 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2016).
  16. ^ a b Fabrizi, 2009, p. 11.
  17. ^ Belmaggio, 2000, p. 261.
  18. ^ Palanza, 1990, p. 114.
  19. ^ Palmieri, 2006, p. 89.
  20. ^ Belmaggio, 2000, p. 2.
  21. ^ La sala conferenze del Comune di Avezzano intitolata a Franco De Nicola, su terremarsicane.it, Terre Marsicane, 23 maggio 2017. URL consultato il 23 maggio 2017.
  22. ^ Pagani, 1966, vol. 1, pp. 27-28.
  23. ^ Parco verde del Municipio di Avezzano aperto alla Città, su marsicanews.com, Marsica News. URL consultato il 21 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Belmaggio, Avezzano nel tempo e i suoi sindaci, Avezzano, LCL Stampe Litografiche, 2000, SBN IT\ICCU\AQ1\0055482.
  • Simonetta Ciranna, Patrizia Montuori, Tempo, spazio e architetture. Avezzano, cento anni o poco più, Roma, Artemide, 2015, SBN IT\ICCU\IEI\0408772.
  • Filippo Fabrizi, Avezzano, cinquant'anni di sindaci e consigli comunali: 1958-2008, Avezzano, LCL Stampe Litografiche, 2009, SBN IT\ICCU\CFI\0760609.
  • Giovanni Pagani, Avezzano e la sua storia, Casamari, Tipografia dell'Abbazia, 1966, SBN IT\ICCU\SBL\0393481.
  • Ugo Maria Palanza, Avezzano: guida alla storia e alla città moderna, Avezzano, Amministrazione comunale, 1990, SBN IT\ICCU\AQ1\0060998.
  • Eliseo Palmieri, Avezzano, un secolo di immagini, Pescara, Paolo de Siena editore, 2006, SBN IT\ICCU\TER\0011256.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]