Pantelleria

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Pantelleria
comune
Pantelleria – Stemma
Pantelleria – Bandiera
Pantelleria – Veduta
Pantelleria – Veduta
Panorama
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sicilia
Libero consorzio comunale Trapani
Amministrazione
SindacoFabrizio D'Ancona (lista civica) dal 29-5-2023
Territorio
Coordinate36°47′15″N 11°59′33″E / 36.7875°N 11.9925°E36.7875; 11.9925
Altitudinem s.l.m.
Superficie84,53 km²
Abitanti7 327[2] (30-6-2022)
Densità86,68 ab./km²
Frazioninessuna[1]; vedi elenco contrade
Comuni confinantinessuno (comune insulare)
Altre informazioni
Cod. postale91017
Prefisso0923
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT081014
Cod. catastaleG315
TargaTP
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[3]
Nome abitantipanteschi
Patronosan Fortunato
Giorno festivo16 ottobre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Pantelleria
Pantelleria
Pantelleria – Mappa
Pantelleria – Mappa
Posizione del comune di Pantelleria nel libero consorzio comunale di Trapani
Sito istituzionale

Pantelleria (Pantiḍḍrarìa in siciliano[4]) è un comune italiano di 7 327 abitanti[2] del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.

Il comune copre l'intera isola di Pantelleria che è estesa più di 80 km² (4 volte circa l'isola di Lampedusa) e si trova a 110 km a sud ovest della Sicilia e a 65 km a nord est della Tunisia, la cui costa è spesso visibile a occhio nudo.[5]

L'isola raggiunge un'altitudine di 836 m sul livello del mare con la Montagna Grande. Il porto dell'isola permette il collegamento regolare con il porto di Trapani. Pantelleria è dotata di un aeroporto ed è collegata all'Italia continentale con voli di linea, in regime di continuità territoriale.

È il comune situato più ad ovest della Regione Siciliana.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Campi
Localizzazione di Pantelleria rispetto alla Sicilia

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio è di origine vulcanica. L'ultima eruzione è avvenuta, nel 1891, sul pendio nord-occidentale, nella parte sommersa. Sono tuttora presenti molti fenomeni di vulcanesimo secondario, prevalentemente acque calde e soffioni di vapore. Noto è il cosiddetto "Specchio di Venere", piccolo bacino lacustre alimentato da acque termali.

Nota per la sua centralità nel Mar Mediterraneo, scalo intermedio tra Africa e Sicilia e caposaldo per il commercio col Levante, Pantelleria si caratterizza per la singolarità del suo paesaggio, nel quale agli elementi naturali (colate laviche a blocchi, cale e faraglioni) si aggiungono i manufatti creati dall'uomo: muri a secco, con la quadruplice funzione di spietrare il fondo, contenere il terreno, delimitare la proprietà fondiaria e proteggere dal vento; giardini panteschi, costruzioni quasi sempre cilindriche in muratura di pietra lavica a secco con la duplice funzione di proteggere gli agrumi dal vento e di controllare gli effetti micro-climatici per un giusto apporto di acqua alla pianta, laddove l'isola ne è naturalmente sprovvista; dammusi, fabbricati rurali con spessi muri a secco, cubici, con tetti bianchi a cupola ed aperture ad arco a tutto sesto, atavici esempi di architettura bio-climatica.

Geologia[modifica | modifica wikitesto]

L'isola di Pantelleria si trova sopra una spaccatura continentale sommersa nel Canale di Sicilia ed è stata al centro di un'intensa attività vulcano-tettonica. L'isola, lunga 15 chilometri, è la sommità emergente di un edificio in gran parte sottomarino.[12] Due grandi caldere pleistoceniche dominano l'isola, la più antica delle due si è formata circa 114.000 anni fa e la più giovane (la caldera dei Cinque Denti) si è formata circa 45.000 anni fa[6]. L'eruzione che formò la caldera dei Cinque Denti produsse il caratteristico deposito di tufo verde che ricopre gran parte dell'isola e si trova in tutto il Mediterraneo, fino all'isola di Lesbo nel Mar Egeo.[7] Le eruzioni dell'Olocene hanno prodotto coni di pomice, cupole di lava e brevi colate di lava a blocchi.

Attività successive costruirono il cono di Monte Gibele, parte del quale venne successivamente sollevato fino a formare la Montagna Grande. Diverse bocche si trovano su tre lati del blocco sollevato di Montagna Grande sul lato sud-orientale dell'isola. L'unica attività storica confermata è un'eruzione sottomarina avvenuta nel 1891 da una bocca al largo della costa nordoccidentale.

Attualmente l'isola sta sprofondando: si pensa che ciò sia causato dal raffreddamento e dal degassamento del magma sotto il vulcano[8].Sull'isola sono presenti numerose sorgenti termali e fumarole grazie ad un sistema idrotermale attivo. Favara Grande, nel sud est dell'isola, ne è uno dei migliori esempi. L'isola rilascia una piccola quantità di CO2 attraverso il degasaggio passivo. Lo stock totale di carbonio nei primi 30 cm di suolo a Pantelleria è di circa 230.000 tonnellate[9]. L'isola è la località tipo per le rocce riolitiche peralcaline, le pantelleriti.

Flora[modifica | modifica wikitesto]

La flora autoctona dell'isola è costituita dalla macchia mediterranea, assai rigogliosa nelle regioni sud-orientali. Gli elementi dominanti questo paesaggio sono costituiti dalla ginestra, dal corbezzolo, dal pino marittimo e dalle piante aromatiche tipiche della gariga (timo, rosmarino, lavanda, origano, mentuccia). Sulle cime più alte si sviluppa il bosco di pini, che a quote più basse è sostituito da lecci (localmente detti balluti). La scarsità di acqua che non sia piovana ha reso impossibile lo sviluppo dell'agricoltura irrigua. Cresce spontanea una varietà di cappero, che oggi rappresenta anche una delle principali coltivazioni dell'isola, insieme con quella della vite e dell'ulivo (con la varietà detta biancolilla), quest'ultimo coltivato basso e ramificato in ampiezza per proteggerlo dal vento. Sono rari gli agrumi, coltivati con particolare cura e protetti dai venti. Introdotte dall'uomo sono anche numerose varietà di palme, tra le quali è stranamente assente la palma nana, che su altre isole mediterranee, tra le quali la Sicilia, si associa alla macchia.

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

Pantelleria costituisce un punto di transito per la migrazione di molte specie aviarie tra Europa e Africa. Tra i volatili stanziali si segnalano svariate specie di rapaci, compresi il falco pellegrino, il barbagianni, la poiana e la berta maggiore. Già data per estinta, ma forse ancora esistente, è la foca monaca. Gli altri mammiferi, tutti di piccola taglia, sono costituiti dalla crocidura mediterranea, da arvicole e, dal punto di vista numerico, soprattutto conigli; questi furono introdotti dall'uomo e, non avendo nemici naturali, si sono riprodotti in modo incontrollato, similmente a molti altri siti (notissimo il caso dei conigli australiani).

Forse introdotte dall'uomo e poi rinselvatichite sono molte altre specie: il colubro sardo, unica specie di serpente presente sull'isola, la capra, che nel medioevo popolava il paesaggio ma oggi è estinta, e il gatto selvatico, che vive in piccole colonie tra i boschi della regione sud-orientale.

Tra i mammiferi di taglia maggiore, oltre a pochi bovini e ovini allevati in stalla per la produzione casearia, ed in piccolo numero rinselvatichiti, la fauna di Pantelleria annovera la presenza di una sottospecie autoctona di equide, detta asino pantesco. Già estintosi, grazie ad un'iniziativa della Regione Siciliana è stato sviluppato un progetto per ricostituire la razza pantesca in purezza, in seguito al quale dal 2003 si annoverano alcuni esemplari. La presenza di tale asino è nota da tempi remoti. Molto diffuso fino a metà del XX secolo e molto forte, l'asino di Pantelleria venne selezionato dall'Esercito Italiano, durante la Grande Guerra, per la produzione di muli militari.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Pantelleria.

Il clima è di tipo mediterraneo caldo, temperato da venti marini che soffiano impetuosi in ogni stagione, tra i quali prevalgono scirocco e maestrale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

L'isola venne sicuramente frequentata sin dal Neolitico, come dimostrano i rinvenimenti della sua caratteristica ossidiana in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale. Si data alla fine dell'Eneolitico un gruppo di vasi, forse di un corredo funerario, rinvenuto casualmente a Bugeber. Per quanto noto ad oggi, il più antico stanziamento è il villaggio fortificato con mura ciclopiche di Mursìa, dell'età del Bronzo, databile ad un periodo compreso tra l' XI secolo e il XV secolo a.C., di cui sono note numerose capanne, le più antiche delle quali dalla curiosa planimetria che ricorda lo scafo di un'imbarcazione, ed un imponente muro di fortificazione, tra i meglio conservati del Mediterraneo preistorico, il quale, spesso circa 10 metri e alto almeno altrettanto, circonda l'insediamento sul suo lato est per una lunghezza di 300 metri.

Assai caratteristiche sono anche le tombe, dette sesi (termine di oscura etimologia, esclusivo del dialetto pantesco), delle quali sopravvive un centinaio di esemplari sparsi nell'aspra contrada Cimillia che forma il retroterra orientale dell'abitato. I sesi sono costruzioni in pietra lavica murata a secco, a pianta circolare con spiccato emisferico o troncoconico, talora a gradoni. Al loro interno si cela un numero variabile di celle (da due a dodici) a pianta circolare con volta a cupola ogivale, cui si accede da uno stretto e basso cunicolo. Gli scavi archeologici condotti nell'insediamento hanno restituito una notevole quantità di oggetti importati da svariate regioni del Mediterraneo (Micene ed Egitto), che testimoniano il ruolo centrale dell'isola in una fitta rete di scambi che aveva come principale obiettivo i principali metalli, rame e stagno, necessari alla produzione del bronzo.

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un considerevole lasso di tempo, durante cui l'isola rimase apparentemente disabitata, i fenici vi fondarono una colonia, Cossyra, i cui resti archeologici si trovano sulle colline di San Marco e Santa Teresa nell'immediato retroterra dell'attuale capoluogo. Cossyra entrò presto nell'orbita della vicina potenza cartaginese, della quale seguì i destini. Al periodo punico si fanno tradizionalmente risalire le centinaia di cisterne che costellano il territorio dell'isola.

Giulio Cesare, una delle tre Teste di Pantelleria

Pantelleria venne più volte occupata dai romani durante le guerre puniche, nel corso del terzo secolo a.C., fino alla definitiva conquista avvenuta nel 217 a.C. I Romani diedero un forte impulso all'economia dell'isola come dimostrano i numerosi insediamenti sparsi nel suo territorio e i rinvenimenti nello stesso sito di Cossyra, tra i quali tre ritratti in marmo raffiguranti Cesare, Tito ed una donna identificata con Antonia minore.

Ad epoca tardo-antica (V-VI secolo d.C.) risalgono alcuni insediamenti, di cui rimangono le necropoli costituite da tombe a fossa scavate nella roccia ed una caratteristica produzione ceramica, detta pantellerian ware, rinvenuta in vari luoghi del Mediterraneo. Conquistata dall'ammiraglio bizantino Belisario nel 540, per conto dell'imperatore Giustiniano, Pantelleria conobbe un periodo di profonda decadenza, durante la quale venne usata, come forse già in epoca romana, quale luogo di esilio di importanti personaggi. Risale a questo periodo, se non l'introduzione, almeno la profonda cristianizzazione della sua gente:le fonti storiche citano anche un monastero di cui si ignora il sito. All'epoca bizantina risale anche il nome attuale dell'isola, che nella sua forma originaria Patelareas, Πατελαρέας in greco, compare per la prima volta nella regola di questo monastero.

Età medievale e moderna[modifica | modifica wikitesto]

Il castello di Pantelleria

Saccheggiata dagli Arabi a partire dal 700, fu da essi stabilmente occupata probabilmente dall'845, nel contesto della Conquista araba della Sicilia divenendo parte dell'Emirato di Sicilia[10]. Agli Arabi si attribuisce per tradizione l'arrivo di gran parte degli elementi caratteristici del suo attuale paesaggio, tra i quali i dammusi. Certamente gli Arabi introdussero la coltivazione del cotone e la loro lingua che, con una variante locale simile al maltese, rimarrà in uso fino agli inizi del XIX secolo e che ancora oggi influenza profondamente il siciliano che si parla localmente.

Nel 1123 l'isola fu conquistata da Ruggero II ed annessa al Regno di Sicilia, del quale seguirà i destini fino ad oggi.

Nel 1311 una flotta al servizio del re Federico III di Sicilia, al comando di Luigi di Requesens, vi conseguì una notevole vittoria; la famiglia Requesens ottenne in seguito il principato dell'isola.

Nel giugno del 1488 fu saccheggiata da una squadriglia di 11 fuste turche, le quali portarono via schiavi 80 dei 250 abitanti che Pantelleria allora contava e inoltre razziarono tutta la produzione di cotone e di tele, in quei tempi principale ricchezza dell'isola (J. Zurita, Anales de Aragon. T. 2-2, l. XX, cap. LXXIX. Saragozza, 1579). A causa della sua vicinanza con le coste africane, Pantelleria venne poi ripetutamente saccheggiata anche dai corsari barbareschi. Particolarmente cruenta fu l'incursione che nella metà del XVI secolo vi condusse il corsaro Dragut: il capoluogo venne completamente distrutto e la popolazione massacrata, con circa mille persone tratte in schiavitù. Allo stesso periodo risale l'assetto attuale del Castello Barbacane, che ancora oggi domina il porto del capoluogo, anche se probabilmente il primo impianto era di epoca normanna.

I sovrani borbonici trasformarono l'isola in colonia penale, funzione che mantenne anche sotto i Savoia e che è cessata del tutto solo con la caduta del fascismo.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Il bombardamento alleato del 1943

Negli anni '30 l'isola venne fortificata per diretta volontà di Mussolini, tra le opere più importanti realizzate negli anni dal 1937 al 1939, il campo di volo e la mastodontica aviorimessa interrata progettata e realizzata dalla Società Anonima Fratelli Ingegneri Damioli di Milano ed erroneamente attribuita per anni al ben più noto ingegnere Pier Luigi Nervi. Durante la seconda guerra mondiale nelle acque di Pantelleria si verificò uno dei due scontri della battaglia di mezzo giugno.

Nel 1943 la conquista di Pantelleria fu ritenuta di importanza strategica dalle truppe alleate che si preparavano ad invadere la Sicilia, tanto che l'isola fu pesantemente bombardata dal mare e dal cielo, per preparare lo sbarco delle truppe, nell'ambito di un'operazione anfibia chiamata Operazione Corkscrew.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Mappa di Pantelleria

Nell'isola si trova il parco nazionale dell'Isola di Pantelleria, (fino al 2016 riserva naturale orientata Isola di Pantelleria) con un lago (lo specchio di Venere) il cui bacino occupa i resti di una caldera vulcanica.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Pantelleria conserva numerosi resti monumentali della sua storia antica. I più importanti ed esclusivi sono quelli del parco archeologico del Sese, nell'area di Mursìa e Cimillia, ovvero l'abitato capannicolo dell'età del Bronzo, con un monumentale muro di fortificazione, e la relativa necropoli dei sesi. Numerose sono anche le testimonianze dell'antica Cossyra, visibili sulle collinette di San Marco e Santa Teresa.

Nel 2003 sono state rinvenute tre teste di statue romane risalenti al I secolo d. C.[11]

Arte e monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Sull'isola non vi sono edifici storici di particolare pregio, anche a causa della radicale distruzione del suo capoluogo avvenuta durante i bombardamenti anglo-americani. L'unica eccezione è il castello Barbacane, un severo maniero di aspetto rinascimentale formato da un corpo a pianta irregolarmente quadrangolare con corte interna, cui si unisce una torre quadrata che in origine doveva essere separata. Nel 1488, secondo il succitato Zurita, il castello di Pantelleria così appariva: ... il castello aveva quattro torri, le quali erano molto alte e sottili, ed era molto angusto e tanto debole che con un'artiglieria appena mediocre si sarebbe potuto demolire; pertanto l'isola si poteva considerare priva di difese (ib.). Da qualche anno è sede di museo, dove sono custodite le teste di Pantelleria.

Sull'isola vi sono numerose chiesette, quasi sempre costruite con il medesimo aspetto dei caratteristici dammusi locali, che rappresentano la vera specialità architettonica di Pantelleria. Le principali opere d'arte di arredo mobile si trovano nel Santuario della Margana, dove è possibile ammirare un pregevole crocifisso ligneo di scuola siciliana e una icona di aspetto bizantino, ma più volte ridipinta, raffigurante la Vergine che allatta il Bambino. Si può considerare un capolavoro dell'architettura moderna, per tanti aspetti unico nel suo genere, il gigantesco hangar sotterraneo di Pierluigi Nervi, ancora oggi usato per scopi militari. A Pantelleria è stato girato nell'estate del 2014 il film A Bigger Splash, di Luca Guadagnino, uscito nelle sale nel 2015.[12]. Nella località Cimillia sono ospitate in un parco d'arte venticinque installazioni a cielo aperto[13].

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • Museo archeologico, presso il castello Barbacane
  • Museo del mare "Sebastiano Tusa"[14]
  • Museo vulcanologico di Punta Spadillo[15]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[16]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 la popolazione straniera residente era di 576 persone, pari al 7,4 % della intera popolazione.

Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Romania : 319 pari al 4,1 %

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua siciliana e Dialetto pantesco.
Distribuzione del gruppo siciliano

A Pantelleria era parlato un dialetto arabo siciliano affine al maltese fino al tardo XVII secolo, quando fu sostituito dalla lingua siciliana nella sua variante pantesca. Oltre al siciliano pantesco, il cui lessico contiene numerosi arabismi tramandati dal sostrato semitico, a Pantelleria si parla l'italiano. La ricchezza di influenze del siciliano, appartenente alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel gruppo meridionale estremo, deriva dalla posizione geografica dell'isola, la cui centralità nel mar Mediterraneo ne ha fatto terra di conquista di numerosi popoli gravitanti nell'area mediterranea.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Pantelleria è un'isola che si caratterizza per la singolarità del suo paesaggio, nel quale agli elementi naturali (tavolieri di colate laviche, coni vulcanici, cale e faraglioni) si aggiungono tipici manufatti creati dall'uomo:

  • muri a secco (con la funzione di utilizzare il pietrame esistente, bonificando e contenendo il terreno coltivabile e delimitando la proprietà fondiaria);
  • i giardini panteschi (tipiche costruzioni cilindriche in muratura di pietra lavica a secco con la duplice funzione di bonificare il terreno dall'eccesso di pietrame e di proteggere gli alberi di agrumi piantati all'interno dal vento e dalla salsedine);
  • i dammusi (architettura geniale di sola pietra lavica e calce, a moduli cubici, con aperture ad arco a tutto sesto e tetti bianchi a cupola di rivoluzione) costruiti nell'esempio architettonico fenomenologico del "Genius Loci" che hanno combinato, sin dal tempo dei fenici, tutte quelle condizioni "per star bene" [17] sia in casa (cura all'igiene ed alla salute) che nell'ambiente insulare (cura del paesaggio e delle risorse naturali).

Economia[modifica | modifica wikitesto]

L'economia dell'isola è basata sull'agricoltura specializzata della coltivazione della vite: famoso lo zibibbo e i vini dolci come il moscato di Pantelleria e il passito di Pantelleria, il Pantelleria passito liquoroso.

Il 26 novembre 2014 a Parigi l'UNESCO ha dichiarato la pratica agricola della coltivazione della vite Zibibbo ad alberello, tipica di Pantelleria, patrimonio dell'umanità.[18] Il dossier, coordinato dal prof. Pier Luigi Petrillo, è stato approvato all'unanimità da tutti gli Stati parte dell'UNESCO[19]: si tratta della prima pratica agricola al mondo ad ottenere questo prestigioso riconoscimento[20].
Fra le altre coltivazioni pregiata è la produzione e la conservazione del cappero di Pantelleria, oggi a indicazione geografica protetta, e dell'uva essiccata. Fino a non molto tempo fa era noto l'allevamento di asini e di muli apprezzati in tutta Europa. Scarsamente praticata la pesca, sono invece in crescente sviluppo le attività legate al turismo, specialmente estivo. L'isola è dotata di una buona ricettività alberghiera, ed attrae ogni anno un buon numero di turisti, soprattutto italiani. Inoltre non trascurabile è l'apporto all'economia locale determinato dai numerosi personaggi pubblici, italiani e stranieri, che posseggono a Pantelleria uno dei caratteristici dammusi.

Il Porto

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Tradizionalmente collegata via mare, il porto vecchio è situato nella zona antistante il paese e utilizzato come diporto e per piccoli pescherecci, mentre il porto nuovo si trova nell'area di fronte Punta Croce.[21] È collegato tramite aliscafi e traghetti a Trapani. Nella zona sud ovest dell'isola sorge il piccolo porto di Scauri. Nell'isola è ancora attivo l'ospedale "B. Nagar".

Nel 1939 fu costruito l'Aeroporto di Pantelleria, come struttura militare e nel dopoguerra riconvertito come civile. Effettua voli diretti in regime di continuità territoriale con l'aeroporto di Palermo e con l'aeroporto di Trapani-Birgi e stagionali con Catania, Roma, Milano, Torino, Venezia e Napoli.[22]

Gastronomia[modifica | modifica wikitesto]

La gastronomia di Pantelleria presenta una grande varietà di piatti tipici, nei quali si mescolano caratteristiche siciliane e del mondo arabo; tra essi: una variante del cuscus, detta tabulì; la pasta condita con un tipo di zucchina coltivata localmente; un tipo di insalata a base di ortaggi misti locali; un dolce di ricotta, detto "bacio pantesco".

Di ascendenza magrebina è anche la merghez, una salsiccia di manzo, abbondantemente speziata con peperoncino ardente. Numerosi i piatti a base di legumi, tra i quali un tipo di lenticchia rossa che si coltiva in loco. A Pantelleria si produce anche un tipico formaggio fresco, detto tumma, consumato sia dolce che salato.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
15 febbraio 1989 10 agosto 1989 Giovanni Accardi Democrazia Cristiana Sindaco [23]
15 settembre 1989 6 giugno 1991 Giovanni Petrillo Democrazia Cristiana Sindaco [23]
31 marzo 1990 26 marzo 1991 Giuseppe Fereri Democrazia Cristiana Sindaco [23]
14 giugno 1991 3 agosto 1991 Aldo D'Aietti Democrazia Cristiana Sindaco [23]
11 febbraio 1992 10 febbraio 1994 Salvatore Giglio Democrazia Cristiana Sindaco [23]
28 giugno 1994 25 maggio 1998 Alberto Di Marzo Lista civica Sindaco [23]
25 maggio 1998 23 settembre 2002 Alberto Di Marzo L'Ulivo Sindaco [23]
17 marzo 2003 14 luglio 2004 Emilio Buda Comm. straordinario [23]
17 marzo 2003 14 luglio 2004 Vittorio Vasques Comm. straordinario [23]
17 marzo 2003 14 luglio 2004 Alfredo Vicari Comm. straordinario [23]
14 luglio 2004 17 maggio 2005 Marcello Palmieri Comm. straordinario [23]
14 luglio 2004 17 maggio 2005 Gerardo Bisognoa Comm. straordinario [23]
14 luglio 2004 17 maggio 2005 Vittorio Lapolla Comm. straordinario [23]
16 maggio 2005 1º giugno 2010 Salvatore Gino Gabriele Lista civica Sindaco [23]
1º giugno 2010 4 giugno 2012 Alberto Di Marzo Lista civica Sindaco [23]
18 giugno 2012 11 giugno 2013 Giuseppe Piazza Comm. straordinario [23]
11 giugno 2013 12 giugno 2018 Salvatore Gino Gabriele Lista civica Sindaco [23]
12 giugno 2018 29 maggio 2023 Vincenzo Vittorio Campo Movimento 5 Stelle Sindaco [23]
29 maggio 2023 in carica Fabrizio D’Ancona lista civica Sindaco [23]

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Pantelleria fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria nº 3 (Isola di Pantelleria)[24].

Principali centri abitati[modifica | modifica wikitesto]

  • Pantelleria centro (Oppidolo)
  • Scauri
  • Tracino
  • Khamma
  • Gadir
  • Bugeber
  • Rekhale
  • Sibà
  • San Vito

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Comune di Pantelleria - i centri abitati sono definiti contrade, su pantelleria.com. URL consultato il 23 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2023).
  2. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT, 9 settembre 2022. URL consultato il 17 settembre 2022.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tropea, 1988, p. XII, nota 27.
  5. ^ Foto della Tunisia da Pantelleria (JPG), su trovadammusi.com. URL consultato il 23 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2021).
  6. ^ (EN) Gail A. Mahood e Wes Hildreth, Geology of the peralkaline volcano at Pantelleria, Strait of Sicily, in Bulletin of Volcanology, vol. 48, n. 2-3, 1986-06, pp. 143–172, DOI:10.1007/BF01046548. URL consultato il 30 settembre 2023.
  7. ^ (EN) V. Margari, D.M. Pyle e C. Bryant, Mediterranean tephra stratigraphy revisited: Results from a long terrestrial sequence on Lesvos Island, Greece, in Journal of Volcanology and Geothermal Research, vol. 163, n. 1-4, 2007-06, pp. 34–54, DOI:10.1016/j.jvolgeores.2007.02.002. URL consultato il 30 settembre 2023.
  8. ^ (EN) M. Mattia, A. Bonaccorso e F. Guglielmino, Ground deformations in the Island of Pantelleria (Italy): Insights into the dynamic of the current intereruptive period, in Journal of Geophysical Research, vol. 112, B11, 30 novembre 2007, DOI:10.1029/2006JB004781. URL consultato il 30 settembre 2023.
  9. ^ (EN) Filippo Saiano, Giacomo Oddo e Riccardo Scalenghe, DRIFTS Sensor: Soil Carbon Validation at Large Scale (Pantelleria, Italy), in Sensors, vol. 13, n. 5, 26 aprile 2013, pp. 5603–5613, DOI:10.3390/s130505603. URL consultato il 30 settembre 2023.
  10. ^ Denis Mack Smith, Storia della Sicilia medievale e moderna, Laterza, ISBN 978-88-420-2147-6, p. 10.
  11. ^ Le teste di Pantelleria, su regione.sicilia.it. URL consultato il 23 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2006).
  12. ^ A Bigger Splash (Trailer) e scheda del film, su IMDb. URL consultato il 23 settembre 2023.
  13. ^ Roberto Brunelli, L’arte vista da Sud: intervista a Francesco Pantaleone, agosto 2017. URL consultato il 2 dicembre 2023 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2017).
  14. ^ Pantelleria: oggi l’intitolazione del Museo del Mare a Sebastiano Tusa, su Sicilia Oggi Notizie, 12 agosto 2020. URL consultato il 23 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2020).
  15. ^ Il museo vulcanologico, su Pantelleria.sicilia.it. URL consultato il 23 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2021).
  16. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  17. ^ Giuseppe Sechi, Pantelleria Medievale. Sulla scia del vento e dei Dammusi, in Bioarchitettura. Abitare la terra, Anno VIII, n. 22.
  18. ^ Unesco: la pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria è Patrimonio dell'Umanità, su Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, 26 novembre 2014. URL consultato il 23 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  19. ^ Gran Via, La proclamazione di Pantelleria patrimonio dell'umanità UNESCO, su youtube.com, 26 novembre 2014.
  20. ^ La Repubblica, Lo Zibibbo patrimonio dell'umanità, su palermo.repubblica.it.
  21. ^ http://www.portodipantelleria.com/il-porto-di-pantelleria/
  22. ^ Riepilogo dei voli del giorno, in arrivo e in partenza dall’aeroporto di Pantelleria, su Aeroporto di Pantelleria, 23 settembre 2023. URL consultato il 23 settembre 2023.
  23. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s http://amministratori.interno.it/
  24. ^ GURS Parte I n. 43 del 2008, su gurs.regione.sicilia.it. URL consultato l'8 luglio 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Bonasera, L'isola di Pantelleria, Patron, Bologna, 1965
  • Fernand Braudel, Il Mediterraneo, Bompiani, Milano, 1987
  • Candida Ciaccio, Turismo e microinsularità. Le isole minori della Sicilia, Patron Bologna, 1994
  • Pino Correnti Pantelleria, la perla nera del Mediterraneo, Mursia, Milano, 1982, ISBN 978-88-425-8763-7
  • Angelo D'Aietti, Il libro dell'isola di Pantelleria, Trevi, Roma, 1978; Il Pettirosso, Trapani, 2009
  • Fabrizio Nicoletti, Mursia (Pantelleria). Un emporio nel Canale di Sicilia alle soglie della Protostoria, in R. Panvini, C. Guzzone, L. Sole (a cura di), Traffici, commerci e vie di distribuzione nel Mediterraneo tra Protostoria e V secolo a.C., Atti del convegno internazionale, Gela 27-29 maggio 2009, pp. 15–33.
  • Fabrizio Nicoletti, La fortificazione preistorica di Mursia (Pantelleria), in "My Life is Like the Summer Rose". Maurizio Tosi e l'archeologia come modo di vivere, B.A.R. int. ser., 2014, pp. 567–579.
  • Gin Rachelli, Le isole minori della Sicilia. Prospettive di recupero e di sviluppo, Maimone, Catania, 1989
  • Giovanni Tropea, Lessico del dialetto di Pantelleria, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1988.ISBN non esistente
  • Giosuè Calaciura, Pantelleria, l'ultima isola, Laterza, Roma-Bari, 2016
  • Luigi Olivetti, La perla nera. Guida letteraria di Pantelleria, Edizioni Guerini, Firenze, 2019
  • Antonietta Valenza, Pantelleria e i suoi dammusi, Flaccovio, Palermo, 2015

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