Papilio homerus

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Farfalla Omero
Papilio homerus
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Papilionoidea
Famiglia Papilionidae
Sottofamiglia Papilioninae
Tribù Papilionini
Genere Papilio
Specie P. homerus
Nomenclatura binomiale
Papilio homerus
Fabricius, 1793

La farfalla Omero (Papilio homerus Fabricius, 1793), con i suoi 140 mm di apertura alare[2], è una delle più grandi farfalle dell'intera fauna neotropicale[3]. Si tratta di un vistoso rappresentante (una della sessantina circa di specie conosciute del Nuovo Mondo) della notissima e popolare famiglia dei Papilionidi (che annovera in tutto il mondo centinaia di grandi e coloratissime farfalle - basti pensare ai generi Papilio, Ornithoptera, Parnassius, Parides - molto ricercate dai collezionisti). Questa splendida farfalla gialla e nera, dalle larghe ali e dalle lunghe cospicue «code», è confinata esclusivamente nell'isola della Giamaica (Caraibi), e rappresenta quindi un endemismo stretto di questa isola (le specie ad essa più vicine sono le congeneri P. gammarus e P. abderus, che vivono in Messico).

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Diffusa un tempo un po' in tutta la Giamaica[4], dove frequentava pendii montagnosi e canaloni anche a bassa altitudine, essa ha visto progressivamente ridursi il suo ambiente sotto l'avanzare in tutta l'isola delle piantagioni di caffè, che qui come in tanti altri paesi tropicali sono venute soppiantando l'originaria foresta primaria, a causa della crescente richiesta in tutto il mondo di questo particolare prodotto[5][6]. Di conseguenza quella che era un tempo un'unica vasta popolazione sparsa per tutta l'isola[6] è venuta ben presto a frammentarsi in una serie di più piccole e localizzate popolazioni tra loro isolate, molte delle quali si sono a loro volta estinte per la distruzione dell'habitat e la scomparsa delle piante ospiti.

Oggi la farfalla Omero non resta che in due superstiti popolazioni tra loro del tutto separate, quella accantonata sulle Blue Mountains di St. Thomas e Portland (popolazione orientale) e quella della «Cockpit Country» nella Trelawny Parish (popolazione occidentale)[3] . Entrambi gli areali sembrano ridotti a pochi chilometri quadrati, e il numero di catture o avvistamenti negli ultimi anni si è talmente abbassato che la specie deve ritenersi senz'altro molto ridotta nei suoi effettivi. Molto giustamente l'IUCN, nel 1983, l'ha inserita come specie «vulnerabile» («in pericolo» dal 1985) nella speciale Lista Rossa degli Invertebrati[1][7].

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Nei suoi ultimi rifugi, la grande farfalla giamaicana vola di giorno, con volo lento ma possente, attraverso la canopia del suo universo forestale, visitando i fiori per suggere il nettare e ricercando per l'ovodeposizione la pianta-ospite per i suoi bruchi (due specie del genere Hernandia)[6] . Anche se in questo tipo di ambiente seguirla e raccoglierla non è certo facile, la caccia a scopo collezionistico e commerciale, data anche la ristrettezza del residuo areale, può costituire un'ulteriore non trascurabiloe minaccia alla sopravvivenza della specie (basti pensare che, come accertato da P. A. Opler, un solo esemplare è stato pagato in America oltre 900 dollari!). Le necessarie misure di conservazione, oltre a una stretta protezione del residuo habitat della farfalla, dovrebbero dunque comprendere anche programmi di allevamento in cattività, in modo da alleggerire e forse annullare la pressione a carico delle popolazioni selvatiche[3] .

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Gimenez Dixon, M. 1996, Papilio homerus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ The National Environment and Planning Agency. Jamaica's Protected Species. Archiviato il 24 luglio 2011 in Internet Archive. Downloaded on 30 July 2010.
  3. ^ a b c Lehnert, M. S. (2008). The population biology and ecology of the Homerus swallowtail, Papilio (Pterourus) homerus, in the Cockpit Country, Jamaica. Journal of Insect Conservation 12(2): 179-188
  4. ^ Florida Museum of Natural History. Research Projects - Conservation. Downloaded on 30 July 2010.
  5. ^ ScienceDaily (2007). Largest Butterfly In Western Hemisphere Needs Help To Avoid Extinction. Downloaded on 30 July 2010.
  6. ^ a b c Garraway, E., A. J. A. Bailey, B. E. Freeman, J. R. Parnell and T. C. Emmel (2008). Population studies and conservation of Jamaica's endangered swallowtail butterfly Papilio (Pterourus) homerus. Journal of Insect Conservation 12 (3-4): 383-397
  7. ^ CITES (2010). Appendices I, II and III. Version June 24, 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Capinera, J. L. (Ed.), Encyclopedia of Entomology, 4 voll., 2nd Ed., Dordrecht, Springer Science+Business Media B.V., 2008, pp. lxiii + 4346, ISBN 978-1-4020-6242-1, LCCN 2008930112, OCLC 837039413.
  • (EN) Kükenthal, W. (Ed.), Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, a cura di Kristensen, N. P., collana Handbuch der Zoologie, Fischer, M. (Scientific Editor), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. x + 491, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917.
  • (EN) Scoble, M. J., The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. xi, 404, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  • (EN) Stehr, F. W. (Ed.), Immature Insects, 2 volumi, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. ix, 754, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.

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