Paul Castellano

Foto segnaletica scattata dopo l'arresto del 30 marzo 1984

Costantino Paul Castellano, detto Big Pauly (New York, 26 giugno 1915New York, 16 dicembre 1985), è stato un mafioso statunitense, uno dei boss della mafia italoamericana, capo della famiglia Gambino.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Paul nasce nel Bronx da una famiglia originaria di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani. Suo padre era un macellaio e uno dei primi membri dell'allora famiglia Mangano, predecessora della famiglia Gambino[1]. A 14 anni lasciò la scuola per lavorare con suo padre nella macellazione e nelle scommesse clandestine. Nel 1935, all'età di 19 anni venne coinvolto in una rapina a mano armata, per la quale scontò 3 mesi di carcere. Si rifiutò di collaborare con le autorità, accrescendo la sua fama negli ambienti criminali[2].

Catherine, sorella di Paul, sposò nel 1926 suo cugino Carlo Gambino, futuro capo della famiglia Gambino[3]. Nel 1937 Paul sposò poi Nina Manno, un suo amore di gioventù. La coppia ebbe 4 figli: 3 maschi (Paul, Philip e Joseph) e una femmina (Constance)[4].

Ascesa nel crimine[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni '40, Castellano diventa membro della famiglia Gambino, allora chiamata ancora famiglia Mangano. Diventa caporegime sotto Albert Anastasia, a cui succederà, nel 1957, Carlo Gambino. In quell'anno, Carlo e Paul partecipano alla riunione di Apalachin e Paul viene arrestato dalla polizia americana. Torna in libertà nel 1960[5].

Prima di morire, Gambino nomina Castellano suo successore. In realtà Castellano non ha il carisma e il cinismo necessari per reggere un clan. Delega quindi le attività più cruente a Neil Dellacroce mentre si occupa del racket dei sindacati e delle gare truccate negli appalti. Come prima opera Castellano negoziò una pace con i Westies, banda della mafia irlandese di New York. L'accordo prevedeva che gli irlandesi potessero fare affari con il nome della famiglia Gambino, pagando la cortesia con il 10% dei guadagni. Inoltre non avrebbero potuto uccidere nessuno senza il permesso di "Big Pauly Castellano"[6]. Nel momento del suo dominio sulla malavita newyorkese Castellano controlla 24 clan. La famiglia Gambino si spacca in due, da un lato Castellano e dall'altro Dellacroce, spalleggiato da John Gotti.

Uomo d'affari[modifica | modifica wikitesto]

Castellano fu anche un imprenditore. Iniziò investendo nel campo alimentare con Dial Poultry, che riforniva di pollame macellai e supermercati di New York[1]. Estende poi i suoi interessi nell'edilizia. Suo figlio Philip diventa presidente della Scara Mix Concrete Corporation, che detiene il monopolio del calcestruzzo a Staten Island[7].

Gestisce anche gli interessi della famiglia Gambino nel "Concrete Club", consorzio che gestiva i guadagni delle famiglie criminali nell'edilizia, e nel Teamsters Union Local Chapter 282, che si occupava del rifornimento di calcestruzzo per le grandi opere nell'area di New York e Long Island[8].

Omicidi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1975 Paul avrebbe ordinato la morte di Vito Borelli, fidanzato di sua figlia Constance. Joseph Massino, membro della famiglia Bonanno, avrebbe confessato l'omicidio commesso a favore di Castellano[9].

Nel 1978 Castellano avrebbe ordinato l'omicidio di Nicholas Scibetta, membro della famiglia Gambino e cognato di Salvatore Gravano. Scibetta, alcolizzato e cocainomane, avrebbe partecipato a numerose risse e insultato una cugina di Frank De Cicco. Lo stesso anno, avrebbe anche ordinato l'omicidio di un suo caporegime, James Eppolito, e di suo figlio. Eppolito aveva chiesto a Castellano il permesso di uccidere Anthony Gaggi, perché sconfinava sul suo territorio, e questi aveva risposto che ci avrebbe pensato, ma poi aveva avvisato Gaggi delle sue intenzioni. Gaggi e Roy De Meo, killer di Castellano, uccisero padre e figlio[10].

Nel 1980 ha ordinato la morte del suo ex genero Frank Amato perché aveva abusato di sua figlia quando erano sposati. Secondo l'FBI, Castellano ha ordinato l'assassinio a Roy De Meo, e il cadavere è stato fatto a pezzi e buttato in mare[11].

Nel 1983 ordina la morte di De Meo, ormai ritenuto imprevedibile e inaffidabile, e il suo cadavere viene trovato nel bagagliaio della sua Cadillac[11].

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1981, Castellano visse a Staten Island in una villa con 17 stanze valutata 3,5 milioni di dollari del tutto simile alla Casa Bianca tanto da essere chiamata con lo stesso nome[3]. Era stata rivestita con marmo di Carrara e dotata di una piscina olimpica e di un giardino all'inglese. Visse rinchiuso nella villa, uscendo raramente e ricevendo le visite dei boss capiregime Daniel Marino, Thomas Gambino e James Failla per dargli ordini. Nella villa vivevano anche sua moglie e una domestica colombiana, Gloria Olarte, che divenne sua amante[11].

Nell'inizio 1982, nella seconda guerra di mafia Castellano insieme a John Gambino chiese ai Corleonesi di Totò Riina e Michele Greco di fermare l'eccidio delle cosche Bontate e Inzerillo ed inviò appunto Gambino insieme a Rosario Naimo a Palermo per avere delle direttive dai Corleonesi poiché numerosi parenti superstiti di Inzerillo erano fuggiti negli Stati Uniti[12]; i Corleonesi stabilirono che i parenti superstiti di Inzerillo avrebbero avuta salva la vita a condizione che non tornassero più in Sicilia ma, in cambio della loro fuga, Naimo e Gambino dovevano trovare e uccidere Antonino e Pietro Inzerillo, rispettivamente zio e fratello del defunto Salvatore, fuggiti anch'essi negli Stati Uniti[13].

Il 30 marzo 1984 Paul Castellano venne arrestato dall'F.B.I. grazie anche alle cimici installate in casa sua e alla collaborazione della sua amante Gloria Olarte[7]. L'anno dopo viene rilasciato dietro pagamento di una cauzione di 2.000.000 di dollari[14].

Il 2 dicembre 1985, Neil Dellacroce muore di cancro a 70 anni[15]. Castellano non si presenta al suo funerale e nomina suo successore Thomas Bilotti, fedelissima guardia del corpo di Paul. I gesti non sono graditi dai seguaci di Dellacroce[16]. Le autorità americane poi autorizzano la consultazione di nastri di registrazione compromettenti per John Gotti, che sarebbe coinvolto nel traffico di eroina e in tradimenti verso Castellano[17].

Complotto e assassinio[modifica | modifica wikitesto]

Gotti vuole diventare capofamiglia e ci riesce organizzando un complotto contro Castellano con cospiratori come Sammy Gravano, Frank De Cicco, Lenny Di Maria e Piney Armone, mafiosi con ruoli importanti nella famiglia. Il piano iniziale prevede l'omicidio davanti alla residenza di Paul, ma si teme la presenza di agenti federali, si decide quindi di uccidere Castellano e Tommy Bilotti a una cena prevista per il 16 dicembre 1985[17]. L'omicidio avviene con diverse pallottole davanti ad un ristorante (Sparks Steak House) sulla 46ª strada a Manhattan[16][18]. Uno dei sicari fu il famigerato serial killer Richard Kuklinski, meglio conosciuto come "Iceman".

Castellano viene sepolto al Moravian Cemetery di Staten Island[19]. Il vescovo di New York vieta di fargli il funerale cattolico[20].

L'omicidio non era stato autorizzato dalla Commissione. Nel 1992, grazie alla testimonianza di Gravano, Gotti è condannato a vita per il delitto Castellano.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Era lo zio dell'attore Richard Castellano, conosciuto per la sua interpretazione del mafioso Clemenza nel film Il padrino[21].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Peter Maas, Underboss: Sammy the Bull Gravano's Story of Life in the Mafia, New York City, HarperCollins, 1996, ISBN 978-0-06-093096-7.
  2. ^ Alexander Feinberg, Miranda Balks at Gang Inguiry, in New York Times, 4 gennaio 2012.
  3. ^ a b UN SUMMIT DECISE: MUOIA IL BOSS - la Repubblica.it, in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 2 febbraio 2017.
  4. ^ (EN) NINA CASTELLANO, MOB WIDOW, DIES, in NY Daily News. URL consultato il 29 gennaio 2017.
  5. ^ Texts of Opinions Reversing Conspiracy Conviction of 20 at Apalachin Meeting, in The New York Times, 29 novembre 1960. URL consultato il 29 gennaio 2017.
  6. ^ Arnold H. Lubasch, Westies Informer Tells of Links to Gambino Mob, in The New York Times, 6 novembre 1987. URL consultato il 2 febbraio 2017.
  7. ^ a b Selwyn Raab, SUPPLIER OF CONCRETE TO CITY HAD LINK TO A CRIME FIGURE, in The New York Times, 14 settembre 1986. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  8. ^ Robert D. Mcfadden, 2 IN UNION CHARGED WITH TIES TO MOB, in The New York Times, 22 dicembre 1991. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  9. ^ John Marzulli, Bonanno boss linked to old gangland slays, in New York Daily News, 12 maggio 2004.
  10. ^ (EN) Lou Eppolito e Bob Drury, Mafia Cop, Simon and Schuster, 15 agosto 2005, p. 203, ISBN 9781416523994. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  11. ^ a b c Selwyn Raab, Le famiglie che hanno creato la mafia, Newton Compton Editori, 2 aprile 2015, ISBN 9788854177253. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  12. ^ Sentenza di primo grado per gli omicidi Reina-Mattarella-La Torre (PDF). URL consultato il 12 dicembre 2013 (archiviato il 15 luglio 2018).
  13. ^ 'Ecco i nomi degli scappati' Naimo parla dei boss americani - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 20 ottobre 2022.
  14. ^ (EN) Paul Castellano's life of crime - Photos - Paul Castellano's life of crime, in NY Daily News. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  15. ^ Ralph Blumenthal, ANIELLO DELLACROCE DIES AG 71; REPUTED CRIME-GROUP FIGURE, in The New York Times, 4 dicembre 1985. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  16. ^ a b ASSASSINATO L'ULTIMO GRANDE PADRINO - la Repubblica.it, in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 2 febbraio 2017.
  17. ^ a b (EN) Howard Blum, Gangland: How the FBI Broke the Mob, Simon and Schuster, 29 settembre 2009, ISBN 9781439141434. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  18. ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/18/assassinato-ultimo-grande-padrino.html. URL consultato il 16 maggio 2020.
  19. ^ Paul "Big Paul" Castellano (1915 - 1985) - Find A Grave Memorial, su findagrave.com. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  20. ^ Alan Feuer, Middle Village Journal; Sleeping With the Giants of the Mob, in The New York Times, 22 luglio 2001. URL consultato il 6 febbraio 2017.
  21. ^ https://nypost.com/2012/03/11/leave-the-gun-take-my-career/. URL consultato il 1º giugno 2020.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Boss della famiglia Gambino
Salvatore D'Aquila Al Mineo Frank Scalice Vincent Mangano Albert Anastasia Carlo Gambino Paul Castellano John Gotti Peter Gotti Domenico Cefalù Frank Calì
(1909 - 1928) (1928 - 1930) (1930 - 1931) (1931 - 1951) (1951 - 1957) (1957 - 1976) (1976 - 1985) (1985 - 2002) (2002 - 2011) (2011 - 2015)
(2019 - attualmente)
(2015 - 2019)
Predecessore Boss della Famiglia Gambino Successore
Carlo Gambino 1976-1985 John Joseph Gotti
Controllo di autoritàVIAF (EN54949106 · ISNI (EN0000 0000 7374 6787 · LCCN (ENn91015852 · GND (DE119033860 · J9U (ENHE987007419965105171 · WorldCat Identities (ENlccn-n91015852
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie