Paul Marcinkus

Disambiguazione – "Marcinkus" rimanda qui. Se stai cercando l'aviatore, calciatore e allenatore di calcio lituano, vedi Romualdas Marcinkus.
Paul Casimir Marcinkus
arcivescovo della Chiesa cattolica
Servite Dominum cum Laetitia
 
Incarichi ricoperti
 
Nato15 gennaio 1922 a Cicero
Ordinato presbitero3 maggio 1947 dal cardinale Samuel Alphonsius Stritch
Nominato vescovo24 dicembre 1968 da papa Paolo VI
Consacrato vescovo6 gennaio 1969 da papa Paolo VI
Elevato arcivescovo26 settembre 1981 da papa Giovanni Paolo II
Deceduto20 febbraio 2006 (84 anni) a Sun City
 
Paul Casimir Marcinkus

Pro-presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
Durata mandato26 settembre 1981 –
31 ottobre 1990
Capo di StatoPapa Giovanni Paolo II
PredecessoreSergio Guerri
SuccessoreRosalio José Castillo Lara

Presidente dell'Istituto per le Opere di Religione
Durata mandato1971 –
1989
PredecessoreMassimo Spada
SuccessoreAngelo Caloia

Paul Casimir Marcinkus, AFI: [pɔːl ˈkæzɪmɪə(ɹ) mɑrˈsɪŋkəs] (Cicero, 15 gennaio 1922Sun City, 20 febbraio 2006), è stato un arcivescovo cattolico statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

(EN)

«You can't run the Church on Hail Marys.»

(IT)

«La Chiesa non si governa ad avemarie

Nacque a Cicero, un sobborgo di Chicago (Illinois), il 15 gennaio 1922, figlio degli immigrati lituani Mykolas Marcinkus (Lituania, 15 gennaio 1889 - Cicero, 2 febbraio 1955)[1] ed Helen Lenortowicz Marcinkus (Lituania, 26 febbraio 1894 - Cicero, 1 maggio 1972), quarto di cinque figli; il padre si guadagnava da vivere pulendo i vetri degli uffici.

Entrato a diciotto anni nel seminario maggiore di St. Mary of the Lake a Mundelein, in Illinois, studiò filosofia e teologia e fu ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Chicago il 3 maggio 1947 dal cardinale Samuel Alphonsius Stritch, per poi passare l'anno seguente al tribunale diocesano.

Negli anni cinquanta, trasferitosi a Roma, studiò teologia presso la Pontificia Università Gregoriana ed ebbe la possibilità di lavorare nella prestigiosa sezione inglese della Segreteria di Stato. Ebbe così l'occasione di incontrare e lavorare con monsignor Giovanni Battista Montini, il quale nel 1963 fu eletto papa col nome di Paolo VI. Fu proprio Stritch, divenuto per soli sei mesi prefetto della Congregazione Propaganda Fide prima di una morte improvvisa, a inviarlo a Roma.[2] Nello stesso anno fece costruire Villa Stritch, un complesso progettato per ospitare i prelati statunitensi, divenendone il primo rettore[3].

Il 24 dicembre 1968 fu nominato organizzatore dei viaggi papali e vescovo titolare di Orta. Ricevette la consacrazione episcopale il 6 gennaio 1969 nella basilica di San Pietro in Vaticano dallo stesso pontefice, co-consacranti gli arcivescovi Sergio Pignedoli, segretario della congregazione per l'evangelizzazione dei popoli e Ernesto Civardi, segretario della congregazione per i vescovi.

Negli anni settanta Paolo VI lo incaricò di organizzare anche il servizio di guardia del corpo alla sua persona. Per tale incarico, oltre che per l'aspetto imponente e le maniere spicce, fu soprannominato "Il Gorilla"[4].

Strinse amicizia con l'uomo d'affari statunitense David Matthew Kennedy, allora presidente della Continental Illinois National Bank di Chicago, poi nominato nel 1969 ministro del tesoro nell'amministrazione Nixon[5][6]. Fu proprio il banchiere-ministro a mettere Marcinkus in contatto con Michele Sindona[5] (finanziere siciliano, membro della P2 e in stretti contatti con la mafia), il quale a sua volta lo introdusse al presidente del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi[7][8](anch'egli appartenente alla loggia massonica P2). Secondo il giornalista Nick Tosches, invece, che raccolse le memorie di Sindona intervistandolo in carcere ("Il mistero Sindona", edito nel 1986), fu quest'ultimo a presentare a Marcinkus il presidente della Continental. La Continental era in affari già dal 1960 con Sindona: la banca statunitense aveva acquistato in quell'anno un cospicuo pacchetto azionario della Banca Privata Finanziaria (24,5%). Il 15 gennaio 1969 Montini lo nominò segretario dello IOR.[9]

Con Calvi fondò nel 1971 la Cisalpina Overseas Nassau Bank[10] (poi Banco Ambrosiano Overseas, indagato per riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico[11]) nelle Bahamas, nel cui consiglio di amministrazione figuravano anche Sindona e Licio Gelli[12][13][14].

Fu quindi nominato presidente dell'Istituto per le opere di religione (IOR), la banca del Vaticano nel 1971. Di particolare rilievo risultano i rapporti con il Banco Ambrosiano, al cui consiglio di amministrazione Marcinkus partecipò ben ventitré volte.

Nel 1972 entrò in contrasto con l'allora patriarca di Venezia Albino Luciani (poi papa Giovanni Paolo I) riguardo alla cessione da parte dello IOR del 37% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, senza avvisare i vescovi veneti[3][15].

Il 26 aprile 1973 fu interrogato da William Lynch, capo della Organized Crime and Racketeering Section (OCRS) del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, e William Aronwald, vice capo della Strike Force del distretto sud di New York, riguardo a un caso di riciclaggio di denaro e obbligazioni false che partiva dalla mafia newyorkese e approdava in Vaticano[15], per un totale di 950 milioni di dollari. Alle indagini fecero seguito alcuni arresti, ma Marcinkus fu assolto per insufficienza di prove[16][17].

Il 26 settembre 1981 papa Giovanni Paolo II lo elevò alla dignità di arcivescovo[18] e lo nominò pro-presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano[3], posizione da cui si dimise il 30 ottobre 1990. Nel 1989 aveva già lasciato lo IOR[19].

In quanto presidente dello IOR rimase invischiato nello scandalo del crack del Banco Ambrosiano, riuscendo a evitare, grazie al passaporto diplomatico vaticano, il mandato di cattura emesso il 20 febbraio 1987 dal giudice istruttore del tribunale di Milano.

Il suo nome è citato anche in altri scandali, quali la morte di papa Giovanni Paolo I, la sparizione di Emanuela Orlandi e gli abusi sessuali compiuti nei seminari romani.

Nel 1997, come prescritto dal Codice di diritto canonico[20], al compimento del settantacinquesimo anno di età, si dimise da ogni incarico in Curia romana. Nel 1998 lasciò Roma per ritirarsi a Sun City, in Arizona, dove ricoprì il ruolo di vicario parrocchiale della piccola parrocchia di San Clemente[21].

Morì il 20 febbraio 2006 a Sun City, venendo sepolto presso il St. Casimir Catholic Cemetery di Chicago[22].

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Scandali e questioni irrisolte[modifica | modifica wikitesto]

«Sono stato accusato di aver assassinato il Papa e di essere coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano, entrambe le cose sono completamente infondate. Dico a me stesso che questo potrebbe essere il modo con il quale Dio si assicura che ho messo il dito nella porta del Paradiso. Perché se io l'ho fatto Egli non può più sbatterla»

Il crack del Banco Ambrosiano e il "caso IOR"[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio degli anni ottanta, il nome di Marcinkus fu collegato a scandali finanziari riportati in prima pagina sulla stampa di tutto il mondo. In particolare fu accertato che lo IOR, a quel tempo diretto da Marcinkus, aveva avuto un ruolo primario nel crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in un complicato "risiko bancario" che aveva come ulteriori protagonisti personaggi discussi come Michele Sindona e il "venerabile maestro" della loggia massonica P2, Licio Gelli.

Lo IOR, infatti, aveva concesso nel 1981 a Calvi lettere di patronage, con le quali confermava che «direttamente o indirettamente» esercitava il controllo su Manic. S.A. (Lussemburgo), Astolfine S.A. (Panama), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), U.T.C. United Trading Corporation (Panamá), Erin S.A (Panamá), Bellatrix S.A (Panamá), Belrosa S.A (Panamá), Starfield S.A (Panamá)[3], società fantasma con sede in noti paradisi fiscali, che avevano fatto da "paravento" alla destinazione dell'ingarbugliato flusso di denaro che aveva drenato duemila miliardi di lire dalle casse dell'Ambrosiano[23]. Inoltre, secondo le dichiarazioni rese dal pentito di Cosa nostra Vincenzo Calcara, considerate credibili nel 2003 con sentenza del tribunale di Roma (nona sezione penale, con sentenza del 6 giugno 2003)[24], e rese pubbliche solo nel 2008, Marcinkus sarebbe stato il personaggio di raccordo fra l'"entità vaticana" e quella di Cosa nostra per le attività di riciclaggio di denaro. Il pentito, fra l'altro, riferisce di aver trasportato a Roma, pochi mesi prima dell'attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, per conto di Tonino Vaccarino (presunto consigliere della famiglia di Castelvetrano) dieci miliardi di lire da investire in Sud America e nei Caraibi attraverso Marcinkus, la Banca Vaticana e il notaio Salvatore Albano. L'incontro si sarebbe svolto a casa di quest'ultimo (a detta di Calcara membro, come Marcinkus, dell'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, "contatto" fra Cosa nostra e il Vaticano, nonché notaio personale di Giulio Andreotti, del boss Luciano Liggio e di Frank Coppola[25][26]), alla presenza del notaio stesso, di Marcinkus, di un cardinale, di Roberto Calvi, Vincenzino Culicchia (deputato al Parlamento siciliano), Stefano Accardo (detto «cannata»), Vincenzo Furnari, Enzo Leone (anch'egli componente del Parlamento siciliano), Antonino Marotta e il suo padrino Tonino Vaccarino[24].

A seguito dello scandalo, l'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose lo scioglimento dell'Ambrosiano e la sua liquidazione coatta, avvenuta il 6 agosto 1982. Andreatta stesso tenne uno storico discorso in Parlamento l'8 ottobre 1982, riferendo pubblicamente delle responsabilità della banca vaticana e dei suoi dirigenti, fra cui lo stesso Marcinkus. Secondo i suoi calcoli il Vaticano fu coinvolto nello scandalo per una somma di circa 1.500 miliardi di lire. Nel 1987 Marcinkus venne indagato, assieme ad altri due dirigenti dello IOR, per concorso in bancarotta fraudolenta e venne emesso un mandato di cattura dalla magistratura italiana in rapporto al crack dell'Ambrosiano, ma dopo pochi mesi la Corte di cassazione prima, e quella Costituzionale poi, annullarono il mandato in base all'articolo 11 dei Patti lateranensi[27], facendo venir meno anche la conseguente richiesta di estradizione[28].

L'opinione del Vaticano, accreditata da recenti esternazioni di Giulio Andreotti e dall'opinione di Angelo Caloia[29], è che si agì con leggerezza nel delegare incarichi così delicati a una persona che si rivelò alla fine inadeguata e inesperta. Per David Yallop[30], però, Paul Marcinkus era tutt'altro che un incapace. Semmai, attraverso la conoscenza di Roberto Calvi, Michele Sindona e Licio Gelli, portò il livello economico del Vaticano a vette mai raggiunte prima, influenzando direttamente o indirettamente svariati governi.

I fatti dell'Ambrosiano tuttavia rimangono ancora tutti da chiarire e costituiscono una zona oscura della recente storia italiana. In particolare, tanto Calvi quanto Sindona furono trovati morti in circostanze misteriose. Il primo, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Il secondo, in carcere per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo. Inoltre, la segretaria di Calvi, Graziella Corrocher, fu trovata morta dopo un volo da una finestra del Banco Ambrosiano di Milano il 17 giugno 1982, il giorno prima del ritrovamento del corpo di Calvi.[31][32]

Presunto coinvolgimento nella morte di Papa Giovanni Paolo I[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Morte di Giovanni Paolo I.

Oltre a questi scandali, alcuni autori[33] (fra cui il giornalista britannico David Yallop, autore del best seller In nome di Dio, pubblicato nel 1984), ipotizzarono che il monsignore fosse coinvolto, insieme al cardinale Villot (all'epoca Segretario di Stato), al cardinale Cody, a Licio Gelli e allo stesso Roberto Calvi, nella morte di papa Giovanni Paolo I, il cui pontificato durò solo 33 giorni e col quale esisteva una forte ostilità. Questa risaliva agli anni settanta, quando Marcinkus aveva venduto a Roberto Calvi del Banco Ambrosiano di Milano il 37% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto di Vicenza (fondata per contribuire al lavoro assistenziale del clero veneto), senza informare il patriarca di Venezia (a quei tempi Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I) e i vescovi veneti. Essi, per protesta, chiusero i loro conti presso la Banca Cattolica del Veneto e Luciani trasferì i conti dell'arcivescovado nel Banco di San Marco[15]. Divenuto Papa, riconosciuto come innovatore e rinnovatore, Luciani intendeva riportare la Chiesa cattolica agli ideali originari di umiltà e semplicità, operando riforme nello IOR e nella stessa Curia[34]. Secondo Yallop e il vaticanista Gianni Gennari, infatti, il Papa aveva con sé un taccuino, sparito poco dopo il ritrovamento del corpo, che conteneva un piano di ristrutturazione delle gerarchie ecclesiastiche (fra cui la sostituzione di Villot e Marcinkus). Secondo questa tesi, la morte del papa, nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978, sarebbe avvenuta per avvelenamento da digitale. A dar ulteriore adito all'ipotesi dell'avvelenamento, concorrono le rivelazioni del pentito Vincenzo Calcara rilasciate a Paolo Borsellino e pubblicate nel suo memoriale[35]. Calcara scrive di un colloquio con l'imprenditore e politico mafioso Michele Lucchese (membro di una loggia massonica segreta, secondo Calcara) subito dopo l'attentato a Giovanni Paolo II (al quale i mafiosi partecipano indirettamente[35]). Lucchese rivela a Calcara che Giovanni Paolo II stava perseguendo un disegno simile a quello di Papa Luciani, il quale intendeva «rompere gli equilibri all'interno del Vaticano», attuando una redistribuzione dei beni della Banca Vaticana sostituendo i vertici dello IOR e della Segreteria di Stato (Marcinkus e Villot). Calcara parla così di una "congiura" di quattro cardinali (tra cui Jean-Marie Villot, Giovanni Benelli e un certo Gianvio[36][37]) che, usando Marcinkus, avrebbero fatto uccidere papa Luciani per mezzo di ingenti dosi di calmante, con l'aiuto del suo medico personale.[35]
Calcara è già stato considerato attendibile, in merito ad altre dichiarazioni, dal tribunale di Roma, nona sezione penale, con sentenza del 6 giugno 2003[24]. Queste ipotesi non hanno avuto seguito per il momento, ma sussistono dubbi in merito, anche a causa del diniego delle autorità ecclesiastiche a effettuare l'autopsia sul corpo.

Un malvivente statunitense, Antony Luciano Raimondi, della famiglia mafiosa dei Colombo, nipote del famoso padrino Charles "Lucky" Luciano nonché cugino del presule, nel suo libro di memorie intitolato When the Bullet Hits the Bone, pubblicato negli USA dalla casa editrice Page Publishing (2019), sostiene la versione dell'omicidio compiuto direttamente dall'arcivescovo. Questi l'avrebbe convocato a Roma, inserendolo all'interno del Vaticano stesso, affinché studiasse le abitudini del papa. Secondo quanto scritto, Marcinkus avrebbe aggiunto del valium nella tazza di tè che il pontefice era solito bere prima di andare a letto, per indurgli un sonno profondo, per poi inserirgli del cianuro, tramite un contagocce, in bocca. Lo stesso, con gli altri suoi complici, poi, in seguito alla notizia della morte del santo padre, sarebbero accorsi al suo capezzale, simulando stupore per non dare alcun sospetto. L'autore afferma, inoltre, che anche Giovanni Paolo II rischiò di fare la medesima fine, se non fosse stato che aveva accantonato l'idea di perseguire i responsabili della frode in cui erano coinvolti i congiurati.

Presunto coinvolgimento nella scomparsa di Emanuela Orlandi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sparizione di Emanuela Orlandi.

Altra vicenda oscura in qualche modo collegata alla figura di Marcinkus fu la scomparsa di Emanuela Orlandi. Per le telefonate di un uomo, che fu soprannominato l'Amerikano per la sua inflessione, nelle quali si proponeva lo scambio della stessa in cambio della libertà del terrorista Mehmet Ali Ağca, alcuni giornali dell'epoca additarono Paul Marcinkus. Questa ipotesi non ha avuto riscontri oggettivi.

Nel giugno 2008, uno dei supertestimoni della vicenda Orlandi, cioè Sabrina Minardi, ex compagna del boss Enrico De Pedis detto Renatino, ha rilasciato agli inquirenti dichiarazioni secondo cui Emanuela Orlandi sarebbe stata rapita dall'organizzazione criminale di De Pedis, tenuta in un'abitazione in via Antonio Pignatelli 13 a Roma, che ha «un sotterraneo immenso che arrivava quasi fino all'ospedale San Camillo» (la cui esistenza è stata confermata dagli inquirenti), poi uccisa e gettata in una betoniera a Torvaianica[38]. La palazzina in questione sulla gianicolense sarebbe stata restaurata da Danilo Abbruciati[39], membro della banda della Magliana e vicino a Calvi (con il quale Marcinkus aveva contatti). Il rapimento sarebbe stato richiesto, secondo una confidenza fatta da De Pedis alla stessa Minardi, proprio da Mons. Marcinkus, «come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro»[38]. È la stessa Minardi ad ammettere di aver accompagnato in auto la ragazza dal bar del Gianicolo fino al benzinaio del Vaticano, dove le attendeva un sacerdote a bordo di una Mercedes targata Città del Vaticano. Nella stessa sede, la Minardi ha altresì aggiunto di aver personalmente accompagnato ragazze compiacenti a incontri privati col monsignore in via Porta Angelica.

Nelle rivelazioni della donna affiora anche Giulio Andreotti, presso la dimora del quale la testimone afferma di aver cenato due volte, assieme al compagno De Pedis, a quel tempo già ricercato dalla polizia. La donna specifica però che Andreotti «non c'entra direttamente con Emanuela Orlandi, ma con monsignor Marcinkus sì»[38].

Sebbene le dichiarazioni della Minardi siano state messe in dubbio a causa di alcune incongruenze temporali del verbale e, come da sua stessa ammissione, per aver fatto notevole abuso di sostanze stupefacenti[38], il ritrovamento, nell'agosto 2008, della BMW che la stessa Minardi ha raccontato di aver utilizzato per il trasporto di Emanuela Orlandi, rende le sue dichiarazioni sempre più credibili. L'auto, infatti, risulta appartenuta prima a Flavio Carboni (imprenditore indagato e poi assolto nel processo sulla morte di Roberto Calvi) e successivamente a uno dei componenti della Banda della Magliana[40].

La pubblicazione dei verbali resi alla magistratura dalla Minardi ha suscitato le proteste del Vaticano che, per bocca di padre Federico Lombardi (portavoce della Sala Stampa della Santa Sede), ha dichiarato che oltre alla «mancanza di umanità e rispetto per la famiglia Orlandi, che ne ravviva il dolore», ha poi definito come «infamanti le accuse rivolte a Mons. Marcinkus, morto da tempo e impossibilitato a difendersi».[41]

Il legame con Sabrina Minardi[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 2006 e il 2009 Sabrina Minardi, amante di Enrico De Pedis, ha raccontato alla giornalista Raffaella Notarile di aver conosciuto Roberto Calvi e Paul Marcinkus a casa di Flavio Carboni e di aver avuto un imprecisato "legame" con il prelato al quale avrebbe portato diverse ragazze e borse piene di denaro su richiesta di De Pedis, soldi che sarebbero serviti "a farne altri".[42]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archbishop Paul Marcinkus (1922-2006) - monumento..., su it.findagrave.com. URL consultato il 4 febbraio 2023.
  2. ^ Rossend Domènech Matilló, Marcinkus. L'Avventura delle Finanze Vaticane, Tullio Pironti Editore, tr. it. Jordi Minguell e Luciana Zigiotti, serie "Testimonianze", Tipo-lito SAGRAF, Napoli febbraio 1988, 1ª edizione, p. 91.
  3. ^ a b c d Marcinkus, come farsi un tesoro in terra (e forse pure in Cielo), in Il Foglio, 25 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2010).
  4. ^ Atei.it. URL consultato il 19 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2014).
  5. ^ a b Alberto Statera, Storia del banchiere di Dio "amico" di Calvi e Sindona, in repubblica.it, 22 febbraio 2006. URL consultato il 18 dicembre 2009.
  6. ^ Lista dei Ministri del Tesoro degli Stati Uniti Archiviato il 16 maggio 2006 in Internet Archive.
  7. ^ Scheda di Marcinkus su Avvenimenti Italiani, su rifondazione-cinecitta.org (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2006).
  8. ^ Da Calvi a Ricucci, articolo su Liberal Giovani Archiviato il 28 agosto 2006 in Internet Archive.
  9. ^ Rossend Domènech Matilló, Marcinkus. L'Avventura delle Finanze Vaticane, Tullio Pironti Editore, tr. it. Jordi Minguell e Luciana Zigiotti, serie "Testimonianze", Tipo-lito SAGRAF, Napoli febbraio 1988, 1ª edizione, p. 102. OCLC 797906965
  10. ^ (EN) The Shady Deals of God's Banker in The Boot
  11. ^ L'ombra del narcotraffico sul Banco da "Il Corriere della Sera" del 19 aprile 1992
  12. ^ Articolo sul sito della Fondazione Cipriani
  13. ^ Articolo sul sito di "Polizia e Democrazia", su poliziaedemocrazia.it. URL consultato il 12 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  14. ^ La storia della banca Rasini, sul sito di cobraf.wallstreetitalia.com[collegamento interrotto]
  15. ^ a b c La strana morte di Papa Luciani: un decesso all'italiana? da "Storia in Network Archiviato il 5 agosto 2011 in Internet Archive.
  16. ^ (EN) Pope John Paul I – a saint for our hour – Part four di Ruth Bertels Archiviato il 12 maggio 2008 in Internet Archive.
  17. ^ (FR) Histoire et chronologie de la chrétienté
  18. ^ AAS 74 (1981), p. 564
  19. ^ repubblica.it
  20. ^ Can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico
  21. ^ La morte di Paul Marcinkus «banchiere di Dio» in esilio, articolo dal "Corriere della Sera" del 22 febbraio 2006
  22. ^ (EN) Paul Marcinkus, in Find a Grave. Modifica su Wikidata
  23. ^ Sergio Bocconi, dalle lettere di patronage all'"esilio" di Marcinkus, in Il Corriere della Sera, 19 aprile 1992. URL consultato il 30 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2010).
  24. ^ a b c Giorgio Bongiovanni, Assoluzione Piena per il pentito Calcara. La sentenza del giudice Almerighi: il suo racconto è verosimile, in Antimafia Duemila, n. 35, ottobre 2003 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2008).
  25. ^ Rita Di Giovacchio, Giovanni Pellegrini. Il libro nero della prima Repubblica. Fazi editore, 2005, pag. 328
  26. ^ Caso Calvi, pentito accusa notaio Così riciclava i soldi della mafia - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 22 ottobre 2002. URL consultato il 5 gennaio 2023.
  27. ^ Sentenza della Corte Costituzionale n.609/1988 che dichiara inammissibile la questione di illegittimità costituzionale sollevata dal giudice istruttore del Tribunale penale di Milano in merito alla sentenza del 17 luglio 1987 della Corte di Cassazione che annullava l'ordinanza confermativa del mandato di cattura.
  28. ^ La richiesta era stata avanzata in base all'articolo 22 del Trattato della Santa Sede con l'Italia, che recita: "La Santa Sede consegnerà allo Stato italiano le persone che si fossero rifugiate nella Città del Vaticano, imputate di atti, commessi nel territorio italiano, che siano ritenuti delittuosi dalle leggi di ambedue gli Stati": cfr. Domenico Del Rio, MARCINKUS, PARTE L'ESTRADIZIONE, Repubblica — 24 marzo 1987, pagina 9. Marcinkus era in possesso di un passaporto diplomatico vaticano, il che lo sottraeva dall'arresto quando passava in territorio italiano; gli altri due contabili rimasero dietro il Portone di bronzo fino alla pronuncia della Corte di cassazione.
  29. ^ Finanza Bianca, Giancarlo Galli, Mondadori, 2004
  30. ^ David Yallop, "In nome di Dio", Tullio Pironti Editore, 1992
  31. ^ Graziella Corrocher: una segretaria scomoda, da Girodivite, 2 marzo 2006
  32. ^ (EN) ITALY'S MYSTERIOUS, DEEPENING BANK SCANDAL, "The New York Times" del 28 luglio 1982
  33. ^ ad es. Matillò R.D.. L'avventura delle finanze Vaticane. Ed.Pironti, Napoli, 1988;
    Don Jesus Lopez Saez Se pedirá cuenta. Muerte y figura di Juan Pablo I. Edizioni Origenes, Madrid, 1990;
    Luigi Incitti. Papa Luciani: una morte sospetta. L'Airone Editrice, Roma, 2001;
    Max Morgan-Witts e Thomas Gordon. Dentro il Vaticano. Storia segreta del pontificato di Giovanni Montini, Albino Luciani e Karol Wojtyla. Pironti Editore, Napoli, 1989 e 1995
  34. ^ I fioretti di papa Luciani, parte IV, da "Humilitas" - anni 1994 - 1995, su papaluciani.com. URL consultato il 28 agosto 2008 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2008).
  35. ^ a b c Lettere e memoriali di Vincenzo Calcara (parte 2), paragrafi 5-6
  36. ^ Forse un errore di trascrizione
  37. ^ Lettere e memoriali di Vincenzo Calcara (parte 5)
  38. ^ a b c d Caso Orlandi, parla la superteste "Rapita per ordine di Marcinkus" da la Repubblica del 24 giugno 2008.
  39. ^ Chi l'ha visto?, puntata andata in onda il 7 luglio 2008
  40. ^ «Sequestro Orlandi, ecco l'auto». Parcheggiata da 13 anni, articolo da "Il Corriere della Sera" del 14 agosto 2008
  41. ^ Vatican Diplomacy: «Il Vaticano: “Accuse infamanti su Marcinkus”»
  42. ^ Raffaella Notarile, Il servitore di qualcuno, in Segreto criminale, 1ª ed., Roma, Newton & Compton, 2010, pp. 108-111, 115-116, ISBN 9788854121430.
  43. ^ Cidadãos Estrangeiros Agraciados com Ordens Portuguesas, su Página Oficial das Ordens Honoríficas Portuguesas. URL consultato il 28 gennaio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo titolare di Orta Successore
Maximino Romero de Lema 24 dicembre 1968 - 20 febbraio 2006
Sede arcivescovile pro illa vice dal 26 settembre 1981
Darwin Rudy Andino Ramírez, C.R.S.
Predecessore Organizzatore dei Viaggi Papali Successore
Jacques-Paul Martin 24 dicembre 1968 - 26 settembre 1981 Roberto Tucci, S.I.
Predecessore Segretario dell'Ufficio Amministrativo dell'Istituto per le Opere di Religione Successore
Enrico Arato 1969 - 1970 Donato De Bonis
Predecessore Presidente dell'Istituto per le Opere di Religione Successore
Massimo Spada 1971 - 1989 Angelo Caloia
Predecessore Pro-presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano Successore
Sergio Guerri 26 settembre 1981 - 30 ottobre 1990 Rosalio José Castillo Lara
Controllo di autoritàVIAF (EN69728441 · ISNI (EN0000 0000 5539 7798 · LCCN (ENn92113631 · GND (DE118933744 · BNE (ESXX1015402 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n92113631