Persecuzione dei serbi durante la seconda guerra mondiale

Territori nei quali ci furono violenze ai danni della popolazione civile durante la seconda guerra mondiale

In blu violenze da parte dei tedeschi

In rosa scuro violenze da parte degli Ustascia croati

In verde chiaro violenze da parte degli italiani

In verde scuro violenze da parte degli ungheresi

In rosa chiaro violenze da parte degli albanesi

In marrone violenze da parte dei bulgari

Le persecuzione dei serbi durante la seconda guerra mondiale o Genocidio dei serbi furono una serie di abusi e violenze compiuti nei confronti dei serbi soprattutto di confessione ortodossa, in particolar modo da parte delle milizie locali collaborazioniste delle forze di occupazione nazifasciste. Durante la seconda guerra mondiale, con lo Stato Indipendente di Croazia - il regime degli Ustascia - furono uccise tra 330 000 e 700 000 persone, mentre 250 000 furono espulse e altre 200 000 furono costrette a convertirsi al cattolicesimo. Le vittime erano tutte di etnia serba e tra esse vanno inclusi anche 37 000 ebrei.[1]

La stima della United States Holocaust Memorial Museum dice che le autorità croate uccisero tra 330 000 e 390 000 abitanti di etnia serba di Croazia e Bosnia durante il periodo del governo Ustascia, di cui tra 60 000 e 70 000 sono stati uccisi nel campo di concentramento di Jasenovac.[2]

Il memoriale di Jasenovac elenca i nomi di 75 159 uccisi in questo campo di concentramento.[3]


Numero delle vittime[modifica | modifica wikitesto]

Il numero totale delle vittime della guerra in Jugoslavia è compreso tra 947 000 e 1,8 milioni, secondo le stime di diversi storici:[4]

  • Dolfe Vogelnik (1 814 000)
  • Vladimir Stipetic (1 700 000)
  • Paul Mayer e Arthur Campbell (1 067 000)
  • Vladimir Žerjavić (1 027 000) (di cui 947 000 nel paese ed 80 000 fuori dal paese)
  • Bogoljub Kočović (1 014 000)

Inizio delle persecuzioni[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'invasione del Regno di Jugoslavia nel 1941, il Regno fu diviso in diverse zone di occupazione.

Il territorio è stato diviso tra gli occupanti come segue:

Persecuzione dei serbi in Croazia[modifica | modifica wikitesto]

Sotto il suo leader, Ante Pavelić, i nazisti croati iniziarono la persecuzione e le uccisioni di serbi, ebrei e rom.[5][6][7] Le stime sul numero dei serbi uccisi nella seconda guerra mondiale varia da 500 000 a 1 200 000.[8]

Principali campi di concentramento nel paese.

Ad esempio, il rappresentante di Hitler, Hermann Neubacher ha scritto:[9]

«Quando i principali capi ustascia affermano di aver ucciso un milione di serbi ortodossi (considerando neonati, bambini, vecchi e donne), per me è un'esagerazione. Sulla base dei documenti avuti, hanno ucciso 750.000 civili indifesi»

I campi di concentramento e noti siti di esecuzione nella NDH sono stati:[4]

Un numero imprecisato di serbi e rom è stato ucciso, al di fuori dei campi di concentramento in siti diversi di esecuzione, gettati in pozzi, fiumi e altri luoghi.

Vittime del campo di concentramento di Jasenovac gettate nella Sava.

Persecuzioni nella Serbia occupata[modifica | modifica wikitesto]

In Serbia non ci furono grandi episodi di uccisione di civili, tranne l'episodio nell'ottobre 1941, quando l'esercito tedesco occupante uccise fra 2 500 e 5 000 persone nel massacro di Kragujevac.

Situazione in Voivodina[modifica | modifica wikitesto]

Durante i quattro anni di occupazione, le forze dell'Asse commisero numerosi crimini di guerra contro la popolazione civile in Voivodina, dove uccisero circa 50 000 persone e circa 280 000 furono arrestate, torturate o internate. Le vittime erano per lo più serbi, ma anche ebrei e rom, oltre a slovacchi, bunjevci e romeni[10].

Situazione in Kosovo[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale, gli Italiani annessero il Kosovo al Regno albanese.
L'inclusione del Kosovo in un'entità geo-politica albanese fu seguita da ampie persecuzione di non-albanesi (per lo più serbi) dai fascisti albanesi. La maggior parte dei crimini di guerra sono stati perpetrati dalle SS Skenderbeg Division e dal Balli Kombëtar. Dai 10 000 ai 30 000 serbi sono stati uccisi e altri 100 000 furono espulsi.[11][12][13][14][15][16]

Mustafa Merlika Kruja, l'allora primo ministro dell'Albania, è stato in Kosovo nel giugno 1942, e in un incontro con i leader albanesi del Kosovo affermò:[17][18]

«Dobbiamo cercare di garantire che la popolazione serba del Kosovo sia purificata e tutti i serbi -che vivevano lì da secoli- devono essere definiti colonialisti e immediatamente inviati nei campi di concentramento in Albania. I coloni serbi devono essere uccisi.»

Nel mese di aprile 1943, Heinrich Himmler creò la 21. Waffen-Gebirgs-Division der SS "Skanderbeg" presidiata da volontari albanesi e kosovari. Dall'agosto 1944, la divisione partecipò alle operazioni contro i partigiani jugoslavi e serbi, massacrando la popolazione locale[19].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Croatia (PDF), su www1.yadvashem.org, Shoah Resource Center - Yad Vashem. URL consultato il 4 gennaio 2010 (archiviato il 4 novembre 2013).
  2. ^ Jasenovac, su ushmm.org, United States Holocaust Memorial Museum. URL consultato il 4 gennaio 2010 (archiviato il 16 settembre 2009).
  3. ^ LIST OF INDIVIDUAL VICTIMS OF JASENOVAC CONCENTRATION CAMP, su jusp-jasenovac.hr, JUSP Jasenovac. URL consultato il 4 gennaio 2010 (archiviato il 26 giugno 2015).
  4. ^ a b Barry M. Lituchy, Jasenovac and the Holocaust in Yugoslavia, ISBN 1-84065-092-3
  5. ^ John Cornwell, Hitler's Pope, Viking Penguin, New York, 1999, (pag. 250).
  6. ^ Ustaša: Croatian Separatism and European Politics 1929-1945, Lord Byron Foundation for Balkan Studies, London, 1998, (pp 144-145 etc).
  7. ^ Edmond Paris, Genocide in Satellite Croatia, American Institute for Balkan Affairs, Chicago, 1961.
  8. ^ Јасеновац концентрациони логор Archiviato il 16 settembre 2009 in Internet Archive., Jasenovac, веб сајт америчког музеја геноцида (en. United States Holocaust Memorial Museum)
  9. ^ Edmond Paris, Genocide in Satellite Croatia, American Institute for Balkan Affairs, Chicago 1961, p. 100.
  10. ^ Enciklopedija Novog Sada, Sveska 5, Novi Sad, 1996, p. 196.
  11. ^ Rastko project: Albanian Skenderbeg SS Division Archiviato il 27 marzo 2009 in Internet Archive.
  12. ^ Нацистички ген оцид над Србима - Православље - НОВИНЕ СРПСКЕ ПАТРИЈАРШИЈЕ Archiviato il 22 febbraio 2012 in Internet Archive.
  13. ^ www.glas-javnosti.rs, su arhiva.glas-javnosti.rs. URL consultato il 27 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2013).
  14. ^ Carl Savich,B.A. in Political Science from the University of Michigan, M.A. in History and a J.D. in Law. http://www.serbianna.com/columns/savich/054.shtml Archiviato il 17 giugno 2011 in Internet Archive.
  15. ^ GlobalResistance.com. URL consultato il 27 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2008).
  16. ^ Pavle Dzeletovic Ivanov:21. SS-divizija Skenderbeg (Svedocanstva) http://www.booknear.com/Pavle-Dzeletovic-Ivanov-author_1.htm Archiviato l'8 luglio 2011 in Internet Archive.
  17. ^ Bogdanović, Dimitrije: "The Book on Kosovo", 1990. Belgrade: Serbian Academy of Sciences and Arts, 1985, p. 2428.
  18. ^ Genfer, Der Kosovo-Konflikt, Munich: Wieser, 2000, p. 158.
  19. ^ Williamson, G. The SS: Hitler's Instrument of Terror

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enrico Vigna - don Pietro Brignoli, Pagine di storia "rimosse" , Edizioni Arterigere, 2005
  • Gino Bambara, La guerra di liberazione nazionale in Jugoslavia (1941-1943), Mursia, Milano, 1988
  • Marco Aurelio Rivelli, L'arcivescovo del genocidio, Kaos Edizioni, Milano 1999, ISBN 88-7953-079-8
  • Anthony Rhodes, The Vatican in the Age of Dictators 1922-1945 (London: Hodder and Stoughton, 1973). ISBN 0-03-007736-2
  • Phayer, Michael, The Catholic Church and the Holocaust, 1930–1965. Indianapolis: Indiana University Press, 2000, ISBN 0-253-33725-9.