Pietro Carrera

Pietro Carrera
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Scacchi
Categoria Scacchista e scrittore del Secolo XVI-XVII
 

Don Pietro Carrera (Militello in Val di Noto, 12 luglio 1573Messina, 18 settembre 1647) è stato uno scacchista, scrittore e sacerdote italiano. È anche conosciuto per la sua cospicua attività di storico falsario[1], avendo contribuito, insieme a Ottavio D'Arcangelo[2] e ad altri, a mettere in piedi una sorta di "prolifica accademia di falsari operanti a Catania e ad Acireale"[3][4].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque da Mariano Carrera, un artigiano, e da Antonina Severino. Avviato agli studi ecclesiastici, studiò nel seminario vescovile di Siracusa e, dopo essere stato ordinato sacerdote, gli venne assegnato un beneficio presso la chiesa di Santa Maria della Stella di Militello in Val di Catania, della quale fu cappellano dal 1601 a tutto il 1604 e poi dal 1612 al 1617. Divenne anche cappellano di corte di Francesco Branciforte, marchese di Militello.

Nel 1597 fece un viaggio a Palermo, dove conobbe lo scacchista Paolo Boi, detto «il Siracusano», e altri giocatori che frequentavano i circoli cittadini. Si fece molti amici e tornò spesso a Palermo per frequentare gli ambienti scacchistici.

Nel 1617 pubblicò la sua opera più famosa, Il gioco de gli scacchi diviso in otto libri, dedicandolo al marchese di Militello e principe di Pietraperzia Francesco Branciforte. Vi erano esposti vari argomenti, tra cui le origini degli scacchi, le aperture, l'importanza dei "partiti" (così erano chiamati allora i problemi o studi), l'assegnazione degli svantaggi (come per il pion coiffé), il finale di partita e gli scacchi alla cieca. Il trattato è teoricamente importante, ma è soprattutto utile come fonte di notizie sui giocatori del suo tempo.

Dopo la morte del principe mecenate, nel 1622, il Carrera lasciò Militello e dopo un soggiorno a Messina (1623) si trasferì a Canicattì, dove divenne segretario di don Giacomo Bonanno Colonna, duca di Montalbano. Probabilmente per fargli cosa gradita, pubblicò a suo nome una notevole opera di erudizione, L'antica Siracusa illustrata.[5] Dopo la morte del duca rese nota la vera paternità dell'opera, attirandosi le ire del frate padre Mariano Perello, col quale iniziò una annosa disputa.

Nel 1632 lasciò Canicattì per Palermo, dove soggiornò per otto mesi, riprendendo a giocare a scacchi, poi andò a Catania, dove rimase per dieci anni. Nel 1635 pubblicò un libello polemico, sotto lo pseudonimo di Valentino Vespaio, contro Alessandro Salvio, che aveva criticato una sua analisi, trovandone un miglioramento.

Nel 1639 uscì il primo volume del suo «capolavoro pseudostoriografico»[3], Le memorie historiche della città di Catania, e dopo due anni il secondo volume, dedicato alla vita di Sant'Agata. Non vide invece mai la luce il terzo volume, dedicato alle famiglie illustri catanesi.

Lo scacchista[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Difesa siciliana.

Non giocò spesso in partita viva, ma a suo dire vinse Girolamo Cascio[6], che definì «giovane virtuoso e amante del vero» in varie partite giocate in presenza del principe di Pietraperzia; si misurò anche con il Beneventano (Salvatore Albino) e, secondo le sue asserzioni, si dimostrò superiore.

Inventò inoltre una variante del gioco che utilizza una scacchiera di 8 x 10 caselle (scacchi di Carrera) in luogo della usuale 8 x 8, anticipando analoghe proposte di Bird e di Capablanca.

Nel suo trattato Il gioco de gli scacchi vengono date alcune analisi dell'apertura 1. e4 c5. Nei primi anni dell'Ottocento lo scacchista inglese Jacob Sarratt sulla scorta di un raro e prezioso manoscritto italiano, segnalatogli dal signor E. Morris, affermava che la successione di mosse 1.e4 c5 era stata definita in periodo più antico «IL GIOCHO SICILIANO», denominazione che grazie allo studioso inglese iniziò da allora a diffondersi nel mondo scacchistico e che poi divenne «Difesa Siciliana».

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Le Epistole di Diodoro Siciliano[modifica | modifica wikitesto]

Trattasi di 65 epistole (ed una finale senza numero), falsamente attribuite a Diodoro Siculo, ma in realtà concepite all'inizio del Seicento da Ottavio D'Arcangelo nella sua Istoria delle cose insigni e famosi successi di Catania, in due volumi mai pubblicati, e scritte effettivamente dal Carrera[9] e da lui pubblicate nel 1639 nelle sue Memorie historiche della città di Catania,[10] con l'usitata finzione di averle ritradotte dalla versione latina (ma due, la 61 e la 62, sono in latino) eseguita addirittura dal Bessarione, che a sua volta avrebbe tradotto un originale greco perduto.

Si fingono indirizzate dai "Catanei" o dal "Senato Cataneo" ad altri popoli o a re e tiranni, tra cui Gerone, Falaride, Dionisio il Vecchio, Dionisio il Giovane, Cocalo; si ricordano soprattutto la 56 e la 57 a Platone, con la 58, responsiva di Platone a' Catanei. Trassero in inganno illustri editori e nel Settecento furono latinizzate da Abraham Preiger e comprese nell'edizione wetsteniana di Diodoro in folio.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Paolo Preto, Una lunga storia di falsi e falsari, in Mediterranea. Ricerche storiche, anno III, n. 6, aprile 2006, pp. 11-38; e in particolare, cap. 2, La "combricola" di falsari catanesi del '600 e la "pia contesa" su Santa Agata, pp. 12-17.
  2. ^ Contarino.
  3. ^ a b Nigro.
  4. ^ Il primo a parlare di questa "combricola di falsari" fu Vincenzo Casagrandi in suo studio del 1908. Riguardo a tale "combricola" si veda l'introduzione a S. Cammisuli, Il Catanense decachordum di Giovan Battista de Grossis, Catania 2018, pp. 13-21.
  5. ^ Dell'antica Siracusa illustrata di d. Giacomo Bonanni e Colonna duca di Montalbano libri due. Nel primo si discorre de' luoghi della città, nell'altro de gli huomini celebri di essa, In Messina, appresso Pietro Brea, 1624.
  6. ^ Girolamo Cascio, siciliano di Piazza Armerina; si batté diverse volte a Roma, in casa del principe Jacopo Boncompagni, contro Giulio Polerio, uscendone vincitore; anche il Salvio lo descrive come "giocatore di molta portata", per cui è da dubitare che il Carrera gli fosse superiore: Chicco, Rosino, p. 141.
  7. ^ Ne esiste anche una traduzione latina: Monumentorum historicorum urbis Catanae libri quatuor, in quibus disseritur de antiqua ejus origine ac situ, de aedificiis, agris, inscriptionibus, nummis & eventis usque ad tempus Christi domini nostri ad eam spectantibus. Adjunguntur Epistolae Diodori (...) ex Italico nunc primum Latine vertit, recensuit & praefatione & notis illustravit Abrahamus Preigerus, in Johann Georg Graevius, Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae. Quo continentur optimi quique scriptores, qui Longobardiae, et reliquae Italiae, res antiquitates memoriae prodiderunt, vol. 9, pt. 8, Lugduni Batavorum, sumptibus Petri Van der Aa, 1723.
  8. ^ Ne esiste anche una traduzione latina: Disquisitio de vero significatu numismatum quorumdam Messanensium, seu Mamertinorum, Catanensium, etc., sive Refutatio et censura oppositionum f. d. Mariani Perelli, Sigebertus Havercampus Latine vertit, praefationem & indices adjecit, in Johann Georg Graevius, Thesaurus antiquitatum et historiarum Siciliae, vol. 10, Scriptores qui Catanam illustraverunt, pt. 2, Lugduni Batavorum, sumptibus Petri Van der Aa, 1723.
  9. ^ Contarino: «Tra questi [falsari emuli] spiccò nello stesso secolo P. Carrera, che ai falsi solo annunciati dal D'Arcangelo, fece seguire, come nel caso delle Epistole diodoree [...], un testo confezionato per l'occasione».
  10. ^ Epistole di Diodoro Siciliano tradotte dal greco in latino dal cardinal niceno Bessarione e dal latino in italiano da Ottavio d'Archangelo, in Pietro Carrera, Delle memorie historiche della città di Catania spiegate in tre volumi, vol. 1, nel quale in quattro libri si discorre dell'antica origine, e sito di essa, de gli edifici, pertinenze, iscrittioni, medaglie, & avvenimenti insino al tempo di Christo signor nostro compresi. Vi si aggiungono ancore l'Epistole di Diodoro con le annotationi del medesimo don Pietro, In Catania, nel palazzo dell'illustrissimo Senato, per Giovanni Rossi, 1639, pp. 457-491.
  11. ^ Epistolae Diodori Siculi ex Italica Octavii Archangeli versione Latine redditae interprete Abrahamo Preigero, in Diodorus Siculus, Bibliothekes istorikes ta sozomena. Bibliothecae historicae libri qui supersunt, interprete Laurentio Rhodomano, Ad fidem mss. recensuit Petrus Wesselingius, vol. 2, Amstelodami, sumptibus Jacobi Wetstenii, 1746, pp. 647-666.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Adriano Chicco e Giorgio Porreca, Dizionario enciclopedico degli scacchi, Milano, Mursia, 1971.
  • Adriano Chicco e Antonio Rosino, Storia degli scacchi in Italia, Venezia, Marsilio, 1990, ISBN 88-317-5383-5.
  • Rosario Contarino, D'ARCANGELO, Ottavio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 32, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1986.
  • David Hooper e Kenneth Whyld, The Oxford Companion To Chess, Oxford University, 1986. ISBN 0192175408.
  • Vincenzo Natale, Sulla storia de' letterati ed altri uomini insigni di Militello nella valle di Noto: discorsi tre, Napoli, tipografia di Francesco Del Vecchio, 1837 (Contiene: Intorno alla vita di Pietro Carrera: discorso I, pp. 9-43; Esame degli scritti di Pietro Carrera: discorso II, pp. 44-84).
  • Salvatore Nigro, CARRERA, Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977.
  • Daniela Pietrasanta, Le Epistole di Diodoro Siciliano. Un apocrifo tra mondo antico ed età moderna. Studi, Reggio Calabria, Laruffa editore, 2005, ISBN 88-7221-275-8.
  • Santo Daniele Spina, In me vis sortis nulla sed ingenium. Avvertenza sul Carrera scacchista, in Pietro Carrera, Risposta di Valentino Vespaio contro l'apologia di Alessandro Salvio, Catania, Boemi editore, 1996 (ristampa anastatica dell'edizione 1635).
  • Santo Daniele Spina, Pietro Carrera: il più grande trattatista del Seicento, in Pietro Carrera, Il gioco de gli scacchi, Catania, Boemi editore, 2003 (ristampa anastatica dell'edizione 1617), pp. 7-31.
  • Santo Daniele Spina, I giocatori siciliani 1500-1975, [s.i.], [s.n.], 2011, pp. 107-108, ISBN 978-1-291-07508-3.
  • Santo Daniele Spina, I partiti di sottilità di Pietro Carrera, in Festschrift zu Ehren Alessandro Sanvitos/ Internationale Beiträge zur Geschichte und Bibliografie des Schachspiels, serie 1, vol. 2, Vindobona [Wien], Refordis, 2012.
  • Santo Daniele Spina, I giochi di vantaggio del libro quinto del trattato di Don Pietro Carrera, Morrisville, 3 marzo 2018, Lulu, ISBN 978-0-244-67207-2.

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