Pinalla Aliprandi

Genealogia del casato degli Aliprandi Fanzago dove figura anche Pinalla Aliprandi
Pinalla Aliprandi
NascitaMonza, fine XIII secolo
Morte1341
Dati militari
GradoCapitano generale
BattaglieNell'aprile del 1329 riconquista di Monza occupata dalle truppe di Ludovico il Bavaro
Nel 1333 soccorso a Ferrara assediata dal legato pontificio Bertrando del Poggetto
Nel 1336 assedio della città di Piacenza
Battaglia di Parabiago
Comandante diEsercito di Azzone Visconti
AA.VV., "Dizionario Biografico degli Italiani", Roma 1960, sub voce Aliprandi Pinalla
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Pinalla Aliprandi (Monza, fine XIII secolo[1]1341[1]) è stato un condottiero italiano, del XIV secolo.

Stemma della famiglia Aliprandi
Blasonatura
grembiato di otto pezzi di rosso e d'argento, al bisante d'oro, posto in cuore, carico di un'aquila di nero, coronata del campo e linguata di rosso.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Rebaldo e fratello di Martino e di Salvarino[2], apparteneva ad una delle famiglie più importanti di Monza, ma residente in Milano[3]. Si diede alla carriera delle armi entrando nell'esercito di Azzone Visconti[1][4].

Nell'aprile del 1329 Pinalla, con un manipolo di cavalieri viscontei, riconquistò Monza, occupata dalle truppe di Luigi IV del Sacro Romano Impero, giovandosi anche dell'aiuto portogli dal fratello Martino e, nel maggio dello stesso anno, respinse un tentativo dello stesso imperatore di impadronirsi della città[1].

Nell'aprile del 1333 condusse 600 fanti viscontei al soccorso di Ferrara, assediata dal legato pontificio Bertrando del Poggetto, e, il 14 del mese, insieme a truppe scaligere, gonzaghesche e fiorentine, disfece l'esercito papale. Nello stesso anno fu podestà di Bergamo[1].

Nel 1336, sempre a capo di una parte dell'esercito di Azzone, devastò le terre intorno a Piacenza e partecipò all'assedio della città, che capitolò nelle mani dei viscontei[1].

Nel 1339, quando Lodrisio Visconti mosse contro Milano, Pinalla, come capitano generale dell'esercito di Azzone, gli mosse contro 500 cavalli, ma non riuscì ad arrestarlo al passaggio dell'Adda; a Parabiago, il 21 febbraio, avvenne lo scontro decisivo, terminato con la fortunosa vittoria dell'esercito di Azzone[1].

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Parabiago.

Dopo la morte di Azzone (16 ag. 1339), Pinalla fu tenuto in disparte da Luchino e nel 1341 entrò a far parte della congiura ordita contro costui dai Pusterla e da altri nobili milanesi. Scoperta la congiura, Pinalla, insieme col fratello Martino, fu arrestato, torturato e fatto morire di fame[1][4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h AA.VV. "Dizionario Biografico degli Italiani" Roma 1960 sub voce Aliprandi Pinalla
  2. ^ AA.VV. "La Chiesa di San Marco in Milano" Milano 1998 pag. 48
  3. ^ AA.VV. "La Chiesa di San Marco in Milano" Milano 1998 pag. 56-57
  4. ^ a b Alberto Lembo, "Gli Aliprandi-Fanzago", in "Storia Illustrata" n° 267, febbraio 1980, Segrate (Milano), Mondadori Editore, pag. 123

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV. "Dizionario Biografico degli Italiani" Roma 1960 (Aliprandi Pinalla).
  • AA.VV. "La Chiesa di San Marco in Milano" Milano 1998 pag. 48;56.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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