Podestà (fascismo)

Il podestà fu, in Italia durante l'epoca fascista, l'organo monocratico a capo del governo di un comune.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In Italia, dal 1926 al 1945, durante l'epoca fascista, con la promulgazione di due delle cosiddette leggi fascistissime, ovvero della legge 4 febbraio 1926, n. 237 ("Istituzione del Podestà e della Consulta municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti") e del regio decreto 3 settembre 1926, n. 1910 ("Estensione dell'ordinamento podestarile a tutti i comuni del regno"), gli organi elettivi dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni svolte in precedenza dal sindaco, dalla giunta comunale e dal consiglio comunale furono trasferite al podestà, che era nominato dal governo tramite regio decreto[1]. Il podestà d'epoca fascista rimaneva in carica cinque anni con possibilità di rimozione da parte del prefetto oppure di riconferma oltre i cinque anni canonici[1].

Dopo la fine della guerra di liberazione italiana (1945), sulla scorta del decreto legislativo luogotenenziale 4 aprile 1944, n. 111 ("Norme transitorie per l'amministrazione dei comuni e delle provincie"), si ristabiliva la carica di sindaco affidandone provvisoriamente la nomina al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN)[1]. In seguito, grazie al decreto legislativo luogotenenziale 7 gennaio 1946, n. 1 ("Ricostituzione delle Amministrazioni comunali su base elettiva"), il sindaco tornò ad essere eletto dal consiglio comunale: quest'ultimo venne infatti ripristinato dal medesimo provvedimento insieme alla giunta comunale[1].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Nei comuni con popolazione superiore a 5 000 abitanti il podestà poteva essere affiancato da uno o due vice-podestà (a seconda che la popolazione fosse inferiore o superiore a 100 000 abitanti), nominati dal Ministero dell'interno. Il podestà era inoltre assistito da una consulta municipale, con funzioni consultive, composta da almeno sei consultóri, nominati dal prefetto o, nelle grandi città, dal Ministro dell'interno. Un ordinamento speciale fu invece previsto per la città di Roma, alla cui amministrazione venne preposto il "governatore di Roma".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Breve storia dell'amministrazione comunale (1861–2011), su comune.cavacurta.lo.it, Comune di Cavacurta, gennaio 2012. URL consultato il 21 novembre 2017 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]