Questione ladina

Con questione ladina s'intendeva un dibattito accademico e scientifico vertente sulla classificazione, all'interno del sistema romanzo, del ladino, del romancio e del friulano. Alcuni linguisti italiani, contrapponendosi all'Ascoli e altri linguisti come l'italiano Merlo, negavano, in sostanza, che queste tre lingue costituissero un gruppo romanzo autonomo (il cosiddetto retoromanzo o gruppo del ladino) e ritenevano rientrassero nel più ampio sistema altoitaliano. La "questione ladina" è da tempo ormai risolta con il riconoscimento sia a livello accademico italiano[1] che internazionale dell'autonomia di romancio, ladino e friulano, nell'ambito delle lingue romanze.

Storia della questione ladina[modifica | modifica wikitesto]

La Questione ladina ha origine dalla pubblicazione dei Saggi Ladini a opera del glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli; egli, nella sua opera, identificò l'area tra il Passo di Oberalp e il Golfo di Trieste come una specifica area linguistica con numerose caratteristiche morfologiche comuni e indipendenti dalle parlati circostanti (l'italiano in primis), e chiamò questi linguaggi con il nome di dialetti ladini. Questa teoria fu rimarcata anche dalle pubblicazioni del linguista austriaco Theodor Gartner, che coniò invece come termine-tetto il nome retoromanzo. I "saggi ladini" misero in difficoltà il nazionalismo italiano all'epoca impegnato a dimostrare l'italianità di territori che rivendicavano all'Impero d'Austria: i principali oppositori alle teorie dell'Ascoli, furono infatti i nazionalisti italiani e irredentisti, Carlo Battisti e Carlo Salvioni. L’affermazione dell’italianità del ladino contribuiva a giustificare l’annessione dell’Alto Adige all’Italia.[2]

L'idea di un'unità linguistica ladina trovò un forte oppositore nella figura di Carlo Battisti. Il linguista trentino volle dimostrare coi suoi studi che l'intera area linguistica in questione mostrava solo alcuni aspetti in comune mentre, d'altro canto, ne presentava altri (in epoca anteriore al XIII secolo e successivamente non più presenti nei dialetti alto-italiani) strettamente legati alle varietà lombarde (il romancio e il ladino) o quelle venete (il friulano). Anche il bellinzonese Carlo Salvioni espresse punti di vista simili. Entrambe le teorie ebbero forti sostenitori: l'unità ladina era sostenuta soprattutto da linguisti svizzeri, tedeschi e austriaci, mentre i linguisti italiani dell'epoca tendevano a negarla.

Aspetti politici della questione ladina[modifica | modifica wikitesto]

Una caratteristica della questione ladina fu la commistione di aspetti prettamente morfologici-linguistici (l'Ascoli indagò esclusivamente sugli aspetti morfologici-linguistici ed è considerato il padre della glottologia italiana avendo apportato in Italia, all'epoca, grandi innovazioni in questo campo) e altri di tipo più politico-irredentistico (Carlo Battisti e Carlo Salvioni cercarono di dimostrare, con chiare e dichiarate finalità irredentistiche, che il ladino aveva alcune caratteristiche morfologiche che erano state presenti "in epoca arcaica" anche in alcuni dialetti alto-italiani e ciò bastava, secondo la loro tesi, ad includere il ladino tra gli idiomi alto italiani; che da almeno 7 secoli ladino e alto italiano si differenziassero proprio su queste caratteristiche poco contava[3]), corroborati da convinzioni politiche e ideologiche. Sia Battisti che Salvioni, infatti, aderirono alle idee irredentiste italiane, e le loro ricerche risentono di questa impostazione ideologica. Per esempio, i due linguisti erano dell'idea che se le popolazioni parlanti romancio avessero accettato l'Italiano come lingua-tetto (analogamente a quanto fatto da chi parlava lombardo o veneto), sarebbe stato più facile giustificare eventuali pretese italiane sul Canton Grigioni. In risposta a questo tipo di teorie, i linguisti svizzeri sostenevano convintamente l'idea che il romancio fosse una lingua separata dall'Italiano.

Situazione attuale[modifica | modifica wikitesto]

Al giorno d'oggi, tutti e tre i linguaggi presi in considerazione dall'Ascoli nel suo famoso saggio hanno lo status di lingua, e sono riconosciuti come tali nei Paesi in cui sono parlati. Il romancio è la quarta lingua nazionale della Svizzera, ed è lingua ufficiale (accanto al tedesco e all'italiano) nel Canton Grigioni. Il friulano e il ladino figurano tra le dodici lingue minoritarie riconosciute dall'Italia con la legge 482/99, e vengono usate ufficialmente in Trentino-Alto Adige (accanto all'italiano e al tedesco), in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia (accanto all'italiano). Il ladino e il friulano sono tutelati e riconosciuti anche dal Consiglio d'Europa che include le comunità che parlano queste due lingue, tra le "minoranze nazionali" tutelate dall'accordo internazionale europeo "Convenzione quadro per le protezioni delle minoranze nazionali (1995)"[4][5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lorenzo Renzi e Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Il Mulino, 2015. Vedi disegno nr. 1 a pag. 319: "Le lingue romanze in Europa oggi": il disegno include i dialetti gallo-italici, o alto-italiani o cisalpini, e gli idiomi italiani centro-meridionali, nella lingua italiana; nel mentre ne esclude ladino, friulano, sardo e romancio elencati tra le lingue romanze e non inclusi - nella mappa - nella lingua italiana.
  2. ^ Serenella Baggio, Carlo Battisti, linguista di confine, in "Rivista italiana di dialettologia", 40 (2016), pp. 19-71 (p. 21): “(...) Battisti, fece dell'italianità una bandiera” (...) “io non ho la competenza tecnica per stabilire chi avesse ragione (rimane in me l’impressione che Battisti e Salvioni, per negare l’autonomia ladina, ricorressero, strumentalmente, a quegli argomenti dissolutori delle unità linguistiche in genere, di stampo gilliéroniano, che essi in altra sede avversavano); dico solo che il Merlo, in un momento in cui l’affermazione dell’italianità del ladino contribuiva a giustificare l’annessione del l’Alto Adige, anteponeva nettamente al nazionalismo quella che a lui sembrava la verità scientifica” (Timpanaro 1980: p. 65).” https://www.academia.edu/34857267/Carlo_Battisti_linguista_di_confine_Rivista_italiana_di_dialettologia_40_2016_pp._19-71?email_work_card=view-paper
  3. ^ Sergio Salvi, Le lingue tagliate, Rizzoli, Milano, 1975, p. 60: "Non si devono nemmeno confondere il piano diacronico e quello sincronico dei fenomeni linguistici, cosa che purtroppo qualche volta si fa. Un esempio clamoroso: i dialetti ladini si distinguono da tempo da quelli italiani, fra l'altro per la palatizzazione CA - e GA, per la larga sopravvivenza della -S finale e il mantenimento dei gruppi composti da consonante +L latini (tratti che hanno in comune, ad esempio, col francese e l'occitano). Linguisti autorevoli hanno rilevato che, nel XIII secolo, alcuni dialetti che oggi sono considerati italiani (lombardo, veneto, romagnolo), conservano, ad esempio, l'ultimo di questo tratto. I valorosi linguisti nazionalisti hanno subito approfittato di questa rilevazione (…) per annettere i dialetti ladini all'Italia linguistica. La realtà è che, da circa sette secoli, ladino e alto italiano si differenziano tra di loro proprio su questo punto (oltre che numerosi altri)".
  4. ^ Andrea Valcic, L'Europa guarda alle minoranze nazionali e arriva in Friuli, articolo pubblicato sul quotidiano "IL GAZZETTINO" di Udine, 20 giugno 2010, pag. III: " Per la seconda volta, la prima fu nel 2005, mercoledì 23 giugno faranno tappa a Udine i rappresentanti del Comitato europeo che segue l'applicazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali.Si tratta del trattato europeo che l'Italia ha ratificato nel 1997 e che vede anche i friulani inseriti nella lista delle minoranze nazionali presenti sul territorio statale. Ogni cinque anni il Consiglio d'Europa verifica, attraverso questa commissione tecnica, se quanto e come corrisponda alla reale situazione il rapporto che il ministero degli interni ha inviato a Bruxelles (…)".
  5. ^ Dalla Relazione del Comitato (Consiglio d'Europa) del 30 maggio 2011, paragrafo 144 pubblicato sul sito internet del Comitato482 Archiviato il 7 luglio 2020 in Internet Archive.: "144. With regard to Friulian, it has been reported that, despite the agreement concluded between the region and RAI in this connection, the resources needed to implement it have still not been made available by the central government. This has resulted in considerable delays in implementing the guarantees laid down in the legislation on radio and television broadcasting in this language. The Advisory Committee welcomes the fact that the region has used special subsidies to support radio and television broadcasts in Friulian by RAI/private broadcasters. It nevertheless notes that, for television in particular, these are irregular broadcasts at off-peak times. Greater central- government support for the Friulian print media is also expected...)".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DEITLLD) Hans Goebl e Helga Böhmer (a cura di), Atlant linguistich dl ladin dolomitich y di dialec vejins / Atlante linguistico del ladino dolomitico e dei dialetti limitrofi / Sprachatlas des Dolomitenladinischen und angrenzender Dialekte, 7 voll., Wiesbaden, Reichert, 1998, ISBN 3-89500-071-X.
  • Werner Pescosta, Storia dei ladini delle Dolomiti, San Martino in Badia, Istitut Ladin Micurà de Rü, 2010, ISBN 978-88-8171-090-4.
  • Werner Pescosta, La “questione ladina”. Strumento di espansione e di giustificazione delle ambizioni nazionalistiche italiane e tedesche, in Ulrike Kindl e Hannes Obermair (a cura di), Die Zeit dazwischen: Südtirol 1918–1922. Vom Ende des Ersten Weltkrieges bis zum faschistischen Regime / Il tempo sospeso: L’Alto Adige tra la fine della Grande Guerra e l’ascesa del fascismo (1918-1922), Merano, Edizioni alphabeta Verlag, 2020, pp. 157–218, ISBN 978-88-7223-365-8.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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