Raccolta differenziata in Italia

Contenitori per la raccolta differenziata in Italia

La raccolta differenziata in Italia dei rifiuti è attiva su buona parte del territorio nazionale, seppure con marcate differenze geografiche, prodotto di un'evoluzione storica non omogenea. Il 18 marzo si celebra la Giornata Mondiale del Riciclo, istituita nel 2018 dalla Global Recycling Foundation.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Periodo preunitario[modifica | modifica wikitesto]

Le prime ordinanze si ebbero nel 1430, quando nella città di Palermo vennero esposte delle ordinanze relative alla pulizia dei luoghi pubblici ed obbligavano i bottegai a mantenere in ordine gli spazi davanti ai loro locali. La prima traccia di raccolta differenziata nella storia contemporanea si ha nella Napoli borbonica, capitale del Regno delle Due Sicilie sotto l'amministrazione di Ferdinando II, che emanò la norma: con decreto del 3 maggio 1832, firmato dal prefetto della polizia di Napoli, Gennaro Piscopo, si ebbero le prime pene detentive per i trasgressori. Re Ferdinando, fu il primo che in tal modo obbligava a mantenere l’igiene nelle strade; il prefetto diede disposizioni in merito, scrivendo nel testo che “Tutt’i possessori, o fittuarj di case, di botteghe, di giardini, di cortili, e di posti fissi, o volanti, avranno l’obbligo di far ispazzare la estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega, cortile, e per lo sporto non minore di palmi dieci di stanza dal muro, o dal posto rispettivo e che questo spazzamento dovrà essere eseguito in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze al lato delle rispettive abitazioni, e di separarne tutt’i frantumi di cristallo, o di vetro che si troveranno, riponendoli in un cumulo a parte”. Poi aggiungeva che “Dovranno recarsi né locali a Santa Maria in Portico, dove per comodo pubblico trovasi tutto ciò che necessita” e inoltre il divieto “di gettare dai balconi materiali di qualsiasi natura”

Periodo postunitario[modifica | modifica wikitesto]

Fino al miracolo economico del secondo dopoguerra la quantità di rifiuti prodotti dalla popolazione era notevolmente inferiore a quella odierna e per la stragrande maggioranza costituita da materiali di tipo organico e pertanto veniva riutilizzata per la produzione di compost o per l'alimentazione del bestiame. La maggior parte dei prodotti disponibili in commercio era venduta sfusa o in imballaggi biodegradabili (carta) o riutilizzabili (contenitori con vuoto a rendere). Non erano ancora diffusi i prodotti usa e getta (assorbenti, pannolini, fazzoletti, ecc.) e i beni di consumo venivano gettati solo quando erano diventati assolutamente inutilizzabili. Alcuni materiali, come il ferro e gli stracci, venivano raccolti separatamente e avviati a recupero di materia già allora in quanto possedevano un valore economico. Altri, come il legno e la carta, venivano riutilizzati come combustibile. Con la cenere si produceva la liscivia. Di conseguenza, il problema dello smaltimento dei rifiuti era molto più limitato rispetto ad oggi.

La raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani sono stati disciplinati per la prima volta dalla Legge 366 del 1941. All'epoca, quello dei rifiuti era considerato unicamente come un problema di carattere sanitario per diffusione di malattie infettive e di decoro urbano (deturpamento del paesaggio, odori e animali molesti). Non ci si poneva ancora problemi sull'impatto ambientale (o inquinamento) causato dai rifiuti e il seppellimento e la combustione incontrollata di rifiuti erano pratiche comuni e accettate.

Con l'avvento del boom economico e la diffusione del consumismo, a partire dagli anni cinquanta e sessanta aumentò notevolmente la diffusione dei prodotti usa e getta e dei prodotti imballati in confezioni monouso, facendo aumentare notevolmente la quantità dei rifiuti prodotti e variare notevolmente la loro qualità (in particolare è aumentata enormemente la diffusione delle materie plastiche, che non sono biodegradabili e sono nocive se bruciate), creando il problema dell'eliminazione di questa enorme quantità di scarti.

A partire dagli anni settanta, con l'aumentare della sensibilità della popolazione e della comunità scientifica riguardo ai problemi ambientali, si cominciò a rendersi conto che i tradizionali metodi per l'eliminazione della spazzatura (seppellimento in discariche o combustione) erano la causa dell'inquinamento del suolo, delle acque e dell'aria e perciò emerse la necessità di ridurre la quantità di rifiuti prodotti, di riciclare parte di essi e di adottare tecniche di smaltimento più ecologiche (discariche controllate e inceneritori dotati di filtri).

In attuazione dalla direttiva 75/442 del 1975, il DPR 915 del 1982[1] stabiliva degli obblighi relativi al riciclo, al riuso e al recupero. La legge 475 del 1988[2] fu più specifica, istituendo una serie di consorzi obbligatori per il riciclo e imponendo esplicitamente la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani.

Successivamente, la materia è stata normata in modo più specifico prima dal D.Lgs. 22 del 1997 ("Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio"), meglio noto come Decreto Ronchi e poi dal D.Lgs. 152 del 2006 ("Norme in materia ambientale"), il cosiddetto Testo Unico Ambientale, tuttora in vigore dopo numerose modifiche. Nel 1997 viene anche istituito il consorzio CONAI, per il recupero dei rifiuti di imballaggio.

Nel 2009 è stato previsto l'obbligo per tutti i Comuni di raccogliere in maniera differenziata almeno il 35% dei rifiuti (in origine tale percentuale era da raggiungere nel 2003); la nuova normativa ha previsto l'obbligo di raggiungere il 65% entro il 2012[senza fonte]. Tuttavia, nel 2013 la percentuale di raccolta differenziata a livello nazionale è stata appena del 42,3%[3]

Ai sensi dell'art. 205, c. 6-quater, del D.Lgs. 152/2006, così come modificato dal D.Lgs. 116/2020, in vigore dal 1º gennaio 2022, per i Comuni è fatto obbligo di organizzare la raccolta differenziata almeno per le seguenti tipologie di rifiuti urbani:

  • carta;
  • metalli;
  • plastica;
  • vetro;
  • legno;
  • tessili;
  • rifiuti organici;
  • imballaggi;
  • rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche;
  • rifiuti di pile e accumulatori;
  • rifiuti ingombranti ivi compresi materassi e mobili.

Livello di raccolta[modifica | modifica wikitesto]

A livello nazionale la percentuale di raccolta differenziata è andata sempre aumentando di anno in anno, pur non avendo ancora raggiunto la soglia del 65% prevista dalla normativa[4]:

  • 2001: 17,39%
  • 2002: 19,22%
  • 2003: 21,11%
  • 2004: 22,69%
  • 2005: 24,22%
  • 2006: 25,76%
  • 2007: 27,53%
  • 2008: 30,61%
  • 2009: 33,56%
  • 2010: 35,30%
  • 2011: 37,75%
  • 2012: 39,98%
  • 2013, 42,28%
  • 2014: 45,20%
  • 2015: 47,49%
  • 2016: 52,55%
  • 2017: 55,54%
  • 2018: 58,16%
  • 2019: 61,28%
  • 2020: 63,00%
  • 2021: 64,00%

In Italia esistono molti Comuni che ottengono ottimi risultati superiori all'80% di materiale differenziato; tra le grandi città con più di 500 000 abitanti il primato spetta a Milano che ha registrato, nel 2015, il 48,93% di differenziata[5]. Torino nel 2015 ha raggiunto il 42,8% di raccolta differenziata[6]. Nel 2009, invece, Salerno ha raggiunto il primato di capoluogo d'Italia con la più alta percentuale di raccolta differenziata (72%)[7] raggiungendo, poi, a fine ottobre il 74,16%[8]. Per informazioni aggiornate al 2020 consultare il rapporto della fondazione Symbola

Codice cromatico[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene la norma EN 16403:2012 (Waste management - Waste visual elements) del 2012 affronti il tema della codifica dei colori nei rifiuti al punto 5, la standardizzazione del colore per la raccolta differenziata non è seguito in Italia, per cui ogni comune o azienda decide autonomamente[9], cosa che alcuni ritengono di ostacolo per una corretta pratica della raccolta differenziata. Il 28 settembre 2021 è entrata in vigore la norma tecnica UNI 1686:2017[10] ma alcuni consorzi non la seguono (per esempio, assegnando alla plastica il colore blu e alla carta quello giallo)[11].

Differenze regionali[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto riguarda la diffusione territoriale dei metodi di raccolta differenziata, si passa dalla raccolta con sistema “multimateriale pesante” (imballaggi metallo, vetro, plastica) largamente diffuso in Toscana, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto, a quella di lattine e vetro attuata in Piemonte, Liguria, parte della Lombardia e parte della Calabria (precisamente solo nella zona di Reggio Calabria), alla raccolta dei soli imballi metallici in parte dell'Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, fino ad arrivare alla più recente e innovativa raccolta “multimateriale leggera” (imballaggi in metallo e plastica) attuata in parte della Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Marche e in parte del Piemonte[senza fonte].

Grandi città[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto riguarda le grandi città, riportiamo alcune informazioni sintetiche:

  • A Milano la raccolta differenziata viene praticata con la modalità "porta a porta" in tutto il territorio comunale[12]; il gestore ha fornito agli abitanti bidoni carrellati condominiali (verdi per il vetro e bianchi per carta e cartone) e sacchi (gialli per plastica e metallo e trasparenti per l'indifferenziato); la raccolta differenziata dell'organico è stata progressivamente introdotta ed è diventata obbligatoria per tutti dal 2014[13].
  • A Roma si usano per la raccolta differenziata[14] cassonetti stradali a più bocche (blu per la carta, gialli per plastica e metallo, marrone per l’organico, verde per il vetro)[15] o con una sola bocca a battente (grigi per l'indifferenziato); la raccolta porta a porta, abituale fino al 1982 quando fu introdotta la raccolta meccanizzata su strada, è stata poi riavviata dal 2011 a partire da alcuni quartieri[16].
  • A Napoli, dove ci sono stati problemi legati proprio alla raccolta indifferenziata, è in funzione un sistema di raccolta differenziata porta a porta in alcuni quartieri[17]; i rifiuti sono divisi in cinque categorie: carta, vetro, multimateriale (plastica e metalli), organico e indifferenziato. Nella parte restante, maggioritaria, della città, si pratica la raccolta stradale con campane gialle per plastica e lattine e verdi per il vetro, nonché mastelli bianchi per la carta, cassonetti grigi per l'indifferenziato e marroni per l'organico[18].
  • A Torino la raccolta differenziata porta a porta è stata estesa progressivamente a una vasta parte della città[19][20]; nei quartieri dove continua la raccolta stradale, esistono cinque tipologie di cassonetti: indifferenziato, organico, carta, plastica e vetro e lattine.[21]
  • A Firenze la raccolta differenziata avviene con modalità piuttosto articolate[22], essendo previsto l'uso, a seconda delle zone, di cassonetti, bidoncini, raccolta porta a porta, e anche postazioni interrate[23].
  • A Palermo la raccolta differenziata viene praticata con la modalità porta a porta nel centro e in alcuni quartieri residenziali mentre nelle altre zone prevede[24] contenitori stradali divisi in quattro categorie: carta, plastica, vetro+metalli, indifferenziato.
  • A Bologna la raccolta differenziata è effettuata in periferia con cassonetti gialli per plastica, blu per carta, marroni per organico, grigi per l'indifferenziato e campane verdi per vetro e metalli. Nel centro storico la carta (sacco blu), la plastica (sacco giallo) e l'indifferenziato vengono raccolti con il porta a porta e l'organico e il vetro e le lattine nelle isole ecologiche interrate. Nelle zone collinari è attiva la raccolta domiciliare per carta (sacco blu), plastica (sacco giallo), organico (bidone carrellato marrone) e indifferenziato (bidone carrellato grigio); vetro e metalli vengono raccolti nelle campane verdi.

In questa sintesi sono stati omessi farmaci scaduti, pile esaurite, oli di cottura, rifiuti ingombranti, per i quali in tutte le città valgono modalità speciali di raccolta o conferimento. In diverse città esistono anche particolari contenitori per la raccolta differenziata dagli abiti usati.

Raccolta differenziata per tipologia[modifica | modifica wikitesto]

Alluminio[modifica | modifica wikitesto]

La legge 475/1988 ha istituito il Consorzio obbligatorio alluminio e ambiente (COALA)[25], sostituito nel 1997 dal Consorzio Imballaggi Alluminio (CIAL)[26].

Al 31 dicembre 2008 il consorzio serviva il 53% dei comuni italiani e il 67% della popolazione (dati CiAL). Nel 2007 il riciclo dell'alluminio ha raggiunto il 52,5% del totale.[27]

Il CiAL ha comunicato[28] che nel 2010 sono state riciclate in Italia circa 46 000 t di imballaggi alluminio, pari al 72% del quantitativo immesso sul mercato (numeri più grandi riguardano il complesso del riciclaggio dell'alluminio, che non deriva solo dai rifiuti urbani, ma anche da quelli speciali). Il numero di comuni serviti è salito da 4 305 (anno 2008) a 5 800.

Imballaggi e cartoni per bevande[modifica | modifica wikitesto]

L'art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 che contiene le norme in materia ambientale definisce in questo modo la raccolta differenziata:

«la raccolta idonea, secondo criteri di economicità, efficacia, trasparenza ed efficienza, a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, al momento della raccolta o, per la frazione organica umida, anche al momento del trattamento, nonché a raggruppare i rifiuti di imballaggio separatamente dagli altri rifiuti urbani, a condizione che tutti i rifiuti sopra indicati siano effettivamente destinati al recupero.»

La raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio oltre che un obbligo di legge è anche un obbligo di convenienza e organizzazione economica. Lo stesso decreto legislativo dedica il titolo II alla gestione degli imballaggi e dispone che i produttori e utilizzatori degli imballaggi devono obbligatoriamente organizzarsi in consorzi con l'incarico recuperare gli imballaggi dopo il loro uso. Nei costi definitivi dei prodotti destinati al consumatore finale sono compresi quelli necessari al recupero degli imballaggi.

In Italia, grazie ad un accordo con Comieco[29], consorzio nazionale per lo sviluppo della raccolta e riciclo degli imballaggi a base cellulosica, è in atto un programma per ampliare anche ai cartoni per bevande contenitori (imballaggi a base carta per il 74%) la raccolta differenziata di carta e cartone.

Secondo la legge italiana[quale?], i Comuni (8047) hanno in carico lo sviluppo e la gestione della raccolta differenziata secondo le modalità ritenute più opportune per il territorio, ma solo 1906 comuni sono già attrezzati per farlo[a che anno risale questo dato?]. Grazie al sopracitato accordo, è stato possibile intervenire gradualmente sulle diverse realtà locali in modo da non modificare le modalità di raccolta ed inserire i cartoni per bevande, principalmente insieme alla carta. In questo modo, attraverso la raccolta differenziata, è possibile aumentare le quote di cartoni per bevande avviati a riciclo nelle diverse cartiere italiane.

Nel 2008, ed in costante aumento, i cittadini serviti dalla raccolta differenziata dei cartoni per bevande erano oltre 24 milioni pari a circa il 42% della popolazione, comprendendo le maggiori città italiane (Roma, Milano, Torino, Firenze, Venezia, Taranto, Modena, ecc.).[30]

In alcune realtà territoriali la raccolta di questi contenitori avviene insieme alla "multimateriale" (plastica, alluminio, vetro, ecc.) oppure in modo dedicato. In questi casi i cartoni per bevande vengono selezionati e avviati a riciclo in una cartiera dove, grazie all'uniformità di materiale in ingresso, viene prodotta nuova carta principalmente per uso grafico, riciclata da contenitori per bevande. Può essere di due tipi: cartalatte, di colore bianco-crema, e cartafrutta, di colore avana. In questa cartiera, a differenza delle altre cartiere che riciclano i cartoni per bevande provenienti dalla raccolta differenziata, è possibile anche il recupero della frazione polietilene e alluminio attraverso la produzione di materiale plastico secondario, utilizzabile nel campo dello stampaggio plastico, denominato Ecoallene[31].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 10 settembre 1982, n. 915 - Attuazione delle direttive (CEE) n. 75/442 relativa ai rifiuti, n. 76/403 relativa allo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili e n. 78/319 relativa ai rifiuti tossici e nocivi.(GU n.343 del 15-12-1982)
  2. ^ Legge ordinaria del Parlamento nº 475 del 09/11/1988 - Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 9 settembre 1988, n. 397, recante disposizioni urgenti in materia di smaltimento dei rifiuti industriali(GU n.264 del 10/11/1988)
  3. ^ http://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it/index.php?pg=nazione
  4. ^ ISPRA :: Catasto Nazionale Rifiuti, su www.catasto-rifiuti.isprambiente.it. URL consultato il 23 marzo 2022.
  5. ^ Ecco quanta raccolta differenziata fanno le grandi città d’Europa | ExpoNet, su EXPONet. URL consultato il 9 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2016).
  6. ^ Dati del Comune di Torino su fonte Amiat
  7. ^ Salerno Primo Capoluogo d'Italia per Raccolta Differenziata
  8. ^ Aumento percentuale differenziata Salerno
  9. ^ Raccolta differenziata: troppi colori per i cassonetti, su canali.kataweb.it. URL consultato il 1º aprile 2011.
  10. ^ Norma UNI per i rifiuti urbani: cassonetti a colori unificati in tutte le città, su Teknoring, 13 novembre 2017. URL consultato il 28 maggio 2021.
  11. ^ Empoli - Calendario di Raccolta, su Alia Servizi Ambientali SpA. URL consultato il 28 maggio 2021.
  12. ^ AMSA - Milano, Home page, su amsa.it. URL consultato il 23 agosto 2011.
  13. ^ AMSA, AMSA - raccolta frazione umida, su amsa.it.
  14. ^ AMA - Roma, Raccolta differenziata, su amaroma.it. URL consultato il 23 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2011).
  15. ^ AMA Roma, Nuovi colori della raccolta differenziata, su www.amaroma.it. URL consultato il 20 luglio 2023.
  16. ^ AMA - Roma, Domande frequenti, su amaroma.it. URL consultato il 23 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2011).
  17. ^ Asia + Comune di Napoli, Ci facciamo in quattro, su asianapoli.it. URL consultato il 23 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2011).
  18. ^ NaPulita - La Nuova Raccolta Differenziata, per Te Archiviato il 30 dicembre 2011 in Internet Archive.
  19. ^ AMIAT - Torino, Zone di attivazione e relative ordinanze, su amiat.it. URL consultato il 23 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2012).
  20. ^ Amiat SpA - L’adozione di un sistema integrato di raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta nelle aree metropolitane; l'esperienza di Torino Archiviato il 26 luglio 2012 in Internet Archive.
  21. ^ Comune di Torino - Raccolta rifiuti stradale (consultato 23-08-2011)
  22. ^ Quadrifoglio - Raccolti Rifiuti - Firenze Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. (consultato 23-08-2011)
  23. ^ Quadrifoglio - Postazioni interrate
  24. ^ AMIA - Palermo, Home Page, su amianet.it. URL consultato il 23 agosto 2011.
  25. ^ CIAL, su ing.unitn.it. URL consultato il 16 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  26. ^ CiAL - Profilo del Consorzio Archiviato il 15 novembre 2012 in Internet Archive.
  27. ^ I primati del riciclo, in La Chimica & l'Industria, n. 8, Società Chimica Italiana, 2008, p. 72.
  28. ^ Comunicato Stampa CiAL del 2 maggio 2011 - Nel 2010 riciclo record di alluminio nel nostro Paese Archiviato l'8 maggio 2012 in Internet Archive.
  29. ^ Comieco, su comieco.org.
  30. ^ Lista aggiornata dei comuni in cui è attivo il servizio di raccolta, su tiriciclo.it (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2013).
  31. ^ Ecoallene, su ecoallene.com.

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