Rechiaro

Rechiaro
Statua di Rechiaro, facciata del Palazzo reale di Madrid
Re dei Suebi o Svevi di Spagna
In carica448 –
456
PredecessoreRechila
SuccessoreAiulfo e Framta
Nascita?
Morte456

Rechiaro di Rechila, Requiario in spagnolo e galiziano, Requiário in portoghese e Requiari in catalano (... – 456) è stato re dei Suebi di Gallaecia[1], dal 448 fino alla sua morte.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del secondo re dei Suebi di Gallaecia, Rechila e della moglie di cui non si conoscono né il nome né gli ascendenti.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Suo padre, Rechila, come riportano sia Isidoro di Siviglia, nel suo Isidori Historia Gothorum, Wandalorum, Sueborum, che Idazio, nella sua Idatii episcopi Chronicon, dopo aver conquistato le province di Betica e di Cartagena, nel 441 aveva conquistato Siviglia ed era riuscito ad impadronirsi di quasi tutta l'attuale Andalusia e parte della provincia Cartaginensis o di Cartagena [2][3] (attuale Castiglia) e aveva iniziato anche a fare delle incursioni nella provincia Tarraconense.

Alla morte di suo padre, Rechila, nel 448, la maggior parte della penisola iberica era nelle mani dei suebi ed i Romani erano relegati nell'angolo nord-orientale della penisola[4], anche se Rechila aveva restituito ai Romani la provincia Cartaginensis o di Cartagena[5]. Rechiaro gli succedette sul trono del regno dei Suebi[5][6].

Espansione del regno suebo, nel 455

Stabilì un buon rapporto con i Goti, anche tramite il matrimonio, nel 449, con una figlia del re dei Visigoti, Teodorico I[5][6] e, alleatosi a Teodorico I[7], depredò la Vasconia e aggredì Saragozza e la regione circostante facendo numerosi prigionieri[8], e ottenne anche l'aiuto militare per proseguire la conquista della Penisola Iberica[5][9].

Rechiaro, nonostante che i Suebi avessero aderito alla religione ariana con conseguente rinuncia al paganesimo, abbracciò il Cattolicesimo[5].
Rechiaro fu il primo re cristiano a battere moneta propria.

Con una politica contro l'impero romano riuscì, con il benestare del nuovo re dei Visigoti Torismondo e alleandosi con i Vasconi, a occupare tra il 451 e il 452 parte della valle dell'Ebro e parte della provincia Tarraconense.
Nel 452 fece un trattato con i comites Fortunato e Manrico, in cui si impegnava a ritirarsi dalla Tarraconense e dagli altri territori invasi.

Nel 455 Rechiaro depredò la provincia Cartaginensis o di Cartagena[5][10].

Nel 456, sempre alleato dei Vasconi, alleatosi con i Vandali di Genserico, che attaccavano le coste calabre e siciliane, Rechiaro ruppe il trattato e invase i territori della provincia Tarraconense[11], da cui si era ritirato pochi anni prima; ma il nuovo re dei Goti, Teodorico II, in nome del nuovo imperatore Avito non lo appoggiò, anzi, con un contingente di Burgundi, passò i Pirenei, lo sconfisse e prese possesso di buona parte del regno suebo per conto dell'impero romano[12]; infatti nella battaglia del fiume Urbicus sconfisse Rechiaro, lo fece prigioniero e, nonostante fossero cognati, lo fece giustiziare[13].
Anche Isidoro di Siviglia, riporta che Rechiaro fu ucciso dai Visigoti di Teodorico II[5].

Moneta sueba d'argento (411-450)

Dopo la morte di Rechiaro i Visigoti invasero il regno svevo[14], occupando gran parte della penisola iberica[12], commettendo una tale quantità di eccessi che tutta la popolazione, sia sveva che i nativi (detti Galaicos), si ribellò. Contemporaneamente iniziò una guerra civile tra i vari pretendenti alla corona di Rechiaro.

Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]

Rechiaro aveva sposato una figlia del re dei Visigoti, Teodorico I[5], di cui non si conosce il nome[6], che non gli diede figli.
Di Rechiaro non risulta nessuna discendenza[15].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Gallaecia corrispondeva all'incirca alle regioni (comunità autonoma) spagnole di Galizia, delle Asturie, di Cantabria, di Castiglia e León e il nord del Portogallo.
  2. ^ (LA) #ES Isidori Historia Gothorum, Wandalorum, Sueborum, Historia Sueuorum, par. 86
  3. ^ (LA) #ES Idatii episcopi Chronicon, pag. 81
  4. ^ Ernst Barker, L'Italia e l'occidente dal 410 al 476; Storia del mondo medievale, vol. I (anno=1999), pag. 398
  5. ^ a b c d e f g h (LA) #ES Isidori Historia Gothorum, Wandalorum, Sueborum, Historia Sueuorum, par. 87
  6. ^ a b c (LA) #ES Idatii episcopi Chronicon, pag. 85
  7. ^ Rafael Altamira, La Spagna sotto i Visigoti; Storia del mondo medievale, vol. I (anno=1999), pag. 749
  8. ^ (LA) #ES Idatii episcopi Chronicon, pag. 86
  9. ^ Ludwig Schmidt e Christian Pfister, I regni germanici in Gallia; Storia del mondo medievale, vol. I (anno=1999), pag. 277
  10. ^ (LA) #ES Idatii episcopi Chronicon, pag. 96
  11. ^ Ludwig Schmidt, I suebi, gli alani, e i vandali in Spagna. La dominazione vandalica in Africa 429-533; Storia del mondo medievale, vol. I (anno=1999), pag. 306
  12. ^ a b Ludwig Schmidt e Christian Pfister, I regni germanici in Gallia; Storia del mondo medievale, vol. I (anno=1999), pag. 280
  13. ^ (LA) #ES Idatii episcopi Chronicon, pagg. 98 - 100
  14. ^ Ernst Barker, L'Italia e l'occidente dal 410 al 476; Storia del mondo medievale, vol. I (anno=1999), pag. 407
  15. ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy: KINGS of the SUEVI in SPAIN 411-585 - RICHGAR

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Letteratura storiografica[modifica | modifica wikitesto]

  • Ludwig Schmidt e Christian Pfister, I regni germanici in Gallia, in Storia del mondo medievale, vol. I, 1999, pp. 275–300.
  • Ludwig Schmidt, I suebi, gli alani, e i vandali in Spagna. La dominazione vandalica in Africa 429-533, in Storia del mondo medievale, vol. I, 1999, pp. 301–319.
  • Ernst Barker, L'Italia e l'occidente dal 410 al 476, in Storia del mondo medievale, vol. I, 1999, pp. 373–419.
  • Rafael Altamira, La Spagna sotto i Visigoti, in Storia del mondo medievale, vol. I, 1999, pp. 743–779.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Sovrani svevi Successore
Rechila 448–456 Aiulfo e Framta