Richard Smalley

Richard Errett Smalley
Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la chimica 1996

Richard Errett Smalley (Akron, 6 giugno 1943Houston, 28 ottobre 2005) è stato un chimico statunitense, professore di chimica all'Università Rice.

È stato premiato con il Premio Nobel per la chimica nel 1996 per la scoperta del fullerene insieme a Robert Curl, anch'egli professore di chimica alla Rice, e a Harold Kroto, professore all'Università del Sussex.

Frequentò l'Hope College prima di trasferirsi all'Università del Michigan dove ricevette il suo B.S. nel 1965. Ricevette il suo Ph.D. dall'Università di Princeton nel 1973.

Ha lavorato sui nanotubi di carbonio e le tecnologie associate.

Smalley morì ad appena 62 anni di leucemia. Il Senato degli U.S.A. l'ha onorato proclamandolo "Father of Nanotechnology".

Vita personale[modifica | modifica wikitesto]

Smalley è stato sposato quattro volte, con Judith Grazia Sampieri (1968-1978), Mary L. Chapieski (1980-1994), Jonell M. Chauvin (1997-1998) e Deborah Sheffield (2005), e ha avuto due figli, Chad Richard Smalley (nato l'8 giugno 1969) e Preston Reed Smalley (nato l'8 agosto 1997).[1]

Opinioni religiose[modifica | modifica wikitesto]

Smalley, che aveva preso lezioni di religione e scienza presso l'Hope College, ha riabbracciato la sua fede cristiana in età avanzata, in particolare durante i suoi ultimi anni.[2] Durante l'ultimo anno della sua vita, Smalley ha scritto: "Anche se ho il sospetto che non sarò mai completamente in grado di capire, ora so che la risposta è molto semplice: È vero: Dio ha creato l'universo circa 13,7 miliardi di anni fa, e da allora è coinvolto nella sua creazione".[2]

Negli ultimi anni della sua vita Smalley si avvicinò al creazionismo.[3] L'astronomo Hugh Ross, sostenitori del "Creazionismo della Terra vecchia", ha tenuto un discorso al suo funerale, il 2 novembre 2005.[4]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Fellowship[modifica | modifica wikitesto]

Premi e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ RICHARD E. SMALLEY Curriculum Vitae, su Rice University. URL consultato il 18 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2021).
  2. ^ a b Ricahrd Smalley, Remarks by Richard Smalley at 2005 Alumni Banquet, su hope.edu, 29 ottobre 2005. URL consultato il 12 maggio 2016.
    «"My short two years at Hope starting as a freshman in 1961 were immensely important to me. I went to chapel, studied religion, and attended church more than I had ever done before, and was with people who took to these issues seriously. I valued that greatly back then. Recently I have gone back to church regularly with a new focus to understand as best I can what it is that makes Christianity so vital and powerful in the lives of billions of people today, even though almost 2000 years have passed since the death and resurrection of Christ. "»
  3. ^ Scholarship Convocation Speaker Challenges Scholars to Serve the Greater Good, su Tuskegee University, 18 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2017).
  4. ^ Funeral Service for Professor Richard Smalley - Speakers: James Tour, Hugh Ross and Ben Young, 2005-11-02, mp3 audio
  5. ^ Richard E. Smalley, su Franklin Institute. URL consultato il 19 luglio 2016.
  6. ^ Adnaan Wasey, Nobelist in chemistry for co-discovering fullerenes, Rice University Homecoming Queen, in SEEDMAGAZINE.COM, 18 luglio 2016. URL consultato il 18 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2017).
  7. ^ Discovery of Fullerenes National Historic Chemical Landmark, su American Chemical Society. URL consultato il 18 luglio 2016.
  8. ^ 2015 Awardees, su American Chemical Society, Division of the History of Chemistry, University of Illinois at Urbana-Champaign School of Chemical Sciences, 2015. URL consultato il 1º luglio 2016.
  9. ^ Citation for Chemical Breakthrough Award (PDF), su American Chemical Society, Division of the History of Chemistry, University of Illinois at Urbana-Champaign School of Chemical Sciences, 2015. URL consultato il 1º luglio 2016.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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