Romeo Rodriguez Pereira

Romeo Rodriguez Pereira
NascitaNapoli, 29 novembre 1918
MorteRoma, 24 marzo 1944
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCarabinieri
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
Guerra di liberazione italiana
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Romeo Rodriguez Pereira (Napoli, 29 novembre 1918Roma, 24 marzo 1944) è stato un militare italiano, martire delle Fosse Ardeatine, gli fu attribuita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Napoli il 29 novembre 1918 da Romeo e da Elena Masi.

Ex-allievo della Scuola militare Nunziatella di Napoli, nel 1938 entrò all'Accademia militare di fanteria e cavalleria di Modena, dalla quale uscì nel 1940 con il grado di sottotenente dei Carabinieri. Il 15 settembre dello stesso anno, si sposò con Marcella Duce.

Carriera militare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1941 fu nominato comandante di plotone nel Gruppo Squadroni territoriali di Roma. Poco dopo gli fu affidato il comando della 660ª Sezione Carabinieri motorizzata in Africa Settentrionale. Rimase sul fronte per pochi mesi, dal 15 novembre del 1941 al 25 gennaio del 1942, partecipando a numerose azioni in prima linea e guadagnando sul campo una medaglia di bronzo al valor militare. Si ammalò e dovette tornare in Italia, dove assunse il comando della Tenenza di Roma-Ostia e poi a quella di Roma-Appia. L'8 settembre del 1943 si oppose all'ingresso dei tedeschi nella capitale, catturando alcuni prigionieri.

La cattura[modifica | modifica wikitesto]

Il 7 ottobre fu arrestato dai tedeschi e deportato in Germania, ma durante il viaggio, a Pordenone, riuscì a fuggire. Rientrato a Roma, costituì una banda di Carabinieri che agiva nell'ambito della formazione partigiana comandata dal generale Filippo Caruso. Il 10 dicembre fu catturato dai tedeschi, durante una riunione clandestina con il tenente Genserico Fontana, il brigadiere Candido Manca e il colonnello Giuseppe De Sanctis. Condotto prima nel carcere di via Tasso e poi al III braccio di Regina Coeli, fu più volte torturato. Per farlo parlare, fu arrestata anche la moglie Marcella, che con la consorte di Fontana aveva cercato di organizzare la fuga dei due militari, cercando di corrompere un sottufficiale tedesco, ma che poi l'aveva tradita. Fu ucciso il 24 marzo alle Fosse Ardeatine.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di tenenza, in momenti particolarmente difficili per il Paese, conscio dei suoi doveri di soldato, si rifiutava di consegnare al nemico i militari dipendenti e l’armamento. Deportato per tale suo fiero atteggiamento, riusciva a sfuggire con grave rischio trascinando in salvo molti dei suoi gregari. Rientrato in sede, pur sapendosi attivamente ricercato, iniziava tra enormi difficoltà e pericoli l’organizzazione di un nucleo armato, dando ai suoi dipendenti assistenza morale e materiale. Incurante dei bandi nazisti si prodigava instancabilmente per trasportare e nascondere armi necessarie ai suoi organizzati. Catturato su delazione, sebbene sottoposto a torture, manteneva assoluto silenzio, evitando di far scoprire le file dell'organizzazione di cui era l'animatore. Nessuna lusinga o allettamento dei suoi aguzzini lo faceva deflettere dal giuramento prestato. Compreso solo del bene della Patria donava la sua giovane esistenza, affrontando serenamente la morte per fucilazione nelle Fosse Ardeatine. Luminoso esempio di fedeltà, di onore e sprezzo della vita.[1]
— Fronte clandestino di resistenza, 7 ottobre 1943-24 marzo 1944.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

A lui è dedicata a Roma una delle vie principali della Balduina, nel quartiere Q.XIV Trionfale, ove trovano menzione le più importanti medaglie d'oro al valor militare della prima e seconda guerra mondiale.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1] Quirinale - Scheda - visto 16 gennaio 2009
  2. ^ Luciana Frapiselli, Undici strade per undici martiri, in Monte Mario, n. 222, Roma, Associazione degli Amici di Monte Mario, Marzo 2004, p. 3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]