Sandro Onofri

«Bisognerà ricordare quanto male provoca quello che una civiltà decide essere il bene.»

Sandro Onofri (Roma, 1º giugno 1955Roma, 20 settembre 1999) è stato uno scrittore, poeta, insegnante e giornalista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'esordio[modifica | modifica wikitesto]

Nasce nel quartiere della Magliana, area sud-est di Roma. Esordisce come poeta nel gennaio 1980 sulla rivista romana i tre giganti, trimestrale di poesia a cui collaborano Vincenzo Cerami, Stefano Coletta, Amedeo De Dominicis, Antonio De Simone, Roberto Mauro, Paolo Repetti, Alberto Toni e Beniamimo Vignola. In questo primo numero l'argomento principale è Antonio Gramsci e tutti i contributi muovono dal frammento della lettera del 6 ottobre 1930 destinata alla moglie Julca Schucht:

«Ricordo una novellina popolare scandinava: tre giganti abitano nella Scandinavia lontani uno dall'altro come le grandi montagne. Dopo migliaia d'anni di silenzio, il primo gigante grida agli altri due: " Sento muggire un armento di vacche! ". Dopo trecento anni il secondo gigante interviene: " Ho sentito anch'io il mugghio! ". E dopo altri trecento anni, il terzo gigante intima: " Se continuate a far chiasso così me ne vado! "»

Da qui l'ispirazione per le due poesie di Onofri, Parlava Gramsci e Qui sopra al colle. La rivista ha vita breve e termina le pubblicazioni dopo il terzo numero nel gennaio 1981. Ma l'attitudine poetica non si esaurisce e confluisce tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta nella rivista Nuovi Argomenti diretta all'epoca da Furio Colombo, Raffaele La Capria, Francesca Sanvitale e Enzo Siciliano, a cui collabora contribuendo con diverse poesie.

Gli anni Novanta[modifica | modifica wikitesto]

Il debutto come narratore risale all'inizio del 1991 con il romanzo Luce del Nord pubblicato dalla giovane casa editrice Theoria diretta in quel momento da Paolo Repetti, lo stesso che alla fine degli anni novanta inaugurerà con Severino Cesari per Einaudi la collana "Stile libero" dove compariranno gli scritti postumi di Onofri. Il 1º giugno 1991 a Ricadi (Catanzaro) si aggiudica con Luce del Nord la IV edizione del Premio Giuseppe Berto per la migliore "opera prima di narrativa in lingua italiana"[1]. La giuria è presieduta da Cesare De Michelis che dopo lunga riflessione lo preferisce a Castelli di rabbia di Alessandro Baricco edito da Rizzoli.

Nel 1992 partecipa con il testo Chi fuor li maggior tui alla discussa raccolta antologica Patria. Lo scrittore e il suo Paese edito da Theoria. È un esperimento letterario interessante che coinvolge una nuova generazione di scrittori e provoca diverse reazioni. Un frammento della recensione di Pierluigi Battista:[2]

«Nove scrittori «dell'ultima generazione» si cimentano per la prima volta su un tema a lungo rimosso o deriso, temuto o snobbato: il senso d'appartenenza alla nazione, il riconoscimento d'una patria comune, il senso vitale delle proprie radici. Sono Fulvio Abbate, Severino Cesari, Giampiero Comolli, Mario Fortunato, Sandro Onofri, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Sandro Veronesi, Valeria Viganò. L'editore Theoria ha chiesto loro di scrivere attorno alla patria come «luogo geografico, come lingua e dialetto, come tradizione culturale, come radici, come identità, come Heimat, paese natio e madre terra e come Vaterland, nazione e Stato». Ne è scaturito "Patria, lo scrittore e il suo Paese" [...] Discettare di patria. Chi avrebbe potuto immaginare, soltanto qualche anno fa, che gli esponenti della giovane narrativa italiana si sarebbero esercitati su simili corde? [...] Ed ecco che una generazione nomade e sradicata, apolide e dall'identità incerta e fluttuante viene costretta a misurarsi con parole e valori da sempre vissuti come anticaglie del passato. È uno choc. E i nove scrittori che hanno risposto all'appello di Theoria riflettono fedelmente lo sconcerto e la meraviglia al cospetto di una dimensione sconosciuta. Taluni scrivono patria con la P maiuscola, altri tengono duro sull'uso della minuscola. Mischiano ripulsa (Fortunato, Cesari, Ravera) e struggente bisogno di patria (Petrignani e Abbate), rimpianti (Comolli e Onofri), riluttanze (Veronesi) e garbati dinieghi (Viganò).»

Nel 1993 segue e cura per l'Unità diretta da Walter Veltroni la raccolta I poeti italiani, una collana di 20 tascabili allegati settimanalmente al quotidiano. Insieme a lui collaborano Renato Angelini, Nicola Fano, Giovanni Lussu, Mario Massini e Matilde Passa. A settembre Theoria lancia in libreria il reportage narrativo sugli indiani Navajos Vite di riserva in 3000 copie (e mai ristampato) riproposto nel 2006 in una nuova edizione dall'editore Fandango Libri arricchita con immagini di quel viaggio e la prefazione di Sandro Veronesi. Un libro ─ ha scritto il critico Filippo La Porta nel suo La nuova narrativa italiana ─ "espressione di un equilibrio ammirevole tra umile resoconto oggettivo e reinvenzione della realtà, tra linguaggio cronachistico-referenziale e uno stile personale coloristico, intensamente metaforico".

Nel 1995 esce per Theoria il romanzo Colpa di nessuno. Bruno Quaranta in una recensione su tuttolibri dal titolo "Onofri sfida gli squali" scrive:

«Uno scrittore anomalo, Sandro Onofri. Cammina da solo, da solo si sceglie le sfide, le perde e le vince, mai truccando le carte.[...] Nuota in mezzo agli squali, Sandro Onofri. Un occhio alla vicenda «gialla», uno sguardo, mai estetizzante, talvolta rapito, alle violenze che vi esplodono intorno. C'è la scuola devastata dai genitori che non vogliono in classe i figli degli immigrati africani. C’è il pittore albanese aggredito, linciato, cosparso di benzina e incendiato. C'è l'ammainabandiera: «È diventato brutto, il popolo». Le braccia oneste, i fazzoletti e i grembiuli odoranti di bucato, i cappelli fieri di Pelizza da Volpedo sono carte d’identità remote, stracciate. Oggi, a dominare, sono «facce, culi, pance trucide».»

Più tardi il critico letterario Giulio Ferroni nell'articolo "Bravi scrittori che dite così poco", dedicato ai libri di narratori italiani pubblicati nel 1995, lo giudica così:

«Onofri (che sfiora il reportage e la presa "diretta" sulla realtà) si immerge con aspra durezza nel vuoto morale di certa piccola borghesia urbana, nella deriva di una società in suppurazione.»

Partecipa all'antologia di racconti intitolata Il pomeriggio dell'atleta stanco edita dalla stessa casa editrice: una piccola raccolta che vede le firme di Giampiero Comolli, Daniele Azzolini, Manilo Santanelli, Valeria Viganò e Marco Lodoli.

La parentesi del giornalismo[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ottobre 1996 contribuisce alla nascita della rivista Diario, supplemento settimanale del quotidiano l'Unità diretta da Enrico Deaglio e Renzo Foa, vicedirettore Nicola Fano. Insieme a lui in redazione Jolanda Bufalini, Carla Chelo, Goffredo De Pascale, Alberto Ferrigolo, Annamaria Guadagni e Daniela Quaresima. Il primo numero esce il 23 ottobre con una sua inchiesta sui cantieri del Treno ad alta velocità dal titolo Il Far West a Cassino e rinominata nelle pagine interne Mezzogiorno di fuoco. Lascia la scuola per un anno e diventa giornalista a tempo pieno. Partecipa a Reggio Emilia al laboratorio di lettura e scrittura Ricercare insieme a Niccolò Ammaniti, Enrico Brizzi, Isabella Santacroce, Tiziano Scarpa e Vitaliano Trevisan.

Nel 1997 esce l'edizione in lingua tedesca di Colpa di nessuno (Eines andern Schuld edito da Malik e tradotto da Peter Klöss). In aprile pubblica per l'editore Baldini&Castoldi Le magnifiche sorti. Racconti di viaggio (e da fermo) così recensito:

«La bellezza del libro è tutta in questa divaricazione: tra un passato amato senza nostalgia e un futuro in bilico tra speranza e disperazione. L'Italia di ieri e quella di domani: Onofri le affida a due poesie, una dedicata al nonno, l'altra alla figlia appena nata. Sono bellissime: provaci ancora, Sandro.»

Il 14 settembre dello stesso anno è a Mantova per partecipare alla prima edizione del Festivaletteratura intervenendo come ospite all'iniziativa "Sei splendidi quarantenni" condotta da Laura Lepre, insieme a lui anche Mario Fortunato, Antonio Franchini, Enrico Palandri, Alessandro Tamburini e Giorgio Van Straten. A fine anno scade l'aspettativa per lavorare in redazione così decide di lasciare Diario per ritornare all'insegnamento. Gli viene assegnata la cattedra di Lettere presso l'Istituto Tecnico "A. Monti" di Pomezia.

La malattia[modifica | modifica wikitesto]

Nel mese di maggio del 1999 gli viene diagnosticato un tumore al polmone. Due mesi prima Arnoldo Mondadori Editore mandava in libreria il romanzo L'amico d'infanzia per il quale riceverà il 13 settembre, nell'ambito della I edizione del Premio Elsa Morante organizzato ad Ischia, il Premio Speciale dell'Amministrazione. Aveva anche ricevuto, nello stesso anno, il Premio Dessì per la narrativa.[3] Esce la ristampa di Eines andern Schuld. La patologia si sviluppa rapidamente. Muore la notte del 20 settembre, lascia la moglie e la figlia.[4] Il 22 settembre l'ultimo saluto nella chiesa di San Gregorio Magno.[5]

Il cordoglio e la commozione nelle parole di chi lo aveva conosciuto, letto e giudicato:

«Con lui se n'è andata una delle persone migliori che io abbia mai incontrato nel nostro confuso ambiente letterario. [...] sentivi dietro alle sue parole un impegno etico del tutto immune da infingimenti o da alibi di comodo, quello stesso impegno che profondeva senza risparmio nella scuola in cui insegnava, e che si comunicava quasi per virtù naturale a qualunque cosa scrivesse.»

«Sandro Onofri aveva un'inguaribile affezione. Voleva raccontare la comunità in cui gli era dato di vivere cercando, avrebbe detto un antico filosofo, il simile nel dissimile, e raccordando i segni sparsi di un'umanità a lui più prossima con quelli che un ambiente più esteso continuamente produceva.»

«Lo scrittore che più di ogni altro ha testimoniato i disperati sussulti di un'umanità che si svuota, con dolente e nevrotica euforia, dei suoi valori tradizionali.»

«Uno dei narratori più significativi che hanno operato tra anni Ottanta e anni Novanta. [...] profetico lo sguardo di Onofri. La lezione di Sandro Onofri non va dimenticata.»

Le iniziative postume[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2000, a sette mesi dalla scomparsa, esce postumo Registro di classe edito dall'Einaudi nella collana Stile Libero. È il diario in prima persona ritrovato dalla moglie Marina nel computer di Sandro. Il critico letterario Giulio Ferroni nell'articolo Onofri. Storia di Osvaldo, una vita violenta[6], scrive:

«Leggere questo libro fa comprendere che stare dentro la scuola è forse oggi uno dei modi più essenziali e autentici di essere intellettuale, di collocarsi nelle pieghe più segrete del presente, di curarsi per il futuro, per ciò che i giovani diventeranno, per la qualità della vita che si troveranno ad affrontare. Onofri fa capire che la scuola, con tutte le sue falle, può essere ancora un luogo di contraddizione, di resistenza all'apatia, all'indifferenza e alla volgarità del consumismo diffuso: che le sue funzioni umili, la sua cultura spesso incongrua con gli obblighi dell'attualità possono rappresentare addirittura «un regno di libertà e di felicità». Si sente davvero la mancanza di scrittori e professori come lui.»

L'11 settembre, a circa un anno dalla scomparsa dell'autore, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firma i decreti per il conferimento delle Benemerenze al Merito della Scuola, della Cultura e dell'Arte. Su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione il Presidente Ciampi conferisce a Sandro Onofri la «Medaglia d'Oro alla Memoria». Il Comune di Roma, attraverso l'Assessorato alle Politiche Culturali, istituisce il Premio Sandro Onofri per il reportage narrativo, la prima edizione si svolge in dicembre. Lo scrittore israeliano Amos Oz[7] nel ritirare il premio quattro anni più tardi come migliore "Autore straniero" dirà a proposito di Onofri:

«Uno scrittore che ha cercato costantemente di cancellare la linea di confine che separa la realtà dalla finzione.»

Nel 2002 l'editore Garzanti pubblica Pensieri così di Vincenzo Cerami, una raccolta di note, chiose, ricordi e ritratti. Tra questi, ve ne è uno toccante, dedicato a Sandro Onofri. A settembre Einaudi raccoglie nel volume Cose che succedono, 39 scritti con la prefazione di Walter Veltroni[8]. Bruno Quaranta nella recensione Ciò che Onofri vede dal cielo sopra la traversa[9] scrive:

«Sempre calato nella divisa «etica» del testimone, di colui che «vede» oltre, oltre le maschere, i luoghi comuni, i cavalli di frisia. «Vedere» a futura memoria, nella speranza che prima o poi si tornerà (o si comincerà) a capire. [...] Sandro Onofri ha percorso il sentiero toccatogli in sorte restando fedelissimo alle origini, nelle origini attingendo i lumi che gli hanno consentito di non deragliare, in primis un selvatico (elegantemente selvatico) senso della dignità. Estraneo a ogni congrega, antagonista di certa (così vasta) intellighenzia, che vuole soggiogare la realtà (ridurla entro i suoi sterili, spocchiosi schemi), non identificarla.»

Più tardi l'italianista Roberto Carnero nell'articolo Onofri, colori del calcio e di un'epoca[10] sottolinea il valore dell'opera:

«Sono pagine talmente efficaci nel rendere la poesia del calcio che, una volta tanto, consigliamo questo libro soprattutto ai non sportivi e ai non tifosi. I testi, quasi tutti comparsi per la prima volta sulle pagine di questo giornale, traggono dalla cronaca e dalla memoria la materia del loro racconto. [...] È straordinaria la capacità di Onofri di ricostruire i colori di un'epoca attraverso i particolari.»

Il 27 settembre del 2003 a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, si tiene la cerimonia del premio nazionale Corrado Alvaro per la narrativa, la saggistica e il giornalismo. Alla memoria di Sandro Onofri viene assegnato il Premio Speciale della Giuria. Corrado Alvaro è citato da Onofri nello scritto Cubi bianchi lì per caso inserito nel volume Cose che succedono. Nello stesso periodo l'Unità distribuisce gratuitamente online una raccolta dei suoi articoli, Camminare.Sentire.Raccontare[11], un tributo all'amico e collega a cura di Maria Serena Palieri e Roberto Roscani.

«C’è un detto che suona "la verità del ferro è la ruggine, la verità dell’uomo è la morte": per quanti pianti e desolazione e dolore totale c’erano quella mattina nelle navate di cemento di San Gregorio Magno, dietro c’era la scia che Sandro Onofri si lasciava. Umana, nel suo bellissimo sorriso di ragazzo, e artistica, nei suoi bellissimi romanzi e reportage. Camminare, sentire, raccontare vuole restituirvela.»

Il 14 novembre del 2003 il XV municipio di Roma, con delibera approvata all'unanimità, gli dedica una piazzetta nel quartiere in cui era nato, all'incrocio tra via della Magliana e via dell'Impruneta[12]. In quella occasione il collega e amico giornalista Nicola Fano, lo ricorda così:

«Sandro era sempre molto curioso, di una curiosità vitale, senza pregiudizi. E questa credo sia una qualità rarissima per chi deve scrivere. Era sempre molto disponibile soprattutto verso i suoi nemici, questa era la sua dote più grande. Era un uomo coraggioso, che diceva sempre quello che pensava.»

Nel 2004 una sua intervista appare in Perdersi a Roma. Guida insolita e sentimentale di Roberto Carvelli nel corso della quale lo scrittore dichiara:

«È vero che poi tutto sommato io scrivo libri realistici, però dentro c'è la ricerca di una figura molto importante [...] che è l'iperbole. Ecco, la romanità è garantita dall'iperbole che in romanesco è l'allargasse, l'esagerazione. I personaggi miei sono sempre un po' esagerati, sempre senza pelle, con i nervi di fuori.»

Nella recensione al volume di Carvelli la giornalista Francesca De Sanctis scrive su l'Unità[13]:

«Qualche parola a parte merita Sandro Onofri, scomparso cinque anni fa, e che nella sua intervista parla di Roma come fosse una sorella che non vede mai, che si incontrano solo a Natale: "E in quei giorni sei contento - dice - perché comunque è tua sorella, ci sono tanti ricordi in comune e soprattutto c’è la lingua in comune, c’è la lingua della madre... Il dialetto romanesco è una cosa che mi piace, che ho studiato e di cui ho bisogno. Quando sono agitato ho bisogno di parlare in romanesco. Anche a casa, con papà e mamma, parliamo in dialetto. Questa sorella, aspetto tanto il giorno in cui potrò rivederla, ma poi quando arriva quel giorno, passati i primi momenti in cui ci abbracciamo fortemente, non vedo l’ora di scappare via. Anche perché questa sorella è sposata con uno stronzo che non paga le tasse, che va in giro col mercedes, che fa il dritto. Uno di questi nuovi romani che romani non sono, che mi fa schifo. Per cui dopo un quarto d’ora scappo, e me ne voglio andare in qualche paesetto".»

Nel 2006, il 31 marzo, il Comune di Roma inaugura ad Acilia, borgata a sud-ovest della capitale, la biblioteca Sandro Onofri adottata dalla Rizzoli editore. Nell'occasione viene presentata la nuova edizione di Vite di riserva edita da Fandango Libri - la casa editrice fondata da Domenico Procacci insieme a Alessandro Baricco, Carlo Lucarelli, Edoardo Nesi, Sandro Veronesi, Laura Paolucci e Rosaria Carpinelli. La prefazione è curata da Sandro Veronesi:

«È stato un maestro anche per quelli che non l'hanno mai letto (com'è possibile? È possibile, è una questione di valore formativo espresso da determinati autori, di modo che anche se ci si ritrova a leggerli molti anni dopo la loro morte, vi si trova un che di fondante per il proprio essere indipendentemente dal fatto che quell'essere si sia già formato, appunto, senza averli letti), e sarebbe anche arrivato il momento di riconoscerglielo.»

Nell'autunno 2008 la casa editrice Baldini Castoldi Dalai pubblica I figli e i padri, volume che accoglie i tre romanzi Luce del Nord, Colpa di nessuno e L'amico d'infanzia. L'introduzione è firmata da Vincenzo Cerami. Una nota di Nicola Fano intitolata Raccontare o testimoniare? chiude il volume.

Nel settembre 2009, a 10 anni dalla scomparsa, Àlen Loreti curatore dei due volumi de i Meridiani Mondadori dedicati al reporter e scrittore Tiziano Terzani lancia sul social network Facebook il progetto letterario Omaggio a Sandro Onofri[14] raccogliendo immagini, documenti e testimonianze sull'autore romano:

«A dieci anni dalla sua scomparsa possiamo forse giudicare integralmente la sua opera come un esempio visionario di "Narrazione sociale". Visionario, sì, perché Onofri anticipò di 10-15 anni i temi sui quali si misurano scrittori e ricercatori di questi primi anni Duemila. In un momento delicatissimo di questo Paese ─ all'epoca sconvolto dalle stragi di mafia, da una politica metamorfica, da una Gioventù cannibale votata quasi clinicamente ma legittimamente al Noir e ai Gialli ─ Onofri suggeriva l'analisi in presa diretta della realtà: le periferie, le scuole, gli stadi, i mercati, le strade, le campagne e le persone. Esattamente quei rapporti delicatissimi tra uomo e spazio annunciati nei "Non-Lieux" di Marc Augé (1992) o ─ se preferite ─ quei deserti urbani descritti oggi da Zygmunt Baumann che spiega nella "Liquid Modernity" (2000) nuove deformazioni della realtà, fonte di nuove paure. Questa società che corre, dove va? Chi la sta guidando? Come si comportano le persone? Cosa succede ai loro sentimenti? Come cambiano le loro vite? Quali sono le proiezioni interne all'individuo di queste trasformazioni? Onofri affrontava e registrava questi cambiamenti sensibili sulle colonne del quotidiano l'Unità e nei reportage del settimanale Diario. Avvicinava il lettore con cronache "parlate" e schiette. Raccontava quello che vedeva con un taglio che oggi appare antropologico, ma di certo assente di accademismo o protagonismo. Adoperava il linguaggio della comprensibilità, della semplicità, dell'accessibilità. Onesto, curioso e inesorabile, perché scavava in profondità con un rispetto fisico e materiale per la parola scritta, scelta per dire esattamente ciò che voleva descrivere e raccontare.»

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Romanzi e Reportage narrativi[modifica | modifica wikitesto]

Postumi[modifica | modifica wikitesto]

Collaborazioni[modifica | modifica wikitesto]

Sono riportati in ordine cronologico volumi antologici o raccolte dove Sandro Onofri ha contribuito con testi di vario tipo (saggi, interviste, racconti).

Segnalazioni[modifica | modifica wikitesto]

Sono indicati i volumi in cui è citata l'opera di Sandro Onofri attraverso recensioni o ricordi personali degli autori.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

A Sandro Onofri sono intitolati:


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Presentazione premio Berto, su giuseppeberto.it. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2019).
  2. ^ Ami la patria? Archiviato il 28 gennaio 2012 in Internet Archive., «La Stampa / tuttolibri», 24 ottobre 1992.
  3. ^ Albo D'oro Vincitori Premio Letterario, su fondazionedessi.it. URL consultato il 21 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2018).
  4. ^ La scomparsa di Onofri, narratore "integrale", «Corriere della Sera», 22 settembre 1999, p.35
  5. ^ Morto Onofri lo scrittore dei ribelli Archiviato il 28 gennaio 2012 in Internet Archive., «La Stampa», 22 settembre 1999, p.23
  6. ^ Onofri. Storia di Osvaldo, una vita violenta, «Corriere della Sera», 1º settembre 2000, p.33
  7. ^ Il segreto della scrittura? Immedesimarsi nell'altro Archiviato il 10 luglio 2011 in Internet Archive., «l'Unità» ed. Roma, 21 dicembre 2004, p.IV
  8. ^ Pane, burro e nostalgia Archiviato il 26 marzo 2016 in Internet Archive., «l'Unità», 30 settembre 2002, p.26
  9. ^ Ciò che Onofri vede dal cielo sopra la traversa Archiviato il 28 gennaio 2012 in Internet Archive., «La Stampa / tuttolibri», 5 ottobre 2002, p.5
  10. ^ Onofri, colori del calcio e di un'epoca Archiviato il 10 luglio 2011 in Internet Archive., «l'Unità», 4 novembre 2002, p.20
  11. ^ Storie di periferia storie di vite alla deriva Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive., «l'Unità» ed. Roma, 14 novembre 2003, p.5
  12. ^ Piazza Sandro Onofri, voce della Magliana Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive., «l'Unità» ed. Roma, 14 novembre 2003, p.5)
  13. ^ Il libro: «Roma è una sorella ma è sposata con un dritto» Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive., «l'Unità» ed. Roma, 15 agosto 2004, IV
  14. ^ Omaggio a Sandro Onofri
  15. ^ Biblioteca Sandro Onofri [collegamento interrotto], su 62.77.53.204.
  16. ^ Delibera intitolazione Piazzetta Sandro Onofri, su arvalia.net. URL consultato il 7 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2010).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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