Scala (comune)

Scala
comune
Scala – Stemma
Scala – Veduta
Scala – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Salerno
Amministrazione
SindacoIvana Bottone (lista civica "Scala che cambia") dal 15-05-2023
Territorio
Coordinate40°39′20″N 14°36′30″E / 40.655556°N 14.608333°E40.655556; 14.608333 (Scala)
Altitudine360 m s.l.m.
Superficie13,86 km²
Abitanti1 490[1] (30-6-2022)
Densità107,5 ab./km²
FrazioniCampidoglio, Minuta, Pontone, San Pietro, Santa Caterina
Comuni confinantiAgerola (NA), Amalfi, Atrani, Gragnano (NA), Pimonte (NA), Ravello
Altre informazioni
Cod. postale84010
Prefisso089
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT065138
Cod. catastaleI486
TargaSA
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona D, 1 618 GG[3]
Nome abitantiscalesi
Patronosan Lorenzo
Giorno festivo10 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Scala
Scala
Scala – Mappa
Scala – Mappa
Posizione del comune di Scala all'interno della provincia di Salerno
Sito istituzionale
Piazza principale di Scala (con il palazzo comunale a sinistra)
Il Duomo di San Lorenzo

Scala è un comune italiano di 1 490 abitanti della provincia di Salerno in Campania.

In quanto geograficamente appartenente alla Costiera amalfitana, dal 1997 il territorio comunale è Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Rientra nel territorio della Costiera amalfitana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Un'altura posta a circa 400 metri sul mare è il roccioso sito su cui fu edificata, con chiaro intento strategico, la cittadina di Scala. Secondo un'antica cronaca essa sarebbe stata fondata nel IV secolo da naufraghi romani diretti verso Costantinopoli. La notizia non è tuttavia storicamente dimostrata.

Certa è invece la funzione che i contrapposti altopiani di Scala e Ravello ebbero nel Medioevo: infatti le due città furono lo scenario principale degli scontri tra i Pisani e Ruggero II tra il 1135 e il 1137[4]. Il conflitto si risolse prima con il saccheggio pisano, ed infine con la vittoria del sovrano normanno. Alcune delle fortificazioni medievali sono tuttora visibili: in particolare il castello di Scala Maior, edificato sul Monte Petraro, alle spalle della città di Scala, ed il castrum Scalelle nell'attuale frazione di Pontone[5].

Nel 987 la città divenne sede vescovile. La notizia, però, non ha trovato accoglimento nella storiografia più recente sull'argomento. La comparsa del nome di Scala, tra le sedi suffraganee della Metropolia di Amalfi, istituita nel 987, è da attribuire all'interpolazione del testo della Cronaca dei Vescovi di Amalfi da parte dell'erudito scalese Giovan Battista D'Afflitto, collaboratore dell'Ughelli per la provincia ecclesiastica amalfitana. Nel testo che il D'Afflitto inviò all'Ughelli era addirittura specificato che il vescovo di Scala era immune dal pagamento del cattedratico. Non è da escludere, infine, che tra le cause dell'interpolazione, ci sia stata la volontà di rendere più antica la diocesi di Scala rispetto a quella dirimpettaia di Ravello, eretta nel 1086, e soggetta direttamente alla Santa Sede dall'ottobre 1090.

È più probabile che la diocesi di Scala sia nata verso la fine dell'XI secolo, per volere dell'aristocrazia amalfitana o dell'Arcivescovo della città, come risposta all'elevazione di Ravello a sede episcopale, anche se il primo vescovo documentato è un certo Alessandro, nel 1118. Quando però, l'autonomia del ducato amalfitano volse fatalmente al tramonto, l'imponente fortificazione di Scala non poté evitare una serie di devastazioni: il saccheggio e l'incendio da parte del normanno Roberto il Guiscardo nel 1073; la feroce distruzione inflitta dai Pisani circa sessanta anni più tardi; l'irruzione delle armate di Ottone di Brunswick nel 1210 e quella attuata dai ribelli dei Vespri.

Scala però non si distinse soltanto in episodi bellici, ma prendendo parte attiva alle vicende della repubblica marinara si rese protagonista anche nel commercio e nell'artigianato. Gli scalesi avevano stabilito sin dall'XI secolo a Napoli una vera e propria colonia commerciale con una chiesa ubicata nei pressi di Porta Nolana. Il 31 luglio 1603 la diocesi di Scala fu unita aeque principaliter alla diocesi di Ravello e il 27 giugno 1818 entrambe le diocesi furono soppresse. Dal 1806 al 1860 è stato capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al Distretto di Salerno del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, è stato capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al Circondario di Salerno.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[6]

Religione[modifica | modifica wikitesto]

La maggioranza della popolazione è di religione cristiana di rito cattolico. I fedeli appartengono all'arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni.

Istituzioni, enti e associazioni[modifica | modifica wikitesto]

Scala è il luogo di fondazione della Congregazione del Santissimo Redentore.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

  • Strada Provinciale 20 Bivio Ravello-Scala-Minuta

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Le competenze in materia di difesa del suolo sono delegate dalla Campania all'Autorità di bacino regionale Destra Sele.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Alfredo Maria Santoro, Pisani in territorio amalfitano (1135-1137): città, assedi, fortificazioni, in Scenari bellici nel medioevo: guerra e territorio tra XI e XV secolo, Giornata di studi (Roma, 17 novembre 2016), a cura di G.M. Annoscia, 2019, pp. 127 - 134.
  5. ^ Giuseppe Gargano, Scala Medievale, 1997, pp. 59-64.
  6. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28 dicembre 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cisario D'Amato, Scala un centro amalfitano di civiltà, Edito dalla Pro loco di Scala, 1975.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN371145672659405170008 · LCCN (ENno2001075588 · GND (DE4654742-3 · J9U (ENHE987007496655505171
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