Della Scala

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Scaligeri
Nec descendere nec morari
Di rosso, alla scala d'argento in palo.
StatoVerona, Vicenza e parte della Lombardia
TitoliSignori di Verona
FondatoreJacopino della Scala
Ultimo sovranoAntonio della Scala
Data di fondazione1262
Data di estinzione1580
Data di deposizione1387
EtniaItaliana
Rami cadetti

I Della Scala o Scaligeri furono una dinastia che governò sulla città di Verona per centoventicinque[1] anni, dal 1262 al 1387.

Il primo di cui si hanno notizie certe è Arduino della Scala "possidente di riguardo e mercante di panni" che si dichiara di origine "latina"[2][3][4][5] in un documento del 1180. Da Arduino, vennero un Leonardino, un Balduino. Dal figlio di quest'ultimo nacque Giacomino (o Jacopino), mercante di lane, considerato il capostipite dei successivi Signori di Verona.

Suo figlio Mastino non era particolarmente ricco, né aveva titoli nobiliari, ma era abile in politica, autorevole e capace, e soprattutto incline alla pace, aspetto fondamentale per i veronesi, che uscivano da una breve ma sanguinaria parentesi di dominio di Ezzelino III da Romano e ricoprì ruoli sempre più importanti all'interno della Domus Mercatorum fino a diventarne il podestà dal 1261 al 1269. Nel cuore di Mastino non vi fu un piano di conquista di Verona (se mai vi fu) a breve scadenza, ma procedette per gradi e per ciò fece conto del Consiglio Maggiore e dell'abile fratello Alberto. Egli comprese che la riuscita del suo piano era condizionata dall'appoggio del clero e dei mercanti, poiché i mercanti producevano grande ricchezza e avevano grande forza nel consiglio Maggiore, mentre l'alto clero disponeva di molto denaro.

Fu con Mastino che la città veneta passò in forma non traumatica da Comune a Signoria, anche se l'effettivo passaggio avvenne solo con il fratello Alberto. Con Cangrande invece la Signoria raggiunse l'apice della sua importanza e fama. Ai tempi di Cangrande della Scala, a causa del nome di questo esponente della famiglia, nacque la leggenda che i Della Scala fossero imparentati con qualche khan àvaro che avrebbe partecipato alla conquista longobarda d'Italia. Si tratta però solo del tentativo, spesso usato da famiglie di estrazione comune, di nobilitare, una volta giunte al potere, le proprie origini sulla base di assonanze di nomi o titoli.

Organi di Governo di Verona[modifica | modifica wikitesto]

Il castello scaligero di Sirmione agli inizi del XX secolo

Il maggiore esponente del popolo veronese era in quel periodo la Domus mercatorum, una corporazione dei mercanti veronesi. Le Arti detenevano in sostanza il potere nella città tramite i gastaldioni (i capi delle Arti), che eleggevano un proprio podestà, denominato capitano e rettore di gastialdoni dei Mestieri e di tutto il popolo, e una parte del consiglio Maggiore. I gastialdoni si riunivano e legiferavano su tutto quello che sembrava di utilità al Comune secondo gli statuti cittadini; il podestà era tenuto a presentare al consiglio Maggiore le deliberazioni dei capi delle Arti.

Le Arti eleggevano tredici anziani, i quali con i sapienti dei cinque quartieri e gli LXXX (gruppo non ben conosciuto) facevano parte del consiglio Maggiore, detto anche consiglio dei Cinquecento.

Signori di Verona
Della Scala

Jacopino
Figli
Mastino I
Figli
Alberto I
Figli
Bartolomeo I
Figli
Alboino
Figli
Cangrande I
Figli
  • Gilberto, figlio naturale
  • Bartolomeo, figlio naturale
  • Francesco, figlio naturale
  • Margherita, figlia naturale
  • Franceschina, figlia naturale
  • Lucia Cagnola, figlia naturale
  • Giustina, figlia naturale
  • Alboino, figlio naturale
Alberto II
Figli
  • Alboina, figlia naturale
  • Margherita, figlia naturale
  • Gilenetto, figlio naturale
  • Rinaldo, figlio naturale
Mastino II
Figli
Cangrande II
Figli
  • Brunoro II, figlio naturale
  • Antonio II, figlio naturale
  • Nicodemo, figlio naturale
  • Guglielmo, figlio naturale
  • Paolo, figlio naturale
  • Fregnano, figlio naturale
  • Bartolomeo, figlio naturale
  • Oria, figlia naturale
  • Caterina, figlia naturale
Cansignorio
Figli
Paolo Alboino
Figli
  • Silvestra, figlia naturale
  • Pentesilea, figlia naturale
  • Orsolina, figlia naturale
Bartolomeo II
Antonio
Figli
Guglielmo
Figli

Il podestà aveva obbligo entro due settimane dall'inizio della sua carica di riformare il Consiglio Maggiore con l'aiuto degli anziani e dei sapienti. Il podestà era per statuto straniero, e sia a lui che al vicario competeva il potere esecutivo, mentre quello giudiziario era dei giudici e dei consoli, e il potere legislativo era affidato al Consiglio Maggiore.

Il potere quindi era soprattutto in mano ai capi delle Arti, mentre i feudatari non avevano alcun potere, poiché esclusi per statuto da tutte le cariche. Proprio per il grande potere che aveva la classe mercantile, di cui erano importanti esponenti gli scaligeri, fu facilitato l'accentramento del potere nelle mani della famiglia.

Origini del cognome[modifica | modifica wikitesto]

Macchine d'assedio di Francesco di Giorgio Martini nel fossato della Rocca roveresca di Mondavio

Il cognome "della Scala" deriva dall'attività militare della famiglia, che indica degli assaltatori di castelli. I Della Scala discenderebbero da assaltatori di castelli incaricati all'uso di scale d'assalto per conquistare castelli.[6] Scala è un cognome panitaliano, con numerosi foci di diffusione, principalmente in Campania ed in Sicilia. La preposizione articolata "Della" posta davanti al cognome "Scala", potrebbe indicare proprio assaltatori di castelli che lavoravano per famiglie cognominate Scala.[6] Le tracce araldiche risalgono alla nobile famiglia siciliana che dal 1262 al 1387 fu al governo della città di Verona.[7][8][9][10][11][12][13]

Analogamente, si tratterebbe di un cognome simile al cognome Rampini di Sesto Campano o Rampini lombardi, che diversamente dai "Della Scala" recano rispettivamente sullo stemma un rampino sotto forma di croce di S. Andrea uncinata e un rampino semplice, altro strumento usato per assaltare i castelli.[14][15]

La signoria a Verona[modifica | modifica wikitesto]

A Verona la fazione ghibellina aveva ormai preso il sopravvento, e con Mastino I della Scala la città veneta passò in forma non traumatica da Comune a signoria. Fu nel 1262 che Mastino della Scala venne nominato Capitano generale perpetuo del popolo, e subito Mastino cercò di attenuare i contrasti civili e fece aiutare i villaggi devastati dalle numerose lotte. Già l'anno seguente i guelfi attentarono alla sua vita, ma il complotto venne svelato ancora prima che potesse essere messo in atto: i congiurati catturati furono condannati a morte, mentre quelli che riuscirono a fuggire vennero aiutati dai Sambonifacio.

Nel 1265 si ribellò Trento, che venne velocemente rioccupata, mentre poco dopo furono conquistati i castelli di Lonigo, Montecchio Maggiore e Montebello Vicentino. Due anni dopo scese in Italia l'imperatore Corradino di Svevia, che lo scaligero sostenne militarmente, tanto che l'intera città di Verona fu scomunicata dal pontefice: i guelfi ne approfittarono e insorsero a Mantova, dove però la città cadde in mano ai Bonacolsi, alleati degli scaligeri. L'anno stesso furono ritirate le scomuniche ma ad un prezzo altissimo: in opposizione al papa Mastino della Scala fece catturare a Sirmione circa 170 vescovi e preti Catari che furono imprigionati (Mastino non se la sentì di ucciderli, e infatti furono messi al rogo nell'Arena solo dopo la sua morte).

Con Mastino della Scala la città raggiunse un notevole stato di benessere,[16] ma i guelfi tentarono ugualmente una congiura nel 1277, riuscendo in questo caso ad uccidere Mastino e l'amico di famiglia Nogarola. Ai colpevoli che riuscirono a scappare venne proibito il ritorno, mentre le loro case furono rase al suolo.

Gli successe allora il fratello Alberto, con cui si ebbe l'effettivo passaggio da Comune a Signoria, avvenuta grazie al grande favore che questi ottenne dal popolo che in soli dieci giorni gli affidò ampi poteri.[17] Alberto fu abile nel fare sottoscrivere la pace con Brescia, Mantova e Padova, città guelfe in contrasto con il ghibellismo scaligero. È tra l'altro proprio in questo periodo che il vescovo di Verona permise ai Cimbri di stanziarsi nei territori semideserti della Lessinia. All'inizio degli anni novanta vennero occupate Este, Parma e Reggio, mentre nel 1297 Vicenza, insanguinata dalle lotte civili, si diede spontaneamente a Verona (al governo della città venne designato Cangrande). Le conquiste continuarono nel 1299, quando, con i figli Alboino e Cangrande, si impadronì anche di Feltre, Cividale e Belluno.

Alberto I della Scala morì nel 1301. Dei sei figli avuti dalla moglie Verde di Salizzole, che morirà nel 1306, tre erano maschi: il secondogenito Bartolomeo, il quartogenito Alboino, e il quintogenito Cangrande. Assumeva il potere quindi il figlio maggiore Bartolomeo, a cui Dante dedicò due terzine del canto XVII del Paradiso. Questi riuscì ad impadronirsi di Riva e Arco nel trentino, ma nel 1303 morì senza figli, lasciò quindi il posto al fratello Alboino, secondo in ordine di successione.

Alboino volle al potere insieme a lui il fratello minore Cangrande, col quale ottenne la riva bresciana del lago di Garda, e con il quale vinse alcune battaglie contro Este, Brescia e Parma. Nel 1310 l'imperatore Enrico VII nominò entrambi vicari imperiali, ma presto Alboino morì e lasciò il potere al solo fratello.

Massima espansione e ricchezza della Signoria[modifica | modifica wikitesto]

La statua equestre di Cangrande, presso Castelvecchio

Cangrande della Scala fu Signore illuminato e rispettato, ospitò per il secondo periodo Dante, esiliato da Firenze, nella reggia fatta allestire apposta per i grandi rifugiati politici, gli scienziati, poeti e artisti di talento che coprì generosamente di denaro e doni. A Cangrande Dante dedicò una menzione d'onore nel canto XVII del Paradiso nella Divina Commedia: Dante sperava che questo principe valoroso e potente potesse realizzare l'unificazione italiana dal poeta vagheggiata.

Fu allora che Padova fece lega con i Sambonifacio, Treviso e Aquileia, che firmarono una pace nel 1314. Già l'anno successivo però Padova invase Vicenza: Cangrande allora con un contingente di cavalieri partì alla volta della città, dove misero in fuga il nemico e catturarono il Carrara. Il prigioniero venne trattato come un ospite sino alla pace della fine del 1315. Il 1318 a Soncino Cangrande venne addirittura nominato generale della Lega Ghibellina.

Nel 1325 Cangrande venne colpito da una grave malattia, e si sparse la voce che fosse morto: Federico della Scala allora si fece eleggere principe, ma alla sua guarigione Cangrande bandì lui e la sua famiglia, oltre alle altre famiglie che parteciparono al complotto (compresi i Montecchi).

Nel 1328 un legato pontificio indisse una crociata contro di lui (con una accusa di eresia), a cui risposero numerose città guelfe che vennero però sconfitte. Riuscì quindi a consolidare il dominio di Padova e mise d'assedio Treviso, che poco dopo si arrese: divenne quindi signore di Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Belluno, Feltre, Monselice, Bassano, oltre che vicario imperiale di Mantova e capo ghibellino italiano.[18] Cangrande però morì a soli 38 anni, avvelenato con la digitale purpurea (forse dal suo stesso medico) e non come spesso ritenuto battuto da una malattia presa bevendo da una fonte fredda.[19] La prematura e inaspettata morte di Cangrande della Scala lasciò la Signoria senza discendenti diretti (ebbe solo figlie femmine, oltre che maschi illegittimi), il potere venne preso dal nipote Mastino II della Scala, che portò la signoria fino a Pontremoli e sul Mar Tirreno.

Mastino II - statua equestre un tempo sulla sommità della sua arca, ora ricoverata in una delle torri di Castelvecchio
Cansignorio

Nel 1328 i figli illegittimi di Cangrande tentarono una congiura per uccidere i figli di Alboino della Scala (Alberto II e Mastino II), ma vennero scoperti e imprigionati. Mastino II l'8 agosto 1331 venne eletto Capitan Generale della lega formata, oltre che da Verona, dagli Estensi, dai Gonzaga e dai Visconti (in seguito si unì anche Firenze),[20] per difendersi dalla discesa del Re di Boemia (sollecitato dal papa), che aveva già conquistato alcune città lombarde. Mastino II, a capo dell'esercito, corse in soccorso di Ferrara (posta d'assedio): vinse la battaglia, e al suo ritorno a Verona venne acclamato dalla popolazione. Sottomise successivamente Bergamo, data agli alleati, e per la signoria scaligera Brescia, Parma, Lucca, Massa e Pontremoli.

Decadenza della Signoria[modifica | modifica wikitesto]

Dominii scaligeri nel momento di massima espansione (1336)

I due scaligeri furono mal consigliati, e finirono per infastidire Venezia che, spaventata dalla spinta verso Chioggia di Verona, fece lega con Firenze (nel 1337 si unirono anche Milano, Mantova ed Este), con conseguenze disastrose per la signoria scaligera: venne addirittura fatto prigioniero Alberto II. Con la pace del 1339, che coinvolse con prezzi alti Ludovico il Bavaro, e una gestione di paci separate con i contendenti, Mastino II riuscì a salvare la Signoria e il fratello con un forte ridimensionamento territoriale: rimasero solo Verona, Vicenza, Parma (persa successivamente a favore di Azzo da Correggio) e Lucca (separata dal territorio, indifendibile e pertanto venduta a Firenze).

Si creò con Mastino II una situazione ambivalente, in cui una città sconfitta, sotto il peso di costi altissimi per il ridimensionamento territoriale e nuovamente divisa da discordie fra le famiglie influenti mantenne a lungo la fama di città-rifugio dei numerosi esuli delle lotte fratricide tra italiani. Per via di parentele con Ludovico il Bavaro Verona divenne una sorta di protettorato: furono tempi in cui gli Scaligeri avevano sempre meno potere ma, ironia della sorte, in cui eressero i monumenti che più li ricordano: Castelvecchio, il Ponte scaligero, le Arche scaligere che ne custodiscono i resti.

Mastino II morì nel 1351 e la Signoria passò ai figli Cangrande II della Scala, Cansignorio della Scala e Paolo Alboino della Scala (Alberto II si ritirò a vita privata e morì poco dopo). Il primo detto "Can rabbioso" fu il vero e proprio governante della città. Si comportò come alcuni dittatori moderni, ammassando ricchezze fuori Verona per i figli tutti illegittimi, impoverendola, e alimentando scontri interni fino alla sua morte nel 1359 per mano del fratello Cansignorio.

Cansignorio della Scala governò in una relativa pace e abbellì Verona al punto di farla soprannominare Marmorina per l'abbondanza di antichi marmi e statue romane, gettò il primo ponte in muratura sull'Adige, il ponte Navi, e pose il primo orologio su una torre in Italia, la torre del Gardello, mosso con meccanismi ad acqua.

Prima della sua morte, nel 1375, ordinò la morte del fratello Paolo Alboino al fine di garantire la successione ai figli illegittimi Bartolomeo II della Scala e Antonio della Scala, allora non ancora maggiorenni.

I due ragazzi entrarono però in una sorta di protettorato dei Visconti, che approfittarono della debolezza politica del momento e del forte indebitamento in cui era caduta la città. Bernabò Visconti attaccò Verona reclamando l'eredità per la moglie Regina della Scala sorella di Cansignorio, ma i veronesi fecero una sortita e li costrinsero alla fuga. Per altri sei anni la città rimase in mano agli Scaligeri, ma Antonio della Scala fece uccidere il fratello per poter governare da solo: egli fece incolpare i Malaspina, i Nogarola (da sempre amici di famiglia) e i Bevilacqua, che riuscirono a trovar rifugio a Milano. Essi incitarono i Visconti a portare guerra ad Antonio della Scala: si formò quindi una lega tra Visconti, Carraresi, Estensi e i Gonzaga, che segnò la fine della signoria scaligera. L'esercito veronese combatté due grandi battaglie, tra le più grandi di quel tempo,[21] prima della sconfitta definitiva nella battaglia di Castagnaro.

Ebbe fine l'indipendenza di Verona, e Antonio della Scala si ritirò a Venezia. Morì nel 1388 non lontano da Firenze, da dove partì con un piccolo esercito alla volta di Verona.

Signori di Verona[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto Nome Stemma Nascita Regno Morte Consorte/i Discendenza
(legittima/illegittima)
Sepoltura Annotazioni/curiosità
Inizio Fine
Leonardino della Scala detto"Mastino I" della Scala c. 1220 1262 26 ottobre 1277 Gilia Legittimi: Niccolò
Illegittimi: Bartolomeo, Guido, Pietro, Ardito, Francesco, Verde
Figlio di Jacopino della Scala. Fu assassinato da quattro uomini, insieme al suo amico Antonio Nogarola.
Alberto I della Scala c. 1245 26 ottobre 1277 3 settembre 1301 Verde di Salizzole Legittimi: Costanza, Bartolomeo, Barbara, Alboino, Cangrande, Caterina
Illegittimi: Giuseppe
Figlio di Jacopino della Scala e fratello di Mastino I, fu anche podestà di Mantova nel 1272 e nel 1275.
Bartolomeo I della Scala 1270 3 settembre 1301 7 marzo 1304 (1ª) Costanza di Antiochia
(2ª) Onesta di Savoia
Legittimi: Francesco
Illegittimi: Cecchino e Bailardino
Figlio di Alberto I. Accolse Dante Alighieri, dopo che questi fu esiliato da Firenze, e per questo lui e la sua dinastia vennero lodati nel XVII Canto del Paradiso.
Alboino della Scala ... 7 marzo 1304 29 novembre 1311 (1ª) Caterina Visconti
(2ª) Beatrice da Correggio
Legittimi: Verde, Mastino, Alberto, Alboina
Illegittimi: Pietro
Figlio di Alberto I e fratello di Bartolomeo I. Dal 1308 associò al potere il fratello Cangrande I.
Cangrande I della Scala 9 marzo 1291 1308 22 luglio 1329 Giovanna di Svevia Legittimi: nessuno
Illegittimi: Gilberto, Bartolomeo, Francesco, Margherita, Franceschina, Lucia Cagnola, Giustina, Alboino
Arche Scaligere Figlio di Alberto I e fratello di Bartolomeo I e Albino. Come fece il fratello Bartolomeo, accolse Dante Alighieri e da questi venne particolarmente elogiato nel XVII Canto del Paradiso.
Mastino II della Scala 1308 22 luglio 1329 3 giugno 1351 Taddea da Carrara Legittimi: Verde, Regina, Paolo Alboino, Cangrande, Caterina, Altaluna, Cansignorio
Illegittimi: Fregnano, Aimonte, Giovanni, Margherita, Pietro
Arche Scaligere Figlio di Alboino e nipote di Bartolomeo I e Cangrande I. Era associato al potere con il fratello Alberto II.
Alberto II della Scala 1306 22 luglio 1329 3 giugno 1351 13 settembre 1352 Agnese di Gorizia Legittimi: nessuno
Illegittimi: una figlia senza nome e Alboina
Anche se associato al potere con il fratello Mastino II, il potere era de facto nelle sole mani di quest'ultimo.
Cangrande II della Scala
detto Can Rabbioso
7 giugno 1332 3 giugno 1351 14 dicembre 1359 Elisabetta di Baviera Legittimi: nessuno
Illegittimi: Beatrice, Francesca, Tebaldo, Guglielmo, Giordana, Taddea, Cagnola, Fregnano
Figlio di Mastino II. Venne assassinato dal fratello Cansignorio.
Cansignorio della Scala 5 marzo 1340 14 dicembre 1359 19 ottobre 1375 Agnese di Durazzo Legittimi: Tarsia
Illegittimi: Antonio, Bartolomeo, Lucia
Arche Scaligere Figlio di Mastino II. Assassinò i fratelli Cangrande II nel 1359 e Paolo Alboino nel 1375.
Paolo Alboino della Scala 1344 14 dicembre 1359 20 febbraio 1365 17 o 18 ottobre 1375 Illegittimi: Silvestra, Pantasilea, Orsolina Nel 1375, sul letto di morte, il fratello Cansignorio ordinò la sua uccisione (Paolo era già incarcerato dal 1365).
Bartolomeo II della Scala ... 19 ottobre 1375 12 luglio 1381 Figlio di Cansignorio. Venne associato al potere con il fratello Antonio, ma venne da quest'ultimo assassinato.
Antonio della Scala 1362 19 ottobre 1375 18 ottobre 1387 3 settembre 1388 Samaritana da Polenta Legittimi: Canfrancesco e Polissena
Illegittimi: Cleofe e Taddea
Figlio di Cansignorio. Venne associato al potere con il fratello Bartolomeo II, che però poi fece assassinare. Venne deposto da Gian Galeazzo Visconti e morì esiliato.
Conquista e dominio dei Visconti del Ducato di Milano (1387–1404)
Guglielmo della Scala (governo fantoccio padovano) ... 8 aprile 1404 18 aprile 1404 Nicodemo, Brunoro, Antonio, Niccolò, Oria, Beatrice, Caterina, Paolo, Chiara, Fregnano, Bartolomeo Figlio di Cangrande II. Assieme ai figli Brunoro e Antonio e con l'aiuto dei Carraresi guidò una rivolta contro i Milanesi, riconquistando precariamente il potere.

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

Una variante dello stemma scaligero, con due cani rampanti ai lati della scala
Altra variante, assunta per la prima volta da Cangrande I della Scala in quanto vicario imperiale, con l'aquila imperiale in cima alla scala

Si riportano i membri della famiglia storicamente considerati signori di Verona e di altre città[22].

 Jacopino
†1215/48
Elisa Superbi
 
  
Mastino I
1277
Alberto I
*1245? †1301
Verde di Salizzole
 
   
Bartolomeo I
1304
Costanza di Antiochia
Alboino
1311
Caterina Visconti
Beatrice di Correggio
Cangrande I
*12911329
Giovanna di Antiochia
 
  
 Alberto II
*13061352
Agnese di Gorizia
Mastino II
*13081351
Taddea da Carrara
 
   
 Cangrande II
*13321359
Elisabetta di Baviera
Paolo Alboino
*13401375
Cansignorio
*13431375
Agnese d’Angiò-Durazzo
  
   
 Guglielmo
(naturale)
*13501404
 Bartolomeo II
(naturale)
1381
Antonio
(naturale)
*13631388
Samaritana da Polenta

Ramificazioni della dinastia[modifica | modifica wikitesto]

Stemma nella chiesa di St. Martin (Meßkirch), (1551). Lo stemma presenta due cani rampanti, rassomiglianti ai mastini napoletani. Non a caso il cognome Scala è maggiormente diffuso in ambiente napoletano[23][24].
Stemma di Antonio della Scala posto sul castello di Sirmione, si noti la scala a cinque pioli e non a quattro

Quando nel 1387 Antonio della Scala venne definitivamente cacciato da Verona per opera di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, dovette andare in esilio a Ravenna, ospitato dal padre di Samaritana, sua sposa, Guido III da Polenta, signore della città.

I Della Scala, fuggiti dalla città, finirono in Baviera traducendo in tedesco il loro cognome "Von der Leiter". Ebbero un ruolo rilevante nella vita della corte imperiale fino alla loro totale estinzione (circa 1580). Molti scaligeri morirono in giovane età o governarono poco: alcuni furono assassinati, altri morirono per malattia o in circostanze sospette. In tempi moderni, il sequenziamento del DNA di Cangrande I ha rivelato che egli soffriva di una malattia genetica che può provocare morti improvvise, la glicogenosi di tipo II, ed è possibile quindi che affliggesse anche i suoi parenti e discendenti.[25][26]

Linea tedesca[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'espulsione di Guglielmo della Scala (1350-1404), la sua vedova e i figli trovano rifugio presso la corte dell'imperatore tedesco Sigismondo di Lussemburgo. La famiglia viveva in Baviera sotto il nome di Von der Leiter (Von der Laitter o Leyter).

Guglielmo († 1404), figlio naturale di Cangrande II della Scala
Brunoro († 1437)
Paolo († 1441)
Giovanni († 1490)
Johann († 1547)
Giovanni († 1541), signore di Amerang
Giancristoforo († 1544), condottiero
Giovanni Vermundo († 24 aprile 1592)
Giovanna (1574-1654) baronessa di Lamberg, moglie di Sigismondo II conte di Dietrichstein e madre di Massimiliano di Dietrichstein.

Altri rami[modifica | modifica wikitesto]

Un altro ramo della famiglia si spostò in Sicilia sotto il dominio aragonese, e si stabilì a Randazzo dove si imparentò con le famiglie nobili del posto e acquistò il Palazzo Reale Scala. Questo ramo collaterale conquistò il titolo di Baroni di Randazzo. Alla luce di questi avvenimenti risulterebbero dei discendenti in Sicilia ancora viventi e portanti il cognome "Scala", "Scalici" e "Scalisi", conservanti il sigillo a cinque pioli a cui la ramificazione siciliana aggiunse due stelle all'altezza del quarto piolo.

Un ramo lombardo esisteva sicuramente ancora nell'Ottocento (e forse anche oggi) e fu riconosciuto nell'elenco ufficiale delle famiglie nobili della Lombardia (Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti, 27 giugno 1895) come Conti Della Scala, Nobili di Lodi, etc., residenti a Cremona (la nobiltà lodigiana deriverebbe dall'aver avuto come vescovo di Lodi, tra 1368 e 1393, Pietro della Scala, figlio di Mastino II della Scala, Signore di Verona).

Controversie storiografiche[modifica | modifica wikitesto]

La statua equestre di Can Grande presenterebbe tratti orientali nel viso
Statua equestre di Can Grande della scala, 1340 circa. Reca numerosi cani sullo scudo, sull'elmo calato sulla schiena della statua, nonché sulla testa del cavallo stesso.

Alcuni storici o pseudo-storici hanno sostenuto che il soprannome o titolo Can[27][28] di alcuni membri del casato, come a esempio Can Grande I[27][29] oppure Can Grande II o ancora Can Signorio, fosse usato per attribuire alla signoria di Verona un prestigio paragonabile ai khan orientali mongoli.[30][31][32] Alcuni hanno sostenuto che il titolo Can o Cane denotasse un appellativo di natura nobiliare di origine turco-mongola, corrispondente a "sovrano", "monarca" o "principe-sovrano".[30][31][32] A sostegno di questa tesi si è talvolta affermato che le statue di questi signori tendessero ad avere aspetti e tratti orientali. Considerando invece anche i soprannomi dei predecessori menzionati poc'anzi, quali erano Leonardino della Scala detto Mastino I e Mastino II, ossia un riferimento esplicito a una specie canina chiamata proprio mastino,[33] e i differenti stemmi raffiguranti proprio la signoria di Verona, come nel caso dello stemma nella chiesa di St. Martin (Meßkirch, 1551), si evince una devozione per la specie canina. Infatti, la signoria era detta anche Can Signoria,[27][34] cioè la "Signoria del cane",[27] l'animale, in particolar modo il mastino napoletano, era rappresentato in vari stemmi). Si tratterebbe quindi di una antica devozione all'animale, come esiste per molte altre famiglie italiane rispetto ad altri animali. O, ancora, alcuni signori di Verona del casato della Scala avrebbero assunto appellativi come Mastino o Cane per indicare la loro forza come era uso comune fare anche in altri popoli, chiamandosi Lupo, Leone…

Mentre Giovanni Carlo Saraceni ci dice che:"... poi che il nome di Cane da i suoi antenati acquistato per le gran loro prodezze nelle guerre di Levante contra il Saladino, significa in lingua Tartaresca grande Imperatore, a lui hereditariamente trapassata ..."[27].

Paolo Giovio e Lodovico Domenichi asserivano che: "Fra gli Scali signori di Verona, i quali discesero di Baviera, CANE il vecchio chiarissimo per virtù di guerra, per degno merito s'acquistò il sopra nome di Grande; non già perch'egli fosse grande di corpo, il quale apena era di statura mediocre, ma della grandezza dell'inflitto & liberale animo suo, & un perpetuo splendore di vita illustre, col quale avanzò anchora i principi ricchissimi di quel tempo. Ora con questo nome di Cane non s'intende l'animale ch'abbaia, ma in lingua Tartaresca vuol dire Imperatore. Percioche in quel tempo nella guerra di terra santa i baroni di singolar valore per testimonio d'honoratisima lode si pigliavano i nomi de Barbari presi, o morti da loro; perché havendo eglino per desiderio di gloria passando in Soria ..."[35].

Il titolo di Cane o Can quindi non verrebbe dagli avi dei signori veronesi, ma dai loro nemici abbattuti in terra santa (forse in Siria/Soria). Quindi la famiglia, secondo Giovio e Domenichi verrebbe dalla Baviera.

Altri autori lasciano intendere che è l'appellativo Magno[36][37][38], cioè Grande (Can Grande), quello dato al signore veronese per le imprese (dei suoi avi) in Terra Santa contro il Saladino[37][38], e non Can o Cane. Giovanni Botero ci fa intendere che l'appellativo Magno è invece dovuto alle conquiste fatte in Lombardia[36].

Tutti questi indizi possono suggerire che il casato scese in Italia con Federico Barbarossa e partecipò alla terza crociata[39] in cui il Saladino accettava la sfida lanciata dal Barbarossa attraverso una lettera, in cui si chiedeva la restituzione delle terre occupate o uno scontro. Per meriti ottenuti in qualche battaglia presero il nome di Can dai loro nemici sconfitti e più tardi Francesco della Scala riutilizzò l'appellativo. Rimane curiosa la moneta riportata nelle "...Memorie del Museo..." di Lodovico Moscardo[28] dove si vede uno scudo con tre mezze lune in una fascia e sull'altro lato della moneta una scala con quattro pioli; le tre mezze lune sono visibili anche sullo scudo di una rappresentazione della battaglia di Philomelium (1190 d.C.) contro i Turchi Selgiuchidi e su un mantello di questi[40]. Va ricordato che Federico Barbarossa scese via terra, chiedendo la concessione di passare per i regni dei Balcani. Gli avi della Scala potrebbero anche essere passati per Canina (Valona) e aver conquistato l'antico castello, oppure aver preso questo titolo da qualche altro nemico abbattuto tra i turchi, in accordo alle informazioni di Giovio, Domenichi e Saraceni[35][27] e alla comparazione tra disegni di monete di Lodovico Moscardo[28] e altre rappresentazioni grafiche[40].

Resti dell'antichissimo castello di Canina. Si dice che il castello sia del 3º secolo a.C.[41]

Ai tempi di Can Grande della Scala (1291-1329)[42], nacque la leggenda che il soprannome Can anteposto al nome fosse una traduzione del titolo orientale di khan, usato per indicare la parentela con gli Avari che avrebbero partecipato alla conquista longobarda d'Italia[43]. Tralasciando così i soprannomi di Mastino I e Mastino II (che stanno ad indicare proprio dei cani mastini o dei molossi)[44] e la raffigurazione dei cani reggenti la scala, in alcuni stemmi del casato. Il territorio conquistato dagli Scaligeri corrispondeva nella sua massima espansione al Veneto attuale e ai territori di Brescia, Parma, Lucca, Massa, Pontremoli e Cividale. I della Scala dopo 125 anni di dominio (dal 1262 al 1387) scomparivano dalla scena come protagonisti e Venezia emergeva, quasi come loro successore. Antonio della Scala, sconfitto dall'alleanza tra Visconti e Carrara (di Padova) non poté che rifugiarsi a Venezia[45]. Venezia nel 1400 dominava anche la signoria di Canina (o Kanina) e Corfù[46], territori meglio conosciuti come Principato di Valona[47]. Secoli prima l'area di Canina fu invasa dagli Avari intorno al 587 d.C.[48][49], poco dopo aver invaso la città di Sirmio, che ha un nome simile a Sirmione che fu controllata proprio dagli Scaligeri. Non sarebbe strano se i Della Scala avessero legami di parentela anche con i Castrioti e i Balšidi[50][51](o Balsici) imparentati a loro volta con nobili napoletani, come nel caso di Maria Balsa, e se questi scaligeri si sarebbero poi spostati in Sicilia[52], dopo aver dominato Verona. Infatti, la stirpe veronese si sarebbe trasferita in Sicilia sotto il dominio Aragonese, fermandosi prima presso Randazzo[53], dove contrasse parentela con alcune famiglie locali[53][54][55][56]. Godettero di titolo nobiliare anche a Messina[7][57][58].

Statua colossale marmorea di Marte: "Pirro", risalente alla fine del I secolo d.C.

Il mastino alato[44] nell'araldica, sarebbe una scelta legata all'uso di cani da guerra, così come il titolo di Can o Cane e i soprannomi Mastino. Infatti, il mastino napoletano che si vede nell'iconografia scaligera è un discendente dei molossi e fa parte dei molossidi: una razza di cani guerrieri oriundi dell'Albania o dell'Epiro, cioè di quella regione che nel XIV secolo presentava anche la signoria di Valona e Canina (o Kanina)[59][60] diventata possesso di Venezia. I molossi, ormai estinti, prendevano il nome da una tribù che abitava l'antico Epiro e sembra fossero usati anche nelle battaglie di Alessandro Magno (che arrivò anche in Babilonia) e Pirro. Quest'ultimo (parente di Alessandro Magno) dal 306 a.C. fu proprio re della tribù preponderante dell'Epiro, i Molossi[61][62] e osservando una statua del I secolo d.C. (conservata nei Musei Capitolini di Roma) si vedono sul busto della sua armatura un leone alato e forse un cane alato (sembra diverso dal leone). Quindi i Della Scala avrebbero voluto simboleggiare la loro forza e ascendenza da un'antica popolazione della penisola Balcanica che usava cani da guerra, per nobilitarsi oppure perché si scontrarono con una popolazione sulla quale ebbero la meglio. La signoria scaligera è detta quindi anche Can Signoria[34] o signoria del Cane[27]. Rimane curioso l'uso dei cani a mo' di leoni rampanti, questi si vedono in uno stemma della famiglia Scaliti[63].

Quindi, prese in considerazioni tutte queste informazioni e mettendole in accordo tra loro si può supporre che: il titolo di Can o Cane fu ripreso da Can-Grande dai suoi avi, che a loro volta lo avevano preso per onori e meriti nelle battaglie della terza crociata contro il Saladino[27][35]. Questa tesi va in contrapposizione a quella che afferma che Can sia una traslitterazione o traduzione di Khan, per assonanza, e che i della Scala discenderebbero dagli Avari. Non sappiamo esattamente chi furono i nemici dai quali venne preso questo titolo di Can, ma potrebbero essere dei popoli della penisola Balcanica (anche presso Albania o Epiro dove c'era il castello di Canina) o turchi. Però, non vanno dimenticati i soprannomi di Mastino I e Mastino II insieme con l'iconografia e l'araldica del casato che spesso presenta questa figure di cani o cani alati (negli stemmi come sul cimiero dell'armatura), che a disdetta di qualcuno[35] che afferma che Can non si riferisca all'animale, affermano il contrario. Anzi, sul disegno di una moneta riportato da Lodovico Moscardo[28] possiamo vedere una moneta che presenta da un lato lo stemma con la scala e dall'altra parte un cane fedele accarezzato da un padrone, con una pettinatura tipica di qualche popolazione, forse di Babilonia dove l'iconografia di animali alati era ampia, e non era lontana dalla terra santa, oppure greca che ricorda proprio la statua (presumibilmente greca) Kouros (scultura greca, circa dal 550 a. C. in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Firenze)[64]. Poi sempre Moscardo[28] ci mostra anche una moneta con tre mezze lune, che si vedono anche in altre immagini del medio oriente nelle battaglie delle crociate, che dovrebbero invitarci a supporre che si tratti di un indizio riguardo i nemici vinti dagli avi della Scala, da cui viene il titolo Can. Con questo non si dimentica che il primo membro "della Scala" di cui si hanno notizie date per certe è Arduino della Scala dichiarato di origine "latina" in un documento del 1180[2][3][4][5][65][66], nel senso di «ex genere Romanorum», cioè appartenente alla stirpe romana. Pertanto, i della Scala sembrano venire dalla Baviera[35] (luogo dove successivamente tornarono col nome di Von Leiter); forse insieme a Federico Barbarossa scesero in Italia, ma l'origine latina di Arduino non è da scartare, se si ricorda che l'Impero Romano comprendeva anche la Raetia e che forse fu colonizzata proprio da avi di questo casato, forse provenienti proprio dalla Verona romana dove fecero ritorno.

Altri personaggi illustri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia di Verona: la famiglia della scala, in Verona.net. URL consultato il 18 novembre 2018.
  2. ^ a b La cronaca del Trecento italiano giorno per giorno l'Italia di Giotto e Dante · Volume 1 - autore Carlo Ciucciovino · anno 2007, p. 57.
    «... un Arduino della Scala nel 1180 si dichiara di stirpe latina...»
  3. ^ a b I Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi - Ricerche storiche · Volume 0 - autore: Arturo Galanti · anno 1885, p. 222.
    «... da stirpe latina sorsero gli Scaligeri...»
  4. ^ a b I Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi - Ricerche storiche · Volume 0 - autore: Arturo Galanti · anno 1885, p. 222..
    «... Risulta da documenti che gli antenati della famiglia della Scala professavano la legge romana, e in una vendita nel territorio di Montorio, fatta il 4 aprile 1180, Arduino della Scala si dichiara di romana stirpe « ex genere Romanorum ». Un della Scala fu console di Verona nel 1147 e al partito guelfo, o popolare, dovevano appartenere i della Scala, che furono vittime di Ezelino.»
  5. ^ a b Verona illustrata di Scipione Maffei. Tomo primo [-ottavo] - Volume 2 - anno 1792, p. 133.
    «Così i nostri Scaligeri si vogliono di nazion tedesca; ma ne' più antichi documenti professano la legge romana, e in una vendita di certa terra nel tener di Montorio, fatta nel 1187, Arduino de Scala si dice ex genere Romanorum»
  6. ^ a b Goffredo di Crollalanza, Enciclopedia araldico-cavalleresca, Pisa, Giornale araldico, 1876-1877, p. 18..
  7. ^ a b Dossier Araldici: Scala.
    «Antica ed assai nobile famiglia siciliana, detta Scala o La Scala, la quale, al dir di alcuni storici, e fra questi il Litta, discenderebbe dalla nobilissima dinastia della Scala o famiglia scaligera, che governò sulla città di Verona per centoventicinque anni, dal 1262 al 1387. La nobile stirpe veronese, infatti, avrebbe fatto passaggio in Sicilia sotto il Reame degli Aragonesi, fermandosi, primieramente in Randazzo, ove contrasse parentela con le primarie famiglia locali. La casato godette nobiltà in Randazzo ed in Messina. Un Girolamo fu capitano di giustizia di Randazzo nel 1645-46; un Filippo fu giurato in detta città nel 1695-96; un Sebastiano fu capitano di giustizia di Randazzo nel 1740-41; un Pietro La Scala e Bonicelli fu giurato in detta città negli anni 1741-42, 1745-46, 1760-61; un Domenico, da Messina, con privilegio dato a 13 ottobre 1763, ottenne il titolo di barone di San Licandro e fu rettore nobile degli ...»
  8. ^ Scala, su paginainizio.com.
  9. ^ MECCANICA DELL'OFFESA, su icastelli.org.
  10. ^ Mappa della diffusione del cognome Scala in Italia, su mappadeicognomi.it. URL consultato il 21 gennaio 2016.
  11. ^ Origini dei cognomi italiani, su cognomiitaliani.org. URL consultato il 14 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2012).
  12. ^ Scala - Origine del Cognome, su cognomix.it.
  13. ^ Lascala - Origine del Cognome, su cognomix.it.
  14. ^ Rampini, su armoriale.it.
  15. ^ A proposito di “La Fraterna. Isernia, la fontana dei Misteri” ricevo da “Heritier d’Hetrurie” un commento che pubblico volentieri, su francovalente.it.
  16. ^ Solinas, p. 272.
  17. ^ Solinas, p. 274.
  18. ^ Solinas, p. 292.
  19. ^ Carrara, p. 98.
  20. ^ Solinas, p. 305.
  21. ^ Solinas, p. 312.
  22. ^ Carrara, p. 281.
  23. ^ Cognome "Scala", su mappadeicognomi.it.
  24. ^ Origine del cognome Scala, su cognomix.it.
  25. ^ Il genoma di Cangrande della Scala: il DNA come fonte storica, su museicivici.comune.verona.it. URL consultato il 24 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2021).
  26. ^ Dal DNA di Cangrande la verità sulla sua morte, su ufficiostampa.comune.verona.it. URL consultato il 24 maggio 2021.
  27. ^ a b c d e f g h Giovanni Carlo Saraceni, "I fatti d'arme famosi successi tra tutte le nationi del mondo, da che prima han cominciato a guerreggiare sino ad hora; cauati con ogni diligenza da tutti gli historici, & con ogni verità raccontati da m. Gio. Carlo Saraceni ... Parte prima [-seconda] - Volume 2 - anno 1600, p. 381, 382.
    «pag. 381: ... Cane della Scala ... ( ... poi che il nome di Cane da i suoi antenati acquistato per le gran loro prodezze nelle guerre di Levante contra il Saladino, significa in lingua Tartaresca grande Imperatore, a lui hereditariamente trapassata) ma a fimiglianza più tosto di leone, hor quà, hor là saltando, e trascorrendo, diede del suo calore mirabil saggio; ...»
  28. ^ a b c d e Note Overo Memorie Del Mvseo del Conte Lodovico Moscardo Nobile Veronese ... dal medesimo descritte in Trè Libri · Volume 2 - autore Lodovico Moscardo · anno 1672, p. 434, 435.
  29. ^ Storia d'Italia dalla caduta dell'Impero Romano d'occidente fino ai giorni nostri (476-1900) ... - Di Licurgo Cappelletti · anno 1902, p. 226.
    «Intanto nell'Alta Italia si formavano delle alleanze contro il Visconti; infatti Venezia si collegava con Can Grande signore di Verona, con Aldobrandino d'Este e coi da Carrara signori di Padova ( dicembre 1353 ).»
  30. ^ a b Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "cane", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  31. ^ a b Cane, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 6 maggio 2017.
  32. ^ a b Lemma "cane" in Aldo Gabrielli, Grande dizionario italiano.
  33. ^ Gerola 1930, p. 135-136 e Plessi 1988, p. 71-76.
    «"Mastino utilizza questo nuovo sigillo tanto negli ..."»
  34. ^ a b La terra nelle sue relazioni col cielo e coll'uomo ossia, Istituzioni̇-di geografia astronomica, fisica, e politica ... - Di Alfeo Pozzi · anno 1877, p. 285.
    «... Verona , Vicenza , e Udine sono in parte piane e in parte montuose . ... la piazza dei Signori , ecc .; le tombe o arche degli Scaligeri (fra le quali quella bellissima di Can Signoria) ...»
  35. ^ a b c d e Gli elogi vite breuemente scritte d'huomini illustri di guerra, antichi et moderni, di mons. Paolo Giouio vescouo di Nocera; onde s'ha non meno utile & piena, che necessaria & uera cognitione d'infinite historie non uedute altroue: tradotte per M. Lodouico Domenichi - autore Paolo Giovio, Lodovico Domenichi · anno 1554.
    «Fra gli Scali signori di Verona, i quali discesero di Baviera, CANE il vecchio chiarissimo per virtù di guerra, per degno merito s'acquistò il sopra nome di Grande; non già perch'egli fosse grande di corpo, il quale apena era di statura mediocre, ma della grandezza dell'inflitto & liberale animo suo, & un perpetuo splendore di vita illustre, col quale avanzò anchora i principi ricchissimi di quel tempo. Ora con questo nome di Cane non s'intende l'animale ch'abbaia, ma in lingua Tartaresca vuol dire Imperatore. Percioche in quel tempo nella guerra di terra santa i baroni di singolar valore per testimonio d'honoratisima lode si pigliavano i nomi de Barbari presi, o morti da loro; perché havendo eglino per desiderio di gloria passando in Soria ...»
  36. ^ a b Della Ragion Di Stato Libri Dieci - Volume 2 - autore Giovanni Botero · anno 1589, p. 86.
    «... detto Magno... Nè il Gran Cane della Scala illustrato del medesimo titolo, per la grandezza degli Stati, ch'egli si acquistò in Lombardia; si che ne divenne tremendo a' vicini.»
  37. ^ a b Dichiaratione di tutti vocaboli, detti, proverbii, e luoghi difficili, che nel presente libro si trovano - autore Francesco Sansovino · anno 1549.
    «Il Saladino , dice il Villani , fu di uiliffima natione , ma per le fue uirtu diuéne Soldano . Et Douendofi far l'imprefa per la ... Fu Cane della Scala quello che hebbe cognome di Magno ne gli anni 1308 . Huomo eccellente nell'armi ...»
  38. ^ a b Il Decamerone. Nuovamente Alla Sua Vera Lettione Ridotto Da M. Lod. Dolce (etc.) - Di Giovanni Boccaccio · 1552.
    «Il Villani nel lik , ottano della fua hiftoria al capo . ... Il Saladino dice , il Villani fu di uili ima natione , ma per le fue uirtu diuenne Soldano . ... Fu Cane della Scala quello che hebbe cognome di Magno ne gli anni 1308.»
  39. ^ Vedi le informazioni sulla terza crociata di Federico Barbrossa
  40. ^ a b La storia delle Crociate, su teutonic.altervista.org.
  41. ^ Il castello di Kanina, su albanianews.al.
  42. ^ Osservando la dinastia dei signori di Verona, della Scala, si nota come solo a partire da Can Grande I, si usino riferimento ai cani: nei soprannomi (Can, Cane, Mastino) e nell'aralica. Quasi come se prima di far sapere veramente da dove si viene, bisogna mostrare la propria forza, solo quando ti apprezzano e sei forte puoi dire veramente chi sei. Leonardino I della Scala non aveva il soprannome di Mastino prima.
  43. ^ Questa tesi è presa per buona, ma non si comprende con quali fonti sia stata sostenuta. L'unica cosa che si trova è la comparazione tra Can/Cane e il titolo mongolo di Khan, che hanno assonanza. Invece, ci sono varie fonti e osservazioni che ci dicono che Can Grande ri-prese il titolo dai suoi avi, ma non perché fossero Avari, ma per un successo contro un popolo forse i Balcani o turco combattuto nella crociata contro il Saladino. In passato era usanza dare onore ai nemici caduti, con panoplie o prendendo il loro nome (nonché affermarsi come conquistatori di un popolo è del tutto normale, se non addirittura prendere il titolo del re sconfitto). La crociata contro il Saladino sembra essere quella di Federico Barbarossa (durante la quale affogò in un fiume e dalla quale non tornò), la terza crociata. Inoltre va ricordato che Arduino della Scala, in documento, si dichiara di origine latina.
  44. ^ a b Matteo Ferrari, Il cimiero: espressione dell’identità, insegna dinastica, simbolo di rango (Lombardia e Veneto, XIV secolo), su journals.openedition.org.
    «significativo che il mastino alato»
  45. ^ Storia della Repubblica di Venezia (volume 1) · Volumi 1-2 - anno 1847, p. 466, 467.
    «... Antonio della Scala ... I due eserciti invasero di concerto il territorio del signore di Verona, lo batterono su tutti i punti, e l'obbligarono a rifugiarsi in Venezia: non mancava ad essi che dividersi la fatta conquista.»
  46. ^ Genealogia di Carlo I. di Angio prima generazione - autore Camillo Minieri Riccio · anno 1857, p. 50.
    «... la sorella di sua moglie già vedova di Sfontaza , dandogli ancora la signoria di Canina e dell ' isola di Corfù . ... Allora il despota Michele credè facile riprendere le signorie da lui donate all ' Eschinard le terre dotali di ...»
  47. ^ Divenne signoria indipendente dopo il 1355, de facto era sotto l'influenza veneziana, e così fino alla conquista dei turchi ottomani nel 1417.
  48. ^ Irrupción de los ávaros en la Historia - Irruzione degli Avari nella Storia, su arrecaballo.es.
  49. ^ Invasione Avara nell'Impero Bizantino
  50. ^ La Zedda e la dinastia dei Balšidi studi storici documentati - Di Giuseppe Gelcich · anno 1899, p. 81.
    «I vincoli di parentela che il maritag- gio aveva creato fra dessi e Alessandro , avevano , di conseguenza posto tutti e tre in eguali diritti all'eventuale successione nella signoria di Valona e Canina ...»
  51. ^ Il castello di Canina o Kanina è situato su una collina per proteggere l'omonima città. Fu eretto dagli illiri (nome dato a quasi tutte le popolazione dei Balcani) nel III secolo avanti Cristo. Kanina ha dato i natali a Donika Kastriota, moglie di Giorgo Kastriota Skanderbeg. Il castello fu ricostruito dall’imperatore Giustiniano. Anticamente, nelle vicinanze la zona era popolata dalla tribù illirica dei molossi, da cui prendono il nome anche i cani usati in guerra che sembrano essere rappresentati anche nell'araldica dei "della Scala".
  52. ^ Storia di Manfredi Re di Sicilia e di Puglia - Volume 2 - Di Giuseppe Di Cesare · anno 1837, p. 95.
    «All'incontro l'imperadore Baldovino cedeva a lui , avendolo prima investito coll'anello , la signoria diretta del ... vedova già di Sfantaza , e gli diede la signoria di Canina piazza forte dell'Epiro , e dell'isola di Corfù .»
  53. ^ a b La famiglia Scala di Randazzo, su xoomer.virgilio.it. URL consultato il 14 gennaio 2012.
  54. ^ La Sicilia "dall'êra paleolitica al 1960 d.C.", le sue città "dal 15000 a.C. al 1960 d.C.", la regione siciliana "dal 1946 al 1960 d.C.", le Isole Eolie pantelleria ed ustica - autore Santo Policastro · anno 1961, p. 136.
    «La posizione geografica di Randazzo , attirò l'attenzione dell'imperatore Federico II di Svevia che fece di essa il centro ... XIV e quando Federico il Semplice marciò contro Chiaramonte , fu Randazzo ad ospitare la Regina , come città ...»
  55. ^ Il Palazzo Scala di Randazzo accolse in passato Costanza d'Altavilla, moglie dell'Imperatore Enrico VI lo svevo. Gli Altavilla erano imparentati con i Chiaramonte.
  56. ^ Scaligeri, su xoomer.virgilio.it.
  57. ^ Della Sicilia nobile - Volume 2 - autore Francesco Maria Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca · anno 1757, p. 222.
  58. ^ Famiglia Scala, su xoomer.virgilio.it.
  59. ^ Giuseppe Gelcich, La Zedda e la dinastia dei Balšidi: studi storici documentati, Tip. Sociale Spalatina G. Laghi, 1899, p. 82. URL consultato il 25 giugno 2022.
  60. ^ Arturo Galanti, L'Albania: notizie geografiche, ethnografiche e storiche, Societa editrice Dante Alighieri, 1901, p. 125. URL consultato il 25 giugno 2022.
  61. ^ Borza, p. 62.
  62. ^ Chamoux, p. 62.
  63. ^ Esiste uno stemma attribuito alla famiglia Scaliti: in campo blu con tre cime di verde all'italiana, due leoni rampanti ai lati di una scala.
  64. ^ Kouros, su kouroikorai.wordpress.com.
  65. ^ I grandi personaggi che hanno cambiato l’Italia del Medioevo - autore: Andrea Antonioli · anno 2019.
  66. ^ Gian Maria Varanini (a cura di), Gli Scaligeri 1277-1387. Saggi e schede pubblicati in occasione della mostra storico-documentaria allestita dal Museo di Castelvecchio di Verona, giugno-novembre 1988, Milano, Arnoldo Mondadori, 1988.
  67. ^ Mario Carrara, Gli Scaligeri, Varese, 1966, p. 70.
  68. ^ Calcografia in Aliprando Caprioli, Philippe Thomassin & Jean Turpin, in Aliprando Caprioli, Philippe Thomassin & Jean Turpin, Ritratti di cento capitani illustri con li lor fatti in guerra, Roma, Domenico Gigliotti/Philippe Thomassin & Jean Turpin, 1596/1600..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Scaligeri di Verona, Torino, 1835, ISBN non esistente.
  • Mario Carrara, Gli Scaligeri, Varese, Dell'Oglio, 1966, ISBN non esistente.
  • Giovanni Solinas, Storia di Verona, Verona, Centro Rinascita, 1981, ISBN non esistente.
  • Manfred Treml, Momenti di vita nobiliare nel tardo medioevo: Gli Scaligeri nell'Italia settentrionale e in Baviera, Monaco, Bayerische Staatskanzlei, 1986, ISBN non esistente.
  • Gian Maria Varanini, Gli Scaligeri 1277-1387, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1988, ISBN non esistente.
  • Andrea Castagnetti, Gian Maria Varanini, Il veneto nel medioevo: Dai Comuni cittadini al predominio scaligero nella Marca, Verona, Banca Popolare di Verona, 1991, ISBN non esistente.
  • Andrea Castagnetti, Gian Maria Varanini, Il Veneto nel medioevo: Le signorie trecentesche, Verona, Banca Popolare di Verona, 1995, ISBN non esistente.

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