Sentai Filmworks

Sentai Filmworks LLC
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StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Forma societariaLimited liability company
Fondazione2008
Fondata daJohn Ledford
Sede principaleHouston
GruppoAMC Networks
ControllateSentai Studios
SettoreDistribuzione
Prodotti
Sito webwww.sentaifilmworks.com/

Sentai Filmworks, LLC (conosciuta anche semplicemente come Sentai), è una società di intrattenimento americana di proprietà di AMC Networks situata a Houston e specializzata nel doppiaggio e nella distribuzione di anime e film asiatici. La sua divisione di post-produzione è Sentai Studios.

L'azienda ha le sue origini in A.D. Vision, fondata nel 1992 da John Ledford e Matt Greenfield, due fan dei videogiochi. ADV è crollata a causa delle scarse vendite e alla fine ha cessato le proprie attività nel 2009. Ledford però ha fondato Sentai nel 2008 e ha acquisito la maggior parte dei titoli di ADV. Sentai è stata poi acquisita da AMC Networks, azienda con sede a New York City, nel 2022 e ne è diventata una sussidiaria. I suoi uffici sono nell'International District, nella regione del Southwest Houston[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1990, John Ledford, originario di Houston, ha avviato un'attività di importazione di videogiochi e console giapponesi. Il suo primo approccio con il mondo degli anime è stato quando ha visto Il mio vicino Totoro su consiglio di Matt Greenfield, un suo amico nato a Sacramento, in California. Esso gestiva un club di anime locale chiamato Anime NASA. Insieme hanno fondato A.D. Vision, che ha ufficialmente aperto i battenti il 17 agosto 1992. Ledford ha successivamente contattato Toho per poter chiedere i diritti per la pubblicazione del manga Yoko cacciatrice di demoni, che è diventato il primo titolo ad essere pubblicato da ADV[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Terms of Use, su Sentai Filmworks. URL consultato il 23 giugno 2023.
    «Copyright Agent c/o SENTAI FILMWORKS 10114 W Sam Houston Pkwy S Houston, Texas 77099-5109»
  2. ^ (EN) Christopher Helman, Why Grow Up?, su Forbes. URL consultato il 23 giugno 2023.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]