Settima riunione degli scienziati italiani

Settima riunione degli scienziati italiani
Nicola Santangelo, presidente
Partecipanti1613
Apertura20 settembre 1845
Chiusura5 ottobre 1845
StatoBandiera delle Due Sicilie Due Sicilie
LocalitàNapoli
VI Riunione VIII Riunione

La Settima riunione degli scienziati italiani fu un incontro dei principali studiosi provenienti dai diversi Stati della penisola italiana svoltosi a Napoli nel 1845.

Aspetti storici[modifica | modifica wikitesto]

La settima riunione degli scienziati italiani fu tenuta a Napoli nel 1845, con il patrocinio del re Ferdinando II di Borbone. L'avvenimento più significativo di queste giornate fu senza dubbio l'inaugurazione dell'Osservatorio Vesuviano che, sebbene non ancora funzionante al momento dell'inaugurazione, divenne negli anni successivi un centro di grande rilievo per gli studi di vulcanologia. Luigi Palmieri, uno dei primi direttori dell'Osservatorio, realizzò infatti nel 1856 il primo sismografo elettromagnetico.

Sezioni[modifica | modifica wikitesto]

Discorso di re Ferdinando II dalla tribuna durante la seduta inaugurale nel museo mineralogico

Il presidente generale fu Nicola Santangelo. Il segretario generale fu Giacomo Filioli.

Agronomia e tecnologia[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Gherardo Freschi e vicepresidenti Luca de Samuele Cagnazzi, Faustino Sanseverino e Buonaiuto Paris Sanguinetti.

I segretari furono Pasquale Stanislao Mancini, Antonio Scialoja e Giuseppe Devincenzi.

Chimica[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Gioacchino Taddei e vicepresidente Raffaele Piria.

I segretari furono Giovanni Guarini e Luigi Calamai.

Zoologia, anatomia comparata e fisiologia[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Carlo Luciano Bonaparte e vicepresidenti Stefano Delle Chiaje e Oronzo Gabriele Costa.

I segretari furono Anastasio Cocco e Corrado Politi.

Medicina[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Vincenzo Lanza e vicepresidente Benedetto Trompeo.

I segretari furono Salvatore De Renzi, Odoardo Turchetti e Secondo Polto.

Chirurgia[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Leonardo Santoro e vicepresidente Carlo Berci.

I segretari furono Giovanni Raffaele e Giuseppe Secondi.

Fisica e matematica[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Francesco Orioli e vicepresidenti Macedonio Melloni e Ottaviano Fabrizio Mossotti.

I segretari furono Giovanni Maria Lavagna, Giacomo Maria Paci e Federico Napoli.

Archeologia e geografia[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Francesco Maria Avellino e vicepresidente Ferdinando De Luca.

I segretari furono Bernardino Biondelli e Nicola Corcia.

Botanica e fisiologia vegetale[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Michele Tenore e vicepresidente Giuseppe Meneghini.

I segretari furono Luigi Masi e Guglielmo Gasparrini.

Geologia e mineralogia[modifica | modifica wikitesto]

Furono nominati presidente Lodovico Pasini e vicepresidente Lorenzo Pareto.

I segretari furono Arcangelo Scacchi e Alessandro Spada Lavinj.

Commissione metrologica italiana[modifica | modifica wikitesto]

La commissione era stata stabilita nella precedente riunione per definire il miglior sistema di pesi e misure da utilizzare in modo uniforme in Italia; comprendeva membri delle sezioni Agronomia e tecnologia e Fisica e matematica.

Il 1º ottobre ci fu un'adunanza comune delle due sezioni per ascoltare la relazione presentata da Giuseppe Cadolini e sottoscritta da sette membri della commissione su undici (Cadolini, Freschi, Frisiani, Maiocchi, Bonajuto Paris Sanguinetti, Sanseverino e Sarti); nella relazione, dopo un'introduzione storica, era suggerita l'adozione del sistema metrico decimale, già in uso in Francia.[1]

Ci furono interventi di membri della commissione contrari a tale adozione: Carlo Afan de Rivera indicò che nella riforma delle unità per la Sicilia Citeriore aveva inteso «richiamare alla sua purezza l'antico sistema metrico napoletano»; Carlo Luciano Bonaparte, lamentando le difficoltà di riunione della commissione, non era convinto della superiorità del sistema decimale su quello duodecimale e considerava preferibile l'adozione del miglio napoletano.

Emilio Bertone di Sambuy e il conte Sanseverino indicarono come il nuovo sistema fosse già diffuso e utilizzato rispettivamente in Piemonte e nel Lombardo-Veneto. Vito d'Ondes Reggio aggiunse che in Sicilia non ci sarebbero stati problemi nell'adottare il nuovo sistema, nonostante la recente riforma realizzata da Giuseppe Piazzi.

Le indicazioni della relazione furono approvate a maggioranza e si stabilì l'adozione del sistema metrico nella redazione di tutti gli atti delle riunioni.[2]

«L'avv. Scialoja à osservato, che non bisognava lasciare senza dichiarazione la proposta fatta dal Cadolini alla Sezione, cioè che il Congresso adottasse ne' suoi atti il sistema metrico seguito in Francia: sicché il Presidente passava a metterla in deliberazione, trovandosi le due Sezioni riunite; quando l'avv. de Augustinis à creduto notare che gli pareva non tutti perfettamente si accordassero; ed allora l'avv. Scialoja à richiesto che per acclamazione fosse significato il giudizio affermativo da coloro che credevano emetterlo.

Le manifestazioni prolungate e quasi unanimi non anno lasciato più dubbio, che la quasi totalità de' componenti, con rare eccezioni, si accorda sulla proposta dal Cadolini fatta al Congresso.»

La testimonianza di Cagnazzi[modifica | modifica wikitesto]

Lo scienziato ed economista Luca de Samuele Cagnazzi ha descritto l'evento all'interno della sua autobiografia La mia vita; Cagnazzi considerava il presidente generale della Settima riunione Nicola Santangelo nonché Ministro dell'interno del Regno delle Due Sicilie "ignorante e sciocco".[3] Inoltre Santangelo, in qualità di presidente generale, intendeva presiedere tutte le sezioni, ignorando che le singole sezioni sarebbero state presiedute dai presidenti di sezione nominati per lo scopo; Santangelo presiedette la sezione di archeologia, ma non presiedette quella di tecnologia, dove "da noi Presidente ceder non si volle il posto".[4]

Iniziative[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia commemorativa[modifica | modifica wikitesto]

Raffigurazione della medaglia

In occasione della riunione venne distribuita ai partecipanti una medaglia commemorativa con un'immagine di Giambattista Vico.[5]

  • Dritto: GIO. BAT. VICO NATO IN NAPOLI NEL MDCLXX MORTO NEL MDCCLXIIII (in una prima versione la data di morte venne erroneamente indicata come 1743)[5][6] Busto a destra con lunga capigliatura.
    Sotto il taglio: V. CATENACCI FECE
  • Rovescio: AUSPICE FERDINANDO II P. F. A. (potentissimo felicissimo augustissimo)
    Nel campo figura allegorica di Napoli o dell'Italia,[7] turrita, seduta a destra e volta a sinistra; poggia il braccio sinistro sopra uno scudo su cui è raffigurata la parte centro-meridionale della penisola italiana e le isole; con la destra alzata regge una fiaccola accesa con raggi; di fronte a lei un tronco di colonna sormontato da un globo, uno specchio e un rotolo; sullo sfondo il Vesuvio fumante.
    Esergo in tre righe: VII CONGRESSO DEGLI | SCIENZIATI ITALIANI | NAPOLI MDCCCXLV. Sotto: L. ARNAUD FECE

Guida di Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Venne realizzata l'opera Napoli e il luoghi celebri delle sue vicinanze in due volumi.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atti I, pp. 565-575.
  2. ^ Atti I, pp. 503-507.
  3. ^ Lamiavita, p. 276.
  4. ^ Lamiavita, p. 279.
  5. ^ a b A. Spingardi, Le medaglie dei congressi degli scienziati italiani (1839-1875), in Rivista italiana di numismatica, 1902, pp. 239-256.
  6. ^ Giovanni Bovi, La medaglia per il Congresso degli scienziati a Napoli nel 1845, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, 1961, pp. 23-29.
  7. ^ In fonti dell'epoca era indicata come la città di Napoli (ad esempio Relazione di Pasquale Stanislao Mangini, in Le Ore solitarie. Biblioteca di scienza morali, legislative ed economiche, Napoli, 1845, pp. 575-576.), mentre fonti successive indicano la personificazione dell'Italia.
  8. ^ Napoli e il luoghi celebri delle sue vicinanze, Napoli, 1845. (volumi 1 2)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]