Sijo

Il Sijo (시조, letteralmente "ritmo del tempo", "ritmo del periodo") è la più conosciuta espressione poetica coreana del periodo Chosŏn (1392-1910) e ancora oggi viene scritto e recitato da molti.

Compare in epoca piuttosto tarda, quando dal regno di Yŏngjo (1724-1776) si cominciò a mettere per iscritto tutte le poesie di quel genere, che fino ad allora venivano trasmesse per lo più oralmente.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il Sijo si caratterizza per essere costituito da 3 versi, ciascuno con 14-16 sillabe e con una cesura nel mezzo che divide il verso in due emistichi, per questo a volte nelle traduzioni i Sijo vengano divisi in sei versi invece dei tre originali. Ogni mezzo verso consiste quindi di 6-9 sillabe, e a volte la seconda metà dell'ultimo verso viene accorciata di proposito. Può avere una funzione narrativa o riflessiva; introduce la situazione nel primo verso, la sviluppa nel secondo e scioglie l'intreccio nel terzo. La prima metà del verso finale contiene spesso la svolta tramite una particolare riflessione o una figura retorica. Il Sijo è spesso più lirico e personale di altre forme di poesia orientale. L'argomento del Sijo è tradizionalmente la natura, che può però espandersi ad argomenti più alti come la metafisica, la religione o l'astronomia, con uno spazio riservato anche alla riflessione del poeta.[1][2] il sijo ordinario (detto p'yŏng sijo) ha una struttura base di 3 versi, ognuno con un numero di sillabe tra le 14 e le 16, per un totale di 44-46 sillabe. Il sijo medio o ŏt sijo ha un numero maggiore di sillabe che a volte vengono aggiunte al primo emistichio del primo verso. Il sijo lungo o sasŏl sijo ha invece un numero illimitato di sillabe aggiunte e può raggiungere lunghezze anche spropositate. A volte un componimento può essere anche formato da vari sijo ordinari disposti in sequenza e ognuno diventa una stanza vera e propria: questa forma viene detta "yŏn sijo" o "sijo a catena".

Differenze con il Tanka giapponese[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio veniva designata con il nome di tan-ga (lett. canzone breve) da non confondere però con un genere poetico giapponese fiorito nel periodo Heian (794-1186), ossia il tanka. Sijo e tanka sono molto diversi tra loro, nello stile e nel tempo: il tanka era usato soprattutto come strumento di comunicazione e vero e proprio ritratto dell'autore, mentre il sijo era usato per esternare i sentimenti del poeta di fronte alla situazione del tempo, o stati d'animo improvvisi, sulla fugacità della vita e simili. Dal punto di vista della metrica, inoltre, il tanka è composto di un unico distico con un numero medio di 31 sillabe, a differenza delle 44-46 del sijo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le fonti sono tutte relativamente tarde, tra cui le più importanti sono il Ch'ŏnggu yŏng'ŏn (It. Versi immortali della Corea), Haedong kayo (It. Canzoni della Corea), Kogŭm kagok (It.Canzoni antiche e moderne), Kagok wŏllyu (It. Origini e tradizioni di canti musicati) e anche alcune raccolte curate nel nostro secolo.

Una caratteristica dei sijo è che gli autori sono in buona parte noti, mentre sono i titoli a mancare, e per citarli si usa spesso il primo verso della poesia.

Inizialmente il sijo era monopolio esclusivo della classe nobile degli Yangban , ma grazie all'invenzione dell'alfabeto han'gŭl (nel 1446 ad opera di un comitato di eruditi presieduto dal re Sejong) divenne accessibile anche agli altri ceti sociali, che non sapevano leggere i caratteri cinesi con cui il sijo era originariamente scritto.

Altri importanti generi poetici tipici del periodo Chosŏn sono la akchang, la kasa, la chap-ka e la ch'ang-ga insieme anche alle kyonggich'e-ga e alle koryŏ sog-yo tipiche del periodo Koryŏ e che sopravvissero anche nella prima parte del periodo successivo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

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