Stazione di Rovato

Rovato
stazione ferroviaria
Il Fabbricato Viaggiatori
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRovato
Coordinate45°33′07.92″N 10°00′03.96″E / 45.5522°N 10.0011°E45.5522; 10.0011
LineeMilano-Venezia
Lecco-Brescia
Storia
Stato attualeIn uso
Attivazione1878
Caratteristiche
TipoStazione in superficie, passante, di diramazione
GestoriRete Ferroviaria Italiana
OperatoriTrenord

La stazione di Rovato è una stazione ferroviaria posta alla confluenza delle linee Milano-Venezia e Lecco-Brescia. Serve l'omonimo comune.

La struttura e gli impianti sono gestiti da Rete Ferroviaria Italiana (RFI).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'impianto fu aperto il 5 marzo 1878 con l'inaugurazione del tronco diretto Treviglio-Rovato[1] della ferrovia Milano-Venezia.

La configurazione iniziale di quest'ultima linea, aperta completamente nel 1857, prevedeva il passaggio presso la direttrice Coccaglio-Bergamo-Treviglio. La società esercente, la Imperial Regia Privilegiata Società delle ferrovie del Lombardo-Veneto e dell'Italia Centrale, si era impegnata a costruire anche un più breve tracciato fra Treviglio e Coccaglio. L'impegno era poi stato ereditato dalle configurazioni societarie successive, tra cui la Società per le Ferrovie dell'Alta Italia (SFAI), con il passaggio del territorio lombardo all'Italia[2].

Rovato, quindi, era priva di stazione ferroviaria, dato che la linea passava sul suo territorio, ma ad una notevole distanza dal centro abitato di allora. La decisione di dotare il paese di uno scalo risale al 1874 e fu dovuta alla proposta della SFAI, pressata dal Governo a mantenere i suoi impegni, di costruire la direttissima non a partire dalla stazione di Coccaglio, ma poco più a sud, appunto in territorio rovatese. In questo modo si evitava la costruzione un'antieconomica curva che era d'obbligo se si avesse voluto mantenere il passaggio della ferrovia a nord dell'abitato di Chiari e quindi farla proseguire in direzione di Romano di Lombardia[3]. Tra polemiche e controproposte, il Governo di allora accettò la proposta della "linea bassa" della SFAI. Il 6 luglio 1875 fu convertita in Legge la convenzione aggiuntiva necessaria a sostituire il precedente impegno di costruire la Treviglio-Coccaglio con la Treviglio-Rovato[4]. I lavori furono avviati nell'ottobre 1876 e si conclusero all'inizio del 1878[5].

Nel 1885 l'impianto, come tutta la linea ferroviaria, entrò a far parte della Rete Adriatica esercita dalla Società Italiana per le strade ferrate meridionali. Dopo il 1905, a seguito della statizzazione delle ferrovie, l'esercizio passò alle Ferrovie dello Stato.

Nel 1911 con il completamento della linea in concessione Iseo-Rovato, l'impianto fu raccordato alla vicina stazione terminale della breve ferrovia gestita dalla Società Nazionale Ferrovie e Tramvie (SNFT).

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

Lo scalo è dotato di un fabbricato viaggiatori a tre livelli fuori terra. Al corpo principale si affianca, in direzione Treviglio, un corpo secondario a due livelli, dotato di terrazza. Verso il lato Brescia è presente un altro edificio, il quale è separato dal fabbricato viaggiatori e svolge funzione di ristorazione.

Il piazzale è composto dai due binari di corsa della linea ferroviaria Milano-Venezia, dal binario terminale della linea per Lecco e da alcuni binari impiegati sia per le precedenze sia per la composizione di treni merci.

Lo scalo merci è posizionato sul lato Brescia ed è raccordato con la stazione di Rovato Borgo gestita da Ferrovienord. È composto da piano caricatore, da alcuni binari di scalo e da un magazzino merci, attraversato al suo interno da un binario.

Interscambi[modifica | modifica wikitesto]

Fra il 1897 e il 1915 la stazione era servita dai tram a cavalli che svolgevano servizio lungo l'apposita diramazione stazione-centro della tranvia a vapore Iseo-Rovato-Chiari[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Spinelli (1984), p. 27.
  2. ^ Spinelli (1984), pp. 9-13.
  3. ^ Spinelli (1984), pp. 20-24.
  4. ^ Spinelli (1984), p. 24.
  5. ^ Spinelli (1984), pp. 26-27.
  6. ^ Claudio Mafrici, I binari promiscui - Nascita e sviluppo del sistema tramviario extraurbano in provincia di Brescia (1875-1930), in Quaderni di sintesi, vol. 51, novembre 1997.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Spinelli, Un caso ferroviario: la correzione del tracciato della Ferdinandea fra Milano e Brescia (1860-1878), in Studi bresciani, vol. 15, 1984, pp. 7-28.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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