Teia (re)

Teia
Quarto di siliqua con l'effigie di Teia emessa nel 552
Re degli Ostrogoti
In caricaluglio 552 –
553
PredecessoreTotila
EredeAligerno
Successoretitolo abolito
(Riconquista dell'Italia da parte dell'Impero romano d'Oriente)
Re delle genti germaniche in Italia
In caricaluglio 552 –
553
PredecessoreTotila
Successorevacante
(Alboino nel 569)
Mortepresso Nuceria Alfaterna, 553

Teia (Teja, Theia, Thila, Thela o Teias; ... – presso Nuceria Alfaterna, 553) fu l'ultimo re degli Ostrogoti in Italia dal 552 al 553.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sembra che fosse un ufficiale che servì sotto Totila e che venisse poi scelto come suo successore dopo che Totila era stato ucciso nella battaglia di Tagina (conosciuta anche come battaglia di Busta Gallorum). Venne eletto a Pavia.[1] Si recò in Italia meridionale, dove ottenne il supporto di importanti personaggi quali Scipuar, Gundulf (Indulf), Gibal e Ragnaris con l'intento di chiudere la partita con i bizantini del generale Narsete.

La battaglia di Nocera (ottobre 552)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia dei Monti Lattari.

Si accampò sulle rive del Sarno. I due eserciti si scontrarono ai Monti Lattari, a sud di Napoli, presso Angri o Sant'Antonio Abate, nell'ottobre del 552 o agli inizi del 553. Lo scontro definitivo avvenne nella valle del Sarno, a qualche chilometro da Pompei. L'armata ostrogota fu sconfitta di nuovo e Teia fu ucciso nelle prime fasi della battaglia, colpito da un giavellotto ben mirato, mentre il fratello Aligerno si arrese al nemico. Anche Scipuar e Gibal furono probabilmente uccisi. Gundulf e Ragnaris, invece, riuscirono a scappare, ma il secondo dei due fu ferito a morte da un sicario di Narsete.

Teia rappresentato da Alexander Zick, particolare dell'opera Die Gotenschlacht am Vesuv

Procopio narra che quando il cadavere di Teia venne riconosciuto fu decapitato e la sua testa innalzata su un'asta affinché i due eserciti la vedessero. In questo modo i Bizantini sarebbero stati incitati a combattere, mentre gli Ostrogoti, alla vista del proprio sovrano morto, si sarebbero convinti ad arrendersi. Tuttavia ciò non accadde e la battaglia continuò a protrarsi fino al tramonto del giorno dopo quando i pochi superstiti decisero di negoziare. Firmarono un trattato di pace con il quale accettavano di abbandonare l'Italia e si impegnavano a non fare mai più guerra all'Impero. La disperata battaglia sotto il Vesuvio segnò la loro sconfitta definitiva. L'ambizione di Giustiniano di riappropriarsi dell'Italia si era realizzata.

La fine del regno ostrogoto[modifica | modifica wikitesto]

Con la sconfitta di Nocera ebbe fine la resistenza organica ostrogota, sebbene l'ultimo nobile ostrogoto attestato sia Widin, che guidò una ribellione nell'Italia settentrionale nel corso degli anni cinquanta del VI secolo e fu catturato nel 561 o 562. Da questo momento non vi sono più riferimenti scritti riguardanti gli ostrogoti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Paolo Diacono, Introduzione al libro II, in Antonio Zanella (a cura di), Storia dei Longobardi, Vignate (MI), BUR Rizzoli, p. 229, ISBN 978-88-17-16824-3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re degli Ostrogoti Successore
Totila 552553 titolo soppresso
Predecessore Sovrano dell'Italia Successore
Totila 552553 Giustiniano I
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