Timasiteo

Timasiteo (in greco antico: Τιμασίϑεος?, Timasítheos; ... – ...; fl. IV secolo a.C.) è stato un pirata greco antico, o uno stratego, del IV secolo a.C. presso Lipari.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Le notizie storiche su questo personaggio sono poche e incerte. Vi è chi lo vuole semplicemente pirata[1] e vi è chi pensa fosse piuttosto uno stratega militare di Dionisio I di Siracusa, il quale a quel tempo estendeva la propria influenza sulle isole Eolie.[2]

La sua fama deriva da un fatto risalente all'anno 392 a.C., quando i Romani, capitanati da Marco Furio Camillo, dopo la vittoria su Veio stavano trasportando a Delfi dei doni da consacrare come simbolo di riconoscimento agli dei per la fortuna ricevuta. Ma i loro averi vennero depredati da un gruppo di pirati presso le isole Lipari. A quel punto intervenne Timasiteo, il quale, dopo aver conosciuto la natura di quel viaggio, ordinò che ai Romani venisse restituita la preda, lasciandoli liberi di proseguire.[3][4]

Per ringraziarlo i Romani lo onorarono nella capitale con l'hospitium publicum. E quando nel 256 a.C. essi occuparono Lipari, ordinarono che i discendenti di Timasiteo fossero dichiarati liberi ed esonerati dalle imposte.[3]

Timasiteo e Dionisio[modifica | modifica wikitesto]

Timasiteo viene definito come la «longa manus di Dionigi I a Lipari», notoriamente nota.[5] Ciò ha dato modo agli studiosi di collegare il gesto di Timasítheos - sotto il volere del tiranno siceliota - come una testimonianza di presunti buoni rapporti tra Roma e Siracusa all'inizio del IV sec. a.C. Ma alcuni studiosi sono scettici riguardo a tale presupposto, definendo l'episodio troppo vago o approssimativo.[4] Altri invece sostengono che Timasiteo agì in sincronia con la politica dionisiana, la quale era rispettosa della sacralità di Delfi, e la generosità di Timasiteo avrebbe avuto il secondo scopo di guadagnarsi con quel gesto la fiducia dei Romani, strappandoli all'intesa con gli Etruschi e portandoli dalla propria parte.[5][6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sulla pirateria liparese vd. E. Zambon, Dinarco e l'Occidente in Hesperia 5 a cura di Lorenzo Braccesi. A p. 188 ci si sofferma sulla pirateria liparese e il personaggio di Timasiteo, il quale viene definito da Livio come romanis vir similior quam suis.
  2. ^ vd. anche A. Momigliano, Roma arcaica, 1989, p. 203.
  3. ^ a b TIMASITEO, su www.treccani.it. URL consultato il 16 maggio 2015.
  4. ^ a b A. Coppola, I Trespiadi e gli Aborigini in Archaiologhía e propaganda: i Greci, Roma e l'Italia, 1995, pp. 89-90.
  5. ^ a b C. Dognini, I cavalli bianchi di Camillo in Guerra e diritto nel mondo greco e romano a cura di Marta Sordi, 2002, p. 182.
  6. ^ Per approfondire i rapporti tra Romani, Etruschi, Siracusani a Delfi, vd. la bibliografia suggerita da Guerra e diritto nel mondo greco e romano, vol. 28, 2002, alla n. 25 di p. 182.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marta Sordi, Guerra e diritto nel mondo greco e romano, vol. 28, Vita e Pensiero, 2002.
  • Alessandra Coppola, Archaiologhía e propaganda: i Greci, Roma e l'Italia, L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1995,

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]