Tramontata è la luna

Tramontata è la luna[nota 1]
Dipinto pompeiano detto Saffo
AutoreSaffo
1ª ed. originaleVI secolo a.C.
Generepoesia
Sottogenereamore
Lingua originalegreco antico

Tramontata è la luna[nota 1] (fr. 168b Voigt) è una breve lirica della poetessa Saffo che esprime una raffinata e malinconica riflessione notturna.

Testo[modifica | modifica wikitesto]

(GRC)

«Δέδυκε μὲν ἀ σελάννα
καὶ Πληΐαδες· μέσαι δὲ
νύκτες, παρὰ δ’ ἔρχετ’ ὤρα·
ἔγω δὲ μόνα κατεύδω.»

(IT)

«È tramontata la luna
insieme alle Pleiadi
la notte è al suo mezzo
il tempo passa
io dormo sola.»

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

Il componimento è un distico di tetrametri ionici a maiore, secondo quanto riporta Efestione[1] o un tetrastico di enopli[1][2] o di paragliconei o agesicorei[1] secondo i moderni. Il frammento, di sapore popolare ma comunque raffinato, esprime una solitudine amorosa notturna, che un io parlante femminile traspone nel tramonto della luna, mentre il tempo inesorabilmente passa[1]. È ormai accettata pressoché da tutti la valenza erotica del carme[3] - si veda in particolare l'accezione del verbo κατεύδω (v. 4) già erotica in Omero (cfr. Od. VIII, 313)[3][4] - in cui l'io lirico si tormenta per l'assenza della persona amata[3]. Secondo Luigi Enrico Rossi[nota 2] il frammento sarebbe un carme di congedo in onore di una compagna, che si allontana dal tiaso per andare sposa[4]. È in ogni caso certo che si tratti di uno dei testi più raffinati della lirica greca, come si può notare ad esempio dall'elegante contrapposizione fra il tempo oggettivo della notte e quello soggettivo della persona loquens e tale costruzione amplifica il senso di inquietudine, difatti come ha osservato Gennaro Perrotta[nota 3]:"il tramonto della luna e delle Pleiadi, nella sua semplicità nuda, sembra che stia soltanto ad indicare la tardezza dell'ora; e invece accresce la solitudine e lo struggimento, come se, caduta la luna dal cielo, nella notte senza più luce, anche dal cuore della donna cadesse ogni speranza"[5].

Traduzioni d'autore[modifica | modifica wikitesto]

Il frammento 168b Voigt ha avuto tra i traduttori una grande fortuna e numerose sono le traduzioni d'autore che è possibile ricordare[6]. Fra queste c'è quella di Ugo Foscolo[nota 4], presente nella sua raccolta Versi dell'adolescenza, in cui in una nota scrisse "È tale questo Frammento che può stare da sé solo, senza che rendasi oscuro e insipido. Per me vorrei con qualch'altro crederlo un'Ode, senza che la sua brevità mal contrasti, giacché abbiamo l'esempio di Anacreonte e d'altri di quell'età, che scrissero odi sì brevi"[6]. Nella sua traduzione sono da segnalare l'aumento di versi (da quattro a otto), l'ordine inverso dei primi due soggetti ("Pleiadi" - "Luna") e l'inserimento di elementi assenti nel testo greco, quali l'aggettivo "bruna" riferito alla notte, il complemento di luogo "in le piume" e il complemento di modo "in pianto"[6]. Anche Giacomo Leopardi si è cimentato in una traduzione[nota 5], che sembra però quasi più una riscrittura dilatata e modificante l'originale senso attraverso l'inserimento di alcuni particolari come l'aggiunta dell'elemento paesaggistico del mare[7]. C'è poi la traduzione di Salvatore Quasimodo[nota 6] che si mantiene piuttosto fedelmente al testo greco, interpretando però erroneamente ὤρα (v. 3) come "giovinezza" che stona con il contesto evocato nei versi precedenti[7]. Vi è anche la traduzione di Cesare Pavese[nota 7], che si caratterizza per l'assoluta fedeltà all'originale saffico, in linea con la volontà del traduttore che precisò di voler lavorare in modo "oggettivo, filologico-interlineare" nella traduzione dei classici[7]. È infine possibile ricordare la traduzione in inglese del poeta statunitense Robert Lowell[nota 8], che risulta piuttosto letterale con l'unica modifica significativa che si identifica con la soppressione del soggetto "Pleiadi"[8]. Una recente trasposizione si trova nel libro "I lirici greci" di Lido Pacciardi, con prefazione di Pasquale Balestriere.

Discussioni sull'attribuzione[modifica | modifica wikitesto]

L'attribuzione a Saffo di questo frammento è stata a lungo contestata: citato come anonimo da Efestione (XI, 5)[9][10][1], riacquisisce la maternità saffica solo in Apostolio (V, 98)[2][10]. Le contestazioni erano sorte per il tono popolare e per l'allusione ad una situazione giudicata troppo scabrosa per la poetica saffica ed infine per la presenza di forme non eoliche[3], ma in tutte le edizioni moderne questo frammento è ormai comunemente attribuito alla poetessa di Lesbo[10]. Le argomentazioni più articolate in difesa dell'autenticità di questo frammento si trovano presso Benedetto Marzullo [nota 9] [10].

Le notazioni astronomiche nel frammento[modifica | modifica wikitesto]

Dalla lirica è possibile ricavare implicite indicazioni astronomiche che permettono di collocare temporalmente quanto avviene all'interno del frammento[11]. Le Pleiadi, appartenenti alla costellazione del Toro, fin dai primordi erano adatte a segnalare i cambiamenti stagionali, in particolare i periodi propizi per i lavori agricoli e per la navigazione[4]. Incrociando il dato della visibilità delle Pleiadi e della mezzanotte si evince che il periodo dell'anno deve essere compreso tra la metà di gennaio e la fine di marzo del calendario moderno[11], c'è poi chi addirittura si spinge a restringere il periodo a quello compreso tra la seconda metà di gennaio e la prima metà di febbraio[4]. Vi è anche la convinzione che il pubblico dell'epoca, che aveva familiarità con l'osservazione del cielo, sapesse apprezzare tali indicazioni temporali e ciò avrebbe contribuito all'espressività della poesia[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Note
  1. ^ a b Il titolo è solamente indicativo e del tutto arbitrario.
  2. ^ Storia della letteratura greca, Firenze 1995, p. 160.
  3. ^ Saffo e Pindaro, p. 74.
  4. ^ Traduzione di Ugo Foscolo:
    Sparìr le Pleiadi
    Sparìo la Luna
    È a mezzo il corso
    La notte bruna.
    Già fugge rapida
    Ogni ora e intanto
    Sola in le piume,
    Io giaccio in pianto.
  5. ^ Traduzione di Giacomo Leopardi:
    Oscuro è il ciel: nell’onde
    La luna già s’asconde,
    E in seno al mar le Pleiadi
    Già discendendo van.
    È mezzanotte, e l’ora
    Passa frattanto, e sola
    Qui sulle piume ancora
    Veglio ed attendo invan.
  6. ^ Traduzione di Salvatore Quasimodo:
    Tramontata è la luna
    E le Pleiadi a mezzo della notte;
    giovinezza dilegua,
    e io nel mio letto resto sola.
  7. ^ Traduzione di Cesare Pavese:
    Tramontata è la luna
    E le Pleiadi, è a mezza
    Notte, è passata l'ora:
    giaccio sola nel letto.
  8. ^ Traduzione di Robert Lowell:
    The moon slides west
    it is midnight
    the time is gone
    I lie alone.
  9. ^ Studi di poesia eolica, Firenze 1958, pp. 1-60.
Fonti
  1. ^ a b c d e Neri, p. 1.
  2. ^ a b Pintacuda e Venuto, p. 585.
  3. ^ a b c d Pintacuda e Venuto, p. 586.
  4. ^ a b c d Tedeschi, p. 82.
  5. ^ Pintacuda e Venuto, pp. 586-587.
  6. ^ a b c Pintacuda e Venuto, p. 587.
  7. ^ a b c Pintacuda e Venuto, p. 588.
  8. ^ Pintacuda e Venuto, p. 589.
  9. ^ Pintacuda e Venuto, pp. 585-586.
  10. ^ a b c d Nicosia, p. 191.
  11. ^ a b c Herschberg e Mebius, p. 150.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Pintacuda e Michela Venuto, Grecità storia della letteratura greca con antologia, classici e percorsi tematici volume 1, Palumbo Editore, 2014, ISBN 978-88-6017-274-7.
  • Salvatore Nicosia, Una nuova edizione di Saffo e Alceo, in Quaderni Urbinati di Cultura Classica, 1978, pp. 183-210.
  • Camillo Neri, Fr. 168B V. (PDF), su www2.classics.unibo.it. URL consultato il 13 agosto 2017.
  • Saffo, Frammenti Antologia di versi con introduzione, testo, traduzione, commento, a cura di Gennaro Tedeschi, EUT Edizioni Università di TRIESTE, 2015.
  • (EN) I.S.Herschberg e J.E.Mebius, ΔEΔΥKE MEN A ΣEΛANNA, in Mnemosyne, Jan 1, 1990, pp. 150-151.