Transport for London

Transport for London
SiglaTfL
StatoBandiera dell'Inghilterra Inghilterra
OrganizzazioneAutorità della Grande Londra
TipoAutorità pubblica locale
Istituito2000
PredecessoreLondon Regional Transport
Impiegati28 000
SedeLondra
Sito webtfl.gov.uk/

Transport for London, meglio nota attraverso l'acronimo TfL, è un'autorità locale pubblica che regola gran parte del trasporto pubblico di Londra, ossia tutto quello di proprietà locale. Fa parte dell'Autorità della Grande Londra ed è presieduta dal sindaco della città.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La TfL venne creata nel 2000 dall'Autorità della Grande Londra tramite il Greater London Authority Act 1999[2], ereditando la maggior parte delle funzioni del predecessore London Regional Transport. Soltanto nel 2003 acquisì la responsabilità della metropolitana di Londra dopo una controversia riguardo l'estensione della sua proprietà ai privati.

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

La TfL è organizzato in tre direzioni centrali, ognuna delle quali è responsabile di un diverso aspetto delle modalità di trasporto:

Ognuna delle unità principali ha la sua precisa identità segnata da differenti colori del classico logo dei trasporti pubblici di Londra. Il logo interamente di colore blu senza alcuna scritta nella barra orizzontale, rappresenta il TfL nel suo complesso.

Tariffe[modifica | modifica wikitesto]

I roundel di ogni divisione della Transport for London. In alto a sinistra è visibile il logo della TfL.

La maggior parte dei sistemi di trasporto che operano sotto il controllo della TfL hanno il loro proprio regime tariffario. I bus e tram hanno un loro particolare regime tariffario che viene integrato fra loro. DLR e metropolitana sono a loro volta integrate in un unico regime tariffario.

I due regimi sono poi stati conglobati nella Travelcard, un unico biglietto che consente l'utilizzo intermodale di diversi sistemi di trasporto pubblico pagando un unico biglietto. Questo viene accettato, per una durata variabile da un giorno a un anno, e nella doppia versione peak e off-peak (ore di picco e fuori picco), su DLR, bus, ferrovia, tram e metropolitana, prevedendo anche uno sconto sulle tariffe di diversi servizi fluviali sul Tamigi.

La Oyster Card è una contactless smart card (carta intelligente a trasmissione di impulsi) introdotta nel 2003, che può essere usata per pagare tariffe individuali o essere caricata con altre tipologie di biglietti. Essa viene usata avvicinando la carta all'apposito lettore. I lettori si trovano sulle porte di accesso ai treni. L'Oyster PAYG ha una disponibilità di trasporti giornaliera ed è più economica della Travelcard.

Alcuni ragazzi bevono alcolici a bordo di un convoglio della metropolitana, il giorno prima che venga emanato il divieto di trasportarli e/o berli.

Pianificazione dei viaggi[modifica | modifica wikitesto]

TfL ha sviluppato un "Journey Planner"[3][4] che consente ai passeggeri di pianificare i loro viaggi in modo da pagare la tariffa più bassa in funzione delle loro necessità di servizio di trasporto. Il sistema è accessibile su internet, in diversi chioschi e per telefono.

Divieto per le bevande alcoliche[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1º giugno 2008, le bevande alcoliche sono vietate sui treni, bus, tram, Docklands Light Railway e in tutte le stazioni di Londra[5][6]. Il divieto riguarda anche il trasporto di contenitori aperti di sostanze alcoliche.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fact sheet: Transport for London (PDF), su tfl.gov.uk, Transport for London, 2008. URL consultato il 6 settembre 2008.
  2. ^ Legislative framework, su tfl.gov.uk, Transport for London. URL consultato il 6 settembre 2008.
  3. ^ Pianificatore di viaggio.
  4. ^ Journey Planner, su journeyplanner.tfl.gov.uk, Transport for London. URL consultato il 6 settembre 2008.
  5. ^ Alcohol ban comes into force on the Tube, trams and buses from this Sunday, 1 June, su tfl.gov.uk, Transport for London, 30 giugno 2008. URL consultato il 6 settembre 2008.
  6. ^ Johnson bans drink on transport, su news.bbc.co.uk, BBC News, 7 maggio 2008. URL consultato il 6 settembre 2008.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN153411703 · ISNI (EN0000 0001 2230 1005 · LCCN (ENn2003123082 · GND (DE5559066-4 · WorldCat Identities (ENlccn-n2003123082
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