Trevico

Trevico
comune
Trevico – Stemma
Trevico – Bandiera
Trevico – Veduta
Trevico – Veduta
Trevico, il tetto d'Irpinia, osservato dal Tricolle di Ariano Irpino
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Avellino
Amministrazione
SindacoNicolino Rossi (Un'altra storia - Trevico in movimento) dal 26-5-2014
Territorio
Coordinate41°03′N 15°14′E / 41.05°N 15.233333°E41.05; 15.233333 (Trevico)
Altitudine1 094 m s.l.m.
Superficie11 km²
Abitanti855[1] (31-3-2022)
Densità77,73 ab./km²
FrazioniLungarella, Caprareccia, Farullo, Molini, Santa Lucia, Santa Marena, San Vito, Vecito, Bassomanno
Comuni confinantiCarife, Castel Baronia, San Nicola Baronia, San Sossio Baronia, Scampitella, Vallata, Vallesaccarda
Altre informazioni
Cod. postale83058
Prefisso0827
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT064112
Cod. catastaleL399
TargaAV
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Cl. climaticazona F, 3 445 GG[3]
Nome abitantitrevicani
Patronosant'Euplio
Giorno festivo12 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Trevico
Trevico
Trevico – Mappa
Trevico – Mappa
Il comune di Trevico all'interno della provincia di Avellino
Sito istituzionale

Trevico (Trevìco) è un comune italiano di 855 abitanti della provincia di Avellino in Campania.

È il comune della regione posto alla maggior altitudine, nonché l'unico la cui sede comunale è posta oltre i 1.000 m s.l.m.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Situato nell'Appennino campano, Trevico è il paese più antico e più alto della Baronia. Ribattezzato "il tetto d'Irpinia", con i suoi 1090 metri di altitudine è anche il comune più elevato dell'intera regione.[4]

Dal centro storico la visuale è assai ampia, tanto sulla vicina valle dell'Ufita quanto verso il Tavoliere delle Puglie; è inoltre possibile scorgere alcune parti di 6 delle 20 regioni italiane. Le pendici del rilievo su cui sorge Trevico sono rivestite da fitti castagneti.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Trevico.

A causa dell'altitudine il clima si presenta rigido e ventoso d'inverno ma assai fresco d'estate. A differenza che nel resto dell'Irpinia, ma analogamente alla vicina Puglia, le precipitazioni sono relativamente scarse.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo Trivicum è attestato fin dall'epoca romana, sebbene nel Medioevo fossero utilizzate le forme Mons de Vico o semplicemente Vicum[5]. In quanto all'etimologia vi sono due diverse spiegazioni. Secondo una prima ipotesi, si chiama così perché formato anticamente dall'unione di tre borghi (vici in latino). Una teoria alternativa vorrebbe che il nome Trevico derivi dal culto della Dea Trivia (altro nome di Diana) cui era dedicato, proprio su quel monte, un tempio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Orazio, nel 37 a.C., afferma nella Quinta Satira del primo libro dei suoi Sermones di aver percorso una diramazione della via Appia, sostando in una vicina Trivici villa, mentre era in viaggio verso Brindisi per una missione diplomatica in compagnia di Mecenate e Virgilio. Se l'origine del nome Trevico è dovuta alla fusione di tre villaggi, tres vici, è opportuno risalire ad un unico centro dalle caratteristiche ben definite.

La moderna Trevico sorse però nell'alto Medioevo. Quasi tutti i comuni della Baronia erano in origine casali di Trevico, che nel Medioevo era detta Mons de Vico o semplicemente Vicum.[5]

L'importanza di Trevico crebbe nel tempo. Sotto i Normanni divenne sede di diocesi e venne per la prima volta usato il termine "Baronia" nel 1122 per indicare i possedimenti di Riccardo filius Riccardi che divenne appunto barone di Trevico, Contra e Flumeri.

Appartenuta a Gonzalo Fernández de Córdoba nel secolo XVI, passò poi a Ferrante Loffredo, la cui famiglia la tenne con titolo di marchesato fino all'eversione della feudalità[6].

Nell'Ottocento il comune fece parte del circondario di Castelbaronia ricadente nel distretto di Ariano nell'ambito del principato Ultra all'interno del regno delle Due Sicilie. In epoca postunitaria Trevico fu parte del mandamento di Castelbaronia nell'ambito del circondario di Ariano di Puglia all'interno della provincia di Avellino.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

La cattedrale

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Cattedrale[modifica | modifica wikitesto]

Dedicata a Santa Maria Assunta, fu edificata fra il V e il VI secolo, con pianta a croce greca. Tuttavia nell'XI secolo, allorquando Trevico fu eretta a sede vescovile, l'edificio fu profondamente modificato tanto che l'ingresso principale venne ricavato nel corpo del campanile. Ingrandita nel Cinquecento, venne gravemente lesionata durante il terremoto del 1694 e poi nuovamente a causa del sisma del 1702. Dopo lunghi lavori di ristrutturazione, patì gravi danni per effetto del terremoto del 1732. Rimodernata a fine Ottocento, venne ancora una volta danneggiata dal terremoto dell'Irpinia del 1980, cui seguì l'ennesimo restauro. Dichiarata monumento nazionale, custodisce le reliquie di Sant'Euplio e della martire palermitana Santa Rosalia.[7]

Cripta[modifica | modifica wikitesto]

Situata nei sotterranei della Cattedrale, ma provvista di ingresso autonomo, è di origine assai antica (il portale in stile gotico porta la data del 1409). A seguito di restauri eseguiti nel XX secolo, furono rinvenuti un altare sacrificale, due statue lignee della Madonna della Libera, tracce di affreschi (forse realizzati da allievi napoletani di Giotto) oltre a statue e dipinti antichi. La cripta è fornita di una serie di lucernari e orientata in modo tale da consentire l'illuminazione naturale.[8].

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Castello[modifica | modifica wikitesto]

Il castello di Trevico si ergeva sul punto più alto del paese, in posizione ottimale per la difesa. Già esistente all'epoca della dominazione normanna, quando vi risiedeva Gradilone signore di Trevico e della Baronia, il castello divenne poi la dimora dei feudatari locali. Progressivamente abbandonato a partire dal XV-XVI secolo, cadde rapidamente in rovina. Di esso rimangono soltanto alcune cortine murarie munite di finestroni e i resti di una torre in stile aragonese.[9]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Scola[modifica | modifica wikitesto]

È questa la casa in cui il regista Ettore Scola nacque (nel 1931) e trascorse la prima infanzia. Ubicato fra i vicoli del centro storico in posizione assai panoramica, conserva molti degli elementi stilistici e decorativi originari. Ristrutturato dopo i danni patiti a seguito del sisma del 1980, nel 2003 venne donato dalla famiglia Scola al comune di Trevico[10]. Pur avendo risieduto stabilmente a Roma, Ettore Scola mantenne sempre legami molto stretti con il borgo d'origine, il cui nome compare anche nel titolo di un film ("Trevico-Torino - Viaggio nel Fiat-Nam", girato nel 1973).

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2010 risultano residenti nel territorio di Trevico 23 cittadini stranieri, pari al 2,12% della popolazione comunale.

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Accanto alla lingua italiana, a Trevico è in uso una varietà del dialetto irpino.

Religione[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi di Trevico, attestata fin dal 1058, si estendeva su tutta la Baronia. La sede vescovile venne però soppressa nel 1818 e aggregata a Lacedonia. Dal 1986 Trevico fa parte della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Il centro cittadino, situato sulla vetta del monte di Trevico, accoglie solo una parte della popolazione residente. Una parte cospicua risiede invece nelle frazioni ubicate lungo il versante nord, a mezza costa. Tra le frazioni più notevoli si citano Molini, Caprareccia, Farullo e Lungarella.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Le attività agro-silvo-pastorali sono alla base dell'economia locale. I tre principali prodotti tipici, quali la castagna di Trevico (di origini assai antiche), la patata di Trevico (impiantata fin dagli inizi dell'Ottocento) e il prosciutto di Trevico (anch'esso attestato fin dall'Ottocento), si fregiano del marchio PAT rilasciato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.[12]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
21 novembre 1993 23 aprile 1995 Giuseppe Zamarra Democrazia Cristiana Sindaco
23 aprile 1995 13 giugno 1999 Rosario Rossi Partito Popolare Italiano Sindaco
13 giugno 1999 12 giugno 2004 Giuseppe Antonio Solimine Partito Popolare Italiano
La Margherita
Sindaco
12 giugno 2004 8 giugno 2009 Giuseppe Antonio Solimine La Margherita
Partito Democratico
Sindaco
8 giugno 2009 26 maggio 2014 Antonio Picari Lista civica Sindaco
26 maggio 2014 27 maggio 2019 Nicolino Rossi Lista civica Sindaco
27 maggio 2019 in carica Nicolino Rossi Lista civica Sindaco

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Il comune fa parte della Comunità montana dell'Ufita.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Comuni campani per altitudine, su Tuttitalia.
  5. ^ a b Cenni storici, su Comune di Trevico. URL consultato il 28 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
  6. ^ Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Volume 9, p.251
  7. ^ Cattedrale di SS Maria Assunta, su Trevico.net.
  8. ^ La cripta, su Trevico.net.
  9. ^ Il Castello, su Trevico.net. URL consultato il 13 settembre 2019.
  10. ^ Il Palazzo Scola, su Trevico.net.
  11. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 30-6-2023.
  12. ^ Aggiornamento dell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali ai sensi dell'articolo 12, comma 1, della legge 12 dicembre 2016, n.238, su politicheagricole.it. URL consultato il 27 febbraio 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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