Tullio De Mauro

Tullio De Mauro

Ministro della pubblica istruzione
Durata mandato26 aprile 2000 –
11 giugno 2001
Capo del governoGiuliano Amato
PredecessoreLuigi Berlinguer
SuccessoreLetizia Moratti

Dati generali
Partito politicoIndipendente
Titolo di studioLaurea in lettere classiche
ProfessioneLinguista e professore universitario

Tullio De Mauro (Torre Annunziata, 31 marzo 1932Roma, 5 gennaio 2017) è stato un linguista, lessicografo e saggista italiano, ministro della pubblica istruzione dal 2000 al 2001 nel governo Amato II.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un chimico e di un'insegnante di matematica, fratello del futuro giornalista Mauro De Mauro, nell'immediato dopoguerra frequentò il liceo classico "Giulio Cesare" di Roma.[1][2] Nel 1951 si iscrisse al Partito Liberale Italiano per favorirne la sinistra interna legata alla rivista Il Mondo.[2]

Esponente della scuola linguistica romana,[3] ha insegnato Linguistica generale e ha diretto il dipartimento di scienze del linguaggio nella facoltà di lettere e filosofia e successivamente il dipartimento di studi filologici, linguistici e letterari nella facoltà di scienze umanistiche dell'Università la Sapienza di Roma, dipartimenti che ha contribuito a fondare, insieme ad Alberto Asor Rosa.

Allievo di Antonino Pagliaro, ha insegnato a vario titolo in diverse altre università italiane (Napoli "L'Orientale", Palermo, Chieti, Salerno, Università Telematica Internazionale "Uninettuno") dal 1957, come professore di prima fascia dal 1967.

Ha tradotto il Corso di linguistica generale (Cours de linguistique générale) di Ferdinand de Saussure che, insieme ad alcuni autori strutturalisti, ha avuto una certa influenza sul suo pensiero. Ha presieduto la Società di Linguistica Italiana (1969-1973) e la Società di Filosofia del Linguaggio (1995-1997). Nel novembre 2006 ha contribuito alla fondazione dell'associazione Senso Comune per un progetto di dizionario informatico, di cui era presidente. Era socio ordinario dell'Accademia della Crusca.[4]

Dal novembre 2007 ha diretto la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e presieduto il comitato direttivo del Premio Strega.

Da linguista De Mauro ha più volte denunciato, negli ultimi anni della sua vita, il preoccupante fenomeno dell'analfabetismo funzionale che affligge una consistente percentuale della popolazione italiana.

In alcune pubblicazioni, ha prefigurato una possibilità d'uso della lingua esperanto nel contesto delle istituzioni europee, come "interfaccia neutra" fidefacente nella redazione dei testi normativi e dei documenti ufficiali dell'Unione Europea.[5][6][7][8]

Incarichi politici[modifica | modifica wikitesto]

Tullio De Mauro insieme al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della vittoria al "Premio Nazionale Presidente della Repubblica" presso l'Accademia dei Lincei.

Nel giugno 1971 sottoscrisse la lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli. Nell'ottobre dello stesso anno sottoscrisse l'autodenuncia di solidarietà a Lotta Continua.

Nel 1975 fu eletto al Consiglio regionale del Lazio nelle liste del PCI. Nel 1976 fu nominato assessore alla cultura, incarico che tenne fino al 1978.

Fu ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Amato II (dal 26 aprile 2000 all'11 giugno 2001).

Dal 2001 al 2010 presiedette Mondo digitale, fondazione del comune di Roma, da cui fu rimosso nel giugno 2010 dalla giunta Alemanno, per ragioni anagrafiche secondo la giunta, per ragioni ideologiche secondo De Mauro.[9]

Collaborò a giornali e settimanali: dal 1956 al 1964 al settimanale Il Mondo; dal 1966 al 1979 al quotidiano Paese Sera; dal 1981 al 1990 con rubriche fisse sulla scuola (1981-1985) e il linguaggio (dal 1986) al settimanale L'Espresso. Collaborò saltuariamente con L'Unità, La Stampa, La Repubblica, Il manifesto, Il Sole-24 Ore, Il Mattino e regolarmente con Internazionale - con le rubriche La parola, dal 2006, e Scuole,[10] dal 2008.

Tra il 1960 e il 1973 collaborò spesso a trasmissioni radiofoniche e televisive della RAI, con cui riprese a collaborare di nuovo nel 1997-2000. Dal 1978 collaborava a cicli di trasmissioni radio e televisive della RTSI (Radiotelevisione della Svizzera Italiana).

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Era fratello minore di Mauro De Mauro, giornalista de l'Ora di Palermo rapito e ucciso dalla mafia nel settembre 1970. Fu genero di Leopoldo Cassese[11] e padre di Giovanni De Mauro, direttore della rivista Internazionale.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ha ricevuto diverse lauree honoris causa: nel 1999 dall'Università Cattolica di Lovanio, che l'ha nominato doctor philosophiae et litterarum; nel 2005 dall'ENS (École Normale Supérieure) di Lione; il 1º aprile 2008 dalla Waseda University di Tokyo; il 27 febbraio 2009 dall'Università di Bucarest. L'ultima gli è stata conferita il 10 novembre 2010 dall'università Sorbonne Nouvelle.[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su tulliodemauro.com. URL consultato il 7 gennaio 2017 (archiviato il 7 gennaio 2017).
  2. ^ a b Copia archiviata, su segnavi.blogspot.it. URL consultato il 5 maggio 2019 (archiviato il 27 ottobre 2017).
  3. ^ Marina De Palo, Stefano Gensini (a cura di), Saussure e la scuola linguistica romana. Da Antonino Pagliaro a Tullio De Mauro, Carocci Editore, Roma, 2018, ISBN 9788843089642
  4. ^ Tullio De Mauro, in Catalogo degli Accademici, Accademia della Crusca. Modifica su Wikidata
  5. ^ T. DE MAURO, Prefazione Archiviato il 4 settembre 2019 in Internet Archive. a B. MIGLIORINI, Manuale di Esperanto, CoEdEs, Milano, 1995.
  6. ^ T. DE MAURO, In Europa son già 103. Troppe lingue per una democrazia?, Laterza, Bari, 2014, pag. 79.
  7. ^ T. DE MAURO, Migliorini, uomo linguista ed esperantista Archiviato il 14 luglio 2014 in Internet Archive.
  8. ^ T. DE MAURO (testo orale raccolto da F. GOBBO), Democrazia linguistica ed esperanto Archiviato il 5 maggio 2019 in Internet Archive., Università di Amsterdam, 2017
  9. ^ Alemanno rimuove De Mauro: non è conforme, anzi è vecchio Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive., Il Fatto quotidiano, 29 giugno 2010.
  10. ^ Sito di Internazionale Archiviato il 30 novembre 2010 in Internet Archive., www.internazionale.it
  11. ^ Sabino Cassese, Se volete capire la politica leggete Stendhal, La Repubblica, 21 settembre 2019.
  12. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. URL consultato il 25 settembre 2012 (archiviato il 23 luglio 2014).
  13. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. URL consultato il 25 settembre 2012 (archiviato il 22 luglio 2014).
  14. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. URL consultato il 4 ottobre 2010 (archiviato il 29 novembre 2011).
  15. ^ Sito dell'università Sorbonne Nouvelle Archiviato il 6 dicembre 2010 in Internet Archive., www.univ-paris3.fr

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • F. Albano Leoni, D. Gambarara, S. Gensini, F. Lo Piparo, R. Simone (a cura di), Ai limiti del linguaggio. Vaghezza, significato e storia, Roma-Bari, Laterza, 1997.
  • R. Petrilli, M.E. Piemontese, M. Vedovelli (a cura di), Tullio De Mauro. Una storia linguistica, Roma-Bari, Laterza, 2003.
  • A. M. Thornton, M. Voghera (a cura di), Per Tullio De Mauro, Roma, Aracne, 2012.
  • F. Albano Leoni, S. Gensini, M.E. Piemontese (a cura di), Tra linguistica e filosofia del linguaggio. La lezione di Tullio De Mauro, Roma-Bari, Laterza, 2013.
  • S. Gensini, M.E. Piemontese, G. Solimine (a cura di), Tullio De Mauro. Un intellettuale italiano, Roma, Sapienza Università Editrice, 2018.
  • F. M. Dovetto (a cura di), Tullio De Mauro e la Società di Linguistica Italiana: 50 anni di storia della linguistica. Un percorso comune (Atti della Tavola rotonda. LI Congresso internazionale della Società di Linguistica Italiana, Napoli, 28 settembre 2017), Roma, Bulzoni, 2018.
  • Marina De Palo, Stefano Gensini (a cura di), Saussure e la scuola linguistica romana. Da Antonino Pagliaro a Tullio De Mauro, Roma, Carocci, 2018, ISBN 9788843089642

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro della pubblica istruzione della Repubblica Italiana Successore
Luigi Berlinguer 26 aprile 2000 - 11 giugno 2001 Letizia Moratti
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