Vanni Sacco

Giovanni Sacco, detto Vanni (Camporeale, 1869Camporeale, 4 aprile 1960), è stato un mafioso italiano, boss del mandamento di Camporeale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gabelloto del feudo Parrino in territorio di Camporeale, all'epoca in provincia di Trapani, di dove era originario, di proprietà dei Principi Beccadelli e con un'estensione di 3.200 ha, emerse come capomafia della sua cittadina nel periodo compreso tra le due guerre mondiali.[1][2] Sostenitore dei Liberali, in epoca prefascista era vicino al politico Vittorio Emanuele Orlando, con cui ebbe un'importante legame di amicizia.[1][3] Il noto statista palermitano era solito vedersi con il Sacco sia a Roma che a Palermo, e dal 1897 veniva eletto ininterrottamente al Collegio di Partinico cui faceva riferimento Camporeale.[3] Durante il Ventennio fascista, la sua cosca era stata decimata dalla repressione operata dal prefetto Cesare Mori.[4]

Dopo l'occupazione alleata della Sicilia nel 1943, e dunque la fine del Fascismo nell'isola, Sacco divenne il terzo capo di Cosa Nostra dopo Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo.[5] La parentesi separatista fu breve e Sacco si iscrisse al Partito Liberale Italiano.[6][7] Nel marzo 1948, a Camporeale gli uomini del Sacco sequestrarono Calogero Cangialosi, mezzadro, segretario della sezione locale del Partito Socialista Italiano, di Federterra e della locale Camera del Lavoro, allo scopo di ucciderlo, ma venne trovato e liberato dai suoi compagni alla camera e dai contadini armati di lupara.[8] All'origine del sequestro e del tentativo di uccisione di Cangialosi lo scontro con il suo latifondista Serafino Sciortino, legato a Sacco, ma dopo un mese, il 2 aprile, fu assassinato a tradimento a colpi di mitra.[8][9] Cangialosi, fu il terzo sindacalista assassinato dalla mafia in quel periodo in Sicilia dopo Epifanio Li Puma a Petralia Soprana e Placido Rizzotto a Corleone.[10] Dopo il delitto Cangialosi, il Sacco si diede alla latitanza.[11]

Nella seconda metà degli anni cinquanta, Sacco tentò assieme a 400 elementi a lui vicini di iscriversi alla DC, ma incontrò l'opposizione di Pasquale Almerico, allora sindaco democristiano di Camporeale e segretario cittadino del partito.[4][12] Almerico, che aveva invocato inutilmente l'intervento di Giovanni Gioia, allora segretario provinciale della DC, fu assassinato la sera 25 marzo 1957 nella piazza principale del paese da cinque uomini, e gli furono scaricati addosso con 114 colpi di mitra e 7 di pistola.[13][14] I proiettili ferirono anche cinque passanti e ne uccisero uno, Antonino Pollari.[13] Per il delitto Almerico, il Sacco venne tratto in arresto, mandato al confino di polizia, e infine ricoverato a Palermo presso l'ospedale della Feliciuzza.[13][15] Processato per il delitto del sindaco di Camporeale, imputato per i reati di strage, di tentato omicidio e di associazione per delinquere, e rinviato a giudizio, il procedimento penale a carico del Sacco si concluse con l'assoluzione per insufficienza di prove con sentenza emessa il 21 luglio 1958 dalla corte d'appello del Tribunale di Palermo.[16]

Morì il 4 aprile 1960, all'età di 90 anni[14][17] Alla sua morte, il comando della cosca di Camporeale passò ai figli Calogero e Giovanni, legati al clan di Gaetano Badalamenti, rispettivamente uccisi nel 1983 e nel 1984 dai Corleonesi.[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Marino, p. 299.
  2. ^ M. Pantaleone, Mafia e politica, Einaudi, 1972, p. 119.
  3. ^ a b M. Pantaleone, Il sasso in bocca. Mafia e Cosa Nostra, Cappelli, 1970, p. 14.
  4. ^ a b A. Crisantino, Capire la mafia, La Luna, 1994, p. 66.
  5. ^ A. La Bella, R. Mecarolo, Portella della Ginestra. La strage che ha cambiato la storia d'Italia, Teti, 2003, p. 12.
  6. ^ Pantaleone, p. 120.
  7. ^ R. Catanzaro, Il delitto come impresa. Storia sociale della mafia, Liviana, 1988, nota 43, p. 208.
  8. ^ a b S. Grechi, A. Rubbo, La storia di Calogero Cangialosi, in La Repubblica.it, 6 marzo 2020. URL consultato il 15 gennaio 2023.
  9. ^ S. Turone, Storia del sindacato in Italia dal 1943 ad oggi, Laterza, 1988, p. 140.
  10. ^ D. Rizzo, Il Partito socialista e Raniero Panzieri in Sicilia. 1949-1955, Rubbettino, 2001, p. 40.
  11. ^ R. Mancino, Le parole della mafia. I protagonisti, le opere, la legislazione, La Zisa, 2008, p. 13.
  12. ^ Pantaleone II, p. 15.
  13. ^ a b c O. Barrese, I Complici. Gli anni dell'antimafia, Feltrinelli, 1973, p. 161.
  14. ^ a b c G. Cerasa, UCCISO A FREDDO DA DUE KILLER L'ULTIMO EREDE DI UN CAPOCLAN, in La Repubblica, 8 luglio 1984. URL consultato il 16 gennaio 2023.
  15. ^ Pantaleone, p. 123.
  16. ^ La mafia agricola (PDF), su archiviopiolatorre.camera.it, p. 156. URL consultato il 15 gennaio 2023.
  17. ^ Marino, p. 311.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. C. Marino, I padrini. Da Vito Cascio Ferro a Lucky Luciano, da Calogero Vizzini a Stefano Bontate, fatti, segreti e testimonianze di Cosa nostra attraverso le sconcertanti biografie dei suoi protagonisti., Roma, Newton Compton, 2001, ISBN 8854107107.
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