Viaggi di Cristoforo Colombo

Voce principale: Cristoforo Colombo.
I quattro viaggi di Cristoforo Colombo

Nella storia moderna, i viaggi di Cristoforo Colombo rappresentano i fondamentali della colonizzazione europea delle Americhe, nonché uno degli eventi più significativi della storia dell'uomo. Il navigatore Cristoforo Colombo era un ammiraglio al soldo dei sovrani di Spagna, per i quali intraprese quattro viaggi verso il Nuovo Mondo: il primo nel 1492, in cui scoprì il continente americano,[1] il secondo viaggio nel 1493, in cui scoprì nuove isole e il terzo nel 1498, che lo condusse nell'America Meridionale e che fu quindi il primo nel quale Colombo raggiunse la parte continentale. Nel quarto viaggio, nel 1502, raggiunse l'America Centrale.

La scoperta di Colombo permise alle potenze marinare europee dell'epoca di impostare un sistema di commerci con il "Nuovo Mondo", avviare la colonizzazione delle nuove terre e dare inizio alla conversione dei nativi americani al Cristianesimo. Gli assetti economici e politici che si vennero a creare furono regolamentati dal trattato di Tordesillas del 1494, siglato dall'Impero spagnolo e dall'Impero portoghese.

Premesse[modifica | modifica wikitesto]

«E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni[2]»

Realizzazione del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Cristoforo Colombo in un'incisione di John Sartain, data sconosciuta

Nel 1483 Cristoforo Colombo presentò i suoi piani al re Giovanni II del Portogallo, proponendogli di equipaggiare tre robuste navi con le quali, entro un anno, sarebbe salpato verso ovest, verso l'Atlantico, cercando una via per le Indie. Giovanni II espose la proposta ai suoi consiglieri, i quali espressero un parere negativo, principalmente perché convinti che la distanza da percorrere stimata da Colombo, circa 3900 km, fosse troppo breve rispetto alla realtà.[3]

Nel 1485, dopo la morte della moglie, Colombo si recò insieme al figlio, in Spagna a Palos,[4] e quindi a Siviglia. Colombo era alla ricerca di qualcuno che potesse finanziare l'impresa: dapprima provò con Don Enrique de Guzmán duca di Medina Sidonia, ma questi, non avendo Colombo ottenuto l'appoggio della Corona, si trovò costretto a rifiutare. In seguito tentò con Don Luis de la Cerda, duca di Medinaceli, che convinse parzialmente la regina Isabella di Castiglia, la quale decise quindi ad incontrare Colombo.[5] Recatosi a Cordova,[6] Colombo attese fino ai primi del maggio 1486 i regnanti di Spagna Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona, che decisero di incontrarlo.[7] L'esploratore presentò il suo progetto di raggiungere per mare il Catai (Cina) ed il Cipango (Giappone). Una commissione si riunì per vagliare le effettive possibilità di riuscita del viaggio, ma la decisione, negativa, arrivò solo alla fine del 1490.[8]

Nel 1488 Colombo provò di nuovo ad appellarsi al re del Portogallo il quale, sebbene lo avesse invitato a corte, in seguito lo respinse a causa del ritorno di Bartolomeu Dias dalla circumnavigazione a sud dell'Africa[9].[10] Negli anni seguenti cercò diverse volte di farsi ascoltare dalla corte castigliana decidendosi di rivolgersi pure, tramite il fratello Bartolomeo, sia ad Enrico VII d'Inghilterra che ai sovrani di Francia. Intanto conobbe Martín Alonso Pinzón. Nel 1492, col protrarsi dell'attesa, il navigatore era giunto oramai ai limiti della resistenza, e, dopo sette anni di soggiorno in Spagna, anche le sue risorse economiche si erano ridotte, al punto da non essere quasi più in grado di provvedere alla sua famiglia.[11]

Padre Juan Pérez, confessore personale della regina, tramite Sebastiano Rodriguez[12] fece recapitare una missiva alla stessa regina, la quale, due settimane dopo fece convocare il padre. Il tesoriere Luis de Santangel, Ferdinando Pinello e altri assicurarono la copertura finanziaria richiesta.[13] Si riunirono nuovamente gli esperti, mentre Colombo ricevette tramite lettera la comunicazione di una nuova udienza. Decisivo fu altresì il contributo del vescovo Alessandro Geraldini, anche lui confessore della regina Isabella e amico personale di Colombo e del fratello Antonio; grazie alla sua insistenza, la regina si convinse definitivamente a consentire il viaggio del grande navigatore.

Colombo si recò a Siviglia, ma i reali, nel frattempo, si erano trasferiti a Santa Fe. Colombo li raggiunse, e, nell'incontro i reali furono propensi ad accettare di finanziare l'impresa. Colombo dettò le sue condizioni: chiese il titolo di ammiraglio e la carica di viceré e "governatore delle terre scoperte", titolo che doveva essere ereditario, la possibilità di conferire ogni tipo di nomina nei territori conquistati[14] e, inoltre, una rendita pari al 10% di tutti i traffici marittimi futuri. Le richieste furono considerate eccessive e non si fece alcun accordo. Successivamente le richieste vennero accettate a patto della buona riuscita del viaggio. Il contratto, definito, Capitolaciones, venne firmato il 17 aprile 1492. La somma necessaria per l'armamento della flotta, pari a 2.000.000 di maravedí,[15] sarebbe stata versata metà dalla corte e metà da Colombo, finanziato da alcuni banchieri genovesi, tra cui il Banco di San Giorgio e il Berardi.[16]

Dopo la firma, Colombo lasciò la città il 12 maggio 1492 , quando già si era deciso il luogo di partenza, Palos, in quanto i porti maggiori erano occupati dal tribunale della Santa Inquisizione che prevedeva l'espulsione degli ebrei anche tramite mare.[17]

Le navi del primo viaggio[modifica | modifica wikitesto]

Le imbarcazioni della prima spedizione, definite caravelle[18] erano:

  • Niña di 100 tonnellate,[19] al comando di Vicente Yáñez Pinzón,[20] e, come pilota, Sancho Ruiz, con a bordo 24 persone;[21]
  • Pinta, di 140 tonnellate, che insieme alla Niña fu l'imbarcazione richiesta alla città di Palos de la Frontera, da ordine del 23 maggio 1492, come segno di riscatto per varie accuse più o meno fondate[22], con capitano Martín Alonso Pinzón[20] e pilota Rafael Sarmiento; in totale salirono a bordo 27 persone;[21]
  • Santa María, di proprietà di Juan de la Cosa; l'imbarcazione era chiamata inizialmente Gallega in quanto costruita in Galizia, e fu lo stesso Colombo a darle il nome di Santa María[23]. Si trattava di una caracca di 150 tonnellate, capitanata da Colombo, sulla quale salirono 39 persone.

Nel reclutare i marinai, 90 in tutto,[21] Colombo fu aiutato da Martin Pinzón che godeva di ottima fama nella città.[24] Il pilota della flotta era il cantabrico Juan de la Cosa.

Conoscenze geografiche di Colombo[modifica | modifica wikitesto]

L'impresa navale di Colombo, motivata dal desiderio di raggiungere le Indie e commerciarvi direttamente e più velocemente, fu resa possibile dalla determinazione del viaggiatore genovese, ma anche da un suo errore.

Sosteneva infatti che la Terra avesse un diametro più piccolo di quello reale, e che il continente euroasiatico fosse più esteso di quanto non lo sia in realtà: il combinato disposto di questi due errori, originati rispettivamente da Paolo Dal Pozzo Toscanelli e Marco Polo, ebbe come effetto la infondata convinzione di poter compiere la traversata dall'Europa all'Asia. A quell'epoca, in effetti, nessuna nave sarebbe stata in grado di compiere gli oltre 20000 km che separano la Spagna dal Giappone, se non altro perché non esisteva una nave capace di stoccare a bordo un quantitativo di provviste sufficienti al compimento del viaggio, che avrebbe richiesto, in condizioni ottimali, più di quattro mesi. I calcoli di Colombo erano sbagliati, mentre quelli dei suoi avversari erano sostanzialmente corretti: Colombo stimava in appena 4400 km la distanza dalle isole Canarie alla costa asiatica, un valore cinque volte più piccolo di quello reale. La grande fortuna di Colombo fu che il suo viaggio venne molto ridotto, perché sulla strada per le Indie trovò le Americhe, altrimenti la sua spedizione sarebbe perita in mezzo all'oceano o tornata indietro.

La forte opposizione incontrata da Colombo, derivava dal fatto che la traversata oceanica era considerata troppo lunga per essere fattibile, e non già perché Colombo fosse il solo a sostenere che la Terra fosse sferica. Infatti, la consapevolezza della sfericità della Terra era opinione comune già della gente colta del basso Medioevo.[25] Già dall'antichità, le osservazioni degli astronomi e matematici ellenistici[26] erano state riprese e perfezionate dagli scienziati musulmani, che avevano tradotto e studiato quei testi, e dagli studiosi occidentali. Oltretutto, all'epoca in cui Colombo effettuò i suoi calcoli per il compimento del primo viaggio, il procedimento di Eratostene[27] era disponibile e sarebbe potuto essere ripetuto.

Colombo stesso non si rese conto di essere su un continente diverso da quello che si aspettava: in seguito, come annotò sui suoi diari, battezzò le terre scoperte nuevo mundo, e nel suo ultimo viaggio riconobbe le coste di ciò che lui definì "il continente"; questa è la versione ufficiale, riportata dalla maggior parte dei libri di storia. Ci si potrebbe domandare a questo punto perché Colombo chiamò questa terra "nuevo mundo" se era convinto di essere giunto in Catai o Cipango.

La leggenda che la Terra fosse considerata piatta deriva da un romanzo del 1828, La vita e i viaggi di Cristoforo Colombo di Washington Irving, che, in odio alla Chiesa cattolica, descriveva la falsa immagine di un Colombo unico sostenitore della teoria di una Terra rotonda contro la pretesa ignoranza medioevale imposta dal cattolicesimo. In realtà, come si è scritto in precedenza, l'appoggio ecclesiastico a Colombo fu determinante nel vincere proprio le resistenze dei suoi avversari all'organizzazione e al finanziamento del primo viaggio.

Primo viaggio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Primo viaggio di Cristoforo Colombo.
Dettaglio del primo viaggio
Incontro fra Colombo e la regina Isabella di castiglia

Prima di salpare furono imbarcati viveri per un anno e mercanzia da scambiare con eventuali indigeni. Colombo volle Luis de Torres come interprete, e Diego de Arana come ufficiale di polizia della flotta.[28] La partenza avvenne alle sei del mattino del 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera. Il diario di bordo andò perduto e le uniche informazioni ci provengono indirettamente dai testi di Las Casas.[29] La flotta procedette verso le Isole Canarie. Il 6 agosto 1492[30] si ruppe il timone della Pinta e si credette ad un'opera di sabotaggio.[31] Pinzòn lo riparò, ma il giorno seguente un altro incidente costrinse le navi a trovare riparo per le riparazioni. Della Pinta si era persa traccia e si stava pensando ad un'altra nave in sostituzione, ma l'idea non venne attuata. La flotta fece dunque scalo di circa un mese a La Gomera, isola governata da Beatriz de Bobadilla, signora di La Gomera (nipote di Beatriz de Bobadilla, marchesa di Moya), per rifornimenti e modifiche alla velatura.[32]

Le due navi ripresero il largo il 6 settembre 1492, dal porto di San Sebastián.[33] Spinte dagli alisei, dal 9 settembre 1492, le caravelle navigarono per un mese senza che i marinai riuscissero a scorgere alcuna terra.

Durante quei giorni Colombo stesso osservò con stupore che le bussole indicavano il polo magnetico distaccandosi sempre di più dal nord geografico, allontanando le navi dalla corretta via, ma riuscì a superare tale ostacolo.[34] In quei giorni, dopo aver superato le onde lunghe dell'Atlantico Colombo conferì attraverso una misteriosa carta con Martin Pinzón.[35]

Gli uomini dell'equipaggio avevano iniziato a preoccuparsi già pochi giorni dopo la partenza, temendo che il soffiare incessante dei venti verso ovest avrebbe reso impossibile il ritorno.[32] Il 16 settembre 1492 le caravelle entrarono nel Mar dei Sargassi, e Colombo approfittò dell'evidenza di alghe affioranti sul pelo dell'acqua, un fenomeno caratteristico di questo mare, per sostenere che tali vegetali erano sicuramente indizi dell'esistenza di terre vicine,[36] e quindi tranquillizzare temporaneamente i suoi uomini.[32] Col trascorrere dei giorni la tensione a bordo delle caravelle cresceva. Il 7 ottobre 1492 dalla Niña ci fu un falso allarme, un marinaio affermò di aver visto terra in lontananza, come qualche giorno prima aveva fatto Martin Pinzón; in entrambi i casi si trattava di miraggi.[37]

Colombo decise di virare verso sud-ovest, avendo visto alcuni uccelli dirigersi verso quella direzione. Il 10 ottobre 1492[38] i marinai, che stanchi del lungo viaggio volevano tornare indietro, si lamentarono con il comandante, che riuscì a calmarli[39] e forse ottenne, come si racconta, un accordo:[40] se entro tre o quattro giorni le vedette non avessero scorto alcuna terra, le caravelle sarebbero tornate indietro,[32] o si sarebbe deciso diversamente.[41]

L'11 ottobre 1492, giovedì, ci furono diversi segnali positivi: passarono accanto alle caravelle in mare diversi oggetti fra cui un giunco, un bastone, un ramoscello con un fiore fresco.[32][42] Soltanto la vicinanza di una terra emersa poteva giustificare questi ritrovamenti.

La notte dell'11 ottobre 1492, come poi riportò sul diario di bordo, Colombo si disse convinto d'avere intravisto nel buio, in lontananza, una luce, «come una piccola candela che si levava e si agitava» ("como una candelilla que se levava y se adelantaba"). Finalmente, alle due di notte del 12 ottobre 1492, venerdì, Rodrigo de Triana, a bordo della Pinta, avvistò la terra,[43] ma il premio in denaro promesso al primo che avvistava la terra andò a Colombo.[44] Colombo decise di attendere il giorno; in questo modo le caravelle riuscirono a trovare un varco nella barriera corallina[45] e a gettare l'ancora senza incidenti. All'alba si avvicinarono all'isola, ma trovarono un luogo adatto dove sbarcare solo verso mezzogiorno dello stesso 12 ottobre. Colombo sbarcò su un'isola, nella baia di Fernandez,[46] con lui i due Pinzon, ufficiali, funzionari, Rodrigo de Segovia e con il notaio Rodrigo de Escobedo, il cui documento da lui redatto nell'occasione venne firmato da tutti i testimoni, a prova della presa di possesso di quel luogo battezzato per l'occasione San Salvador,[47] chiamata dagli indigeni Guanahani.

Colombo sbarcato nel Nuovo Mondo

Colombo e la sua ciurma furono accolti con grande cortesia e condiscendenza dai Taino, i nativi di etnia Arawak, abitanti dell'isola. Egli stesso, nella sua relazione, sottolinea più volte la gentilezza e lo spirito pacifico dei suoi ospiti:

«Gli abitanti di essa [...] mancano di armi, che sono a loro quasi ignote, né a queste son adatti, non per la deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati, ma perché timidi e paurosi [...] Del resto, quando si vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto semplici e di buona fede, e liberalissimi di tutto quel che posseggono: a chi ne lo richieggia nessuno nega ciò che ha, ché anzi essi stessi ci invitano a chiedere»

L'esplorazione dell'isola non diede i risultati sperati, in quanto Colombo non trovò le ricchezze descritte da Marco Polo.[49] Ripreso il mare, con sei indigeni che svolsero attività di interpreti e di guide, la sua spedizione esplorò prima alcune isole prive di fiumi (fra cui Santa María de la Concepción e Fernandina, scoperte rispettivamente il 15 ed il 17 ottobre e battezzate sempre da Colombo),[50] poi la costa nord-orientale di Cuba,[51] che Colombo pensò fosse dapprima il Cipango e poi il Catai.[52]

La sera del 27 ottobre 1492[53] le caravelle di Colombo arrivano alla fonda della baia di Bariay[54] a Cuba, nell'attuale provincia di Holguín. Il giorno successivo inviò il suo ammiraglio ad esplorare la terraferma. Nel diario di bordo di domenica 28 ottobre 1492 troviamo scritto: "Es la isla mas hermosa que ojos humanos hayan visto".[55][56] Sicuro di trovarsi in Catai, inviò un gruppo di uomini con l'interprete Luiz de Torres e Rodrigo de Xeres come ambasciatori; questi tornarono alcuni giorni dopo, il 5 novembre 1492, dopo aver trovato solo una povera città.[57]

Incontro con gli indigeni, scambi di doni

Cercando l'oro Pinzon ricevette informazioni su una fantomatica isola chiamata Babeque[58][59] e decise, dopo qualche tentativo con Colombo, di partire da solo con la Pinta; per quasi due mesi scomparve, mentre Colombo giunse nella baia di Tanamo e Baracoa.

Successivamente Colombo esplorò la costa settentrionale di Haiti, raggiunta il 5 dicembre 1492, e la chiamò Hispaniola; approdò la sera del 6 dicembre chiamando il luogo, Puerto San Nicola. Di Pinzon non c'era ancora nessuna traccia. Cercò ancora l'oro giungendo in quella che chiamò Bahia de los Mosquitos, altro nome che sopravvisse nei secoli. Si parlò di un'isola a forma di tartaruga che il navigatore chiamò Tortuga.[60] In quei giorni seppe di Cibao che confuse per Cipango.[61] Superò quindi Capo d'Haiti.

Volendo festeggiare il Natale sbarcando nella terra sognata, Colombo cercò di sfruttare le brezze di terra, con l'ordine a Juan de la Cosa di tenere la barra del timone. Questi, stanco per le peripezie dei giorni precedenti, la lasciò ad un giovane mozzo per poi ritirarsi sottocoperta.[62] Verso la mezzanotte del 25 dicembre 1492, a circa 250 metri di distanza dalla costa la Santa Maria andò in secco da prua, e l'ammiraglio svegliatosi ordinò di tonneggiare,[63] gettando l'ancora che poi doveva essere trainata da un argano. Venne gettata in mare una lancia con tale scopo, su cui salì Juan de la Cosa che decise invece di dirigersi verso la Niña.[64] La caravella dovette essere abbandonata: a nulla servirono gli ultimi sforzi di Colombo.[65]

L'ammiraglio, dovendo abbandonare parte della sua ciurma, 39 persone in tutto,[66] fece costruire un forte, La Navidad, costruito in parte con i relitti della Santa Maria[67] a poche miglia dal luogo dell'incidente. I lavori vennero organizzati dal carpentiere Alonso Morales, e venne lasciata una lancia come mezzo di trasporto.

Gli indigeni lo avvisarono dell'avvistamento della Pinta il 27 dicembre 1492, a nulla servì il messaggio che cercò di inviargli.[68] Il 4 gennaio 1493 cercò di incontrare l'altra caravella dispersa; il 5 gennaio 1493 sbarcarono in un luogo chiamato dal navigatore Monte Christi; la sera incontrò Martin Pinzon che si giustificò dicendo di essersi perso nella nebbia.[69] Il marinaio affermò di essere stato senza successo a Babeque, ma di aver fatto scambi proficui con Caonabò.[70]

Prima del ritorno decisero di trarre in secco le due caravelle, a Capo Samanà, per opere di manutenzione. Il 13 gennaio 1493 furono attaccati da una tribù a loro ostile, che Colombo credette fossero i Caribe, armati di arco e frecce.[71] In quegli scontri non ci furono morti ma soltanto feriti, per cui Colombo decise quindi di partire poche ore prima dell'alba del 16 gennaio 1493[72] da quella che chiamò baia delle Frecce.

Il 6 febbraio 1493 ci fu una discussione circa l'attuale posizione della nave.[73]

Sino al 12 febbraio 1493, la navigazione procedette tranquilla, poi si registrò una forte tempesta[74] che durò tre giorni. Colombo scrisse su alcuni fogli l'accaduto per tramandare ai posteri, li rinchiuse in un barile e li gettò in mare, ma non furono mai ritrovati. Nel suo giornale di bordo Colombo raccontò come lui i suoi uomini fecero voto di recarsi in pellegrinaggio presso tre santuari mariani in cambio della protezione della Vergine: Colombo alla Madonna di Guadalupe, l'equipaggio in una chiesa dedicata alla Madonna e presso il Santuario di Loreto un marinaio estratto a sorte (Pedro de Villa). Nella cupola della basilica di Loreto la visita è stata immaginata dal pittore Cesare Maccari.[75]

La tempesta lo spinse ad attraccare alle Azzorre, sull'isola di Santa Maria, dove il governatore locale Joao de Castanheira[76] inizialmente non credette alle parole del navigatore, temendo si trattasse di traffici illeciti sulle sue coste. Colombo riuscì a ripartire il 24 febbraio 1493 arrivando a Restelo, nei pressi di Lisbona, il 4 marzo 1493 dello stesso anno. Rui de Pina, umanista portoghese alla corte di Giovanni II, scrisse del suo arrivo in Portogallo:

«Il 6 marzo 1493 è arrivato dalle Antille di Castiglia Cristoforo Colombo, italiano...»

Colombo davanti al re (Ferdinando II) e alla regina (Isabella I) di Spagna al ritorno dal suo primo viaggio

L'8 marzo 1493 Colombo venne invitato dal re alla corte portoghese. Durante il viaggio si fermò l'11 marzo 1493, per ordine della regina Eleonora, per visitarla ed informarla al Convento de Santo António dos Capuchos, vicino Vila Franca de Xira. Dopo essere stato ricevuto dal re Giovanni II[77] a Vale do Paraíso, vicino Azambuja. Martin Pinzon intanto era giunto a Baiona nel golfo di Biscaglia nei primi di marzo;[78] giunto nella sua casa di campagna morì dopo cinque giorni.

Successivamente, il 15 marzo 1493, dopo aver doppiato il Capo di San Vincenzo, Colombo giunse via mare a Palos. Qui l'ammiraglio, che aveva portato con sé un po' di oro, tabacco e alcuni pappagalli da offrire ai sovrani, quali segni tangibili delle potenzialità delle "isole dell'India oltre il Gange", condusse anche dieci indiani Taino catturati. Così l'ammiraglio annotava nella sua relazione, consegnata al tesoriere del Re il 30 aprile 1493:

«Porto meco uomini di quest'isola e delle altre da me visitate i quali faranno testimonianza di ciò che dissi. [...] Io prometto: che a' nostri invittissimi Re, sol che m'accordino un po' d'aiuto, io sarò per dare tant'oro quanto sarà lor necessario [...] e tanti servi idolatri, quanti ne vogliano le loro Maestà [...] esulti Cristo in terra come in cielo, perché volle che fossero salvate le anime di tanti popoli prima perdute.»

Furono giorni di festa, nella città di Siviglia, Cordova, Barcellona, dove giunse il 20 aprile 1493. L'incontro con i reali, durato più di un'ora, fu tutto un susseguirsi di domande. Al termine, entrarono nella cappella di Sant'Anna per celebrare il Te Deum[79] e poi consumarono un pranzo con il rito della salva, solitamente riservata alla stirpe di sangue reale.[80] I sovrani, la regina di Castiglia ed il re di Aragona, che lo sollecitarono ad intraprendere un altro viaggio, credevano che egli fosse stato in Giappone. Uno dei nativi americani morì poco dopo l'arrivo.[81]

Secondo viaggio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo viaggio di Cristoforo Colombo.
Dettaglio del secondo viaggio

Alessandro VI Borgia, fra il maggio ed il settembre del 1493, emanò cinque bolle papali per la divisione degli spazi dell'oceano fra Portogallo e Spagna[82] stabilendo inizialmente il limite dei possedimenti portoghesi a 100 leghe[83] oltre le Azzorre; le proteste trovarono in parte riscontro il 26 settembre 1493, nella bolla papale, Dudum siquidem[84], e si giunse infine nel Trattato di Tordesillas.[85] Juan de Fonseca, arcidiacono di Siviglia organizzò la spedizione con l'aiuto di Francisco Pinello e Juan de Sorìa.

L'ammiraglio Colombo salpò per il suo secondo viaggio da Cadice il 25 settembre 1493[86] con 17 navi, fra cui la Niña ora denominata Santa Clara, con un equipaggio di circa 1200 uomini, tra i quali vi erano il figlio Diego, il fratello Giacomo e il padre di Las Casas. I documenti relativi al viaggio provengono dalle memorie di Diego Alvarez Chanca[87] e di Michele da Cuneo. Il diario di bordo andò perduto.[88] Colombo salì al comando della nuova nave ammiraglia: Santa Maria, denominata in seguito Mariagalante.[89]

In sette giorni giunse alle isole Canarie. Approdarono a Gomera come nel primo viaggio e ne ripartirono il 13 ottobre 1493. La rotta scelta da Colombo era più a sud rispetto al primo viaggio.[90] Dopo 21 giorni di viaggio, il 3 novembre 1493 la flotta raggiunse Dominica, chiamata in tal modo perché la raggiunse nel giorno di domenica.[91] Veleggiò tra le piccole e le grandi Antille, contò 46 isole compresa Santa Cruz, dove perse uno dei suoi uomini, il primo morto nei viaggi.[92]

Il 19 novembre 1493 arrivarono a Porto Rico ed il 23 giunsero nella baia di Samanà. Colombo tornò ad Hispaniola, dove scoprì che gli uomini dell'equipaggio che aveva lasciato erano stati uccisi.[93]

Dopo aver fondato un nuovo avamposto, La Isabela, sorta sulle rive del fiume Rio Bahonito, nei primi giorni dell'anno 1494, il 5 gennaio 1494, organizzò una spedizione guidata da Alonso de Ojeda al comando di una ventina di uomini. Colombo scrisse ai reali di Spagna promettendo a breve molto oro. Le condizioni del luogo e il cibo indigesto[94] fecero ammalare centinaia di uomini entro la fine del mese. L'ammiraglio preoccupato fece partire Antonio de Torres con dodici navi verso la Spagna,[95] cariche di pochissimo oro,[96] partì il 2 febbraio 1494, con la richiesta di ritornare con poche navi cariche di medicine e viveri freschi.

Colombo trascorse alcuni mesi nell'esplorazione dell'entroterra alla ricerca di oro, e creò un nuovo forte, San Tomàs.[97]

Dopo aver raccolto oro per circa duemila castellani[98][99] gli indigeni fuggirono venendo a sapere dell'imminente arrivo di Canabò, e decise quindi di partire dopo aver nominato un consiglio di reggenza dell'isola. Il 24 aprile 1494 lasciò l'isola ed il 30 aprile 1494 giunse a Cuba, raggiunse Puerto Grande, in seguito la baia di Guantánamo, il 3 maggio 1494, Cabo de Cruz e pochi giorni dopo arrivò in Giamaica. Continuò a navigare fra centinaia di isole, in quelle acque la Niña rimase in secca per diverso tempo nel fango.

Colombo si chiedeva se quelle fossero isole o parte di un continente, ma gli indigeni pensavano che tutto il mondo fosse composto da piccole isole. Alla fine l'ammiraglio si convinse infine che Cuba fosse un continente.[100] Il 12 giugno 1494 si trovò di fronte all'isola di San Giovanni evangelista, a 100 miglia dalla fine dell'isola[101]. Colombo fece firmare ad ognuno dei componenti delle caravelle un giuramento con il quale si affermava che si era giunti nelle Indie, nel continente.[102] Colombo si ammalò, quando tornò a Isabela il 29 settembre 1494. Intanto era giunto con tre caravelle suo fratello Bartolomeo, giusto in tempo per essere nominato dal fratello, incapace al momento, adelantado della colonia, ovvero delegò ogni potere a lui.[103] Gli spagnoli non furono contenti di tale gesto: Margarit con padre Buyl al seguito, decisero di ammutinarsi e prendere le tre caravelle di Bartolomeo per tornare in Europa, e molti li seguirono. Nel 1495 tornò de Torres con navi e i viveri promessi. Iniziarono delle battaglie con gli indigeni, che videro alla fine la vittoria spagnola. Colombo inviò in Europa 500 schiavi con de Torres.[104] Colombo impose una tassa ai nativi, che non poterono pagare, scegliendo di rifugiarsi sui monti.[105]

Nell'ottobre del 1495 Giunse Juan Aguardo, inviato dai reali spagnoli,[106] maggiordomo di corte. Il suo compito consisteva nell'osservare ed informarsi, registrando le testimonianze dei coloni. Colombo decise quindi di ritornare in Europa, ma prima della partenza un violento uragano si abbatté su Isabela distruggendo tutte le caravelle, tranne la Niña,[107] insufficiente per tornare con tutti gli uomini rimasti. Colombo fece costruire un'altra caravella, pronta nel marzo del 1496, a cui venne dato il nome di India. Duecento uomini salirono su quelle navi a cui si aggiunsero trenta schiavi fra cui Canabò, catturato in precedenza,[108] che morì durante il viaggio. Partirono il 10 marzo del 1496 e giunsero l'11 giugno del 1496 a Cadice.

Terzo viaggio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Terzo viaggio di Cristoforo Colombo.
Dettaglio del terzo viaggio

Dopo due anni trascorsi in Castiglia, dove viveva con padre Bernaldez, diventò amico di padre Gorricho, incontrò a Burgos i re spagnoli,[109] e cercò di distrarre i reali del mancato profitto promesso dell'oro con gli schiavi offerti, argomento assai discusso.[110] In suo aiuto giunse il cartografo Jaume Ferrer de Blanes, preoccupato del destino del possibile continente ancora da scoprire: se fosse stato a sud delle terre sinora scoperte poteva toccare al Portogallo. Quindi, convinti i reali della necessità di una nuova spedizione e a reperire la somma necessaria per il viaggio, Colombo riuscì ad armare sei navi, con un equipaggio di circa 300 marinai.

La flotta, partita il 30 maggio 1498, si diresse verso Gomera, dove le sei navi si divisero, tre proseguirono con Colombo, altre tre verso le rotte ormai consolidate,[111] verso Dominica. L'ammiraglio proseguì con la flotta ridotta verso le isole di Capo Verde da dove raggiunse Trinidad, il 31 luglio 1498.

Nell'agosto dello stesso anno Colombo esplorò il Golfo di Paria[112][113] ed il delta dell'Orinoco, nell'attuale Venezuela, non accorgendosi che si trattava di un continente e non di piccole isole. Decise di non sbarcare, ma inviò dei marinai che incontrarono terre ricche di perle. Il golfo era pieno d'acqua dolce per via del fiume; in una nota del 14 agosto del diario, trascritto da Las Casas si legge che il dubbio che fosse un nuovo continente era affiorato nella mente di Colombo.[114]

Giunse ad Hispaniola l'11 agosto del 1498, cercò la nuova città fondata dal fratello Bartolomeo Colombo, Santo Domingo. Vi giunse alla fine del mese, e vi trovò un altro fratello, Giacomo.

Francisco Roldán, l'alcade di Isabela, nel 1499, con molti uomini al seguito si ribellò[115] ai tre fratelli. Bartolomeo inutilmente cercò una tregua, così Roldàn e i disertori lasciarono Santo Domingo per Xaraguà.

I sovrani cattolici, avvertiti dai reduci dei disordini sull'isola, e leggendo delle strane pretese avanzate da Colombo nella sua missiva, inviarono nel 1500, Francisco de Bobadilla, in risposta in parte alle sue richieste[116] per far luce sull'accaduto. Questi, appena giunto vide il cadavere di due spagnoli. Intanto Adrian de Muxica, uno dei secondi di Roldàn venne ucciso.[117]

Bobadilla, resosi conto della situazione, arrestò prima Diego, l'unico rimasto in città, poi Colombo[118] e Bartolomeo, e li ricondusse in patria nel mese di ottobre 1500, sulla Gorda, una caravella. Giunsero nello stesso mese a Cadice. All'arrivo, Colombo ancora incatenato consegnò una lettera ad un ufficiale che doveva consegnare a Donna Juana,[119] sorella di Antonio de Torres, confidente della regina. Saputo delle condizioni dell'ammiraglio i reali si arrabbiarono con Bobadilla, e Colombo venne liberato, ma dovette rinunciare al titolo di viceré.

Quarto viaggio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Quarto viaggio di Cristoforo Colombo.
Dettaglio del quarto viaggio

L'incontro con i reali avvenne nel dicembre del 1500 a Granada. In quell'occasione ci furono altre esplorazioni, la scoperta del Rio delle Amazzoni da parte di Peralonso Niño e i viaggi di Alonso de Hojeda, ma nessuno si era spinto oltre quella che poi divenne Cuba. Il 3 settembre del 1501 i reali esternarono il loro pensiero: fu tolta la carica di viceré a Colombo, governatore e giudice supremo delle isole e della terraferma delle Indie fu proclamato Nicolás de Ovando,[120] mentre a Colombo fu concesso di riprendere i beni persi nell'ultimo viaggio, per recuperare i quali inviò un uomo di sua fiducia, Alfonso de Carvajal.[121]

L'ammiraglio organizzò un altro viaggio e su insistenti richieste il 14 marzo 1502 i reali accettarono la proposta, ma in cambio non avrebbe portato altri schiavi e non avrebbe dovuto fare scalo a Hispaniola, almeno all'andata.[122] Intanto Ovando partì con 32 navi e 2.500 uomini diretti verso Hispaniola.

Colombo intraprese un quarto viaggio, accompagnato dal fratello Bartolomeo e dal figlio tredicenne Fernando. Le quattro navi concesse, di tre di esse conosciamo il nome: Santiago,[123] Gallega, pilotata da Pedro de Terreros, e Vizcaina, comandata da Bartolomeo Fieschi, salparono da Cadice il 9 maggio 1502.

Il pilota era Juan Sanchez, posto sotto gli ordini di Diego Tristán. Colombo era invecchiato tanto da non poter prenderne il comando. Evitarono Gomera e si rifornirono nell'isola di Gran Canaria il 20 maggio 1502.[124] Ripresa la traversata, impiegarono 20 giorni per giungere a Martinica. Dopo una sosta di qualche giorno si diresse verso Hispaniola, città che gli era stato vietato raggiungere.

Colombo aveva previsto il sopraggiungere di un uragano, e chiese rifugio per le imbarcazioni a Ovando che rifiutò. L'ammiraglio trovò un altro luogo dove ripararsi. Altre venti navi dirette in Spagna su cui erano imbarcati de Torres, Francisco de Bobadilla e Francisco Roldan, e circa 500 coloni,[125] affondarono. Le navi di Colombo si salvarono, anche se la notte del 30 agosto 1502 le ancore stavano per essere divelte dal forte vento[126] Colombo ripartì verso l'America centrale continentale con l'intenzione di trovare un passaggio per le Indie.

Tra il luglio e l'ottobre di quell'anno Colombo costeggiò l'Honduras, il Nicaragua e la Costa Rica. Fra piogge continue di giorno, in 28 giorni viaggiarono per 170 miglia[127].[128] Il 5 ottobre 1502, giunse in quello che gli indigeni chiamavano Ciguara, dove sarebbe stato scavato il canale di Panama, e saputo che a poche miglia vi era un altro mare abbandonò l'idea di raggiungerlo. Il 16 ottobre 1502 giunse a Panama, dove si fermò per l'inverno.

Aveva saputo di una regione ricca di oro, Veragua, ma lo sfruttamento era impossibile a causa del clima e della morfologia del terreno. Qui pensò di fondare una colonia, presso il Río Belén,[129] dove iniziò ad erigere una fortezza, che però fu abbandonata a causa dell'abbassamento improvviso del fiume. Gli indigeni locali ostili, armati con mazze in durissimo legno di palma, in uno scontro uccisero Diego Tristan e alcuni marinai che erano andati con lui in perlustrazione e ne ferirono molti, fra cui lo stesso Bartolomeo. Colombo malato da tempo decise di abbandonare tutto, Gallega compresa, grazie all'aiuto di Diego Mendez, promosso poi al posto del defunto Tristan[130]. Le perdite furono limitate.

Il 16 aprile 1503 Colombo lasciò quei luoghi, ripartendo per Hispaniola, scoprì le Isole Cayman e le battezzò Las Tortugas, grazie alle numerose tartarughe marine presenti. Durante la navigazione gli scafi risultavano infestati da parassiti, le teredini[131], comuni nelle acque caraibiche che indebolirono la struttura delle tre navi rimaste. La prima a cedere fu la Vizcaina, poi abbandonata in un'insenatura.[132] Vi fu una violenta tempesta che danneggiò entrambe le navi rimaste. Il 24 giugno 1503 giunsero a Puerto Bueno, il 25 giugno 1503, nella baia di Santa Gloria. Gli equipaggi furono costretti a sbarcare sulla costa settentrionale della Giamaica. Le navi infatti avevano imbarcato troppa acqua e la spedizione era giunta in Giamaica svuotandole con le pompe ed i secchi di bordo. Poco dopo l'arrivo trascinarono le navi in riva e le puntellarono per creare un riparo e una difesa contro gli indigeni. Si trovavano vicini ad un villaggio, Maima.[133]

Colombo vietò a chiunque di scendere dalle navi e inviò Diego Mendez con tre uomini, ottenendo dagli indigeni permessi per la caccia e la pesca. Nel pensare al modo per far ritorno, l'ammiraglio ebbe l'idea di creare una canoa permettendo a un uomo di giungere a Hispaniola. L'incarico fu affidato a Mendez.[134]

Alla fine le canoe furono due, e l'esempio di Mendez fu seguito da Bartolomeo Fieschi. Con loro salirono diversi indigeni, di cui uno morì per la sete e fu gettato in mare. Dopo tre giorni di navigazione giunsero a Navassa, a settembre del 1503 furono a Santo Domingo. Durante le lunghe trattative, Francisco Porras e Diego Porras, seguiti da 48 uomini si ribellarono a Colombo, tentando l'attraversata in canoa, ma non ebbero fortuna per cui si arresero.

Gli indigeni stavano per ribellarsi, ma Colombo riuscì poco dopo a prevedere un'eclissi lunare del 29 febbraio e mandò quindi a chiamare gli indigeni sostenendo che il suo dio era in collera con loro e avrebbe oscurato il cielo. La sera la luna divenne rossa e il giorno dopo gli indigeni spaventati ripresero a fornire cibo ai superstiti.

Nel mese di giugno 1504 giunse Diego de Salcedo con una nave da lui pagata con al seguito una piccola imbarcazione. Il 28 giugno ripartirono per Hispaniola, il 12 settembre alla volta della Spagna, pagando di tasca propria il viaggio di rientro. Colombo arrivò in Spagna il 7 novembre.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I Vichinghi avevano già stabilito alcuni insediamenti a L'Anse aux Meadows verso la fine del X secolo.
  2. ^ https://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=dcf4
  3. ^ (EN) Samuel Eliot Morison, Admiral of the Ocean Sea: The Life of Christopher Columbus, Fine Communications, 1997, ISBN 1-56731-143-1.
  4. ^ Lasciò il Portogallo in segreto, come racconta il figlio, si veda: Bartolomé de las Casas, Vida de Cristóbal Colón, p. 19, Fundacion Biblioteca Ayacuch, 1992, ISBN 978-980-276-185-2.
  5. ^ La regina chiese al Medinaceli di cederle le navi nel frattempo costruite, si veda Lorgues de Lorgues, Tullio Dandolo, Volpato e comp, 1857, Cristoforo Colombo: storia della sua vita e dei suoi viaggi sull'appoggio di documenti autentici raccolti in Ispagna ed in Italia del conte Roselly de Lorgues ..., pp. 178-179., si trattava di tre o quattro caravelle, come in Washington Irving, A history of the life and voyages of Christopher Columbus, pp. 147-148, G. & C. Carvill, 1828.
  6. ^ Lugi Colombo, Gian Francesco Galleani Napione, Vincenzo de Conti, Tipografia Forense, 1857, Patria e biografia del grande ammiraglio D. Cristoforo Colombo: de' conti e signori di Cuccaro, castello della Liguria nel Monferrato, scopritor dell'America, p. 296.
  7. ^ Durante la riunione Ferdinando abbandonò nel mentre l'udienza lasciando la questione ad Isabella che si occupava degli affari riguardanti l'oceano. L'incontro, descritto da Andrea Bernaldez, vide Colombo che esponeva la sua fantasia facendo in modo che la regina desiderasse ancora di sentirlo parlare, di favole e terre lontane. Las Casas affermava che con il suo parlare induceva gli altri a considerarlo con amore, e che era questa la sua virtù. Granzotto, p. 96
  8. ^ Colombo stesso scrisse che veniva ritenuto rispetto ai dotti come un marinaio ignorante, mentre Lopez de Gomara scrisse di lui «no era docto ma bien entendido», si veda Granzotto, pp. 101-102, altri dicevano che la difficoltà maggiore di Colombo era nel far disimparare le conoscenze acquisite. Vedi Arthur Helps, Vita di Cristoforo Colombo, p. 41, G. Barbèra, Editore, 1870.
  9. ^ Dias aveva quindi aperto una nuova rotta commerciale.
  10. ^ Colombo in Spagna, su homolaicus.com. URL consultato il 26 agosto 2011.
  11. ^ Granzotto, p. 109.
  12. ^ Tarducci, vol. 1, p. 174.
  13. ^ Vi è una statua a Santo Domingo che raffigura Isabella che dona lo scrigno dei suoi gioielli come pegno per la pecunia richiesta (a Santangel), ma tale raffigurazione non corrisponde al vero, si veda anche Granzotto, pp. 114-115
  14. ^ Tali privilegi vennero poi tolti dalla corona. Granzotto, p. 123
  15. ^ Il Maravedì, moneta spagnola in oro 24 carati, pesava circa 3,85 grammi. Considerando esclusivamente il valore dell'oro attualmente alla valuta del 4 marzo 2017, di 37,37 € al grammo, questo finanziamento corrisponderebbe oggi a circa 287 milioni di €.
  16. ^ Isaac Asimov, Esplorando la Terra e il Cosmo, Milano, Mondadori, 1983, p. 36.
  17. ^ Granzotto, p. 124.
  18. ^ Martinez-Hidalgo nota differenze minime fra i tre velieri, ma afferma che non esistono possibilità di riprodurle fedelmente e non esistono quadri o raffigurazioni fedeli delle caravelle. Nel 1892 e altre successivamente, furono ricostruite alcune copie con particolari inesatti. Fra le tante copie nel corso dei tempi quella dello stesso Martinez-Hidalgo esposta poi a Caracas e una di Julio Gallien poi esposta nel porto di Barcellona. Si veda Granzotto, p. 133
  19. ^ Di Juan Ninò che partecipò all'impresa, vedi Paolo Emilio Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, Vol. 2, p. 24, Istituto geografico De Agostini, 1984.
  20. ^ a b (EN) The Story of the Niña, su thenina.com. URL consultato il 16 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2008).
  21. ^ a b c Le fonti discordano sul numero in totale, D. Ferdinando cita 90 altri come Pietro Martire e Agostino Giustiniani citano 120. Si veda Christopher Columbus, curato da Giovanni Battista Spotorno, Codice diplomatico Colombo-americano: ossia, Raccolta di documenti originali e inediti, spettanti a Cristoforo Colombo alla scoperta ed al governo dell'America, p. XXVIII, Della stamperia Ponthenier, 1823.. Altri ancora portano 87, 26 sulla Pinta, 22 sulla Niña; si veda Vincent, p. 53
  22. ^ Cesare De Lollis, Cristoforo Colombo nella leggenda e nella storia (terza edizione), p. 99, Fratelli Treves, 1923.
  23. ^ Si veda Vincent, p. 52
  24. ^ A lui venne dedicato un monumento a Palos. Testimonianze come quella di Yanez de Montilla vedevano in lui un fervore tale che sembrava fosse per lui l'impresa. Granzotto, p. 129
  25. ^ Per tutti, si possono citare Tommaso d'Aquino e Dante Alighieri.
  26. ^ Tra i quali Eratostene, che misurò accuratamente la circonferenza della Terra.
  27. ^ Che fornisce una stima della misura della circonferenza terrestre con un margine di errore minore del 5%.
  28. ^ alguazil mayor de la armada, si veda Paolo Emilio Taviani, La meravigliosa avventura di Cristoforo Colombo, pag 94, Istituto geografico De Agostini, 1989, ISBN 978-88-402-0043-9.
  29. ^ Al termine del viaggio Colombo consegnò l'originale diario di bordo alla regina che ne fece copia; il figlio Diego nei suoi viaggi ne portò una copia, che fu in parte copiata dal primo biografo di Colombo, Las Casas. Si veda Granzotto, pp. 147-148
  30. ^ Ruggero, p. 29.
  31. ^ Gomez Rascon per ordine di Cristoforo Quintero, proprietario della nave, non voleva che si allontanasse troppo dal continente europeo. Si veda Cristoforo Colombo, Dai Diari di bordo, pag. 7, Guaraldi, ISBN 978-88-8049-384-6. e Angelo Sanguineti, Vita di Cristoforo Colombo (seconda edizione), pag. 55, Tip. del R. Istituto sordo-muti, 1891.
  32. ^ a b c d e Piero Angela et al., Cristoforo Colombo - storia di un incredibile viaggio, in Speciali di Superquark.
  33. ^ Ruggero, p. 32.
  34. ^ Lui stesso nel descrivere il fenomeno scrisse che non si capacitava del come gli aghi si spostassero sempre più verso nord-ovest, «las agujas noruesteaban», Colombo diario di bordo del 13 settembre 1492, si veda Abel Fontoura Costa, A Marinharia dos descobrimentos: por A. Fontoura da Costa. (terza edizione), pag 174, Agência Geral do Ultramar, 1960. ovvero «gli aghi nordovestavano»
  35. ^ Si ipotizzava che fosse la carta di Toscanelli. Si veda Granzotto, p. 167
  36. ^ In realtà non era vero.
  37. ^ Ruggero, pp. 36-38.
  38. ^ De Lollis, p. 127.
  39. ^ Non vi furono mai minacce di ammutinamento; la lamentela del 10 ottobre è l'unica segnata nei diari. Si veda Roberto Almagià, curato da Osvaldo Baldacci, Cristoforo Colombo visto da un geografo, pag. 85, L.S. Olschki, 1992.
  40. ^ Dell'accordo non fanno menzione Ferdinando e Las Casas, ed entrambi hanno letto l'originale diario di bordo, si veda per dettagli Tarducci, p. 242
  41. ^ I calcoli fatti prima di partire contavano poco più di 2.000 miglia, ma quel limite sembrava ormai superato, anche se Colombo convinse i presenti del contrario. Granzotto, p. 171
  42. ^ Cesare De Lollis, Cristoforo Colombo nella leggenda e nella storia (terza edizione), p. 113, Fratelli Treves, 1923.
  43. ^ Cristoforo Colombo, Raccolta completa degli scritti di Cristoforo Colombo ad illustrare e documentare la scoperta dell'America, 1864, p. 83.
  44. ^ Ruggero, pp. 38-39 La pensione dei 10.000 maravedis annui andò poi a ricompensare Beatriz Enríquez de Arana; non si conosce la fine di Rodrigo. Si veda Granzotto, p. 175
  45. ^ Gli scogli delle Lucaie (oggi Bahamas), come ricorda Julien de la Gravière, erano difficili da evitare, si veda Giulio Ferrario, Il costume antico e moderno ovver storia del governo delle milizia, della religione, delle arti... (terza edizione), pag 301, 1831. e Granzotto, p. 175
  46. ^ Granzotto, p. 177.
  47. ^ Christopher Columbus, curato da Maria Luisa Fagioli, I diari di bordo, pp. 16-17, Studio Tesi, 1992, ISBN 978-88-7692-330-2.
  48. ^ a b Cristoforo Colombo, Lettera ai Reali di Spagna, su classicitaliani.it. URL consultato il 16 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2019).
  49. ^ L'isola era polverosa, gli unici monili d'oro provenivano da altri luoghi, Colombo quindi decise di dirigersi verso l'arcipelago di isole descritte dagli indigeni, più di cento a sentire loro. I nomi scelti da Colombo per le varie isolette incontrate furono Fernandina e Isabela in onore dei regnanti spagnoli Ruggero, p. 46, altri nomi Santa Maria de la concepcion e Columbus Bank, l'unico luogo che porterà il suo nome nei secoli successivi.
  50. ^ Per l'acqua utilizzavano quella piovana; in questi villaggi vennero scoperte le amache poi adottate in marina
  51. ^ Non giunse nella vicina Florida, scoperta ufficialmente solo nel 1513 anche se presente in cartine del 1500 di Juan de la Cosa, compagno di ventura di Colombo, si veda Ruggero, p. 380
  52. ^ Nel mese di novembre nel suo diario scrisse di trovarsi a Zayto o Quinsay, due delle città citate da Marco Polo, come in Alexander von Humboldt, Kosmos: a general survey of physical phenomena of the universe, Volume 2, pag 457, H. Baillière, 1848.
  53. ^ Taviani, Cristoforo Colombo: la genesi della grande scoperta, p. 496.
  54. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol.1, p. 42.
  55. ^ Rotary International, settembre 1943, vol 63 num 3, pag 59. ISSN 0035-838X
  56. ^ Trad.Spa:"È l'isola più bella che occhio umano abbia mai visto"
  57. ^ Durante il viaggio di ritorno osservarono alcuni indigeni fumare dei tizzoni d'erba, il tabacco. Da Granzotto, p. 191
  58. ^ De Lollis, p. 138 e 142.
  59. ^ L'unica corrispondenza poteva essere Grande Inagua.
  60. ^ Washington Irving, Life of Christopher Columbus Books 1 to 4, pag 133, Kessinger Publishing, 2004, ISBN 978-0-7661-8509-8.
  61. ^ Il Cibao era una regione nel centro di Haiti, visto che non davano importanza all'oro Colombo ebbe la sua conferma che si trattasse del Cipango, come raccontava Marco Polo[non chiaro]. In Christopher Columbus, curato da Maria Luisa Fagioli, I diari di bordo, pag. 46, Studio Tesi, 1992, ISBN 978-88-7692-330-2.
  62. ^ Granzotto, p. 195.
  63. ^ Nel linguaggio marinaresco, spostare un'imbarcazione facendo forza da bordo su cavi fissati dall'altro lato a terra o a una boa o a un'ancora.
  64. ^ La versione di Morison presente in Miles H. Davidson, Columbus then and now: a life reexamined, pag. 240, University of Oklahoma Press, 1997, ISBN 978-0-8061-2934-1. Gli Indios salveranno il carico (Ruggero, p. 57),grazie alla richiesta di aiuto di Diego de Harana e Pedro Gutierrez. Juan de la Cosa si giustificò affermando che quando si allontanò non vi era alcun segnale di disastro imminente (Granzotto, p. 208)
  65. ^ Colombo chiese di abbattere l'albero maestro, di gettare il carico non essenziale, sforzi rivelatisi vani. La nave fu colpita dalle onde a più riprese arrivando al punto che «la caravella non poté respirare» da Fernando Colón,Alfonso de Ulloa, Rinaldo Caddeo, Historie della vita e dei fatti di Cristoforo Colombo, pag 136, Erre emme, 1990.
  66. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol.1, p. 74.
  67. ^ Taviani, Cristoforo Colombo: la genesi della grande scoperta, p. 497.
  68. ^ Il messo non incontrò la caravella. In Granzotto, pp. 212-213
  69. ^ Granzotto, p. 215.
  70. ^ Secondo il figlio di Pinzon, Arias Pérez. Dario G. Martini, Cristoforo Colombo tra ragione e fantasia (seconda edizione), p. 107, ECIG, 1987, ISBN 978-88-7545-203-2.
  71. ^ Dei canibi l'ammiraglio aveva sentito parlare in quelle terre: si trattavano di indigeni che uccidevano altre persone per poi nutrirsi con i loro corpi, ovvero cannibali ( Ettore Finazzi-Agrò, Maria Caterina Pincherle, La cultura cannibale: Oswald de Andrade: da Pau-Brasil al Manifesto antropofago, pag 83, Meltemi Editore srl, 1999, ISBN 978-88-86479-79-0.). Le annotazioni sul diario dei Canibi iniziarono il 26 novembre, poi ampliate l'11 dicembre. Il termine cambiò in Caribi il 2 gennaio e il 13 nella descrizione dell'incontro con gli indigeni li chiamò Carib ( Marina Münkler, Marco Polo: vita e leggenda, p. 91, Vita e Pensiero, 2001, ISBN 978-88-343-0124-1.)
  72. ^ Ruggero, p. 63.
  73. ^ Le stime era molto differenti: Vicente Pinzon affermava di trovarsi ad occidente di Madera, Bartolomeo Roldàn ad oriente di Madera, Peralonso Nino a nord di Madera, Colombo diceva di trovarsi a 75 miglia a sud delle Azzorre, il calcolo più esatto in quanto non corrispondeva di poche decine di miglia, Granzotto, pp. 220-221
  74. ^ Edward Everett Hale, Christopher Columbus, The Life of Christopher Columbus - From His Own Letters and Journals, pag. 52, Arc Manor LLC, 2008, ISBN 978-1-60450-238-1.
  75. ^ Un voto di Cristoforo Colombo alla Madonna di Loreto, in Il Messaggero della Santa Casa di Loreto, giugno 1985, p. 213.
  76. ^ Washington Irving, Christopher Columbus, pag. 178, Wordsworth Editions, 2008, ISBN 978-1-84022-069-8.
  77. ^ Nell'incontro il re rimase perplesso nel vedere le nuove genti, come scrive J. de Barros nel suo De Asia. Si veda anche Ruggero, p. 81
  78. ^ Chiese di incontrare i reali di Spagna, ma non gli venne concesso tale onore. Si veda Granzotto, p. 231
  79. ^ Miles H. Davidson, Columbus then and now: a life reexamined, p. 288, University of Oklahoma Press, 1997, ISBN 978-0-8061-2934-1.
  80. ^ Prima di iniziare il pasto il re assaggiò i cibi offerti all'ospite, e dopo l'assaggio il cibo venne coperto da un coperchio, per dettagli si veda Granzotto, p. 236
  81. ^ Dee Brown, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, Milano, Mondadori, 1972.
  82. ^ Una di queste cinque bolle era la Inter Caetera. Si veda Ruggero, p. 392
  83. ^ Corrispondenti circa a 557 km.
  84. ^ Trad.Lat.:"Poco tempo fa"
  85. ^ I re spagnoli e portoghesi si incontrarono poi a Tordesillas il 7 giugno 1494; i portoghesi chiesero altre 370 leghe (Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol.1, p. 179), che ottennero: tale spostamento della longitudine portò il Brasile sotto la bandiera portoghese. L'accordo rimarrà intatto per circa 300 anni
  86. ^ Alcuni autori come Alvarez Chanca e Pietro Martire d'Angheira indicano come data il 13 ottobre ( Cristoforo Colombo, Gli scritti, pag 391 - nota 1, Einaudi, 1995. e Ruggero, p. 394). Il 25 settembre 1493 comunque viene riportato anche nella Cronaca del secondo viaggio
  87. ^ David P. Henige, Numbers from nowhere: the American Indian contact population debate, pag 173, University of Oklahoma Press, 1998, ISBN 978-0-8061-3044-6.
  88. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol.2, p. 134.
  89. ^ William D. Phillips, Carla Rahn Phillips, The Worlds of Christopher Columbus, (ristampa) pag. 194, Cambridge University Press, 1993, ISBN 978-0-521-44652-5., il proprietario della nave era Antonio de Torres.
  90. ^ Granzotto, p. 248.
  91. ^ Nello stesso viaggio chiamò altre isole Guadalupa e Maria Galante. Per dettagli: Helps, p. 77
  92. ^ William D. Phillips, Carla Rahn Phillips, The Worlds of Christopher Columbus, (ristampa) pag. 197, Cambridge University Press, 1993, ISBN 978-0-521-44652-5.
  93. ^ La fortezza era stata rasa al suolo, nella vicinanza solo ceneri e rifiuti, mentre i cadaveri erano sparsi anche lontano. Secondo la gente del luogo i colpevoli erano i Canibi, sbarcati tempo prima. Colombo visitò Guacanagarì, che fingeva di essere ferito ad una gamba, Tarducci, p. 483 smascherato dal medico di bordo Chanca e dal chirurgo che lo aveva accompagnato Lorgues de Lorgues, Tullio Dandolo, Volpato e comp, 1857, Cristoforo Colombo: storia della sua vita e dei suoi viaggi sull'appoggio di documenti autentici raccolti in Ispagna ed in Italia del conte Roselly de Lorgues ..., p. 331-332.; l'ammiraglio rifiutò di imporre la morte al bugiardo, non sicuro della sua colpevolezza dell'accaduto. Successivamente si venne a scoprire cosa accadde in realtà: gli stessi spagnoli, stanchi di vivere confinati e per cercare l'oro, organizzarono assalti ai villaggi vicini, compresi quelli di Caonabo. In uno di questi Pedro Gutirrez, uno dei capi, Roberto Almagià, curato da Osvaldo Baldacci, Cristoforo Colombo visto da un geografo, pag. 110, L.S. Olschki, 1992. venne catturato e giustiziato. Ci fu poi l'assalto a Navidad; Guacanagarì aveva cercato di avvertire Diego de Harana rimasto al forte senza successo. Granzotto, pp. 254-255
  94. ^ Si cibavano di manioca Pierre Chaunu, L'America e le Americhe. Storia di un continente, (seconda edizione) pag. 102, Edizioni Dedalo, 1984, ISBN 978-88-220-0506-9.
  95. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol.2, p. 11.
  96. ^ Venne calcolato che l'oro trasportato valesse circa 30.000 ducati (Granzotto, p. 258)
  97. ^ Lasciò 56 uomini posti sotto il comando di Pietro Margarit ( Lorgues de Lorgues, Tullio Dandolo, Volpato e comp, 1857, Cristoforo Colombo: storia della sua vita e dei suoi viaggi sull'appoggio di documenti autentici raccolti in Ispagna ed in Italia del conte Roselly de Lorgues ..., pag 342.)
  98. ^ Un castellano corrisponde a 1/14 di maravedì. Se si considerasse solo il valore dell'oro alla quotazione del 4/3/2017, corrisponderebbe a 10,27675 €. Quindi 2.000 castellani corrispondono a circa 20.553 € di oggi.
  99. ^ O forse più, si veda Maria Luisa Fagioli Cipriani, Cristoforo Colombo: il Medioevo alla prova, pag. 150, Editore ERI, Edizioni RAI, 1985.
  100. ^ Lo convinsero le parole di un vecchio indigeno che affermava che non bastavano quaranta lune di viaggio per vederne la fine, circa quaranta mesi (Granzotto, p. 265)
  101. ^ Probabilmente Colombo utilizzava il miglio italiano. Corrispondono quindi a 123,7 km.
  102. ^ Juan de La Cosa, omonimo del primo viaggio, cartografo, disegnò le mappe del luogo come se avessero raggiunto le Indie; tale errore continuò sino al 1516.
  103. ^ Carica solitamente data ai governatori della provincia in Spagna e conferita dai soli monarchi (Granzotto, p. 269)
  104. ^ Di loro, venduti al mercato di Siviglia, 200 morirono in poco tempo, si veda anche per dettagli: Michele Angelo Lazzaroni, Cristoforo Colombo: Osservazioni critiche sui punti più rilevanti e controversi della sua vita, Volume 2, pag 286, Fratelli Treves, 1892.
  105. ^ Si chiedeva una quantità d'oro a tutti i maschi di età superiore ai 14 anni da consegnare ogni tre mesi (Granzotto, pp. 272-273)
  106. ^ Helps, p. 91.
  107. ^ Roberto Almagià, curato da Osvaldo Baldacci, Cristoforo Colombo visto da un geografo, pag. 122, L.S. Olschki, 1992.
  108. ^ Helps, p. 92.
  109. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol. 1, p. 174.
  110. ^ Per Ferdinando erano semplici nemici catturati in battaglia, mentre Isabella era contraria al commercio degli esseri umani (Granzotto, pp. 279-280)
  111. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol. 2, p. 234.
  112. ^ Storia del Venezuela, 1ª Parte, su venezuelatuya.com. URL consultato il 16 agosto 2011.
  113. ^ Che battezzò "Golfo de la Ballena".
  114. ^ Ufficialmente credette che era giunto vicino al Paradiso terrestre. Lettera di Colombo ai re cattolici della Spagna, maggio-agosto 1498, pag 154-155. In Giovanni Bossi, Immaginario di viaggio e immaginario utopico: dal sogno del paradiso in terra al mito del buon selvaggio, p. 234, Mimesis Edizioni, 2003, ISBN 978-88-8483-159-0.
  115. ^ Martini, p. 612.
  116. ^ Granzotto, pp. 292-293.
  117. ^ Catturato dopo un tentativo di rivolta doveva essere impiccato, si attese per lungo tempo il ritorno di un frate per dei peccati che dimenticò[non chiaro]; Colombo lo fece gettare in mare da un dirupo. Per la storia si veda anche Consuelo Varela, La caída de Cristóbal Colón: el juicio de Bobadilla, pp 127-128, Marcial Pons Historia, 2006, ISBN 978-84-96467-28-6.
  118. ^ Opponendosi all'arresto fu incatenato dal proprio cuoco (Granzotto, p. 295)
  119. ^ Martini, p. 409 e 415.
  120. ^ Paolo Emilio Taviani, La meravigliosa avventura di Cristoforo Colombo, pag 236, Istituto geografico De Agostini, 1989, ISBN 978-88-402-0043-9.
  121. ^ De Lollis, p. 358.
  122. ^ Granzotto, p. 306.
  123. ^ Chiamata Bermuda per via del proprietario, Franciso Bermudez. Samuel Eliot Morison, The European Discovery of America: The northern voyages, A.D. 500-1600 (ristampa), pag 238, Oxford University Press, 1993, ISBN 978-0-19-508271-5.
  124. ^ De Lollis, p. 313.
  125. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol. 1, p. 222.
  126. ^ Martini, p. 435.
  127. ^ Probabilmente corrispondono a circa 210 Km.
  128. ^ Granzotto, pp. 311-312.
  129. ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol. 1, p. 243.
  130. ^ Tarducci, vol. 2, p. 496.
  131. ^ Chiamate, "il verme dei legni".
  132. ^ Porto Bello, si veda Francesco Constantino Marmocchi, Raccolta di viaggi dalla scoperta del nuovo continente fino a' dì nostri, Volume 2, pag. 93, Fratelli Giachetti, 1841.
  133. ^ la città poi venne chiamata Siviglia, nome Lorgues de Lorgues, Tullio Dandolo, Volpato e comp, 1857, Cristoforo Colombo: storia della sua vita e dei suoi viaggi sull'appoggio di documenti autentici raccolti in Ispagna ed in Italia del conte Roselly de Lorgues ..., p. 258.
  134. ^ Egli inizialmente rifiutò osservando che era un'impresa impossibile; chiese quindi di offrire tale possibilità a tutti gli uomini sopravvissuti affermando che era l'unica possibilità che rimaneva, e che solo in caso di un rifiuto di tutti sarebbe partito lui: tutti rifiutarono e quindi Mendez accettò l'incarico. Granzotto, pp. 320-321

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