Vincent de Gournay

(FR)

« Laisser faire, laisser passer»

(IT)

«Lasciar fare, lasciar passare»

Vincent de Gournay, ovvero Jacques Claude Marie Vincent, marchese di Gournay, (Saint-Malo, 28 maggio 1712Cadice, 27 giugno 1759), è stato un economista francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Appartenente a una famiglia di commercianti maluini, era figlio di Claude Vincent (1676-1743), uno dei commercianti più in vista della città. Studiò quattro anni nel collegio di Juilly, presso gli oratoriani, poi nel collegio dei gesuiti di La Flèche. All'età di 17 anni partì per Cadice, ove diresse per quindici anni le operazioni commerciali di famiglia. Si recò più volte alla corte di Spagna, culla del mercantilismo e ne visitò le province.

Nel 1744, il suo ritorno in città ebbe lo scopo di un'azione patriottica di ampio respiro, concertata con il ministro Maurepas: riuscì a convincere i negozianti di Cadice a rimpatriare, nonostante i rischi del trasporto per mare, i loro averi accumulati nell'America Latina per investirli in Francia. Più di 200 milioni di livre in piastre, attraversarono l'Oceano Atlantico in convogli navali, sotto l'alta sorveglianza delle marine francese e spagnola.

Egli amava la terra e fuggiva cortigiani e burocrati. Per valutare la forza e i punti deboli delle grandi potenze rivali della Francia, condusse delle operazioni di intelligence economica e militare, in piena guerra. Egli si recò in Inghilterra, in Olanda, in Austria e visitò le città tedesche. Nel corso di questi viaggi incontrò Robert Walpole e Philip Stanhope, IV conte di Chesterfield, così come gli emigrati protestanti francesi, probabilmente investito di missioni diplomatiche confidenziali da parte del governo francese. Denunciò la pericolosa situazione demografica della Francia.

La sua esperienza di commerciante cosmopolita si arricchì di una vasta cultura economica. Egli studiò in particolare le raccomandazioni di Josiah Child e quelle di Johan de Witt. Intrattenne corrispondenza con Amelot e con Jean-Frédéric Phélypeaux de Maurepas. Nel 1746 ereditò delle proprietà terriere a Gournay-sur-Aronde e il titolo di marchese; due anni dopo contrasse matrimonio.

Nel 1751 cambiò orientamento, accettando una delle quattro cariche pubbliche del commercio e, a questo titolo, percorse le province francesi. Per un certo periodo fu accompagnato nei suoi viaggi da Anne Robert Jacques Turgot, futuro ministro delle finanze di Luigi XVI, sul quale ebbe grande influenza. Quest'ultimo, alla morte del Gournay ne scrisse l'elogio funebre, grazie al quale ci sono stati trasmessi i suoi consigli (La scoperta degli archivi del Gournay da parte del ricercatore giapponese Takumi Tsuda ci ha consentito poi di meglio conoscere la sua azione riformatrice).

Gournay, uomo di dialogo e relazioni, era molto legato a parecchi enciclopedisti e a giovani alti funzionari sui quali ebbe grande influenza, senza per altro lasciare alcuna opera teorica scritta. Egli avrebbe avuto, verso la fine della sua vita, degli scambi di vedute con Quesnay, fondatore della scuola fisiocratica, ma le loro posizioni erano divergenti. In particolare, egli non vedeva tutta la ricchezza nella terra, che non disprezzava ma riteneva che sia l'industria che il commercio creassero ugualmente valore reale. Nel 1753 sostenne, in nome della concorrenza, la creazione della distilleria dei Gesuiti di La Flèche e le manifatture di tessuti di lana del narbonese ed era contrario al monopolio portuale di Marsiglia.

(FR)

«Le rôle des manufactures, dans les vues de l'État, est de produire, moins pour enrichir tel ou tel fabricant, que de donner de l'emploi au plus grand nombre de pauvres et de gens oisifs qu'il est possible, parce que l'État certainement s'enrichit quand tout le monde y est occupé ...»

(IT)

«Il ruolo degli industriali, dal punto di vista dello Stato, è quello di produrre, meno per arricchire tale o tal altro industriale, che per dare impiego al maggior numero di poveri e di persone sfaccendate possibile, poiché lo Stato si arricchisce certamente quando tutti hanno un'occupazione…»

Dal 1752 egli chiese a Trudaine di liberalizzare il commercio del grano, poiché egli era sostenitore della libertà dei commerci, senza per questo trascurare l'emulazione, l'incoraggiamento e la protezione.

Egli completò la rivendicazione laissez faire (it.: "Lasciate fare") nella massima laisser faire et laisser passer (it.: "Lasciar fare e lasciar passare"), per concludere nel settembre del 1753, con le sue riflessioni sul contrabbando nei termini seguenti:

(FR)

«Ces deux mots, laisser faire et laisser passer, étant deux sources continuelles d'actions, seraient donc pour nous deux sources continuelles de richesses»

(IT)

«Queste due parole, "lasciar fare e lasciar passare", essendo due continue fonti di azioni, saranno dunque per noi due continue fonti di ricchezza»

Questa massima verrà ripresa dagli economisti fisiocratici, poi da quelli liberali francesi che la useranno come uno slogan. Essa farà in ogni caso parte della sua celebrità. Nicolas Baudeau, un economista fisiocratico, scriverà nella sua introduzione alla filosofia economica Première introduction à la philosophie économique, uno dei grandi manifesti della scuola di Quesnay, scriverà:

(FR)

«Ce mot sublime, Laissez les faire, mériterait d'être gravé en lettres d'or sur une colonne de marbre dont il faudrait orner le tombeau de son auteur, feu M. de Gournay, en brûlant, au lieu d'encens au pied de son image, placée sur cette colonne, les recueils énormes sous le poids desquels gémissent dans notre Europe les manufactures et tous les arts qui nous logent, nous meublent, nous vêtent ou nous amusent.»

(IT)

«Questa massima sublime, «Lasciateli fare», meriterebbe di essere impressa a lettere d'oro su una colonna di marmo con la quale bisognerebbe adornare la tomba del suo autore, luce M. de Gournay, bruciando, anziché incenso ai piedi della sua immagine, piazzata su questa colonna, le raccolte [di normative] enormi sotto il peso delle quali gemono nella nostra Europa le industrie e tutte le arti che ci danno alloggio, mobilio, ci vestono o ci divertono.»

Gournay rifiuta il sistema mercantilista e non è né all'origine dei concetti ruralisti dei fisiocratici, che sono propri del medico François Quesnay, né del liberalismo utilitarista assoluto di Adamo Smith. Egli trasmette a queste scuole teoriche di pensiero il suo attaccamento alla protezione delle persone congiuntamente alle libertà economiche. Sostenitore della libertà di commerciare, di produrre, di lavorare, egli denuncia la burocrazia pignola della quale ha coniato il nome, intervento diretto dello Stato nell'economia mediante aiuti permanenti (lo Stato deve rimanere principalmente in un dedicato a funzioni di ordine pubblico), ma anche le corporazioni, le gilde, i privilegi esclusivi, come quello della Compagnia delle Indie e di alcuni porti.

Alla fine del 1756 egli sostenne la creazione della Società per l'agricoltura, il commercio e le arti della Bretagna, della quale definì la missione e redasse lo statuto. Trudaine e Bertin imposero delle Società per l'agricoltura in tutte le Generalità e i paesi dello Stato nel regno, che diffusero il pensiero di Gournay, fino e oltre la rivoluzione francese.

Egli fu l'ispiratore diretto di Turgot, Quesnay o ancora di Trudaine e Malesherbes, Silhouette, Bertin, e più in generale di tutta la tradizione economica liberale francese.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

(in lingua francese, salvo diverso avviso.)

  • Anne Robert Jacques Turgot, Éloge de Vincent de Gournay (1759) ;
  • G. Schelle, Vincent de Gournay, Paris Guillaumin, 1897;
  • Traité sur le commerce de J. Child (traduction et remarques de Vincent de Gournay), Tokyo 1983;
  • B. Malbranque, Les économistes bretons et leur rôle dans le développement de l'économie politique (1750-1900), Institut Coppet, 2013;
  • S. Meyssonnier, La Balance et l'Horloge, 1989, éd. de la Passion [1];
  • Claude Marquié, De la proto-industrialisation intensive à l'échec de la transition industrielle, in Annales du Midi : revue archéologique, historique et philologique de la France méridionale, vol. 107, n. 210, 1995, pp. 247-250.
  • T. Tsuda: Mémoires et lettres de Vincent de Gournay, Tokyo 1993;
  • L’impulsion décisive. Histoire du cercle de Vincent de Gournay, Laissons Faire, nº 7, décembre 2013, [2];
  • A. Lespagnol, « Messieurs de Saint-Malo » une élite négociante au temps de Louis XV, 1997, PUR;
  • N. Hagen, Laissez faire Laissez passer (Gournay), Séminaire internet de Sciences-Po (P. Mathias) 2000/01;
  • Colloque: Commerce, population et société autour de Vincent de Gournay, INED 2007;
  • A. Skornicki, un groupe d'experts anglomanes au Bureau du Commerce sous Louis XV, 2005.

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