Daboia russelii

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Vipera di Russell
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Classe Reptilia
Ordine Squamata
Sottordine Serpentes
Famiglia Viperidae
Sottofamiglia Viperinae
Genere Daboia
Specie D. russelii
Nomenclatura binomiale
Daboia russelii
Shaw & Nodder, 1797

La vipera di Russell (Daboia russelii Shaw e Nodder, 1797) è un serpente della famiglia Viperidae. È uno dei Big Four.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un grosso viperide che può sfiorare i 170 cm di lunghezza. Solitamente la sua lunghezza è intorno ai 120 cm. La testa, distinta dal collo, è di forma triangolare. Ha una colorazione di fondo della livrea solitamente brunastra o tendente ad un colore aranciastro con tre serie di macchie circolari di colore marrone scuro bordate di nero per la lunghezza del suo corpo.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La vipera di Russell è diffusa in gran parte del sud-est asiatico. È stata trovata in Pakistan, India, Sri Lanka, Bangladesh, Nepal, Myanmar, Thailandia, Cambogia, Cina (Guangxi, Guangdong), Taiwan e Indonesia (Endeh, Flores, est Giava, Komodo, isole Lomblen). Non è limitata a un particolare habitat, ma evita folti boschi, perciò viene scovata maggiormente in zone aperte. È possibile però trovarla anche presso piccoli boschi e piantagioni. Essa è più comune nelle pianure costiere e in collina. In genere non vive ad alta quota, ma è stata segnalata anche a 2300–3000 m. Evita ambienti umidi, come paludi e foreste pluviali.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Di indole mite[senza fonte], è un animale terrestre, attivo soprattutto di notte. Durante le giornate più fredde può però modificare le sue abitudini, diventando più attivo di giorno[1]. La sua dieta è essenzialmente costituita da insetti, piccoli rettili come le lucertole e topi negli esemplari giovani e da mammiferi, topi ed altri piccoli serpenti negli esemplari adulti. I giovani possono essere cannibali[2].

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

È una specie ovovivipara. Gli accoppiamenti avvengono solitamente nei primi mesi dell'anno. Il periodo di gestazione è superiore a sei mesi. I piccoli nascono da maggio, con maggiore frequenza nei mesi di luglio e agosto. Le nidiate di 20-40 piccoli sono comuni, il massimo registrato è di 65 in un'unica nidiata. La lunghezza per un esemplare femmina gravida è di circa 100 cm. Pare che la maturità sessuale sia raggiunta nel giro di 2-3 anni.

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è molto pericolosa per l'uomo, detiene infatti il triste record di massimo avvelenatore in India, dove ogni anno circa 10.000 persone muoiono in seguito al suo morso[senza fonte]. Questa specie non è particolarmente aggressiva; tuttavia, a causa della sua pigrizia, in genere non avverte il malcapitato della sua presenza (al contrario di serpenti più aggressivi e velenosi come cobra o mamba), mordendolo solo quando questo è inconsapevolmente molto vicino al serpente.

L'elevata mortalità è da attribuirsi, oltre alla già citata pigrizia e scarsa tendenza all'allontanamento, alla convivenza dell'uomo e dell'animale negli stessi territori e, soprattutto, al fatto che non vengono osservate le più comuni precauzioni; ad esempio, la maggior parte dei contadini, per via della povertà, non indossa calzature e ciò accresce la vulnerabilità dell'uomo e, di conseguenza, la mortalità.

Veleno[modifica | modifica wikitesto]

Il veleno contiene tossine ad azione emotossica e citotossica. Il veleno produce immediatamente un forte dolore nella zona del morso, dopo circa 20 minuti si possono avere emorragie alla bocca, alle gengive, oltre a una riduzione improvvisa della frequenza cardiaca e crollo della pressione sanguigna. Nei casi più gravi si possono in seguito avere emorragie sistemiche, trombosi, blocco renale (che si verifica in circa il 30% dei morsi non trattati) cardiaco o respiratorio. La morte può avvenire dopo 1-14 giorni e anche oltre.

In caso di sopravvivenza al morso, il veleno può avere gravi conseguenze permanenti come ipopituitarismo (che a sua volta può indurre altre endocrinopatie come ipogonadismo, ipotiroidismo, malattia di Addison etc.) e conseguente sterilità. L'ipopituitarismo si verifica nel 29% delle persone morse.[3]

La dose iniettata è di circa 21–268 mg a morso. In generale 40–70 mg di veleno sono sufficienti ad uccidere un uomo adulto di sana costituzione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mallow D, Ludwig D, Nilson G. 2003. True Vipers: Natural History and Toxinology of Old World Vipers. Krieger Publishing Company. 359 pp. ISBN 0-89464-877-2.
  2. ^ Daniels JC. 2002. Book of Indian Reptiles and Amphibians. USA: Oxford University Press. ISBN 0-19-566099-4. pp. 252. Pages 148-151.
  3. ^ The snake bite that can reverse the effects of puberty | Mail Online

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